lunedì 14 settembre 2015

Leopoldo II

Pietro Leopoldo a 6 anni
L'arciduca Pietro Leopoldo, nato a Vienna il 5 maggio 1747,  futuro Granduca di Toscana e in seguito Imperatore con il nome di Leopoldo II, era uno dei fratelli maggiori di Maria Antonietta. 

Da adolescente Leopoldo non sembrava promettere niente di buono. Alla vita di corte partecipava svogliatamente, mal sopportava l’etichetta, non si divertiva alle feste, odiava l’esercito e le uniformi; trascurato nell’abbigliamento, usava un linguaggio per nulla appropriato al suo rango; soffriva di malinconia e si sentiva a suo agio solo con la servitù.

“Leopoldo ha avuto dalla natura un cuore buono, generoso e sensibile. Ma è indolente e pigro, con una forte tendenza a formarsi idee preconcette, cui rinuncia con difficoltà perché ha troppo alta opinione di se stesso e non ama chiedere consigli, né seguire quelli che gli vengono dati. Cerca di raggiungere i suoi fini con l’astuzia e per vie traverse. Vorrei che nell’aspetto e nel contegno diventasse più libero, franco e sicuro, meno rozzo nell’accento e nella voce, più avvincente nel modo di comportasi e di esprimersi. Ha una grande preferenza per la piccola gente e predilezione per le cose piatte e insipide. Vorrebbe essere cortese, ma difficilmente ci riesce.” 

Leopoldo adolescente
Così si esprimeva Maria Teresa parlando di Leopoldo in una istruzione al suo precettore. Probabilmente il comportamento di Leopoldo dipendeva da un complesso di “frustrazione”: Maria Teresa era un’ottima madre che però rischiava di “soffocare” per le troppe attenzioni la sua prole. L’avvenire di Leopoldo sembrava privo di prospettive: il trono era destinato al primogenito Giuseppe, il Granducato di Toscana al secondogenito Carlo; a lui, che era il terzogenito maschio, sarebbe toccato tutto al più il Ducato di Modena e Massa.

Con la morte del fratello Carlo nel 1760, gli si aprirono le porte della successione al Granducato di Toscana e tutto per lui improvvisamente cambiò. Nel 1765 sposò l’Infanta di Spagna Maria Ludovica di Borbone (inizialmente promessa al fratello Carlo), figlia di Carlo III. I due giovani non si erano mai visti prima. Si incontrarono per la prima volta a Innsbruck e a quanto pare si piacquero subito. Fu un matrimonio abbastanza felice e ben riuscito anche se la luna di miele iniziò sotto cattivi auspici. Leopoldo si beccò infatti quasi una polmonite aspettando sotto la pioggia la sua futura sposa. Era talmente debole, durante la celebrazione del matrimonio, che a stento si reggeva in piedi. La prima notte di nozze i due sposi la passarono in camere separate. Ma soprattutto, durante i festeggiamenti, l’Imperatore Francesco Stefano morì improvvisamente, stroncato da un infarto mentre tornava da teatro.
Maria Ludovica
Leopoldo aveva solo diciotto anni, quando giunse a Firenze con la sposa e con un consigliere, il Conte von Thurn che in realtà doveva assolvere le mansioni di sorvegliante per conto dell’Imperatrice. Ma il ragazzo “indolente e pigro” di cui parlava sua madre era divorato dalla smania di fare e di far bene. Il Granducato significava l’allontanamento da Vienna, cioè dalle soffocanti attenzioni di sua madre, l’indipendenza, la responsabilità, il potere. Firenze si sentì improvvisamente restituita al rango di capitale e accolse Leopoldo festosamente: "Questi giovani sposi fanno ringiovanire tutta la Toscana" scrisse un cronista.

I Fiorentini amarono subito il Granduca: amavano la sua parsimonia, la sua frugalità e il suo essere alla mano; piacevano le sue frequenti apparizioni in teatro (anche quelli più proletari) da spettatore qualunque; piaceva persino il suo libertinaggio. La voce popolare accreditò al Granduca molte amanti e forse più del dovuto. Tuttavia Leopoldo fu un ottimo marito e un ottimo padre. Lo dimostrano i sedici figli avuti dalla moglie e l’armonia che c’era in famiglia. Maria Luisa era informata delle scappatelle del marito. Si racconta che quando portava i principini alle Cascine e i bambini per strada li salutavano, essa diceva ai suoi: “ Rispondete…potrebbero essere vostri fratelli…
La Granduchessa  era al corrente anche  della "seconda famiglia" che Leopoldo si era creato con Livia Raimondi, la  sua relazione più duratura. Da Livia il granduca ebbe un figlio, Luigi, al quale fu dato il cognome "von Grun".

