Maria Carolina bambina |
"Mia madre parlava spesso di voi. Vi amava più di tutte le altre sorelle". (La duchessa d'Angoulême alla zia Maria Carolina)
Nata il 13 agosto 1752, Maria Carolina era la sorella prediletta di Maria Antonietta.
Le due sorelle, che avevano tre anni di differenza, erano molto legate essendo cresciute insieme. Tra le due la più estroversa era Carolina, chiamata Carlotta in famiglia, che, essendo più grande, era anche molto protettiva nei confronti della sorellina, più dolce e remissiva.
Dopo la morte delle sorelle Giovanna Grabriella e Maria Josepha, Carolina fu promessa a Ferdinando IV di Napoli. Fu allora che Maria Teresa separò le due sorelle perché, secondo quanto riferisce l'Acton da documenti, le due arciduchesse avevano preso l'abitudine di "fare scherzi, di dire cose inadatte, e desiderare divertimenti sconvenienti e poco ragionevoli": "Volendo trattarvi da persona grande, scrive Maria Teresa alla figlia - vi avverto che sarete del tutto separata da vostra sorella. Vi proibisco di aver segreti o accordi o discorsi con lei: se la piccola ricominciasse, non dovrete farvi attenzione o dovrete avvertire la Lerchenfeld o le vostre dame: questi intrighetti finiranno così subito. I segreti non sono d'altronde altro che pettegolezzi contro il vostro prossimo o la vostra famiglia o le vostre dame. Vi avverto che sarete attentamente osservata, e che sarete voi responsabile, più grande e più ragionevole per conseguenza, del correggersi della vostra sorellina...".
Maria Antonietta e Maria Carolina in una miniatura di Antonio Bencini - Hofburg di Vienna Gabinetto delle miniature |
Maria Carolina adolescente |
Maria Antonietta adolescente |
Dopo un disperato addio tra le braccia di Maria Antonietta, Maria Carolina partì per l'Italia accompagnata dal fratello Leopoldo, Granduca di Toscana, e dalla moglie di questi, Maria Ludovica (che era anche la sorella del suo futuro sposo). Durante il viaggio Leopoldo scrisse alla madre che Carolina era quasi fuori di sé... "ad ogni tappa urla che scapperà da Napoli e non si farà più trovare. Ma non è colpa sua, se cerca di ribellarsi... evidentemente non è stata educata per un compito così importante". Alla frontiera del regno di Napoli, il fratello e le dame austriache consegnarono ai rappresentanti del re una sposa mesta e piangente. I brillanti signori cercarono di calmare la ragazzina parlandole delle bellezze del suo futuro regno, dei giardini, del mare e delle regge.
Maria Carolina in un ritratto conservato a Schoenbrunn realizzato nel periodo del suo fidanzamento |
Particolare del dipinto |
Ferdinando e Carolina, dipinto di Francesco Liani |
Ferdinando l’aspettava alla Portella e rimase senza fiato nel vedere la sposa, tanto era bella, maestosa e regale. Anche lei rimase senza fiato, ma solo per la rozzezza di lui.
Maria Carolina in un ritratto di Francesco Liani Reggia di Caserta |
Lo storico André Bonnefons così descrive Maria Carolina: “la figura incantevole, lungo l’ovale del viso, i tratti superbi, emanava da tutta la sua persona un non so che d’inebriante e di voluttuoso, capace di turbare i più indifferenti”. Maria Carolina in realtà non era civetta o voluttuosa; non era neppure così bella e affascinante, tuttavia nature come la sua amano uomini decisi e risoluti, e tale non era Ferdinando.
Carolina scriverà: 'mio marito è brutto, ma è meno peggio di come me l'ero immaginato... ricordate che lo amo solo per dovere'. La prima notte di nozze si rivelerà traumatica: "è un inferno: preferirei morire se sapessi di dover ripetere nella vita gli otto giorni del mio matrimonio. E' stato un martirio. Se non avessi avuto la fede, mi sarei uccisa mille volte.".... e poi ancora nelle lettere successive: 'mio marito è ripugnante, ma ci si abitua a tutto".
