La marchesa di Montesson, la marchesa di Crest e la contessa di Damas bevono il tè - Carmontelle |
Come tutte le novità anche il tè incontrò molte resistenze. Vi fu persino chi, come Jonas Hanway, sosteneva che, bevendolo, gli uomini perdessero la statura e le donne l'avvenenza. Samuel Johnson si descriveva invece come un "bevitore di tè inveterato e senza pudori, che per vent'anni ha annaffiato i suoi pasti unicamente con l'infuso dell'affascinante pianta, che con il tè ha dato il benvenuto al mattino".
In Francia il tè era arrivato 22 anni prima di arrivare in Inghilterra e divenne rapidamente popolare tra l'aristocrazia. Il cardinale Mazzarino lo prendeva per curare la gotta; Luigi XIV lo prendeva per gli stessi motivi ma anche perché gli era stato detto che i cinesi e i giapponesi, grandi consumatori di tè, soffrivano molto meno di problemi di cuore. Madame de Sévigné nelle sue famose lettere, evoca la passione per il tè a corte: "ho visto la principessa di Taranto bere 12 tazze di tè al giorno... secondo lei curano le sue malattie. Mi ha assicurato che il langravio ne beve 40 tazze al mattino".
La convinzione che il tè curasse le malattie era dovuta al fatto che gli stessi medici sostenevano trattamenti a base di questa bevanda arrivando a scrivere su di essa dei veri e propri trattati. In effetti il primo uso del tè era stato medicinale; quando le infezioni intestinali avevano come veicolo naturale l'acqua, fu prescritto, come profilassi, di bere soltanto acqua bollita. Fu allora che i contadini cinesi cominciarono ad aromatizzarla con le foglie del tè. Successivamente i monaci buddisti diffusero la coltivazione del tè allo scopo di combattere l'intemperanza.
Le regole della cerimonia del tè, furono fissate nella loro forma attuale nel XVI secolo da Senno-Rykyu; tale cerimonia mirava a creare un ambiente dove fosse possibile ricercare in se stessi la calma e la forza per affrontare la realtà quotidiana. Alla creazione di questo ambiente concorrono il giardino, l'architettura, la scelta delle suppellettili e, soprattutto, calma interiore e disciplina spirituale in parte raggiunte con la pratica dei principi zen.
Un tè all'inglese nel salone dei quattro specchi del palazzo del Tempio a Parigi - Ollivier Michel Barthélemy, 1764 |
Tutte queste notizie, assimilate dai viaggiatori stranieri, furono trasmesse anche in Europa con brillanti risultati, trovando nei medici del tempo entusiasti sostenitori.
Nonostante questo primo successo sotto il regno del Re Sole, non si sperimenterà in Francia la stessa mania sperimentata in Inghilterra. Luigi XV rimarrà sempre un grande consumatore di caffè, mentre Maria Antonietta preferirà sempre una tazza di cioccolata aromattizzata con la vaniglia. Tuttavia la regina non disdegnerà di bere ogni tanto una tazza di tè a base di latte considerandolo più come una tisana terapeutica che come bevanda da gustare nel tempo libero. L'uso di unire il latte al tè, è per la prima volta citato da madame de Sévigné in una delle sue lettere: "E' vero che madame de La Sablière prende il tè con il latte". La pratica di questa nobildonna era dovuta al fatto che ella aveva molta cura dei suoi servizi in porcellana e per evitare che le tazze subissero delle crepe a contatto con l'acqua bollente, era solita mettere prima una base di latte a temperatura ambiente.
Madame de La Sablière che inventò, involontariamente, l'uso di consumare il tè unito al latte |
Imitanto i cinesi, gli europei adottarono rapidamente le teiere e le tazzine senza manico per il tè, rigorosamente in porcellana. Poi dal 1670 furono realizzate tazzine anche in terracotta e teiere in metallo, principalmente in argento. I piattini per il tè erano leggermente diversi da quelli che conosciamo oggi; erano più profondi e a forma di cupola. Si è attestato infatti che nel Settecento era consuetudine versare il contenuto caldo della tazza nel piattino dal quale si beveva direttamente.
I servizi da tè avranno la loro massima diffusione verso la fine del XVIII secolo e comprenderanno, oltre alla teiera, tazze e piattini, una brocca per il latte e una ciotola per lo zucchero. Dal 1750 iniziarono a comparire le tazze da tè munite di manico come quelle destinate al consumo del caffè e del cioccolato. Era inoltre incluso in un servizio da tè, l'uso della "piscina" così chiamata dai francesi: si trattava di una ciotola della stessa forma delle tazzine da tè ma di un formato più grande. La ciotola serviva per ricevere i residui delle foglie del tè. Le bustine che conosciamo noi oggi sono un'invenzione del XX secolo ma una volta le foglie del té venivano direttamente poste nella teiera. Solo nel XVIII secolo il beccuccio della teiera verrà munito di forellini per il filtraggio dell'infuso.
Servizio da tè, dono di Luigi XV a Maria Leszczynska per la nascita del delfino |
Nei primi decenni nel settecento il tè era ancora una bevanda per pochi eletti, poi, in virtù del contrabbando che permetteva di evaderne l'imposta, si diffuse anche nell'ambiente popolare e presto adottato dalle colonie americane, perché agli occhi dei puritani era salutare, un'ottima alternativa ai "diabolici liquori". E furono proprio alcune casse di tè di tre navi inglesi, gettate in mare dalla popolazione in rivolta contro il parlamento inglese, che aveva imposto nuove tasse, a scatenare il 17 dicembre 1773 la rivoluzione americana nel celebre episodio definito poi Boston Teaparty.
Ma nonostante questo atto rivoluzionario legato al tè, la bevanda, durante la Rivoluzione francese, fu bandita come qualsiasi cosa ricordasse in qualche modo il vecchio regime e le sue abitudini.
Solo 50 anni dopo il tè tornò in Francia grazie all'imperante anglomania. In epoca vittoriana, nacque l'usanza tipicamente inglese del tè del pomeriggio, inventata secondo la tradizione dalla contessa di Bedford; un rito profano che rammentava, come una copia stravolta in un rituale borghese, le cerimonie orientali del tè.
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