domenica 29 marzo 2020

"All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne..."

"La regina gettandomi uno sguardo con un sorriso, mi fece quel saluto grazioso che mi aveva già fatto il giorno della mia presentazione. Non dimenticherò mai quello sguardo che doveva estinguersi di lì a poco. Maria Antonietta, sorridendo, disegnò così bene la forma della sua bocca, che il ricordo di quel sorriso ( cosa orrenda) mi fece riconoscere la mascella della figlia del re, quando si scoprì la testa dell'infelice nelle esumazioni del 1815"
(François-René de Chateaubriand - Memorie d'Oltretomba)


Le tombe di Luigi XVI e di Maria Antonietta
prima delle esumazioni del 1815 in una incisione
di Coqueret Bonvalet
Maggio 1814, ore sette del mattino. Pauline de Tourzel, divenuta per matrimonio contessa di Béarn, e suo figlio dodicenne, salgono su una carrozza assieme alla duchessa d'Angouleme in tutta segretezza, senza alcun seguito e senza nulla che possa indicare la loro meta. Nei suoi "Souvenirs de quarante ans" Pauline scrive:

"Ci recammo in Rue d’Anjou, da Monsieur Descloseaux. Madame era vestita con un vestito molto semplice; il suo cappello era coperto da un grande velo. Manteneva un triste silenzio. Rispettai questo muto dolore. Facemmo il tragitto senza scambiare una parola. Vedevo benissimo la sua sofferenza.
Nel momento in cui la vettura si fermò, la piccola porta della casa si aprì. Madame scese; si appoggiò al mio braccio e al vostro, figlio mio.
Lì trovammo una delle figlie di Monsieur Descloseaux. Con un cenno della mano, ci indicò il cammino da prendere ma non una parola uscì dalle sue labbra; alcun segno di rispetto palesò che lei conoscesse il nome di colei che veniva a visitare la tomba di Luigi XVI e quella di Maria Antonietta. All'entrata del giardino, la seconda figlia di Monsieur Descloseaux era al suo posto. Ella stese silenziosamente il braccio; mostrò da quale parte bisognava girare. Vicino la tomba era il venerabile vecchio, che in un silenzio rispettoso, la indicò a Madame.
Una croce di legno nero segnava il luogo. Madame si avvicina con un sussulto che agita tutto il corpo; si getta in ginocchio su questa tomba, si prosterna e sprofonda la sua testa nell'erba che la copre e resta per qualche tempo assorta nel suo dolore.
Mi ero messa in ginocchio. Pregai e piansi. Quando Madame rialzò la testa, vidi il suo viso inondato di lacrime; gli occhi al cielo, le mani giunte, ella fece questa preghiera, che rimase incisa nel mio cuore e non ne uscirà più:
'Padre mio! Voi che mi avete fatto la grazia che vi ho domandato, quella di rivedere la Francia…ottenete che la veda felice!'
Dopo questa preghiera, baciò il luogo dove riposavano suo padre e sua madre, si rialzò e riprese con passo tremante il cammino che la riportava alla sua vettura."


La duchessa d'Angouleme in visita al cimitero della Maddalena, nel luogo in cui sarà edificata la Cappella Espiatoria

Qualche anno addietro, nel 1803, era stata proprio Pauline assieme alla principessa di Taranto, tra i primi visitatori di quel luogo e sempre nei suoi ricordi, ci fornisce dei dettagli interessanti sulla sepoltura del re e della regina:

"Non vi descriverò quello che ho provato trovandomi là, in quel luogo, in quel piccolo angolo di terra al quale si legano tanti episodi di dolore, tanti penosi ricordi e dove nascono da sé grandi riflessioni.

- Il Re e la Regina sono là!- mi disse la mia rispettabile guida (Monsieur Descloseaux).
- Il Re riposa qui; nove mesi dopo, la Regina, al momento in cui salì sul patibolo, domandò che il suo corpo fosse seppellito accanto a quello del Re; questa grazia le fu accordata: un corriere arrivò da noi portando l’ordine di scavare la sua fossa vicino a quella del Re. Questa fossa fu, come quella del Re, scavata a più di dieci piedi di profondità. Allora si riconobbero le assi della bara del Re che erano ancora visibili.
Si mise nel fondo della fossa un letto di calce, come era stato fatto per il Re, poi la bara, poi un letto di calce. Dell’acqua fu gettata in abbondanza, il tutto fu ricoperto di terra. Fui testimone oculare di tutto quello che vi racconto, ero alla mia finestra e seguivo il lavori degli operai. Mio genero fu obbligato ad assistere a questa triste cerimonia come guardia nazionale; lui, le mie due figlie e me, ecco quattro testimoni presenti nella mia casa. Vedete qui, vicino, il luogo dove furono interrate le persone che perirono durante il matrimonio di Luigi XVI. Un po’ più lontano gli Svizzeri, vittime del 10 Agosto e qualche altra persona legata al Re; laggiù all'inizio del giardino, vi sono i membri del Comitato di Salute pubblica e altri giacobini mischiati tra loro.”


