Madame Vigée Le Brun a 16 anni in un autoritratto a pastello |
La pittrice vedeva la regina con gli occhi acritici del pittore di corte, la cui carriera dipendeva dai favori di una donna che desiderava essere immortalata più come regina della moda che come regina di Francia. Tuttavia fu la sola che riuscì a minimizzarne i difetti dando il massimo rilievo ai pregi, come nel delizioso ritratto con la rosa, che mette in evidenza le bellissime mani.
Coetanea di Maria Antonietta e dal talento precoce, Madame Vigée Le Brun era la figlia di un pittore poco noto e di una parrucchiera. Aveva sposato a 20 anni un collega pittore, Jean-Baptiste Le Brun, donnaiolo e con il vizio del gioco, che sfrutterà la carriera e la celebrità della moglie. Al tempo stesso però, Monsieur Le Brun era un ottimo mercante d'arte e sua moglie ne trarrà beneficio per la sua professione. Da questo matrimonio che finirà presto, nacque un'unica figlia, l'amatissima Jeanne-Julie-Louise. Nemmeno durante la gravidanza Elisabeth lascerà i pennelli; si dice che solo durante il travaglio smise di lavorare.
Autoritratto- 1781 |
Autoritratto del 1783 |
Protetta dal pittore Vernet, del quale compose un ritratto, la pittrice inizierà la sua ascesa grazie a Mme Verdun ma soprattutto grazie alla duchessa di Chartres. Ma fu grazie all'intervento di Maria Antonietta che Madame Vigée Le Brun poté ottenere l'ingresso nell'Académie Royale nel 1783.
Elisabeth scriverà a proposito della regina:
"Fu nel 1779 che feci il mio primo ritratto della regina, allora in tutto lo splendore della sua giovinezza e della sua bellezza. Maria Antonietta era alta, straordinariamente ben fatta, abbastanza formosa ma non pingue. Aveva splendide braccia, mani piccole perfettamente conformate, piedi graziosi. Era la donna di Francia dal più bell'incedere: teneva la testa molto alta, con una maestà che faceva riconoscere la sovrana in mezzo a tutta la corte, ma senza che questo nuocesse minimamente a quanto di dolce e di benevolo v'era nel suo aspetto. E' difficilissimo dare un'idea di tanta grazia e di tanta nobiltà a chi non abbia personalmente visto la regina.
I suoi tratti non erano regolari; aveva ereditato dalla sua famiglia quell'ovale lungo e stretto del viso tipico delle sue origini asutriache. I suoi occhi, non grandi, erano quasi azzurri; aveva lo sguardo vivo e dolce, il naso sottile e grazioso, la bocca regolare, nonostante le labbra fossero piuttosto marcate. Ma l'incarnato splendente era la connotazione più straordinaria del suo viso. Non ne ho mai visto uno così luminoso, e dire luminoso è l'unico modo per descriverlo: la sua pelle era infatti così trasparente da non prender l'ombra. Non potevo quindi rendere i contrasti come avrei voluto: mi difettavano i colori per dipingere quella freschezza, quei toni così fini, tipici della sua deliziosa figura, che non ho mai trovato in nessun'altra donna.
All'inizio della prima seduta, l'aspetto solenne della regina mi intimidì, ma Sua Maestà mi parlò con tanta bontà che la benevolenza della sua grazia fugò ben presto ogni timore. Quella volta la ritrassi in un abito di raso con due grandi intelaiature laterali sui fianchi e con in mano una rosa. Il quadro era destinato a suo fratello, l'imperatore Giuseppe II, e la regina me ne comandò due copie: una per l'imperatrice di Russia, l'altra per i suoi appartamenti di Versailles o di Fontainebleau.
Immagine tratta dal film documentario "The Fabulous Life of Elisabeth Vigee-Le Brun" |
"Fu nel 1779 che feci il mio primo ritratto della regina, allora in tutto lo splendore della sua giovinezza e della sua bellezza. Maria Antonietta era alta, straordinariamente ben fatta, abbastanza formosa ma non pingue. Aveva splendide braccia, mani piccole perfettamente conformate, piedi graziosi. Era la donna di Francia dal più bell'incedere: teneva la testa molto alta, con una maestà che faceva riconoscere la sovrana in mezzo a tutta la corte, ma senza che questo nuocesse minimamente a quanto di dolce e di benevolo v'era nel suo aspetto. E' difficilissimo dare un'idea di tanta grazia e di tanta nobiltà a chi non abbia personalmente visto la regina.
I suoi tratti non erano regolari; aveva ereditato dalla sua famiglia quell'ovale lungo e stretto del viso tipico delle sue origini asutriache. I suoi occhi, non grandi, erano quasi azzurri; aveva lo sguardo vivo e dolce, il naso sottile e grazioso, la bocca regolare, nonostante le labbra fossero piuttosto marcate. Ma l'incarnato splendente era la connotazione più straordinaria del suo viso. Non ne ho mai visto uno così luminoso, e dire luminoso è l'unico modo per descriverlo: la sua pelle era infatti così trasparente da non prender l'ombra. Non potevo quindi rendere i contrasti come avrei voluto: mi difettavano i colori per dipingere quella freschezza, quei toni così fini, tipici della sua deliziosa figura, che non ho mai trovato in nessun'altra donna.
Maria Antonietta nel ritratto del 1779 |
Le feci diversi altri ritratti. Non so per quale La Harpe scrisse i seguenti versi:
Il cielo donò ai suoi tratti
lo splendore che ammiriamo;
o Francia,Dio la incoronò per la tua felicità.
