tag:blogger.com,1999:blog-25259608983930173932024-03-28T01:15:24.807+01:00Le Hameau de la ReineLaura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.comBlogger297125tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-70413294626509970572024-01-15T01:54:00.003+01:002024-01-16T01:04:39.681+01:00L'arte profumatoria italiana nel XVIII secolo<p style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify; white-space: pre-wrap;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnS5iDQJFLpV7fLTkrlS1t-g36ls7aXJb1NhxUg8j47ZXIf5Fkcr4FN2AD4s94FCcCVKHQ3t55foSCiTM34GNpD-6t2VspGEmrtvG61udRCoycrOymgagUStsTHQLx8dIusDy67GMD1Cytnd6veH0BcmwUSWCPefgBa0KMMGCA5CK4sSZu4qd8IDnBK4g/s2048/pietro-longhi.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1681" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnS5iDQJFLpV7fLTkrlS1t-g36ls7aXJb1NhxUg8j47ZXIf5Fkcr4FN2AD4s94FCcCVKHQ3t55foSCiTM34GNpD-6t2VspGEmrtvG61udRCoycrOymgagUStsTHQLx8dIusDy67GMD1Cytnd6veH0BcmwUSWCPefgBa0KMMGCA5CK4sSZu4qd8IDnBK4g/w329-h400/pietro-longhi.jpg" width="329" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pietro Longhi - La Toeletta</td></tr></tbody></table>Che la moda “all’Italiana” sia stata fonte di grande ispirazione è risaputo. Arti sartoriali, culinarie, letterarie: quella terra ricca di passione e fantasia dell’Italia, è stata musa ispiratrice di artisti ed intellettuali di ogni epoca. Tendenze, gusti e stili “italiani” hanno conquistato i più raffinati ed influenti personaggi che ne hanno riconosciuto e ammirato la spiccata tendenza ai temi romantici e la variopinta espressività.
Del resto nel Rinascimento fu l'Italia a dettare le mode: "Quando l'Italia era maestra al mondo non soltanto nelle arti ma nel vivere civile, Beatrice d'Este duchessa di Milano, veniva lodata dal suo panegirista Muralto come "novarum vestium inventrix". Sua sorella, Isabella d'Este, marchesa di Mantova, era giudicata maestra di eleganza" ed è ben nota l'influenza che più tardi ebbe Caterina de' Medici in Francia.
Il fatto che le corti italiane fossero un ammirato modello estetico e comportamentale è comprovato dal fiorire di trattati, presto tradotti, che contemplavano anche le mode e dalla pubblicazione di repertori che informavano sulle fogge vestimentarie europee e mondiali che sfoceranno nel monumentale "Degli Habiti Antichi, et Moderni di diverse Parti del Mondo" del Vecellio (1590). A questo ricco repertorio fece da contrappeso il milanese "Libro del Sarto", antesignano dei cataloghi di moda redatto a metà Cinquecento per diffondere le creazioni di Giovanni Jacopo del Conte.
</div><div style="text-align: right;"><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Con il mutare della situazione politico-economica, a partire dal Seicento l'Italia perse il suo primato di "influencer", anche se il suo passato glorioso nel campo culturale e mondano non fu mai del tutto archiviato; a resistere fu soprattutto l'ambito musicale: la lingua del melodramma fu sempre l'italiano. Anche per questo lo studio della lingua italiana era tenuto in gran conto; l'italiano era una lingua di nicchia, studiata e parlata perché considerata la lingua della cultura e della musica. La stessa Maria Antonietta ebbe per insegnante di italiano un maestro d'eccezione: Metastasio, poeta e librettista, considerato tra i padri del moderno melodramma. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Ciò che, invece, è meno risaputo, è che l’Italia fu fonte d’ispirazione anche per tendenze mondane più esclusive, come l’arte profumatoria e cosmetica del XVIII secolo.
