domenica 24 dicembre 2017

La Nemica

Si può raccontare in modo avvincente una storia saccheggiata dal cinema, dalla letteratura (tra cui Alexandre Dumas) e perfino da un cartone animato come Lady Oscar? La risposta è sì. La giornalista scrittrice Brunella  Schisa è riuscita a rimettere in scena la colossale truffa che l’avventuriera Jeanne de la Motte mise in piedi ai danni di Maria Antonietta. La storia è nota come “Lo scandalo della collana”. Più che una collana, in realtà si trattava di un pettorale composto da 650 diamanti, pesante quanto 500 chili d’oro. Una vicenda rimasta in parte oscura, che l’autrice dipana muovendosi con perizia tra una montagna di fonti storiche. Un romanzo da divorare, che  attraversa gli anni cruciali della Rivoluzione francese, dal 1785 al 1791, raccontata con occhio cinematografico e precisione storica. 

Cominciamo da Jeanne de la Motte de Valois.  Chi era?

«Una donna bellissima, affascinante: bionda, occhi azzurri, un corpo sensuale. Nelle sue vene scorreva il sangue dei re di Francia perché era discendente diretta di Enrico II di Valois. Il padre, un miserabile morto quando lei era bambina, l’aveva cresciuta nel mito dei Valois, e dunque Jeanne aveva con un’unica ossessione: risalire la scala sociale, arrivare a Versailles e chiedere a Luigi XVI la restituzione dei suoi beni».


E ci riesce?
«No,   ma   ci   prova.   Comincia   la   sua   ascesa   sposando   un   nobile   di   provincia squattrinato, Nicolas de la Motte, così può fregiarsi del titolo di marchesa. Siccome è una donna astuta e affascinante, alla fine trova le risorse sufficienti per arrivare a Parigi, e da lì a Versailles. Vuole consegnare una petizione a tutti i ministri e ai potenti del regno in cui chiede danaro, le terre dei Valois e il titolo. A corte però trova un muro impenetrabile. Prova perfino a farsi notare da Maria Antonietta svenendo nella Galleria degli Specchi al suo passaggio, ma la regina non la nota». 

Presunto ritratto di Jeanne Valois de la Motte - Elisabeth Vigée Le Brun

E allora come fa?
«Semplice, plasma la realtà ai suoi desideri. Incomincia a raccontare in giro di essere entrata nelle grazie di Maria Antonietta, di appartenere al suo clan, tanto nessuno può sbugiardarla. È talmente convincente nella sua menzogna, che nella sua rete cade uno degli  uomini   più  importanti   e  ricchi   di   Francia:   il   cardinale   de   Rohan,   grande elemosiniere di Francia. Un ingenuo che soffre dell’inimicizia di Maria Antonietta».

Jeanne cosa fa credere al cardinale?

«Che potrebbe riavvicinarlo alla regina. Maria Antonietta detesta cordialmente Rohan non gli rivolge la parola da tredici anni. Jeanne comincia a produrre e a mostrargli delle lettere false nelle quali Maria Antonietta si dice disposta ad ammorbidirsi nei suoi confronti, e per essere più convincente li fa incontrare».

Ma come?
 

«Usa una controfigura e combina l’incontro in una notte senza luna in un boschetto a Versailles. L’abboccamento dura pochi secondi, il cardinale è troppo emozionato per accorgersi dell’inganno».

Sembra una commedia galante.«Invece è tutto vero. C’è stato un processo, è tutto agli atti. Quando si dice che la realtà supera la fantasia…».

E allora?

«Allora quando l’ha cotto a puntino manda a Rohan una lettera di Maria Antonietta in cui la regina gli chiede di trattare per suo conto con i gioiellieri di corte l’acquisto di una favolosa collana di diamanti di duemilaottocento carati. Il cardinale ubbidisce e i gioiellieri pure. Appena Jeanne è in possesso della collana, la smonta e spedisce il marito a vendere le pietre in Inghilterra. Così finalmente ottiene gli agi agognati. È talmente megalomane che non si preoccupa di fuggire col bottino, anzi dà sfoggio della sua ricchezza».

La ricostruzione della Collana dello Scandalo - Castello di Breteuil.


Ma alla fine verrà scoperta e punita.
«Ovviamente.   Sarà   arrestata,   processata   e   condannata.   Trascinata   sul   patibolo, frustata dal boia e marchiata con la lettere V, di voleuse, ladra e poi imprigionata a vita alla Salpêtrière. Il mio romanzo inizia proprio dal patibolo».

Praticamente quando la storia è finita.

«Dove in genere finiscono i film, i romanzi e i libri sull’affaire del collier. Ma non il mio. Perché Jeanne de la Motte evaderà in modo rocambolesco, aiutata dai nemici della corona. Fuggirà a Londra e da lì scriverà dei memoir contro Maria Antonietta. Cumuli di falsità che si vendono come il pane e fomenteranno l’odio per la regina».

Nel suo romanzo tutti i personaggi sono reali, salvo il giornalista Marcel de la Tache, perché?
«Perché mi serviva un testimone di quegli anni. In sottofondo c’è un paese affamato e lacerato dalla povertà. Jeanne de la Motte diventerà per i rivoluzionari un’arma formidabile contro Maria Antonietta. Con le sue menzogne distruggerà la reputazione già compromessa della regina. Anche durante il processo farsa prima di condurla al patibolo, Maria Antonietta ha dovuto ribadire di non avere mai conosciuto Jeanne de la Motte, né di avere mai avuto tra le mani la collana. Direi che Jeanne ha accompagnato per mano Maria Antonietta alla ghigliottina».


Ringrazio Brunella Schisa per la disponibilità.

3 commenti:

  1. Grazie laura e complimenti alla scrittrice di questo romanzo.
    Sicuramente da leggere. L'ho acquisterò. Amo Maria Antonietta e mi affascina molto l'intrigo della collana che a tutta l'aria di un giallo, un genere letterario fra i miei preferiti. Buona giornata <3

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  2. Grazie mille Pavel per queste preziose informazioni!

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