Non molto diverse erano le lettere che scriveva Ferdinando IV al padre, il confidente dei suoi 'guai' matrimoniali. Sappiamo che Carolina dopo la nascita di Carlo, il primogenito maschio, avvertì il marito: "per un anno almeno, crepi o schiatti tu, non voglio uscire gravida". Invece tre mesi dopo la nascita di Carlo, Carolina rimase nuovamente incinta e sfogò la sua rabbia su Ferdinando. Nella lettera al padre Ferdinando scrive:"diventò una furia. Mi saltò come un cane sopra e mi prese anco una mano in bocca... per cui ne porto ancora i segni... Alla tavola fece anche peggio, chiamando tutte le cameriste che sono zitelle, le quali altro non potevano vedere che lei gridava come un'aquila con termini anche niente decenti ed io col capo calato stavo sentendomi quei complimenti senza nemmeno aprir bocca".
Nell’interno del palazzo un cortigiano maligno aveva affisso la scritta: "Essa lo cambierà o lui la guasterà” e nei primi tempi l’alternativa fu incerta.
In effetti dal resoconto che Giuseppe II, in visita a Napoli dalla sorella qualche anno dopo, fa alla madre, apprendiamo delle cose interessanti sulla personalità di Maria Carolina che inevitabilmente, a contatto con Ferdinando, si era modificata:
"Non vi è in lei una sola traccia di civitteria o di desiderio di piacere, né di fronte al suo ambiente - ne avrebbe continuamente l' occasione, visto che è circondata perennemente dai giovani - né nel suo abbigliamento che è molto semplice e per nulla ostentato [..........] Porta sempre una sciarpa e i suoi abiti sono molto poco scollati e cosi lunghi da non lasciare intravedere nemmeno la punta dei piedi. Ella è devota senza essere bigotta [...] Parla correntemente l' italiano e si è fin troppo abituata al napoletano. La richiamai su questo punto, dopo aver notato che ella ripeteva ogni sorta di parolacce sentite dal Re [........]
Buon ordine e pulizia sembrano regnare in tutti i suoi appartamenti e nel suo salotto. [.......]
Per quel che riguarda la sua figura, mia sorella non è cresciuta dalla sua partenza, ma è leggermente ingrassata, il che le dona e la rende più carina. Trascura un po' i denti e gliel'ho rimproverato; ha una scollatura graziosa e ben sviluppata e il Re ama a tal punto questo particolare da additarlo agli altri, cosa alla quale la Regina si oppone fortemente [.....] Le braccia sono belle e ben tornite, ma le mani , molto bianche, sono sciupate dalla brutta abitudine che ella ha di mordersi la pelle e perfino di togliersela con uno spillo . Comportamento ridicolo, le dissi [......]
Il suo ciclo è regolare e non soffre né di crampi, né di dolori o altri malesseri, né prima, né durante il flusso. Questo di solito dura cinque o sei giorni ed è di intensità media e di colore vivo..[....]."
Carolina aveva ricevuto un’eccellente educazione moderna e a Vienna aveva respirato l’aria dell’illuminismo; cercò, quindi, di convertire quel suo zotico marito ai propri interessi intellettuali costringendolo a subire la compagnia della poca gente colta che c’era a Napoli e imponendogli di frequentare l’opera seria al San Carlo. Ferdinando la seguiva come un cane al guinzaglio ma per ingannare la noia durante gli spettacoli si faceva servire gli spaghetti e si metteva a mangiarli alla napoletana, cioè senza forchetta, fra i divertiti applausi della platea. Una volta Maria Carolina, indignata, si alzò di scatto e uscì. Ferdinando seguitò a mangiare: ormai aveva superato quel senso di soggezione che aveva avuto all’inizio per quella moglie regale.
Sempre Giuseppe II riferisce nel resoconto fatto alla madre il ménage della coppia reale:
"Il Re si mise completamente a suo agio, esprimendo innanzi tutto il desiderio che io non lo chiamassi più Maestà, bensì "fratello"[.....] durante il mio soggiorno lo chiamai Don Fernando e lui mi rese la pariglia chiamandomi "Don Pepe".
[.....] in generale il Re è abbastanza mal servito; v'è una profusione di portate di carni, ammucchiate le une sulle altre, tutte malamente cucinate; la maggior parte delle salse è salata e pepata all' eccesso. [........] gelati ne mangia due volte al giorno ma per etichetta, senza che gli piacciano particolarmente.[.........] vuole che tutto sia prodotto nel paese e odia in modo particolare tutto ciò che ha fama di venire dalla Francia, odio che trasmette al personale [.......]