La sepoltura di Maria Antonietta - Viktor von Schubert-Soldern, 1881.

Pierre-Louis Olivier Descloseaux era un ex avvocato del parlamento di Parigi che viveva al 48 di rue d'Anjou con il genero, accanto al cimitero. Entrambi avevano potuto assistere alle due sepolture e ricordavano con precisione i punti in cui furono sotterrati i sovrani. I due punti potevano essere visti dalle loro finestre.

Il 25 giugno 1796 il il cimitero della Maddalena fu messo in vendita e acquistato dal carpentiere Isaac Jacot. Nel 1802 il terreno fu rimesso in vendita dai creditori di Jacot e acquistato da Desclozeaux.
L'avvocato, rimasto un fervente monarchico, per evitare la presenza costante dei curiosi, alzò le mura di cinta del cimitero e circondò l'area in cui riposavano i reali di carpini e arbusti, piantando anche due salici piangenti sui lati della tomba del re. La sua testimonianza fu particolarmente preziosa per le esumazioni dei sovrani nel 1815 fortemente volute dalla duchessa d'Angouleme e dal nuovo re Luigi XVIII. Le ricerche dei loro corpi vennero fatte in contemporanea con un'altra campagna di ricerche sempre voluta da Luigi XVIII e volta a ritrovare i resti di tutti i reali morti prima della Rivoluzione e inumati nella basilica di Saint Denis. Questi resti, come era noto, in epoca rivoluzionaria erano stati profanati e gettati in fosse comuni  in prossimità di uno dei portali laterali della basilica.

La ricerca dei corpi profanati durante la Rivoluzione a Saint-Denis, ordinata da Luigi XVIII nel 1816.
François-Joseph Heim

La ricerca dei corpi di Luigi XVI e di Maria Antonietta iniziò il 18 gennaio 1815 alle 8 del mattino, seguendo quanto testimoniato da Desclozeaux e avvalendosi della sua partecipazione alle operazioni, alla presenza di importanti personalità come: M. Dambray, cancelliere di Francia; il conte di Blacas, ministro e segretario di Stato; M. le Bailli de Crussol, Pari di Francia; M. de Lafare, vescovo di Nancy, cappellano della duchessa d'Angouleme; M. Distel, chirurgo di sua Maestà.

Il tutto venne svolto in fretta e furia per fare in modo di trovare entrambi i corpi prima della messa e del solenne Te Deum che si sarebbero svolti per la celebrazione dell'anniversario della morte del Re, il 21 gennaio 1815 nella basilica di Saint Denis.

"Abbiamo iniziato le ricerche da quelle che riguardavano i resti di Sua Maestà la Regina, con l'obiettivo di arrivare con più sicurezza a scoprire i resti di Sua Maestà Luigi XVI. Dopo aver fatto fare a degli operai, fra i quali c'era anche un testimone dell'inumazione della Regina (Desclozeaux), una fossa di dieci piedi di lunghezza, per cinque/sei piedi circa di larghezza e all'incirca cinque di profonditá, abbiamo trovato un letto di calce di circa dieci/undici pollici di spessore, che abbiamo fatto togliere con grande precauzione e sotto il quale abbiamo trovato l'impronta ben distinta di una bara di cinque piedi e mezzo circa di lunghezza, la suddetta impronta restava al centro dello spesso letto di calce, lungo il quale si trovavano ancora molti frammenti delle assi di legno ancora intatti. Abbiamo trovato in questa bara un gran numero di ossa che abbiamo raccolto con molta cura; ne mancava tuttavia qualcuno che, senza dubbio, si era già ridotto in polvere; ma abbiamo trovato la testa intera (qui si intende probabilmente l'osso cranico) e la posizione in cui era posta indicava in maniera incontestabile che era stata distaccata dal tronco. Abbiamo anche trovato qualche frammento di vesti e in particolare due giarrettiere elastiche molto ben conservate, che abbiamo preso per consegnarle a Sua Maestà (Luigi XVIII) così come i due frammenti di legno della cassa; abbiamo rispettosamente posto tutto quello che restava (oltre quanto già detto) in una cassetta che avevamo fatto portare in attesa della bara di piombo che avevamo ordinato. Allo stesso modo abbiamo messo da parte e chiuso in un'altra cassetta la terra e la calce trovate insieme alle ossa e che dovevano essere messe dentro la stessa bara (con gli altri resti). Fatta questa operazione, abbiamo fatto coprire con tavole di legno resistenti il posto dove si trovava l'impronta della bara di Sua Maestá la Regina".