<span><a name='more'></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Si è spesso propensi a credere, erroneamente, che l'arte profumatoria sbocciata durante la rinascenza ad opera di profumieri italiani, stimolati dalle esigenze di personaggi come Caterina Sforza, Lucrezia Borgia e Caterina de' Medici, abbia avuto per lungo tempo il centro della sua attività a Firenze, lasciando poi il testimone alla Francia a partire dal XVII secolo. La verità è come sempre nel mezzo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Il profumiere compositore <b>Mattia Scavuzzo</b> (ricercatore e studioso d’arte profumatoria del XVIII secolo) ha dedicato una parentesi tutta “all’italiana” dei suoi studi, ed oltre a dedicare all’Italia una grossa parte della sua produttività cosmetica (componendo per questo cosmetici e profumi d’epoca anche da formulari italiani) ha voluto approfondire il punto di vista dei paesi stranieri di quel periodo nei confronti del gusto italiano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">L’idea è nata a partire dall’analisi di una stampa ad acquaforte colorizzata, conservata al British Museum sulla “Perfume Warehouse”.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT-yD30xsD-eFaH6e3sd7C_9y2TT9ymQpomU3tvX7hHeUGpVBp_1FNCFCgp1JWTguIH5p65UI_pXodcb6Zlo-TrnH8PulMy0jxS3GwLcm_TkvgZesULLtvxbIHYosgNwedowZsvaYqPjTj1yeKvj5pBI43YTO4Tt9nY-nTrhsLqqMZECYyPLSv_f-zuoc/s1000/%E2%80%9CPerfume%20Warehouse.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="1000" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT-yD30xsD-eFaH6e3sd7C_9y2TT9ymQpomU3tvX7hHeUGpVBp_1FNCFCgp1JWTguIH5p65UI_pXodcb6Zlo-TrnH8PulMy0jxS3GwLcm_TkvgZesULLtvxbIHYosgNwedowZsvaYqPjTj1yeKvj5pBI43YTO4Tt9nY-nTrhsLqqMZECYyPLSv_f-zuoc/w640-h454/%E2%80%9CPerfume%20Warehouse.jpg" width="640" /></a></div>
</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Questa immagine, mostra due donne appena arrivate con il calesse davanti ad un negozio di cosmetici, nella Londra del 1782. Sull’insegna si pubblicizzano “lozioni Italiane, denti d’avorio, sopracciglia in pelliccia di topo, belletti francesi”. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Si prenda da esempio l’insegna per rimarcare anche in questo caso il fascino esercitato dalla cosmetica “all’italiana”, ampiamente riprodotta e commercializzata anche dai profumieri inglesi. A riprova che la fama dei maestri profumieri italiani e delle loro creazioni era ancora viva.
</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Facendo una ricerca cosmetica, sul tema delle acque e delle lozioni ideate dai profumieri italiani più celebri, possiamo citare senza esitazione l’ ”Eau de Venise très estimée” (“La celebre Acqua di Venezia”). Persino il grande trattato cosmetico del “Toilette de Flore” scritto da Buc’hoz nel 1771 dedica alla cosmetica italiana delle vere pagine da protagonista, tanto da trascrivere la ricetta di questa acqua cosmetica sia nella versione francese, che in quella inglese del 1772 (che lì prenderà il nome in “Venice Water, highly esteemed.”).</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Il testo della ricetta, recita così:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">“[...] Nel mese di Maggio, prendete due pinte di latte proveniente da una vacca nera, mettetele in un flacone con otto limoni e quattro arance tagliate a pezzi, aggiungete un’oncia di zucchero di roccia ed una mezza oncia di Borace veneziano. [...]”</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Il sodio tetraborato è l’ingrediente chiave di questa lozione “italiana” per il viso. Importato in Europa da Marco Polo, divenne celebre a Venezia per la sua versatilità di utilizzo e la sua spiccata funzionalità cosmetica. Scomponendo la ricetta, il latte vaccino intriso dei limoni e delle arance vanta di una notevole azione cheratolitica e depigmentante, grazie al rilascio degli alfaidrossiacidi presenti negli agrumi. Non di meno, il Borace veneziano aumenta le proprietà umettanti ed emollienti del composto stesso, già proprie del latte vaccino (ricco in retinolo). Una polvere rocciosa, il Borace, il cui principio attivo aumenta di concentrazione se sottoposto a distillazione. La distillazione consigliata è, in questo caso, con l’alambicco e con la rena rovente.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Il profumiere Scavuzzo, consiglia tuttavia di prestare bene attenzione alla classificazione di questa ricetta: essa, di fatti, viene considerata dai manuali del XVIII secolo come “acqua”, ma assume un significato ben diverso dal generico termine che noi oggigiorno potremmo attribuirle.