Sarebbe difficile qui rendere tutti i sentimenti di rispetto, affetto e venerazione nei confronti di Vostra Maestà, di cui la Regina è piena e che manifesta in ogni occasione.
[ .....] Il Re ama molto mia sorella, la accarezza e dimostra, lui che certamente non è tenero, tutti i segni di un profondo affetto e di attaccamento personale. Mia sorella, che ho interrogato sovente in proposito, mi ha assicurato di essere tranquilla e soddisfatta e che non potrebbe desiderare una maggiore felicità. Certamente non dichiara di amare particolarmente il Re, perché la sua mentalità le fa sembrare vergognoso dichiarare amore per un personaggio cosi poco amabile. Ella lo caratterizza dunque in tedesco, sempre con epiteti significativi " Er ist e in recht guter Narr". È ben consapevole dell' ascendente che esercita su di lui. [........]
Le domandai se ci fossero mai stati alterchi dal giorno del loro matrimonio e se i pettegolezzi che si facevano in Europa sui pugni e altre simili scene, fossero veri sia pure in parte. Ella mi rassicurò, [.......] che mai il Re l'aveva toccata, e che al di fuori di qualche calcio e forse qualche pugno in carrozza, a casa e a letto nei primi giorni della loro convivenza, a metà tra l' incollerito e il faceto, ella mai aveva avuto con lui altri dissensi".
Carolina scriverà: 'mio marito è brutto, ma è meno peggio di come me l'ero immaginato... ricordate che lo amo solo per dovere'. La prima notte di nozze si rivelerà traumatica: "è un inferno: preferirei morire se sapessi di dover ripetere nella vita gli otto giorni del mio matrimonio. E' stato un martirio. Se non avessi avuto la fede, mi sarei uccisa mille volte.".... e poi ancora nelle lettere successive: 'mio marito è ripugnante, ma ci si abitua a tutto".
Non molto diverse erano le lettere che scriveva Ferdinando IV al padre, il confidente dei suoi 'guai' matrimoniali. Sappiamo che Carolina dopo la nascita di Carlo, il primogenito maschio, avvertì il marito: "per un anno almeno, crepi o schiatti tu, non voglio uscire gravida". Invece tre mesi dopo la nascita di Carlo, Carolina rimase nuovamente incinta e sfogò la sua rabbia su Ferdinando. Nella lettera al padre Ferdinando scrive:"diventò una furia. Mi saltò come un cane sopra e mi prese anco una mano in bocca... per cui ne porto ancora i segni... Alla tavola fece anche peggio, chiamando tutte le cameriste che sono zitelle, le quali altro non potevano vedere che lei gridava come un'aquila con termini anche niente decenti ed io col capo calato stavo sentendomi quei complimenti senza nemmeno aprir bocca".
Nell’interno del palazzo un cortigiano maligno aveva affisso la scritta: "Essa lo cambierà o lui la guasterà” e nei primi tempi l’alternativa fu incerta.
In effetti dal resoconto che Giuseppe II, in visita a Napoli dalla sorella qualche anno dopo, fa alla madre, apprendiamo delle cose interessanti sulla personalità di Maria Carolina che inevitabilmente, a contatto con Ferdinando, si era modificata:
"Non vi è in lei una sola traccia di civitteria o di desiderio di piacere, né di fronte al suo ambiente - ne avrebbe continuamente l' occasione, visto che è circondata perennemente dai giovani - né nel suo abbigliamento che è molto semplice e per nulla ostentato [..........] Porta sempre una sciarpa e i suoi abiti sono molto poco scollati e cosi lunghi da non lasciare intravedere nemmeno la punta dei piedi. Ella è devota senza essere bigotta [...] Parla correntemente l' italiano e si è fin troppo abituata al napoletano. La richiamai su questo punto, dopo aver notato che ella ripeteva ogni sorta di parolacce sentite dal Re [........]
Buon ordine e pulizia sembrano regnare in tutti i suoi appartamenti e nel suo salotto. [.......]