Secondo Chautebriand, che era membro della commissione di controllo, la testa di Maria Antonietta era riconoscibile dalla particolare forma della bocca che gli ricordava l'abbagliante sorriso che lei gli aveva rivolto a Versailles il 30 giugno 1789. Furono rinvenuti alcuni capelli e le due giarrettiere che la regina indossava il giorno dell'esecuzione. Il principe di Poix, lo stesso che nel lontano 1770 era andato ad accogliere con la delegazione francese la quattordicenne Maria Antonietta sull'isoletta del Reno, cadde svenuto alla vista dei resti della sovrana.

Le ossa ancora intatte furono poste in una scatola. La calce trovata nella bara fu raccolta e posta in un'altra scatola. Le due scatole furono trasportate nel soggiorno di Desclozeau, trasformato in Cappella.

*****

L'unico documento ufficiale relativo alla sepoltura della regina nel 1793 è quello fornito dai fratelli Goncourt nella loro biografia su Maria Antonietta. Si tratta del frammento di un conto redatto dal becchino Joly. Il documento era in possesso di un privato, Fossé d'Arcosse, consigliere onorario della Corte dei Conti. Sul documento si poteva leggere:

Dal primo del mese (vendemmiaio) ...................................
.....................................
Al 25, idem. (il 25 vendemmiaio corrisponde al 16 ottobre)

Per la cassa delle vedova Capeto........... 6 livres
Per la fossa e gli affossatori........... 25 livres "

Il documento era firmato da Herman, presidente del tribunale rivoluzionario alla data dell'11 brumaio (vale a dire il 1° novembre).

Il fatto che Herman avesse firmato il documento 16 giorni dopo l'esecuzione della regina, indusse diversi biografi (tra cui Maxime de la Rocheterie e Lenotre) a credere che la sepoltura fosse avvenuta il 1° novembre e che il cadavere di Maria Antonietta fosse rimasto insepolto per tutto quel tempo, abbandonato sull'erba. La cosa è impensabile se teniamo conto delle lamentele delle persone che abitavano vicino al cimitero relative ai terribili odori che da esso provenivano. E' più ragionevole invece credere che l'inumazione avvenne il giorno stesso dell'esecuzione della regina, probabilmente di sera, dopo la pausa pranzo degli affossatori. D'altra parte è lo stesso Joly a comprovare questa ipotesi nel documento da lui redatto in cui si richiede il conto per il mese di ottobre fino al 16 di quel mese (25 vendemmiaio).
Joly si prese la briga di scavare la fosse accanto a quella del re (scavata da lui stesso nove mesi prima).

*****
Il giorno seguente il ritrovamento dei resti della regina, si scavò nel luogo indicato per la tomba di Luigi XVI, vale a dire tra quella di Maria Antonietta e il muro della rue d'Anjou.

E' necessario, prima di parlare dell'esumazione del re, fare un passo indietro di 22 anni per conoscere i particolari della sua sepoltura.

La mattina del 21 gennaio 1793, un sacerdote di nome Benoît Leduc, figlio naturale di Luigi XV, presentò una petizione alla Convenzione. Con un'audacia  che nessuno dei cugini del re aveva osato avere (il duca di Penthievre e il principe di Condé erano stati inumati nelle loro proprietà) Benoît Leduc chiese che il corpo del re gli fosse consegnato, per essere collocato accanto a suo padre il delfino Luigi Ferdinando e accanto a sua madre Maria Giuseppina di Sassonia, nella volta della cattedrale di Sens. Quasi miracolosamente, nessuno pensò all'arresto di Benoît Leduc. Ma fu a quel punto che l'Assemblea colse  l'occasione per occuparsi della sepoltura dell'ex sovrano.