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzfLWslvsbDc1b42yjdFtkCwSHzJBYx3Dr3HIiqEalrodH6dH9D_8SyTBINTQvEWmDvT2zIgz50iacX-nyaiL9nWLk6JejVZuWd3k7at1aCscW__Mp2WTjXMVzE27WkzNiOd7-FiIQaZRg-uuY6aMtQ91Sg32pSU-PvuL08rCsJH3Hd50LKLs-hme2SNk/s1024/acqua-colonia.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzfLWslvsbDc1b42yjdFtkCwSHzJBYx3Dr3HIiqEalrodH6dH9D_8SyTBINTQvEWmDvT2zIgz50iacX-nyaiL9nWLk6JejVZuWd3k7at1aCscW__Mp2WTjXMVzE27WkzNiOd7-FiIQaZRg-uuY6aMtQ91Sg32pSU-PvuL08rCsJH3Hd50LKLs-hme2SNk/w640-h480/acqua-colonia.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Acqua di Colonia - XVIII secolo</td></tr></tbody></table></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">"Sebbene con il termine “acque” si faccia riferimento ad una vasta categoria di cosmetici nei manuali e formulari del XVIII secolo -spiega Scavuzzo- è necessario specificare che la versatilità di utilizzo di alcuni di questi cosmetici risiede nella finalità per la quale il cosmetico è stato storicamente concepito. Acque “odorose” (profumi più o meno concentrati) a base di acqua semplice, spirito di vino (alcool) o aceto, ma anche acque per il volto, il corpo, per la salute della bocca e dei capelli: un singolo termine, che racchiude un’intera categoria di cosmetici ". </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi99QH5or-l70RnG6pY2tbaBckGBLTbhvhGoCcFppvJX_ndqlHPvwrVisEklbs41K7WMqTVoCRxMN5yUx9slRqV_xyZl7xVQhufQXvUwrc40WNpXXaGW0AEXr4R5tZ7Y-YvNm-a6EWKHDdjVB9FBFztODyuRCLYb87ww7AC8GtxQi2_tymIPFu-pc88t-4/s2048/giovanni-maria-farina.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1436" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi99QH5or-l70RnG6pY2tbaBckGBLTbhvhGoCcFppvJX_ndqlHPvwrVisEklbs41K7WMqTVoCRxMN5yUx9slRqV_xyZl7xVQhufQXvUwrc40WNpXXaGW0AEXr4R5tZ7Y-YvNm-a6EWKHDdjVB9FBFztODyuRCLYb87ww7AC8GtxQi2_tymIPFu-pc88t-4/w280-h400/giovanni-maria-farina.jpg" width="280" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giovanni Maria Farina</td></tr></tbody></table>Per questo motivo, anche altre essenze tipicamente italiane possono essere annoverate tra le più celebri acque odorose del XVIII secolo, come dimostra la secolare “Acqua di Colonia”.
</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Ideata dall’italiano Feminis, l’acqua di Colonia era un’acqua medicamentosa, che più delle altre a quel tempo conosciute aveva un gradevole e singolare odore. Feminis (1660-1736) lasciò giovanissimo l’Italia per cercare un lavoro in Germania, e qui si concentrò nella preparazione di preparati erboristici, </span><span style="white-space: pre-wrap;">aprendo una distilleria e vendendo, nella città di Colonia, fra gli altri preparati medicinali, una straordinaria “Aqua Mirabilis” (“Acqua portentosa”). Preparata secondo le indicazioni di un monaco come sedativo per i nervi dal fresco e leggiadro sentore di agrumi e di fiori, ebbe fin da subito un notevole successo. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">
