Un aneddoto narrato da Clery e riportato anche da Pierre de Nolhac nel suo libro "Marie Antoinette à Versailles", ci apre uno scorcio su questi passaggi:
"Un giorno la Regina, aprendo con forza l'ultima porta del corridoio che comunicava con l'appartamento di sua figlia, ruppe nella serratura il passe-partout che serviva ad aprire tutte le altre porte in modo che, dopo aver richiuso quella appena varcata, Sua Maestà si trovava imprigionata in un corridoio buio, ricevendo della luce solo da un oeil-de-boeuf che dava sul gabinetto dove mi trovavo. La Regina mi vide attaverso la vetrata, bussò, e forzando un po' la voce, mi ordinò di andare nei suoi piccoli appartamenti a cercarle un altro passe-partout. Non si trattava di un lungo tragitto ed era appunto per evitarlo che questi corridoi erano pratici. Fui talmente rapido ad eseguire i suoi ordini che, non potendo sapere che fossi già io che stavo arrivando, ella ebbe un moto di spavento. Il pezzo del primo passe-partout era rimasto nella serratura, e questo impediva di servirsi di quello che avevo portato io; così la Regina non potendo arrivare per di là all'appartamento della figlia si vide costretta a ritornare al suo. Ella mi fece l'onore di appoggiarsi al mio braccio, e la ricondussi al suo appartamento. Sopraggiunse il re e la regina gli raccontò la storia del passe-partout.
Un momento dopo, Luigi XVI, tornò munito di strumenti da fabbro: - Venite, Madame - disse alla Regina - andiamo a riparare l'incidente del passe-partout.
La serratura fu presto smontata e la Regina andò da sua figlia.
Ma il Re volle completare la riparazione. Restato per fargli luce, fui testimone di una scena molto comica.
Il Re aveva rimontato la serratura, e, per provare se la chiave girava bene, era uscito da questo lato del corridoio; la luce che tenevo in mano non rischiarava l'altro lato; si trovò quindi all'oscuro. Il caso volle che Delmas, valletto di camera, aspettasse un fabbro per lavorare nell'appartamento di Madame. Vedendo un uomo che gli voltava le spalle e che faceva muovere la chiave in tutti i sensi, lo prese per questo operaio, si avvicina e lo colpisce in modo un po' brusco sulla spalle e gli dice: -Ehi! vecchio, vi fate ben aspettare!
Il Re apre la porta, si gira, e Delmas, riconoscendo il suo padrone, caccia un grido di spavento. La Regina, che lo sente, accorre nell'appartamento di Madame e vede da un lato Delmas spaventato, e dall'altro il Re che ride a crepapelle e che scuote le spalle. Le loro Maestà, toccate dalla confusione del povero Delmas, lo rassicurarono con bontà".
L'aneddoto, oltre che divertente, ci offre uno scorcio di vita quotidiana. I sovrani avevano bisogno di vivere normalmente e scale e corridoi segreti, consentivano loro di non sentirsi sempre constantemente sotto l'occhio del pubblico e di avere momenti di privacy.
Famoso il corridoio segreto fatto costruire per volere di Luigi XVI per raggiungere la stanza da letto di Maria Antonietta. Di temperamento timido e riservato, il re desiderava mantenere il più stretto riserbo su ciò che accadeva o meno in camera da letto con la regina; fu così che ordinò nel 1775 all'architetto Jean-François Heurtier un passaggio molto più isolato e lontano da occhi indiscreti che raggiungesse gli appartamenti di Maria Antonietta. Il passaggio, che si estende quasi per settanta metri lungo tutto il perimetro degli Appartamenti privati del sovrano, passa sotto la Salle du Conseil, la Camera da letto di Luigi XIV e l'Anticamera dell'Oeil-de-Boeuf emergendo a livello della scalinata degli Appartamenti Privati della Regina, quasi immediatamente a livello della porta che da accesso alla stanza da letto ufficiale di Maria Antonietta. Il passaggio che fu " inaugurato" nel 1775 subito dopo l'incoronazione di Luigi XVI a Reims, più volte gli risparmiò il fastidio di passare per l'Anticamera dell'Oeil de Boeuf, dove le guardie del corpo e gli ufficiali addetti alla sua protezione notavano divertiti tutte le volte che faceva ritorno alle sue stanze per i dinieghi della consorte.
Fu proprio grazie alla porticina nascosta, posta accanto al letto da parata della regina che Maria Antonietta, con l'aiuto di due fedeli cameriere, Madame Auguié (sorella di Madame Campan) e Madame Thibault ebbe salva la vita la notte del 6 ottobre 1789.