Inutile lo scettro per sì gran bellezza;
ma una tale virtù meritava un impero
In uno di quei quadri la dipinsi solo sino alle ginocchia, con un abito rosso chiaro, madreperlaceo, davanti a una tavola su cui sta disponendo fiori in un vaso.
Miniatura della regina, probabile copia del ritratto succitato di Madame Vigée Le Brun - Wallace Collection, Londra |
Preferivo ritrarla, è ovvio, senza "panieri" sui fianchi. Questi ritratti venivano donati ad amici o ambasciatori. Uno, tra gli altri, la raffigura con un cappello di paglia e con un vestito di mussola bianca, dalle maniche plissettate ma alquanto aderenti; quando il quadro fu esposto al Salon, le malelingue non mancarono di dire che la regina si era fatta dipingere in camicia: eravamo infatti nel 1786, e la calunnia cominciava a colpirla.
Autoritratto - 1782 |
La timidezza che all'inizio mi aveva ispirato l'aspetto della regina era scomparsa del tutto per la graziosa bontà che ella mi testimoniava. Quando Sua Maestà sentì dire che avevo una voce graziosa, durante le sedute mi faceva cantare con lei duetti di Grétry, perchè amava immensamente la musica, sebbene non fosse perfettamente intonata. Mi sarebbe difficile descrivere tutta la grazia, tutta l'amabilità della sua conversazione: ritengo che la regina non si sia mai lasciata sfuggire l'occasione di dire una parola gentile a chi aveva l'onore di avvicinarla, e la bontà che sempre mi testimoniò è uno dei miei più dolci ricordi."
Nonostante l'ambiente libertino frequentato per motivi di lavoro, Elisabeth rimarrà sempre una donna con la testa sulle spalle anche se ciò non le impedirà di avere degli amanti tra cui Calonne e forse Vaudreuil. Era molto bella e condivideva con la regina il gusto per la semplicità, gli abiti di mussola e di lino; portava poca cipria sui capelli e si truccava pochissimo. Rimase celebre una cena che la pittrice dette in onore di Vaudreuil, in cui tutti gli invitati indossarono abiti bianchi, semplici di linea classicheggiante. La Le Brun fu una grande influencer del costume e seppe regalare alle donne della sua epoca una visione estetica più moderna ed inediti, originalissimi canoni di eleganza a cui rapportarsi. Considerata tra i più grandi ritrattisti del suo tempo, la pittrice si ispirava ai modelli classici e in particolare a Raffaello.
Immagine tratta dal film documentario del 2015 "The Fabulous Life of Elisabeth Vigee-Le Brun" |
Nonostante l'ambiente libertino frequentato per motivi di lavoro, Elisabeth rimarrà sempre una donna con la testa sulle spalle anche se ciò non le impedirà di avere degli amanti tra cui Calonne e forse Vaudreuil. Era molto bella e condivideva con la regina il gusto per la semplicità, gli abiti di mussola e di lino; portava poca cipria sui capelli e si truccava pochissimo. Rimase celebre una cena che la pittrice dette in onore di Vaudreuil, in cui tutti gli invitati indossarono abiti bianchi, semplici di linea classicheggiante. La Le Brun fu una grande influencer del costume e seppe regalare alle donne della sua epoca una visione estetica più moderna ed inediti, originalissimi canoni di eleganza a cui rapportarsi. Considerata tra i più grandi ritrattisti del suo tempo, la pittrice si ispirava ai modelli classici e in particolare a Raffaello.
Autoritratto con la figlia. E' evidente il riferimento a Raffaello |
Autoritratto con la figlia, 1789 |
Durante questo autoesilio Elisabeth visiterà Roma, Londra, San Pietroburgo e continuerà senza sosta a dipingere per l'aristocrazia.
Madame Vigée Le Brun intenta a ritrarre la regina, 1790 - Firenze, Uffizi |
Autoritratto a 45 anni |
L'anno 1800 sarà causa di dolore per la pittrice che vedrà la figlia sposarsi contro la sua volontà. Elisabeth aveva riversato tutto il suo affetto su Julie ma nonostante l'amore materno non riuscirà mai totalmente a riconciliarsi con la figlia. Due anni più tardi la pittrice poté tornare a Parigi grazie al consolato che aveva provveduto a radiare il nome della Le Brun dalla lista di proscritti. A Louvecienne, vicino al castello che fu di Madame Du Barry, Elisabeth aprì un salotto nella sua casa di campagna. Colpita dalla morte della figlia a soli 41 anni e dalla morte dell'amato fratello. Madame Vigée Le Brun non si riprenderà mai totalmente. Scriverà i suoi ricordi nel 1835, anche se molti critici ritengono le sue memorie un lavoro a più mani di chi fu accanto alla pittrice durante gli anni della vecchiaia. Colpita da congestione cerebrale, Elisabeth morì a 87 anni nel 1841, assistita dai nipoti, dal dottor Tournié, e dai suoi fedeli servitori.
Nelle sue memorie la pittrice ci ha lasciato diverse testimonianze su Maria Antonietta e su molte altre personalità della sua epoca. Quando ritrarrà la sorella di Napoleone, Carolina Murat, commenterà: "Ho fatto i ritratti di vere principesse che non mi hanno mai tormentato e non mi hanno mai fatto aspettare”. Figlia della sua epoca, il Settecento, la Le Brun non poteva fare a meno di rimpiangere la squisitezza delle dame del vecchio regime. “Allora regnavano le donne, la Rivoluzione le ha detronizzate” lascerà scritto.
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