lunedì 14 febbraio 2022

Il diario di Luigi XVI

Luigi XVI in un ritratto di Boze

Si è portati a credere che i diari dell'epoca fossero privati ma nel 18 ° secolo, gli occhi del pubblico sembravano al contrario essere presenti nella mente del proprietario di un diario. Ciò che era considerato intimo e segreto era in realtà noto ma convalidato dalla privacy. 

E' questo il caso del famoso diario di Luigi XVI, al quale tutto il suo personale poteva avere accesso. Si è detto che si trattava di un diario di caccia ma a dire il vero, non si è nemmeno sicuri che i luoghi in cui il sovrano asserisse di essere andato a caccia fossero quelli giusti. In alcuni casi si recava in luoghi che poi non annotava. E' chiaro che il sovrano rendeva noto solo ciò che voleva, oltretutto tra molte incongruenze.

Se guardiamo alla pagina del giugno 1788, ci rendiamo conto che il re aggiunse sistematicamente, a posteriori, di aver dormito a Rambouillet; ciò può sembrare banale ma non lo è.

Non si trattava dunque del diario di un ansioso, come molti biografi sostengono, che aveva bisogno di scrivere tutto meticolosamente, ma di un diario ufficiale. Quando qualcuno aveva bisogno di sapere dove si trovasse il re in un determinato giorno, non doveva fare altro che andare a consultare il diario reale. Non era necessario che il sovrano annotasse la verità. Le annotazioni stavano ad indicare solo ciò che il re voleva che si sapesse ufficialmente. I molti "rien" (niente) potevano celare qualsiasi cosa. Il modo migliore per tradurli era: "Andate, non c'è niente da vedere. "