</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">L’aiutante di bottega Giovanni Maria Farina (1685-1766), ereditò alla sua morte la formula della segretissima acqua, e proseguì nella produzione del rimedio, apprezzato soprattutto per avere un aroma completamente diverso da quelli dei profumi che venivano venduti all’epoca, assai intensi e dal sentore muschiato. Il richiamo al giardino italiano era il frutto di una studiata combinazione di essenze: un bouquet di bergamotto, rosa, gelsomino, neroli, geranio e note balsamiche.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz_-5lrK_LY9sPq31mmwA8ZivEBCRYEsJ_BpcuM_QiJv8-xXPddbspy7O9X21dlgTBDhCq8ThQub3CXck76xsuzjo1te8aulgr5nFAXB-mXenE9xR8gXQrniFKzTOJKDAJHV5JdxrP8aPVEEBhKYU9nEJajUkXyEhObSUlrhULOz1Oasc5n14U2bYeWqw/s772/insegna-giovanni-maria-farina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="772" height="496" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz_-5lrK_LY9sPq31mmwA8ZivEBCRYEsJ_BpcuM_QiJv8-xXPddbspy7O9X21dlgTBDhCq8ThQub3CXck76xsuzjo1te8aulgr5nFAXB-mXenE9xR8gXQrniFKzTOJKDAJHV5JdxrP8aPVEEBhKYU9nEJajUkXyEhObSUlrhULOz1Oasc5n14U2bYeWqw/w640-h496/insegna-giovanni-maria-farina.jpg" width="640" /></a></div><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Diceva il Farina sulla sua acqua:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">“Il mio profumo è come un mattino italiano di primavera dopo la pioggia: ricorda le arance, i limoni, i pompelmi, i bergamotti, i cedri, i fiori e le erbe aromatiche della mia terra. Mi rinfresca e stimola i sensi”. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Dal 1727 venne decretato che l’Aqua Mirabilis di Feminis e tramandata al Farina, sarebbe stata prodotta solamente nella città di Colonia, dalla famiglia di profumieri custodi dell’originale formula.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">La “Echt Kölnisch Wasser” (in francese “Original Eau de Cologne”, in italiano “Acqua di Colonia”) era ufficialmente nata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">Nella seconda metà del XVIII Secolo, Giovanni Maria Farina lasciò a sua volta in eredità la formula al figlio Giovanni Antonio, nel pieno successo della commercializzazione della fragranza.
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjd2IlP2zQ_X7xKuaQyvFThTdQZ9RS9xTVlyQWvEw4bqV60FCUm137BnhLcFQlhh5B9lmFIf8p8cssdVpCLgeAkCfRkWYXMs31VPfMGlDrAU46rnDS_M0COXIL2YlNt55EXS0rzoNSu2SRJkY5Gw1uQophRH-dDNffLp2RILlsY4-uyECjFvlCS5PWdwQ/s1600/fattura-acqua-di-colonia.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjd2IlP2zQ_X7xKuaQyvFThTdQZ9RS9xTVlyQWvEw4bqV60FCUm137BnhLcFQlhh5B9lmFIf8p8cssdVpCLgeAkCfRkWYXMs31VPfMGlDrAU46rnDS_M0COXIL2YlNt55EXS0rzoNSu2SRJkY5Gw1uQophRH-dDNffLp2RILlsY4-uyECjFvlCS5PWdwQ/w640-h480/fattura-acqua-di-colonia.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fattura per l'Acqua di Colonia, 1760</td></tr></tbody></table><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;">In territorio italiano, invece, l’arte profumatoria del XVIII secolo eccelse nelle terre di Venezia, Milano e Torino, ma fu a Venezia che l’arte profumatoria eccelse in innovazione e avanguardia. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="white-space: pre-wrap;"><i>Ringrazio per la realizzazione dell'articolo il Profumiere Mattia Scavuzzo
Negozio online: <a href="https://www.etsy.com/it/shop/LaBottegadellAmorino?fbclid=IwAR0DFv3r0HWsvYHiReVGUbC0HdzSsmFY5F_5xBUvwgqXUizMIvGUYKkHgFo" rel="nofollow" target="_blank">La Bottega dell'Amorino</a></i></span></div></div></span></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-64634554429755991032023-01-19T02:51:00.005+01:002023-03-27T23:55:16.414+02:00Maria Antonietta e i suoi figli nel dipinto di Madame Vigée Le Brun<div style="text-align: justify;"><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY1PXiI_OXEGrxrppwZQSgTBQRWuzTaT3JItWSRnt407D_eKd5ZZSDh-qffnF4XZBiVnnGFPKyMIGMTvJUQ0tre4Vf6-4_azFOExMBOIIOWcIkxuOkII80V4dNjgEQ64D8DuA_7Mwrbs6AUO3_UPxh_X4uG7SdR2GNHTPlCisCQYaGiTGEnvfeauTE/s1197/maria-antonietta-con-figli-le-brun.