Per quel che riguarda la sua figura, mia sorella non è cresciuta dalla sua partenza, ma è leggermente ingrassata, il che le dona e la rende più carina. Trascura un po' i denti e gliel'ho rimproverato; ha una scollatura graziosa e ben sviluppata e il Re ama a tal punto questo particolare da additarlo agli altri, cosa alla quale la Regina si oppone fortemente [.....] Le braccia sono belle e ben tornite, ma le mani , molto bianche, sono sciupate dalla brutta abitudine che ella ha di mordersi la pelle e perfino di togliersela con uno spillo . Comportamento ridicolo, le dissi [......]
Il suo ciclo è regolare e non soffre né di crampi, né di dolori o altri malesseri, né prima, né durante il flusso. Questo di solito dura cinque o sei giorni ed è di intensità media e di colore vivo..[....]."
Carolina aveva ricevuto un’eccellente educazione moderna e a Vienna aveva respirato l’aria dell’illuminismo; cercò, quindi, di convertire quel suo zotico marito ai propri interessi intellettuali costringendolo a subire la compagnia della poca gente colta che c’era a Napoli e imponendogli di frequentare l’opera seria al San Carlo. Ferdinando la seguiva come un cane al guinzaglio ma per ingannare la noia durante gli spettacoli si faceva servire gli spaghetti e si metteva a mangiarli alla napoletana, cioè senza forchetta, fra i divertiti applausi della platea. Una volta Maria Carolina, indignata, si alzò di scatto e uscì. Ferdinando seguitò a mangiare: ormai aveva superato quel senso di soggezione che aveva avuto all’inizio per quella moglie regale.
Sempre Giuseppe II riferisce nel resoconto fatto alla madre il ménage della coppia reale:
"Il Re si mise completamente a suo agio, esprimendo innanzi tutto il desiderio che io non lo chiamassi più Maestà, bensì "fratello"[.....] durante il mio soggiorno lo chiamai Don Fernando e lui mi rese la pariglia chiamandomi "Don Pepe".
[.....] in generale il Re è abbastanza mal servito; v'è una profusione di portate di carni, ammucchiate le une sulle altre, tutte malamente cucinate; la maggior parte delle salse è salata e pepata all' eccesso. [........] gelati ne mangia due volte al giorno ma per etichetta, senza che gli piacciano particolarmente.[.........] vuole che tutto sia prodotto nel paese e odia in modo particolare tutto ciò che ha fama di venire dalla Francia, odio che trasmette al personale [.......]
Sarebbe difficile qui rendere tutti i sentimenti di rispetto, affetto e venerazione nei confronti di Vostra Maestà, di cui la Regina è piena e che manifesta in ogni occasione.
[ .....] Il Re ama molto mia sorella, la accarezza e dimostra, lui che certamente non è tenero, tutti i segni di un profondo affetto e di attaccamento personale. Mia sorella, che ho interrogato sovente in proposito, mi ha assicurato di essere tranquilla e soddisfatta e che non potrebbe desiderare una maggiore felicità. Certamente non dichiara di amare particolarmente il Re, perché la sua mentalità le fa sembrare vergognoso dichiarare amore per un personaggio cosi poco amabile. Ella lo caratterizza dunque in tedesco, sempre con epiteti significativi " Er ist e in recht guter Narr". È ben consapevole dell' ascendente che esercita su di lui. [........]
Le domandai se ci fossero mai stati alterchi dal giorno del loro matrimonio e se i pettegolezzi che si facevano in Europa sui pugni e altre simili scene, fossero veri sia pure in parte. Ella mi rassicurò, [.......] che mai il Re l'aveva toccata, e che al di fuori di qualche calcio e forse qualche pugno in carrozza, a casa e a letto nei primi giorni della loro convivenza, a metà tra l' incollerito e il faceto, ella mai aveva avuto con lui altri dissensi".
Maria Carolina in un ritratto di Francesco Liani |
Maria Carolina in un ritratto di Camillo Landini (1787) |
Ferdinando e Carolina con i figli. Dipinto di Angelika Kauffmann. Da questa strana coppia nacquero ben diciotto figli |
Maria Carolina con i figli. Sullo sfondo il Vesuvio |
I tentativi di Carolina per incivilire quel suo zotico marito fallirono. Alcuni storici dicono che a questo fiasco aveva avuto molto peso il Tanucci, ben felice che la regina non acquistasse su Ferdinando un ascendente che potesse far concorrenza al suo. La regina lo detestava: Tanucci rappresentava Carlo III, vale a dire il vincolo che subordinava Napoli alla Spagna. Per Tanucci Carolina rappresentava, invece, la lunga mano degli Asburgo per attrarre il reame nell’orbita della sua famiglia austriaca.