Il Consiglio Direttivo e il Dipartimento avevano preceduto le intenzioni dei deputati poiché secondo il rapporto di sepoltura avevano dato i loro ordini in tal senso al cittadino Picavez, parroco della parrocchia della Maddalena già dal giorno prima: "Il corpo di Luigi Capeto sarà trasferito nel cimitero della Maddalena, dove verrà preparata una fossa profonda 12 piedi, due volte la profondità legale, in modo che nessun nostalgico sia tentato di scavare..."
Il luogo designato dal decreto della Convenzione era un terreno di piccola estensione e di forma irregolare ricavato dal vasto giardino del convento di monache benedettine, convertito a cimitero durante il terribile incidente che segnò le nozze del futuro Luigi XVI e di Maria Antonietta nel 1770: le 133 vittime della tragedia, avvenuta durante i fuochi d'artificio della festa nuziale, furono seppellite in una fossa comune.
In una lettera di Santerre, comandante generale della Guardia nazionale di Parigi, si può leggere
"Il cadavere di Capeto è sepolto tra i morti durante il suo matrimonio e lo svizzero ucciso il 10 agosto".

La mattina del 21 gennaio, Leblanc e Dubois, amministratori del Dipartimento, andarono verso le nove in cerca del cittadino Picavez e dei suoi due vicari, Damoreau e Renard, per andare al cimitero dove tutto era preparato.

Padre Renard, primo vicario della Maddalena, avrebbe presieduto in abiti sacerdotali al funerale del re (per la regina non ci fu invece alcun servizio funebre); già dal giorno prima gli era stato ordinato di far preparare la fossa e la calce viva.

Renard lasciò una relazione in merito: "Il giorno successivo, il 21, dopo essermi accertato in anticipo che gli ordini prescritti dal potere esecutivo relativi alla quantità di calce viva e alla profondità della fossa che, per quanto ricordo, doveva essere di 10 piedi di profondità, fossero stati eseguiti, aspettai alla porta della chiesa, accompagnato dalla croce e dal defunto Abate Damoreau, secondo vicario, che ci portassero il corpo di Sua Maestà. Alle mie domande (in merito al da farsi), i commissari del dipartimento e del comune risposero che gli ordini prescrivevano di non perdere un solo istante di vista i resti di Luigi Capeto. Il corpo quindi non fu portato in chiesta ma fummo costretti a seguirli e ad accompagnarli fino al cimitero di rue d'Anjou-Saint-Honore. Nel breve tratto che percorremmo, fummo scortati da un'orda di gente persa, da un reggimento di dragoni e gendarmi a piedi che intonavano melodie repubblicane. Quando arrivammo al cimitero, il corpo ci fu presentato; rimasi in profondo silenzio. Sua maestà era vestita con un gilet di piqué bianco, calzoni di seta grigi, calze dello stesso colore. I sui resti non erano scoloriti, i suoi lineamenti erano rimasti gli stessi, gli occhi aperti sembravano ancora rimproverare ai suoi giudici l'attentato senza precedenti che avevano appena commesso.
Recitammo tutte le preghiere usate per il servizio funebre e, posso dirlo senza mentire, quella stessa folla che aveva fatto risuonare l'aria con il suo vociare, ascoltò le preghiere per l'anima di Sua Maestà in religioso silenzio. Prima di calare nella fossa il corpo del re, a bara scoperta, con la testa appoggiata tra le gambe, a una profondità di dieci piedi, fu versato un letto di calce viva. Il corpo fu quindi calato e ricoperto con un altro strato di calce; un letto di terra alternativamente sovrapposto fu duramente picchiato più volte. Ci ritirammo quindi in silenzio dopo questa dolorosa cerimonia e fu, per quanto possa ricordare, redatto un verbale che fu firmato da due membri del dipartimento e da due membri del comune. Quando tornai in chiesa, redassi un certificato di morte, ma su un semplice registro, che fu rimosso dai membri del comitato rivoluzionario quando la chiesa venne chiusa."

Il verbale di cui parla padre Renard  fur redatto da Leblanc e Dubois:
"Poco dopo fu depositato nel cimitero in questione da un distaccamento di gendarmeria a piedi, il cadavere di Luigi Capeto, che riconoscemmo intero in tutti i suoi membri, la testa separata dal tronco. Abbiamo notato che i capelli dietro la testa erano tagliati e che il cadavere era senza cravatta, senza cappotto e senza scarpe. Inoltre, indossava una camicia, un gilet simile a una giacca, un paio di calzoni di stoffa grigi e un paio di calze di seta grigie. Così vestito, fu posto in una bara che fu calata nella fossa che fu ricoperta immediatamente. E tutto è stato organizzato ed eseguito in modo coerente con gli ordini impartiti dal Consiglio esecutivo provvisorio della Repubblica francese."