"Cominciai con l'andare al "lever" del Re. Appena fui nel salottino, scorsi Campan, segretario della regina, che mi fece un cenno con la testa; gli andai accanto ed egli mi disse, senza far vista di parlarmi:
"Seguitemi, ma di lontano, che nessuno se ne accorga".
Mi fece passare per vari usci, percorrere parecchie scale che mi erano assolutamente sconosciute, e quando fummo sicuri di non essere visti né uditi da alcuno:
"Signore" mi disse, "converrete che la cosa si presenta sotto un aspetto piuttosto piacevole, ma non è del tutto così, giacché il marito è al corrente".
"Mio caro Campan" gli risposi, "non è certo quando si hanno rughe e capelli bianchi che ci si aspetta che una giovane e bella regina di vent'anni faccia passare per strade così fuorimano per altro che per affari".
"Vi aspetta", riprese Campan con molta impazienza. "Ho già mandato due volte a casa vostra e vi ho cercato dovunque credevo di potervi trovare".
Disse questa parole che già eravamo sotto i tetti, in un corridoio molto sudicio, di fronte a una portaccia. Vi introdusse una chiave e, dopo aver inutilmente spinto parecchie volte, esclamò:
"Ah, mio Dio! Hanno dat il catenaccio di dentro. Aspettatemi qui; devo fare il giro".
Poco dopo ritorna e mi dice che la Regina era quanto mai contrariata; che non poteva vedermi immediatamente, perché l'ora della Messa era ormai troppo vicina, ma mi pregava di tornare in quello stesso luogo alle tre.
Mi ci recai, e Campan mi introdusse per un'entrata fuori mano in una stanza dove c'era un biliardo che io conoscevo per avervi giocato di frequente con la Regina; poi in un'altra stanza che io non conoscevo affatto, semplicemente ma comodamente arredata. Fui stupito, non che la Regina avesse desiderato tante comodità ma che avesse osato procurarsele."
Questi ambienti si trovavano fra l'uno e l'altro dei piani destinati al servizio, che oggi sono interamente distrutti. Il conte d'Hézecques, paggio del re, li poté visitarli anche lui il 6 ottobre 1789, e percorse un labirinto di passaggi, nel quale tutto era nel disordine di una partenza precipitata:
"Penetrai così in un agglomerato di piccoli appartamenti dipedenti da quello della regina e dei quali non supponevo nemmeno l'esistenza; la maggior parte erano scuri, non ricevendo luce che da piccoli cortili; erano ammobiliati semplicemente, quasi tutti a specchi e a pannelli in legno. Non vidi di notevole che un bel quadro di Madame Le Brun; rappresentava il Delfino, con sua sorella, che porgeva un grappolo d'uva ad una capra".
Madame Campan nelle sue memorie ci fornisce dei dettagli sull'uso privato di questi alloggi destinati in origine alla dama d'onore "in caso di parto o malattia" della regina. Quando Maria Antonietta stava bene si appropriava di quelle minuscole stanze soprastanti il suo appartamento in cerca di un po' di privacy.
Quando Giuseppe II rese visita a Maria Antonietta, fu introdotto proprio in questi alloggi segreti per evitare di essere visto dalla corte. Mercy scrisse infatti nel giugno del 1777 a Maria Teresa:
"Il 19, l'imperatore è arrivato a Versailles alle nove del mattino; come avevo organizzato, l'abate Vermond si trovava davanti alla porta della carrozza; egli ha condotto l'imperatore da solo per una scala nascosta fino ai gabinetti della regina, senza passare per nessuna delle anticamere sempre piene di gente. Nessuno ha visto il passaggio dell'imperatore; passarono in un gabinetto posteriore dove trascorsero (Giuseppe e Maria Antonietta) due ore da soli."
Ricordiamo che la regina aveva inoltre a disposizione dei locali privati conosciuti sotto il nome di Petit Appartement de la reine. Si trattava di un appartamento composto da piccole stanze, posto dietro la camera da letto da parata della regina. Fin dai tempi di Maria Teresa d'Austria, la moglie spagnola di Luigi XIV, questi ambienti servivano alle sovrane per godere di un po' di privacy. Quando Maria Antonietta arrivò a Versailles, trovò l'appartamento così come lo aveva lasciato la defunta moglie di Luigi XV, Maria Leczinska. La regina ne ordinò la ristrutturazione secondo il proprio gusto.