Tutte le riforme del Tanucci che avevano provocato scontentezze tra i nobili, furono strumentalizzate da Maria Carolina. La lotta fra i due fu molto accesa ma alla fine ebbe la meglio la regina, grazie ad una piccola clausola che la previdente Maria Teresa aveva fatto inserire nel contratto di nozze della figlia: dal momento in cui fosse nato un erede maschio, Carolina sarebbe stata ammessa alle riunioni del governo in modo da familiarizzarsi col potere nel caso di una sua reggenza. Ora l’erede c’era e ad esso ne seguirono anche degli altri e Tanucci non poté impedire la scalata di Maria Carolina alla “stanza dei bottoni” e da quel momento la sua sorte fu segnata. L’oramai ottuagenario ministro fu licenziato dopo quarantadue anni di fedeltà alla corona e con mala grazia. Si ritirò disgustato in campagna e morì lasciando un irrisorio patrimonio. Carlo III ne fu indignato e ingiunse al figlio di sostituire il Tanucci con una persona altrettanto fedele e leale: La Sambuca. Anche La Sambuca fu subito inviso a Carolina che era ben decisa a fare di Napoli una potenza asburgica.
Iniziava così il lungo regno di Maria Carolina che storici soprattutto italiani e francesi avrebbero con concorde giudizio condannato.
Tutte le riforme del Tanucci che avevano provocato scontentezze tra i nobili, furono strumentalizzate da Maria Carolina. La lotta fra i due fu molto accesa ma alla fine ebbe la meglio la regina, grazie ad una piccola clausola che la previdente Maria Teresa aveva fatto inserire nel contratto di nozze della figlia: dal momento in cui fosse nato un erede maschio, Carolina sarebbe stata ammessa alle riunioni del governo in modo da familiarizzarsi col potere nel caso di una sua reggenza. Ora l’erede c’era e ad esso ne seguirono anche degli altri e Tanucci non poté impedire la scalata di Maria Carolina alla “stanza dei bottoni” e da quel momento la sua sorte fu segnata. L’oramai ottuagenario ministro fu licenziato dopo quarantadue anni di fedeltà alla corona e con mala grazia. Si ritirò disgustato in campagna e morì lasciando un irrisorio patrimonio. Carlo III ne fu indignato e ingiunse al figlio di sostituire il Tanucci con una persona altrettanto fedele e leale: La Sambuca. Anche La Sambuca fu subito inviso a Carolina che era ben decisa a fare di Napoli una potenza asburgica.
Iniziava così il lungo regno di Maria Carolina che storici soprattutto italiani e francesi avrebbero con concorde giudizio condannato.
Maria Carolina in un ritratto di Costanzo Angelini, Museo di San Martino |
“L’avversaria implacabile della rivoluzione, la nemica mortale di Napoleone, la furia scatenata contro l’una e l’altro” fu giudicata un’intrigante accecata dall’odio, una caparbia ed infida persecutrice di quegli ideali nuovi che proprio durante il suo regno trovarono interpreti e martiri. Ci riuscirebbe difficile capire la stima che ebbe per lei la madre se non pensassimo che Maria Carolina continuò semplicemente la politica di famiglia di assolutismo illuminato imperniato su alleanze dinastiche, ma quando i tempi avevano già superato quelle forme ed erano ormai maturi per altro. Educata alla corte viennese, sorella di sovrani filosofi quali Giuseppe II e Leopoldo II, ella promosse le riforme proteggendo anche la massoneria. Ma quando scoppiò in Francia la rivoluzione, che costò la vita alla sorella Maria Antonietta, divenne l’anima della reazione a Napoli e fu la maggiore responsabile dei massacri del 1799, in cui perse la vita quasi tutta la "meglio gioventù" del regno. Nel Rapporto del commissario francese Garat al ministro degli Esteri francese (1798), conservato al Quai d'Orsay, si può leggere: "Il re di Napoli conserva tra i quadri del suo Palazzo, la rappresentazione della morte di Luigi XVI e di sua moglie; in basso c'era scritto per mano della regina: "Giuro di perseguire la mia vendetta fino alla tomba!".