*****

La mattina del 19 gennaio del 1815 si procedette dunque a cercare il corpo del sovrano; ad una profondità di 10 metri furono trovati detriti di terra mescolati con calce e ossa, alcune delle quali caddero in polvere. Alcuni pezzi di calce ancora integri erano perfettamente aderenti alle ossa. La testa era posta tra i femori. Tutti i detriti che furono rimossi dalla fossa (calce, legno e ossa) furono racchiusi in due scatole: una con le ossa e l'altra con i resti che non era stato possibile estrarre dalla calce ormai solidificata. Come per la regina, le due scatole furono poste in una bara. Tuttavia ancora oggi si discute sull'autenticità dei resti del re. Numerosi elementi avrebbero comunque dovuto facilitare l'identificazione di Luigi XVI: aveva solo 38 anni al momento della sua morte. Era molto alto, considerando le misure del  mantello dell'incoronazione, misurava almeno 1 m 87, più probabilmente 1 m 91. Questa dimensione, considerata alta ancora oggi, era insolita in Francia alla fine del XVIII secolo, era ben proporzionato e molto muscoloso, e tutto questo poteva essere notato anche su uno scheletro.
A causa della sua abitudine di bere acqua con succo di limone, ebbe diverse carie. Il suo dentista, un praticante molto abile, non approvava l'estrazione dei denti e trattava le carie otturandole con sottilissime foglie d'oro.


La tesi dei Girault de Coursac

Paul e Pierrette Girault de Coursac sono famosi per i loro studi dedicati a Luigi XVI, costruiti sulla base di lunghe ricerche negli archivi di diversi paesi e che hanno migliorato notevolmente le conoscenze sulla persona del re e della sua politica. Nei loro studi si nota un'oggettività leggermente dissimmetrica a favore di Luigi XVI e a spese della regina. A queste loro analisi non fa eccezione nemmeno lo studio condotto sui ritrovamenti dei corpi dei reali. Secondo i de Coursac, del corpo del re non fu trovato praticamente nulla, ma solo calce e detriti mischiati a terra e tavole di legno. Per soddisfare Luigi XVIII che riteneva che un grandioso funerale a St. Denis fosse utile alla sua causa, fu alla fine scelto uno dei tanti corpi decapitati, sepolti durante il terrore, spacciandolo per il corpo del re. Effettivamente non furono trovati abiti (la calce non li distrugge) né l'anello dell'incoronazione. Ora, spiegano i de Coursac, è impossibile che l'anello sia stato preso dopo l'esecuzione, perché le mani del re erano gonfie per via della corda con la quale erano state legate e tagliare un dito per rimuovere l'anello sarebbe stato impossibile senza attirare l'attenzione dei soldati della scorta. Il boia si accontentò di prendere solo le scarpe del re. A partire da questa analisi, alcuni studiosi hanno voluto aggiungerne delle altre. Per esempio: sarebbe stato impossibile con tutti quei corpi di ghigliottinati nel cimitero della Maddalena, riconoscere il corpo di Luigi XVI. Il corpo del sovrano era stato composto con la testa tra le gambe ma nella zona, c'erano altrettanti cadaveri composti in quel modo. Insomma per molti studiosi a Saint- Denis riposa il corpo di un altro e non quello del re.

Tuttavia la maggior parte degli studiosi è cauta sulla faccenda e crede anzi nell'autenticità di quei resti.

Ma vediamo qual è la tesi opposta a quella dei de Coursac.

Ciò che colpisce quando si esaminano gli archivi in merito all'inchiesta del 1815 che portò all'esumazione dei cadaveri dei reali, è l'assoluta serietà con la quale essa venne svolta. Il desiderio di Luigi XVIII non era quello di montare a tutti i costi una finta tomba dei sovrani ma di trovare realmente i resti di suo fratello e di sua cognata; e anche i resti di Luigi XVII e di Madame Elisabeth. Immaginare che Luigi XVIII abbia montato un finto funerale di suo fratello, vuol dire far finta di ignorare che per lui sarebbe stato più sensato montare un finto funerale per suo nipote Luigi XVII perché in questo modo avrebbe dato fine alle continue pretese di impostori che dichiaravano di essere lo sfortunato fanciullo. Le ricerche per Luigi XVII e per Madame Elisabeth vennero interrotte. Quest'ultima, d'altra parte, fu gettata in una fossa comune assieme ai corpi di altri ghigliottinati e sarebbe stato impossibile individuarne i resti che oggi riposano sicuramente nelle catacombe di Parigi.

