Isabella di Parma in un ritratto conservato alla Hofburg di Innsbruck |
"Ha un aspetto molto accattivante, occhi e capelli stupendi, bocca da baciare ed un busto armonioso. La carnagione forse un po' scura rispetto alla figura davvero stupenda; le mani sono meno ben formate." Questo è il ritratto che l'arciduchessa Maria Cristina fa della cognata Isabella di Parma.
L'imperatrice Maria Teresa non avrebbe potuto trovare per il primogenito Giuseppe un partito migliore. Isabella, principessa di Borbone-Parma e Infanta di Spagna, era una Borbone al quadrato, essendo nipote del re di Spagna e del re di Francia. Anche sul piano umano la scelta si rivelò felice. Maria Teresa ebbe a dire, parlando della nuora che aveva il carattere "più piacevole, unito ad un aspetto affascinante e tanta dolcezza."
Allevata secondo le usanze spagnole, era scontato che Isabella si sarebbe piegata al volere del consorte e alla volontà della suocera. Insolito era però il livello culturale della ragazza che, ad appena 19 anni, suonava perfettamente il violino, s'intendeva di politica e aveva una buona preparazione letteraria e filosofica. Ciò fu considerato strano se non addirittura sconveniente in una corte, come quella asburgica, in cui il livello culturale delle arciduchesse era molto trascurato.
Isabella così si presentò al fidanzato in una lettera: "Ho studiato un po' di filosofia, un po' di morale, ho letto romanzi leggeri e riflessioni profonde, conosco la logica, la fisica, la storia, la metafisica. E canti giocondi".
Inquietante fu invece il biglietto inviato alla futura suocera: "Sono molto lusingata dell'onore che la regina mi ha fatto. Ma sono certa di non vivere abbastanza per soddisfare le sue speranze". Maria Teresa sottovalutò la frase considerandola una sciocchezza scritta da una giovinetta romantica.
Giuseppe II in un ritratto di Liotard |
Il matrimonio fu celebrato il 6 ottobre 1760 in pompa magna, uno sfarzo col quale la madre dello sposo volle sottolineare non solo l'importanza dinastica dell'unione, ma forse anche dimostrare ad amici e nemici, che le sue finanze, nonostante la guerra dei sette anni, non erano ancora esaurite.
"Non c'è penna che possa adeguatamente esprimere tutta la magnificenza e lo splendore che hanno caratterizzato questo giorno solenne e massimamente felice" registrò il "Wienerische Diarium", menzionando la folla sterminata che con profonda gioia e con acclamazioni di giubilo aveva festeggiato l'evento. Un evento che fu esaltato ancor meglio dal pennello di Martin van Meytens: i cinque dipinti ufficiali con i quali si vollero immortalare i momenti culminanti delle nozze: l'ingresso di Isabella a Vienna su una carrozza tirata da novantaquattro cavalli; l'unione della coppia nella chiesa di Sant'Agostino; il pranzo ufficiale allestito nella grande anticamera della Hofburg; la cena di gala e infine la serenata nella sala da ballo.
Il matrimonio di Giuseppe ed Isabella nella chiesa degli Agostiniani |
L'avvenimento dovette rimanere impresso nella memoria di Maria Antonietta, che all'epoca aveva cinque anni, e ancor più dovette imprimersi in lei il ricordo della meditabonda e melodrammatica cognata. Allevata in un convento dal quale era uscita dopo la morte della madre, la principessa soffriva di una logorante nostalgia. Le mancavano Parma, la sorella e il padre. In una lettera alla sorella Maria Luisa, Isabella scrisse:"Una principessa, non può come una poveretta nella sua capanna abbandonarsi in seno alla sua famiglia, allorché si sente oppressa. Nell'alta società in cui è costretta a vivere, non ha né conoscenze né amicizie. E per questo ella ha dovuto abbandonare la sua famiglia e la sua patria. E perché? per appartenere ad un uomo di cui non conosce il carattere, ed entrare in una famiglia in cui è ricevuta con senso di gelosia."
Già sfibrata da una salute fragile, la sensibilità di Isabella era stata scossa da un matrimonio forzato con un giovane chiuso ed altezzoso. Al contrario la delicatezza e la stremata bellezza di Isabella avevano piegato Giuseppe. "Mia moglie mi diviene sempre più cara ogni giorno" scrisse l'arciduca alla madre.
Isabella non riuscì mai a ricambiare l'amore di Giuseppe ma cercò sempre di capirlo e assecondarlo. "Bisogna dirgli la verità in ogni cosa e trattarlo sempre con gentilezza e teneramente. E non bisogna fargli troppe moine, che egli considererebbe adulazioni e falsità", scrisse Isabella alla sorella Luisa.
Isabella in un ritratto di Mengs |
Ormai innamoratissimo della moglie Giuseppe non poteva immaginare che Isabella covava una passione ben più profonda per la cognata Cristina."Devo dirti Mimì che la mia unica gioia è quando ti vedo e posso stare con te... non posso sopportare l'inquietudine, non posso pensare a null'altro che all'amore per te. Credimi amatissima, ti amo follemente, se soltanto sapessi perché! ma cos'altro si può fare dopo averti conosciuta? Credimi che la massima, anzi posso dire la mia unica felicità, consiste nello stare con te. Eccomi di nuovo crudele sorella, in questa inquietudine non posso vivere, a nulla posso pensare eccetto che sono innamorata come una matta."