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1197" data-original-width="935" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY1PXiI_OXEGrxrppwZQSgTBQRWuzTaT3JItWSRnt407D_eKd5ZZSDh-qffnF4XZBiVnnGFPKyMIGMTvJUQ0tre4Vf6-4_azFOExMBOIIOWcIkxuOkII80V4dNjgEQ64D8DuA_7Mwrbs6AUO3_UPxh_X4uG7SdR2GNHTPlCisCQYaGiTGEnvfeauTE/w313-h400/maria-antonietta-con-figli-le-brun.jpg" width="313" /></a></div>Nonostante l'insuccesso del grande ritratto di Wertmuller, in cui la regina è ritratta con il primo Delfino e Madame Royale, D'Angivillier, sovrintendente alle arti, non aveva rinunciato all'idea di presentare al pubblico l'immagine di Maria Antonietta glorificata nel suo ruolo di madre. Così, nel settembre del 1785, un nuovo lavoro fu commissionato a Madame Vigée Le Brun. <br />Alla pittrice fu offerta la cifra colossale di 18.000 livres (circa 180.000 euro odierne) ma ella avrebbe dovuto attenersi ad alcune istruzioni. L'opera avrebbe dovuto essere monumentale e avrebbe dovuto rappresentare la sovrana, nei suoi appartamenti, con i suoi bambini, al fine di testimoniare la solidità della corona e di illustrare un ideale di virtù domestica. <br /><br />L'elaborazione del dipinto non fu senza problematiche perché la pittrice inizialmente non aveva idea di come disporre la composizione e impiegò ben due anni per completare quello che è considerato il suo capolavoro.</div><div>Elisabeth si ispirava spesso a Raffaello e chiese consiglio al collega David che le suggerì di ispirarsi alle Sacre Famiglie del tardo Rinascimento presenti al Louvre. Il dialogo tra i due colleghi fu riportato dal collaboratore di David nelle sue memorie:</div><div><br /></div><div><i>"Ma mio caro David, non temete che potrebbero accusarmi di plagio?"</i></div><div><i>"Prendete da li tutto quello che vi serve, vi garantisco che dopo che avrete sistemato qua e la tutta una serie di abbellimenti alla moda, nessuno potrà rendersi conto che avete preso spunto da una composizione di Raffaello. Fate come Molière. Prendete ciò che volete, dove volete".</i></div><div><span></span><span></span></div><span><a name='more'></a></span><div>La pittrice moltiplicò le fonti di ispirazione: per la disposizione generale e la direzione della luce e in particolare per l'idea della culla, si ispirò alla <b>Madonna della gatta</b> di Giulio Romano; per la posizione decentrata del delfino e il movimento del suo braccio fonte di ispirazione fu <b>La Madonna dell'Impannata di Raffaello</b>; per la posizione estatica di Madame Royale si ispirò alla Maddalena presente nella <b>Madonna di San Girolamo</b> del Correggio; per la dormiente Sofia Elena Beatrice, ancora in vita quando il dipinto venne concepito, la pittrice aveva pensato di ispirarsi alla <b>Madonna del diadema blu</b> di Raffaello e al<b> Sonno di Gesù Bambino</b> di Charles Lebrun. </div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7t-6ql_dnRHxCflJuRpMQaNJLLqxBOFe-k5-VUpwUnuUWuphurm6GYSVPFYWiOFH_CdMaekGJha3zhpl4adjvy8iPRKs_3bGsJ8aAEnPpniWsdWVfAgsx4FzNiNsWgaPlrMFGBSR74THGAdfEWs83TrSYUnUsqCRupg34F8LHqwIdrBdOxWJvkUG8/s797/madonna-gatta-giulio-romano.