Profanazione delle tombe reali a Saint-Denis. Hubert Robert, Museo Carnavalet.
Tra il 6 agosto e il 25 ottobre 1793, le tombe reali e principesche furono profanate.  corpi di più di 150 persone furono gettati in due fosse comuni nel vecchio cimitero dei monaci a nord della basilica di Saint-Denis.  In totale i rivoluzionari gettarono in fosse comuni: 43 re, 32 regine, 63 principi del sangue, 10 servitori del regno, molti grandi abati di Saint-Denis.

Per il re e la regina i documenti dell'epoca sono chiari e sappiamo che per le ricerche dei loro corpi furono contattati alcuni testimoni oculari della loro sepoltura.
L'abbé Renard incaricato di provvedere alla sepoltura del re il 21 gennaio 1793;
Il giudice di pace Lemaignière e un suo impiegato, Eve-Vaudremont;
Desclozeau (proprietario del terreno) e suo genero, Danjou, che aveva assistito alle due sepolture;
Il becchino Joly che aveva preso parte alla sepoltura del re e della regina.
Le testimonianze di queste persone (prese separatamente) corrispondevano totalmente.

Reliquiario conservato alla Conciergerie (precedentemente al museo Carnavalet). In basso a sinistra un pezzo della giarrettiera che la regina indossava il giorno della sua esecuzione e rinvenuta durante l'esumazione dei suoi resti nel 1815.
Il medaglione in basso a destra contiene i fili della tappezzeria della cella della Conciergerie in cui fu rinchiusa Maria Antonietta. La regina per ammazzare il tempo, essendo stata privata dei suoi ferri da lavoro, si dilettava a sfilare ed intrecciare i fili della tappezzeria della sua cella. Il medaglione in alto contiene un talismano appartenuto ai duchi d'Angouleme: la chemise de Chartres. Si tratta di una medaglia devozionale; nella Cattedrale di Chartres è infatti conservata una camicia che, secondo la tradizione, la Vergine indossava al momento dell'Annunciazione. I duchi d'Angouleme erano particolarmente devoti.

Il fatto che i testimoni oculari vacillassero sul punto esatto in cui fu seppellito il re è comprensibile: la neve il giorno dell'esumazione del sovrano aveva ricoperto il terreno rendendo in questo modo difficile l'orientamento. Così, per avere la certezza che quel corpo fosse effettivamente di Luigi XVI, fu scavato tutto intorno ma non fu trovato nulla. D'altra parte in quel cimitero non furono scavate fosse comuni che si resero invece necessarie durante il Terrore.
Per quanto riguarda gli abiti del re, la tesi dei de Coursac cade. Essi infatti sovrastimano la resistenza dei tessuti alla caligine, all'umidità e ad una permanenza sotto terra di 22 anni. Le loro argomentazioni dovrebbero tenere conto del fatto che degli indumenti della regina furono trovati solo alcuni brandelli e due giarrettiere. Infine niente ci dice che Luigi XVI fu sepolto con l'anello dell'incoronazione. Questa affermazione non trova alcun riscontro. La storia delle dita gonfie è pura speculazione. E se anche il re avesse indossato l'anello, nulla ci dice che non sia tra il magma dei pacchetti di calce che furono raccolti e posti nella scatola. Inoltre non c'è nessuna testimonianza e nessun documento che asserisca che il re portasse l'anello il giorno dell'esecuzione. Sappiamo che aveva restituito la sua fede nuziale a Maria Antonietta per mezzo di Clery e non si capisce come mai avrebbe dovuto mantenere quello dell'incoronazione e non quello del matrimonio che oltretutto è un sacramento. Tanto più che Luigi XVI al dito portava sempre e solo la fede nuziale.

Dunque, tirando le somme, la probabilità che i resti che riposano a Saint-Denis siano quelli di Luigi XVI è troppo alta perché venga messa seriamente in discussione.

I resti del re e della regina furono sistemati nel soggiorno di Desclozeaux, dove fu allestita una camera ardente e dove si pregò per loro prima che venissero sigillati nelle nuove bare con le relative iscrizioni.