L'affetto per la sorella minore era rimasto vivissimo in Maria Carolina che da lontano visse fino in fondo la tragedia di Maria Antonietta. Lo attestano le numerose lettere che la regina di Napoli indirizzava in quegli anni all'ambasciatore di Napoli alla corte di Vienna, Marzio Mastrilli, marchese e poi duca di San Gallo:
"Da quell'infernale Parigi - scriveva Carolina il 3 marzo 1793 - ho notizia di orribili particolari. In ogni momento, a ogni rumore o grido, ogni volta che essi entrano nella sua stanza la mia povera sorella si inginocchia, prega, e si prepara a morire. I bruti inumani che la circondano si divertono in questo modo: gridano notte e giorno per spaventarla e farle temere mille volte la morte. La morte è la sola cosa che si può augurare a quella povera anima; io prego Dio che gliela mandi, affinché ella possa finire di soffrire.... Vorrei che quell'infame nazione potesse essere tagliata a pezzi, annientata, disonorata, ridotta a nulla per almeno cinquant'anni. Spero che il castigo divino cada visibilmente sulla Francia, distrutta dalle gloriose armi dell'Austria...".
Sempre al San Gallo, Carolina scriveva qualche mese dopo, quando a Maria Antonietta fu strappato il figlio: "Alla mia disgraziata sorella hanno portato via il figlio, e lo hanno messo con un calzolaio, un certo Simon, e la moglie, nelle stanze già occupate da suo padre morto. Questo deve essere stato un colpo terribile per la mia infelice sorella. Vorrei che l'avesse fatta morire. Da molto tempo le auguro una morte naturale, che sarebbe la cosa migliore che le potesse capitare. Ma la Provvidenza ha decretato altrimenti, e ad essa dovremo sottometterci. Certo è che la mia povera sorella deve soffrire le pene più acute, a intervalli tali da costringerla ad assaporarne ogni volta tutta l'amarezza. E proprio quando pare che il tempo e la rassegnazione abbiano risanato le ferite, queste le vengono nuovamente riaperte."
La notizia dell'esecuzione di Maria Antonietta giunse a Napoli agli inizi di novembre. Maria Carolina, disperata, radunò i suoi figli nella cappella reale (sarà la figlia Maria Amalia, futura regina dei francesi a ricordarlo) e lì pregò per l'anima della sorella. Quando la marchesa Solari, dama del seguito di Maria Antonietta che aveva fatto da tramite tra le due sorelle, giunse a Napoli, fu accolta dalla regina con queste parole: "Per amor di Dio, vi imploro, non fatemi più udire il linguaggio di quegli assassini! Parlate italiano o tedesco - per favore, rivolgetevi a me in queste due lingue in futuro."
La decapitazione della sorella cambiò definitivamente il carattere di Maria Carolina che fino alla fine dei suoi giorni fu pervasa da una sete di vendetta verso la Francia e i giacobini. Iniziò anche ad avere degli incubi, nei quali vedeva la testa della sorella. Fu in quel momento che si trasformò e da sovrana illuminata divenne un feroce nemica di ogni idea rivoluzionaria. Per dirla con le sue parole "la Francia per me sarà sempre la nazione degli assassini di mia sorella".
Nel 1806, avendo Napoleone Bonaparte messo sul trono suo fratello Giuseppe Bonaparte, Maria Carolina si rifugiò allora in Sicilia con la famiglia.
Successivamente, durante il crollo di Napoleone, la regina fu costretta a trasferirsi a Vienna su pressione degli inglesi, che mal sopportavano i tentativi della sovrana di scrollare il giogo anglosassone dalle spalle della Corona Borbonica. Durante un viaggio a Vienna, nel 1814, la regina tenne il suo bisnipote, il duca di Reichstadt (figlio di Napoleone e Maria Luisa) sulle ginocchia. Sarà nella stessa Vienna presso il castello di Hetzendorf che Maria Carolina morirà, all'età di 62 anni, nel 1814, senza rivedere Napoli e il marito, che se ne guardò bene dal richiamarla accanto a sé (ormai già legato alla signora Migliaccio, promossa per l'occasione Duchessa di Floridia). Fu sepolta a Vienna nella cripta dei Cappuccini.