La sala più importante di questo appartamento intimo era il "gabinetto dorato". Era in questo luogo che Maria Antonietta riceveva le sue amiche e i suoi amici intimi, che cantava con Getry, che posava per la Le Brun. Qui si intratteneva con i suoi bambini e qui accordava udienze particolari.
Grazie alla disposizione nascosta questi ambienti ci sono pervenuti pressoché incorrotti e sono passati indenni dagli assalti dei rivoluzionari.
Una delle finestre del corridoio segreto vista dalla prima anticamera del Delfino |
Scala del passaggio del re |
Fu proprio grazie alla porticina nascosta, posta accanto al letto da parata della regina che Maria Antonietta, con l'aiuto di due fedeli cameriere, Madame Auguié (sorella di Madame Campan) e Madame Thibault ebbe salva la vita la notte del 6 ottobre 1789.
La porta segreta nella camera da letto della Regina utilizzata da Maria Antonietta per sfuggire alla plebaglia il 6 ottobre 1789 |
Il passaggio segreto percorso dalla regina il 6 ottobre |
La scala del passaggio segreto grazie alla quale Maria Antonietta ebbe salva la vita |
Scrive Mary Stuart Boyd nel suo "A Versailles Christmas-Tide:
"La guida ci spiegò che se Maria Antonietta la notte del 6 ottobre 1789, avesse percorso i corridoi ordinari, ciò non avrebbe che facilitato il suo consegnarsi alle orde di parigini che desideravano ucciderla.
"La guida ci spiegò che se Maria Antonietta la notte del 6 ottobre 1789, avesse percorso i corridoi ordinari, ciò non avrebbe che facilitato il suo consegnarsi alle orde di parigini che desideravano ucciderla.
L'esistenza di un passaggio segreto che collegasse l'Appartamento del Re a quello della Regina era stata paradossalmente concepita per tutt'altro scopo, ma fu utile in quell'occasione ad evitare spargimenti di sangue.
Sapere dell'esistenza di una scala segreta di tale importanza storica a nostra portata di mano, pensare che non l'avremmo vista mi fece azzardare un richiesta alla guida. Con sommo piacere questi sembrò comprendere il nostro genuino interesse ed andò fuori, tornando dopo pochi istanti con il venerabile custode della chiave. Un attimo dopo, il pannello discreto che celava l'uscita si aprì al suo tocco e la scala segreta, scura, stretta e canuta piena di polvere di anni si offrì al nostro sguardo. Molti devono essere stati gli incontri romantici aiutati da quell'antro, ma sbirciando nelle loro ombre, non abbiamo intravisto nient'altro che la visione di Maria Antonietta spettinata e in sottoveste e scialle, fuggire dalla vendetta delle furie attraverso il rifugio della scalinata con il tetto basso.Maria Antonietta utilizzava questa particolare scala per raggiungere il suo bagno al piano terra da suoi Piccoli appartamenti sul primo livello. La scala in pietra ancora nascosta dietro i pannelli, era una delle molte scale personali che non dovevano essere usate dal pubblico e non fu decorata, conservando pareti nude".
Porte nascoste, passaggi segreti, gabinetti di lavoro, biglioteche e appartamenti privati; il castello racchiude dei luoghi nascosti nei quali i sovrani amavano trovare rifugio lontanto dagli occhi della corte. Questa Versailles nascosta così vicina alla Versailles pubblica si estende fino a dieci metri di profondità, dalla galleria degli specchi fino al mezzanino, tre livelli difficili da immaginare.
Dalle memorie di Besenval apprendiamo che nel marzo del 1778 Maria Antonietta lo fece chiamare per parlargli del duello del conte d'Artois e del duca di Borbone. Besenval fu il primo che diede luogo ad insinuazioni calunniose sul conto della regina circa l'uso di questo agglomerato di stanze sconosciute ai più:Queste scale si trovano al secondo piano, sopra l'appartamento privato del re e portano ai sottotetti, proprio sopra il cortile di marmo dove si trovano le sale da lavoro di Luigi XVI. |
Gabinetti da lavoro di Luigi XVI che si trovano al terzo piano del palazzo, subito sotto i tetti. Qui il re si dedicava alle sue passioni. |
"Cominciai con l'andare al "lever" del Re. Appena fui nel salottino, scorsi Campan, segretario della regina, che mi fece un cenno con la testa; gli andai accanto ed egli mi disse, senza far vista di parlarmi:
"Seguitemi, ma di lontano, che nessuno se ne accorga".