 Funerali di Stato di Luigi XVI e Maria Antonietta il 21 gennaio 1815 - Jean Démosthène Dugourc

La mattina del 21 gennaio 1815, ventidue anni dopo l'esecuzione del re, tutto era pronto per la grande processione funebre.
Si diffuse una voce, fatta circolare da Tallien, che i vecchi membri della Convenzione sarebbero stati costretti con una corda al collo a seguire a piedi nudi, con una candela in mano, il carro funebre con i resti dei sovrani.
Si parlò anche di una falsa rivolta che durante la processione avrebbe dato il pretesto ai leader della Vandea di usare violenza su di loro. Alcuni, come Carnot, si barricarono con l'aiuto di vecchi soldati, pronti a difendersi ma non accadde nulla...

12 guardie della compagnia scozzese collocarono i resti su un catafalco decorato con drappi funebri, alla presenza della famiglia reale. Posarono la prima pietra di una cappella che sarebbe stata costruita sul luogo dell'esumazione. Il catafalco, trainato da otto cavalli, circondato da distacchi militari a piedi e a cavallo, tutti con i moschetti abbassati, attraversò Parigi passando davanti alla casa del maresciallo Berthier. Il tutto era preceduto dalle tredici carrozze della famiglia reale, dalle armi del re e dagli araldi di Francia a cavallo.
Si potevano notare i moschettieri del Re con la loro tipica uniforme (una croce davanti e dietro); truppe di linea e gendarmeria circondavano il corteo.
La folla assistette alla processione visibilmente commossa (quando i corpi dei sovrani avevano lasciato il cimitero, molti spettatori erano caduti in ginocchio).

Corona detta di 'Maria Antonietta' realizzata su richiesta di Luigi XVIII per i funerali postumi dei reali. Questa corona era sul feretro della regina.

Nella basilica di Saint-Denis, bardata a lutto, avevano già preso posto i ministri, i magistrati, i corpi costituiti, i dipartimenti, i pari di Francia, i deputati e gli ambasciatori.
Un posto speciale era stato riservato a M. Desclozeaux, l'uomo che aveva vegliato sulle tombe del re e della regina. Luigi XVIII lo aveva nominato cavaliere dell'ordine di San Michele e gli aveva concesso una pensione reversibile per le sue figlie. Presenti anche il cameriere personale di Luigi XVI, nominato dal re barone, l'avvocato Sèze (ultimo degli avvocati sopravvissuti di Luigi XVI, nominato conte e pari di Francia); la famiglia di Malesherbes, uno dei tre avvocati di Luigi XVI, ghigliottinato sotto il Terrore (il terzo avvocato, Tronchet era morto nel 1806).

Il servizio funebre durò quasi cinque ore, dalle 13,15 alle 18,00, l'orazione fu pronunciata dal vescovo di Troyes che imperniò il suo discorso sul sangue innocente di Luigi XVI e sulle sue ultime parole sul patibolo.

La messa celebrata il 21 gennaio 1816 (anniversario della morte del re) a Saint-Denis in memoria di Luigi XVI e Maria Antonietta - Jean Démosthène Dugourc

Un invito per una messa in memoria di Maria Antonietta: "Signore e signori, siete invitati a partecipare al servizio solenne in suffragio dell'anima di Sua Maestà Maria Antonietta d'Austria, regina di Francia e di Navarra, la più sfortunata delle regine, che sarà celebrato mercoledì 1816, dieci del mattino, nella chiesa parrocchiale della città. La navata centrale è riservata per le autorità e per i dolenti " Autore dell'incisione, Jean-Louis Duplat (1757-1833 )

Luigi XVIII organizzò in seguito diverse cerimonie dedicate alla memoria di Luigi XVI e Maria Antonietta, invitando i francesi ad un ravvedimento dolente. Nel sito dove erano stati rinvenuti i resti del fratello e della cognata, fece costruire una cappella espiatoria in stile neoclassico, la cui costruzione fu affidata all'architetto reale Pierre François Léonard Fontaine. Alla Conciergerie il sovrano fece costruire una seconda cappella commemorativa nella cella in cui era stata rinchiusa la regina. A Saint-Denis la cripta dei Borbone fu restaurata e sempre per la basilica furono commissionate due statue idealizzate dei sovrani in preghiera. Tutti questi monumenti e queste cerimonie avrebbero dovuto ricordare alla Francia la legittimità della monarchia restaurata e la secolarità della dinastia la cui continuità aveva subito un'interruzione dalle "devianze fatali" della Rivoluzione.