L'affetto per la sorella minore era rimasto vivissimo in Maria Carolina che da lontano visse fino in fondo la tragedia di Maria Antonietta. Lo attestano le numerose lettere che la regina di Napoli indirizzava in quegli anni all'ambasciatore di Napoli alla corte di Vienna, Marzio Mastrilli, marchese e poi duca di San Gallo:
"Da quell'infernale Parigi - scriveva Carolina il 3 marzo 1793 - ho notizia di orribili particolari. In ogni momento, a ogni rumore o grido, ogni volta che essi entrano nella sua stanza la mia povera sorella si inginocchia, prega, e si prepara a morire. I bruti inumani che la circondano si divertono in questo modo: gridano notte e giorno per spaventarla e farle temere mille volte la morte. La morte è la sola cosa che si può augurare a quella povera anima; io prego Dio che gliela mandi, affinché ella possa finire di soffrire.... Vorrei che quell'infame nazione potesse essere tagliata a pezzi, annientata, disonorata, ridotta a nulla per almeno cinquant'anni. Spero che il castigo divino cada visibilmente sulla Francia, distrutta dalle gloriose armi dell'Austria...".
Sempre al San Gallo, Carolina scriveva qualche mese dopo, quando a Maria Antonietta fu strappato il figlio: "Alla mia disgraziata sorella hanno portato via il figlio, e lo hanno messo con un calzolaio, un certo Simon, e la moglie, nelle stanze già occupate da suo padre morto. Questo deve essere stato un colpo terribile per la mia infelice sorella. Vorrei che l'avesse fatta morire. Da molto tempo le auguro una morte naturale, che sarebbe la cosa migliore che le potesse capitare. Ma la Provvidenza ha decretato altrimenti, e ad essa dovremo sottometterci. Certo è che la mia povera sorella deve soffrire le pene più acute, a intervalli tali da costringerla ad assaporarne ogni volta tutta l'amarezza. E proprio quando pare che il tempo e la rassegnazione abbiano risanato le ferite, queste le vengono nuovamente riaperte."
La notizia dell'esecuzione di Maria Antonietta giunse a Napoli agli inizi di novembre. Maria Carolina, disperata, radunò i suoi figli nella cappella reale (sarà la figlia Maria Amalia, futura regina dei francesi a ricordarlo) e lì pregò per l'anima della sorella. Quando la marchesa Solari, dama del seguito di Maria Antonietta che aveva fatto da tramite tra le due sorelle, giunse a Napoli, fu accolta dalla regina con queste parole: "Per amor di Dio, vi imploro, non fatemi più udire il linguaggio di quegli assassini! Parlate italiano o tedesco - per favore, rivolgetevi a me in queste due lingue in futuro."
La decapitazione della sorella cambiò definitivamente il carattere di Maria Carolina che fino alla fine dei suoi giorni fu pervasa da una sete di vendetta verso la Francia e i giacobini. Iniziò anche ad avere degli incubi, nei quali vedeva la testa della sorella. Fu in quel momento che si trasformò e da sovrana illuminata divenne un feroce nemica di ogni idea rivoluzionaria. Per dirla con le sue parole "la Francia per me sarà sempre la nazione degli assassini di mia sorella".
Maria Carolina in un ritratto di Francesco Candido - Palazzo Reale, Napoli |
Maria Carolina, ritratto di Agustín Esteve |
Successivamente, durante il crollo di Napoleone, la regina fu costretta a trasferirsi a Vienna su pressione degli inglesi, che mal sopportavano i tentativi della sovrana di scrollare il giogo anglosassone dalle spalle della Corona Borbonica. Durante un viaggio a Vienna, nel 1814, la regina tenne il suo bisnipote, il duca di Reichstadt (figlio di Napoleone e Maria Luisa) sulle ginocchia. Sarà nella stessa Vienna presso il castello di Hetzendorf che Maria Carolina morirà, all'età di 62 anni, nel 1814, senza rivedere Napoli e il marito, che se ne guardò bene dal richiamarla accanto a sé (ormai già legato alla signora Migliaccio, promossa per l'occasione Duchessa di Floridia). Fu sepolta a Vienna nella cripta dei Cappuccini.
Maria Carolina - Palazzo Reale, Madrid (foto di Valeria Paglino) |
Ferdinando IV - Palazzo Reale, Madrid (foto di Valeria Paglino) |
molto ben fatto, complimenti
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