Mi fece passare per vari usci, percorrere parecchie scale che mi erano assolutamente sconosciute, e quando fummo sicuri di non essere visti né uditi da alcuno:
"Signore" mi disse, "converrete che la cosa si presenta sotto un aspetto piuttosto piacevole, ma non è del tutto così, giacché il marito è al corrente".
"Mio caro Campan" gli risposi, "non è certo quando si hanno rughe e capelli bianchi che ci si aspetta che una giovane e bella regina di vent'anni faccia passare per strade così fuorimano per altro che per affari".
"Vi aspetta", riprese Campan con molta impazienza. "Ho già mandato due volte a casa vostra e vi ho cercato dovunque credevo di potervi trovare".
Disse questa parole che già eravamo sotto i tetti, in un corridoio molto sudicio, di fronte a una portaccia. Vi introdusse una chiave e, dopo aver inutilmente spinto parecchie volte, esclamò:
"Ah, mio Dio! Hanno dat il catenaccio di dentro. Aspettatemi qui; devo fare il giro".
Poco dopo ritorna e mi dice che la Regina era quanto mai contrariata; che non poteva vedermi immediatamente, perché l'ora della Messa era ormai troppo vicina, ma mi pregava di tornare in quello stesso luogo alle tre.
Mi ci recai, e Campan mi introdusse per un'entrata fuori mano in una stanza dove c'era un biliardo che io conoscevo per avervi giocato di frequente con la Regina; poi in un'altra stanza che io non conoscevo affatto, semplicemente ma comodamente arredata. Fui stupito, non che la Regina avesse desiderato tante comodità ma che avesse osato procurarsele."
Questi ambienti si trovavano fra l'uno e l'altro dei piani destinati al servizio, che oggi sono interamente distrutti. Il conte d'Hézecques, paggio del re, li poté visitarli anche lui il 6 ottobre 1789, e percorse un labirinto di passaggi, nel quale tutto era nel disordine di una partenza precipitata:
"Penetrai così in un agglomerato di piccoli appartamenti dipedenti da quello della regina e dei quali non supponevo nemmeno l'esistenza; la maggior parte erano scuri, non ricevendo luce che da piccoli cortili; erano ammobiliati semplicemente, quasi tutti a specchi e a pannelli in legno. Non vidi di notevole che un bel quadro di Madame Le Brun; rappresentava il Delfino, con sua sorella, che porgeva un grappolo d'uva ad una capra".
Madame Campan nelle sue memorie ci fornisce dei dettagli sull'uso privato di questi alloggi destinati in origine alla dama d'onore "in caso di parto o malattia" della regina. Quando Maria Antonietta stava bene si appropriava di quelle minuscole stanze soprastanti il suo appartamento in cerca di un po' di privacy.
Quando Giuseppe II rese visita a Maria Antonietta, fu introdotto proprio in questi alloggi segreti per evitare di essere visto dalla corte. Mercy scrisse infatti nel giugno del 1777 a Maria Teresa:
"Il 19, l'imperatore è arrivato a Versailles alle nove del mattino; come avevo organizzato, l'abate Vermond si trovava davanti alla porta della carrozza; egli ha condotto l'imperatore da solo per una scala nascosta fino ai gabinetti della regina, senza passare per nessuna delle anticamere sempre piene di gente. Nessuno ha visto il passaggio dell'imperatore; passarono in un gabinetto posteriore dove trascorsero (Giuseppe e Maria Antonietta) due ore da soli."
Scala personale di Luigi XV e poi di Luigi XVI che conduce al cabinet privato del concilio all' ultimo piano |
Scala dei ministri, consiglio privato |
Camera da letto di madame du Barry. La scala nascosta portava direttamente alla piccola biblioteca di Luigi XV |
La sala più importante di questo appartamento intimo era il "gabinetto dorato". Era in questo luogo che Maria Antonietta riceveva le sue amiche e i suoi amici intimi, che cantava con Getry, che posava per la Le Brun. Qui si intratteneva con i suoi bambini e qui accordava udienze particolari.
Grazie alla disposizione nascosta questi ambienti ci sono pervenuti pressoché incorrotti e sono passati indenni dagli assalti dei rivoluzionari.
La scala Fleury che prende il nome del cardinale che fu tutore di Luigi XV e che verrà purtroppo presto demolita La scala collegava l'appartamento della regina con quello della delfina |
Ringrazio Veronica Merlo, Andrea Milzoni, Paola Pistolesi e Dario Chiaramonti per le preziose informazioni
Bellissimo blog, complimenti. E' fantastico rievocare la storia con queste preziose immagini e testimonianze, sembra quasi di aver vissuto quell'epoca, tanto bella quanto tragica.
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