Pietro Leopoldo a Palazzo Pitti con la sua famiglia
Le riforme attuate da Leopoldo nel granducato, fecero effetto nel mondo per i grandi principi morali che vi erano coinvolti. Leopoldo vi lavorò su per oltre vent’anni e varò il codice che prende il suo nome nel 1786. Fino ad allora si era limitato a fare qualche ritocco nella vecchia legislatura attenuando la severità dei castighi.
Il codice leopoldino consacrò in maniera definiva le più grandi conquiste del pensiero giuridico moderno abolendo i quattro più infami residuati medievali: i delitti di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e la pena di morte.
Leopoldo II con le insegne del Vello d'Oro
in un ritratto postumo del 1806
Con lo scatto di grado dal trono granducale a quello imperiale (in seguito alla morte del fratello Giuseppe II), Leopoldo partì da Firenze con “ la morte nel cuore ” e preoccupato per ciò che avrebbe trovato a Vienna. Il suo attaccamento alla Toscana era l’attaccamento di venticinque anni di vita, i più belli, quelli della giovinezza e della maturità. Firenze fu per Leopoldo il potere e il successo. Alla Toscana, un paese dissestato e diviso, aveva dato le migliori leggi d’Italia, la migliore amministrazione, un bilancio in pareggio, una moneta sicura, omogeneità e anche un certo slancio imprenditoriale. La Toscana era la sua “creatura”.
Di fronte alla Rivoluzione Francese, mantenne un atteggiamento di vigilante attesa, poco propenso a immischiarsi nelle vicende interne della Francia senza un accordo con le altre potenze.

"Ho dato ordine a nostra sorella (Cristina) e al conte Mercy di venire incontro in tutti i modi ai tuoi desideri. Mi lusingo che tu voglia credere che essere presso di me è per te essere a casa tua e che non vorrai fare cerimonie con un fratello che ti è sinceramente affezionato e ti ama teneramente. Per quanto riguarda i vostri affari, posso solo ripetere ciò che ho già scritto al re. Tutto ciò che è mio è vostro, denaro, truppe, tutto ciò che potete desiderare." Così scriveva Leopoldo a Maria Antonietta, il 5 luglio 1792, convinto del buon esito della fuga dei sovrani da Parigi. La lettera arrivò a destinazione diverso tempo dopo e possiamo immaginare con che anino fu letta da Maria Antonietta.
Nei confronti della situazione disperata della sorella che non vedeva da 25 anni, l'imperatore fu sempre molto accorto nel non far prevalere i sentimenti fraterni per non danneggiare l'impero, Questo atteggiamento, mal interpretato dal figlio Francesco, che gli succedette sul trono, fu la causa del totale disinteresse per le sorti della regina da parte dell'Austria.

L'imperatore morì a Vienna il 1° marzo 1792 e con lui morì anche l'unica persona che avrebbe potuto salvare Maria Antonietta dal patibolo.

Qui in basso alcuni ritratti di Leopoldo e di Maria Ludovica:

Leopoldo con la sorella
Maria Amalia


Leopoldo in un ritratto giovanile




Leopoldo II in una miniatura
conservata alla Hofburg di Vienna
L'imperatrice Maria Ludovica in una miniatura
Hofburg di Vienna




















Maria Ludovica con tre dei suoi
bambini
Maria Ludovica in un ritratto di Anton
von Maron




















Da Leopoldo e Ludovica discendono gli attuali Asburgo, i due ebbero 16 figli tra cui:

Maria Teresa che sposò il re di Sassonia

Francesco II imperatore del Sacro Romano impero e poi Francesco I come primo imperatore d'Austria

Ferdinando III Granduca di Toscana

Carlo duca di Teschen 

L'arciduca Giovanni

Maria Clementina che sposò Francesco I delle Due Sicilie 

L'arciduca Ranieri

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