Una messa a suffragio per l'anima di Maria Antonietta nella Cappella Espiatoria, Theodore Turpin de Crisse (1835) - Museo Carnavalet
Le bare di Luigi XVI e Maria Antonietta (al centro) nella cripta dei Borbone a Saint-Denis in una foto del 1975

7 commenti:

  1. Ho letto ieri i particolari della sepoltura di Luigi xvi e Maria Antonietta e sono citati gli indumenti che indossava il Re quando fu sepolto un gilet di piquet bianco pantaloni grigi calze grigie senza scarpe che gli furono tolte dopo l'esecuzione dal Boia pero'non capisco come mai non e'stato descritto l'abbigliamento di Maria Antonietta quando venne sepolta nei libri si cita solo che indosso'una camicia da notte in piquet bianco o una veste da camera bianca e scarpe color prugna alla Saint Umberty che ne perse una mentre saliva precipitosamente le scale del patibolo.

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    1. Il re fu giustiziato in un periodo meno turbolento rispetto alla regina (giustiziata in pieno Terrore);ricevette delle esequie (sia pur misere) con tanto di servizio funebre mentre per la regina non ci fu alcun testimone (ad eccezione degli affossatori) che sentisse il bisogno di stilare una relazione, come fece padre Renard per il re, sul suo abbigliamento e lo stato del suo cadavere. Non è noto nemmeno il giorno esatto in cui fu sotterrata anche se è molto probabile che il suo corpo fu seppellito di notte, la sera stessa della sua esecuzione.

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  2. Grazie delle tue risposte Laura però ho letto che dopo l'esecuzione di Maria Antonietta che il corpo con la testa posata sulle gambe fu lasciato insepolto buttato sull'erba dagli aiutanti del boia e che venne poi sepolto il 1 Novembre mi sembra assurdo pensare che fu lasciato insepolto per così tanto tempo a decomporsi con le esalazioni che potevano essere avvertite chi abitava nei pressi del cimitero

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    1. Infatti non è pensabile una cosa del genere. La gente che viveva vicino al cimitero si era già espressa con parecchie lamentele riguardo ai terribili odori che da esso provenivano. L'unico documento (l'ho scritto anche nell'articolo) che può darci una dritta per capire quando fu seppellita la regina, è la nota rilasciata dal becchino Joly che richiedeva il conto del suo lavoro svolto fino al 25 vendemmiaio (16 ottobre). Questo vuol dire che la regina fu seppellita il giorno stesso della sua esecuzione. Il fatto che Herman avesse firmato questo documento il 1° novembre indusse alcuni in errore.

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    2. Un altra cosa assurda riguarda la testa della Regina ritrovata intatta al tal punto di chi la vide riconobbe il sorriso che gli fu rivolto a Versailles da pensare che Madame Tossaund essendo oltre una ceraia ma anche edotta da un medico che conosceva lei gli abbia iniettato una sostanza di imbalsamazione?«Citazione di diChateaubriand>>Non dimenticherò mai quello sguardo che doveva estinguersi [di lì a] poco. Maria Antonietta, sorridendo, disegnò così bene la forma della sua bocca, che il ricordo di quel sorriso (cosa orrenda) mi fece riconoscere la mascella della figlia del re, quando si scoprì la testa della infelice nelle esumazioni del 1815.»Assurdo!Riconosce il sorriso della Regina dalla mascella?Chateaubriand mi sa che era brillo quando rinvenne...

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    3. Madame Tussaud, nelle sue memorie, non parla di aver realizzato un calco della testa della regina nelle ore successive alla sua morte. E' quasi certamente una leggenda messa in giro dal nipote della Tussaud per farsi pubblicità quando nel museo fu allestita la camera degli orrori. Madame Tussaud realizzò un calco della regina che servì da modello (l'originale è quasi certamente andato distrutto in un incendio) per tutti i successivi calchi ma non c'è prova che sia stato modellato sulla testa di Maria Antonietta anche se Antonia Fraser, nella sua biografia, da l'aneddoto per vero.

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    4. Quanto a Chateaubriand, è probabile che lo scrittore abbia voluto infarcire l'evento con una trovata romantica (il periodo era quello). La testa, era comunque, rispetto al corpo, meglio conservata ma non sappiamo in che termini.

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