Cristina confusa e imbarazzata le rispondeva in maniera affettuosa ma senza mai sbilanciarsi. Nella speranza che Isabella cambiasse atteggiamento, l'arciduchessa partì per qualche tempo per Praga; Isabella ne fu annientata: "Mai vi ho pensato tanto come ora. Ogni cosa fa sorgere in me il desiderio di morire presto. Dio conosce il desiderio di sfuggire a una vita che lo insulta ogni giorno. Che cosa ho da fare in questo mondo? Io non sono buona a nulla. Se fosse permesso di uccidersi, l'avrei già fatto". La cognata rispondeva con lucida fermezza; "Il vostro desiderio di morte è cosa del tutto cattiva in quanto indica o egoismo o desiderio di un atteggiamento eroico; ed è in contrasto con le stesse vostre disposizioni ad amare".
Combattuta fra l'amore per Cristina, il dovere verso il marito e la profonda fede, Isabella si sentiva morire di vergogna e di colpa. La sua depressione raggiunse livelli impressionanti ma Maria Teresa e Giuseppe sembravano non accorgersi di nulla. Nemmeno la nascita di una bambina, Maria Teresa, riuscì a placare la depressione di Isabella. Al contrario l'aumentò; la giovane madre aveva infatti sognato che la sua bambina sarebbe morta prima di compiere otto anni.
Un legame saffico in una corte rigidamente bigotta come lo era quella asburgica, era impensabile e presto la sventurata Isabella cominciò ad udire voci: "La morte mi parla con voce segreta ma distinta che risveglia nella mia anima una dolce soddisfazione".
Isabella era letteralmente "ossessionata" da Maria Cristina e fu questa, in parte, la causa scatenante della sua autodistruzione. Scriveva lettere assurde alla cognata, spintissime e con un linguaggio per nulla principesco:
"Adieu, j’embrasse ton petit cul d’archange et me prosterne à tes pieds....le visage est un peu malade mais votre place favorite ne l’est pas." E poi ancora: "Adieu, je baise votre adorable cul, me gardant bien de vous offrir le mien qui est un peu trop foireux".
Isabella di Parma in una miniatura Hofburg di Vienna |
Maria Cristina in una miniatura Hofburg di Vienna |
Elisabeth Badinter, autrice del libro "Je meurs d'amour pour toi" dedicato alla corrispondenza tra Isabella e Maria Cristina, scrive nella prefazione:
"Anche se questi discorsi potrebbero scioccarci oggi, non dimentichiamo che gli uomini e le donne del XVIII secolo non avevano gli stessi pudori o gli stessi tabù che abbiamo noi. Per esempio Voltaire nelle sue lettere parla crudamente e con semplicità dello stato del suo intestino, delle coliche e del suo didietro, senza che nessuno si sorprenda.
Inoltre le focose lettere di Isabelle a Marie Cristine non sono state bruciate alla sua morte. Furono lette dall'amorevole sposo di Marie Cristine, il principe Albert de Saxe-Teschen, che non ci trova niente di strano, al contrario le conserva devotamente come testimonianza di un'amicizia eccezionale tra la sua donna e una principessa senza paragoni".
L'arciduchessa Maria Cristina |
Ma nonostante ancora oggi si discuta sulla natura dei sentimenti di Isabella e Maria Cristina, pare ormai certo che la prima moglie di Giuseppe II, fosse preda di turbe psichiche. Soprannominata a corte "profetessa di sciagure", la povera Isabella era probabilmente preda di ciò che gli psicologi definiscono "la profezia che si autoavvera".
Accolta dalla suocera come una figlia e trattata dal marito con un affetto e una premura di cui non lo si sarebbe ritenuto capace, Isabella fu colpita dal vaiolo mentre era incinta di sette mesi. Il nascituro, una femmina alla quale fu imposto il nome di Maria Cristina, nacque prematuro e morì tre ore dopo la nascita, Isabella morì alcuni giorni dopo, il 27 novembre 1763, tre anni appena dopo le nozze.
Giuseppe fu inconsolabile e lo si dovette portare via di forza dal capezzale della moglie. Stroncato dal dolore, rimase chiuso nelle sue stanze per settimane. Maria Teresa, per comunicare con il figlio che non voleva vedere nessuno, gli scriveva dei bigliettini di notte passandoglieli sotto la porta.
Giuseppe scrisse al suocero: "Ho perso ogni cosa. La mia sposa adorata, il mio amore, la mia unica amica se ne è andata. A mala pena so di essere vivo. Dovrò io sopravvivere a questa terribile separazione? Non vi potrà più essere felicità finché vivrò.... Spesso mi sembra di vederla con tanta chiarezza che le parlo, e mi sento meno solo".
Giuseppe II in un ritratto anacronistico che lo rappresenta assieme alle due moglie e alla figlia avuta da Isabella, Maria Teresa - Hofburg di Innsbruck |
La piccola Maria Teresa sopravvisse, come profetizzato da Isabella, qualche anno alla madre.
Morì di pleurite a 7 anni e Giuseppe ne fu sconvolto: era il solo legame che avesse ancora con Isabella. Scrisse: "Non sono più padre. O mio Dio ridatemi mia figlia...". Chiese all'aia della bambina (la tata) alla quale per usanza venivano donati gli effetti personali del piccolo defunto, di concedergli gli scritti della figlia e la sua "vestaglietta trapunta ricamata di fiori".
La piccola Maria Teresa, figlia di Giuseppe II e Isabella di Parma
Miniatura - Hofburg di Vienna
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Le nozze di Giuseppe II e Isabella di Parma nei dipinti di Martin van Meytens
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