"Gran Dio, gran Dio, qual vita!... io sorgo: tutti
Ecco riveggo i mali miei sì come
Ieri li vidi anzi il corcarmi... Oh giorni
Che mi levava io paga! andati giorni,
Oh lieti dì, memoria acerba!... Oh Dio
Il vuoi tu: sia: volenterosa il dico.
Ben me n'avveggo: a le sventure io forza
Bastevol non oppongo. In lamentanze
Troppe, spesse trascorro. Ah non a colpa
Appormelo vorrai. Resister bramo,
Cedere m'è forza e lagrimare. Oh sposo!
Quanto t'amava! ah mi t'han morto. Scure
Tronco t'ha il regio capo. Inique mani
Di tuoi sudditi mani hanti afferrato
Sul patibolo il crine... io gelo... oh faccia
Insaguinata, morta... "
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi in un ritratto di Luigi Lolli |
Ma torniamo al giovane Leopardi e alla sua idea nata dopo aver sognato Maria Antonietta e dopo aver letto, come lui stesso scrive nei suoi ricordi d'infanzia e d'adolescenza, il romanzo di Jean-Baptiste Regnault-Warin (1775-1844) "Il cimitero della Maddalena" che descrive la tragica fine di Luigi XVI e della sua famiglia: ""Tenerezza di alcuni miei sogni singolare movendomi affatto al pianto (quanto mai maissimo m'è successo vegliando) e vaghissimi concetti come quando sognai di Maria Antonietta e di una canzone da mettergli in bocca nella tragedia che allora ne concepii la qual canzone per esprimere quegli affetti ch'io aveva sentiti non si sarebbe potuto fare se non in musica senza parole, mio spasimo letto il Cimitero della Maddalena...".
Leopardi era nato cinque anni dopo la morte sul patibolo di Maria Antonietta e l'eco di questa tragedia dovette essere particolarmente sentita nella sua famiglia. I conti Leopardi appartenevano ad un'antica nobiltà e il padre di Giacomo, il conte Monaldo era di idee reazionarie.
La regina martire era diventata una sorta di icona nell'ambiente realista e non è un caso se Giacomo iniziò a buttar giù l'abbozzo di quest'opera nel 1816, l'anno successivo al Congresso di Vienna, in piena Restaurazione. Anche se, va specificato, come idee politiche Giacomo era fuori dal suo tempo; non ne condivise nulla e in nulla si lasciò condizionare, la sua fu una costante evasione dalla realtà.
Elio Germano veste i panni di Leopardi nel film "Il giovane favoloso" |
Autografo della Maria Antonietta conservato presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli |
Leopardi aveva in mente di realizzare la sua opera in cinque atti ma per motivi che non ci è dato sapere, la tragedia rimase incompiuta: del primo atto scrisse solo il monologo della regina, lasciando degli appunti per gli ultimi due atti.
Il poeta aveva immaginato che la figlia della regina volesse salvare sua madre a tutti i costi proponendo ai carcerieri di morire lei al suo posto. La scena in abbozzo scritta da Leopardi che prevedeva la disperazione di "Carlotta" nel separarsi dalla madre condotta al patibolo, è portata alla massima enfasi. La realtà storica come ci è noto fu diversa: Madame Royale fu separata dalla madre al Tempio e le due non si rividero più. La principessa venne a sapere della morte della regina solo due anni dopo da Madame de Chanterenne. Ma ovviamente per un'opera da mettere in musica la realtà storica andava stravolta per motivi di scena.
Qui in basso l'Apoteosi di Maria Antonietta in un dipinto oggi scomparso di Madame Vigée Le Brun.
Ottimo articolo. Complimenti davvero!!!!!!?
RispondiEliminaCiao sister! grazie!!!! ^_^
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