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="797" data-original-width="710" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7t-6ql_dnRHxCflJuRpMQaNJLLqxBOFe-k5-VUpwUnuUWuphurm6GYSVPFYWiOFH_CdMaekGJha3zhpl4adjvy8iPRKs_3bGsJ8aAEnPpniWsdWVfAgsx4FzNiNsWgaPlrMFGBSR74THGAdfEWs83TrSYUnUsqCRupg34F8LHqwIdrBdOxWJvkUG8/w356-h400/madonna-gatta-giulio-romano.jpg" width="356" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Madonna della gatta - Giulio Romano, 1522<br /><br /></td></tr></tbody></table><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1tqTy9IOun6DiNztovWQeh4y_EKoE6a7tzM99ia91CRl0Avt-OA_zr_9pNDGAvgxZw-Rrq1DeZSIDvOi546XuAgibhSu27QQT0V5D-e_3ZmyL1xvG3RR6NGoP9IuH31ejQkJR3-gRCd8i_D1GyJjCN8P_BxiAqjdZfHjq3dw1uoZFDvC5_eM-Y3it/s1037/madonna-impannata-raffaello.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1037" data-original-width="832" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1tqTy9IOun6DiNztovWQeh4y_EKoE6a7tzM99ia91CRl0Avt-OA_zr_9pNDGAvgxZw-Rrq1DeZSIDvOi546XuAgibhSu27QQT0V5D-e_3ZmyL1xvG3RR6NGoP9IuH31ejQkJR3-gRCd8i_D1GyJjCN8P_BxiAqjdZfHjq3dw1uoZFDvC5_eM-Y3it/w321-h400/madonna-impannata-raffaello.jpg" width="321" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Madonna dell'impannata - Raffaello, 1513/14</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrWkMjPsq5NsbwLJr8RA3MKv8Uk6N9TvxjVruA1vtpabt6RNr_5tWvsYT55-YYe6KxhmmyJqQF4NRQovnNNcSlG_ZU6d-UtigreZvkgZZn4TLqe9pG7kdelQaThUmqPE4N7b6wDnB-Jd79wMBngJn1dca3UeE0H2jih5hkELRO9ofGNW6YVljYT-cJ/s1914/madonna-san-girolamo.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1914" data-original-width="1338" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrWkMjPsq5NsbwLJr8RA3MKv8Uk6N9TvxjVruA1vtpabt6RNr_5tWvsYT55-YYe6KxhmmyJqQF4NRQovnNNcSlG_ZU6d-UtigreZvkgZZn4TLqe9pG7kdelQaThUmqPE4N7b6wDnB-Jd79wMBngJn1dca3UeE0H2jih5hkELRO9ofGNW6YVljYT-cJ/w280-h400/madonna-san-girolamo.jpg" width="280" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madonna di San Girolamo - Corrreggio, 1528</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOtzXE_zlJeU9O80g9WTFL88ijXmyyjrCA2CPqi4fTZuuyHcV5k4LJzsH7yZoWXmahFgrSH4FNJM-IVSbHVIjS0b8LYGrg2qOaYiY8rBOoSk_JP6-eT_Kz5sipxSeg-kJnl0s8HNUL8Hen6140f3o9Yn4aDj2QqE2tebWZjy8HFz28Tq7uXjJalyFQ/s2148/madonna-diadema-blu-raffaello.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2148" data-original-width="1482" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOtzXE_zlJeU9O80g9WTFL88ijXmyyjrCA2CPqi4fTZuuyHcV5k4LJzsH7yZoWXmahFgrSH4FNJM-IVSbHVIjS0b8LYGrg2qOaYiY8rBOoSk_JP6-eT_Kz5sipxSeg-kJnl0s8HNUL8Hen6140f3o9Yn4aDj2QqE2tebWZjy8HFz28Tq7uXjJalyFQ/w276-h400/madonna-diadema-blu-raffaello.jpg" width="276" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madonna del diadema blu - Raffaello, 1512</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQGj_AnOjHzcSSHT6phXq1kjZBWK0gtj27qvZhcyb80y0GXUxKN_8v_9drc03Wl8nzr_IAVSUBllQdAHm2cnJqtVJgyR0REhFnE2qU6mjtAEivGy9DwVqv2I07HTKfmp7W2_APTQfmcTuoOMZTnUSXUwZujCrcS_6SWWsj59-nBwAX0wgyilRQBWbz/s1024/sonno-ges%C3%B9-bambino%20-%20charles-lebrun.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="1024" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQGj_AnOjHzcSSHT6phXq1kjZBWK0gtj27qvZhcyb80y0GXUxKN_8v_9drc03Wl8nzr_IAVSUBllQdAHm2cnJqtVJgyR0REhFnE2qU6mjtAEivGy9DwVqv2I07HTKfmp7W2_APTQfmcTuoOMZTnUSXUwZujCrcS_6SWWsj59-nBwAX0wgyilRQBWbz/w400-h299/sonno-ges%C3%B9-bambino%20-%20charles-lebrun.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sonno di Gesù Bambino - Charles Lebrun, 1655</td></tr></tbody></table><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Della piccola Sofia (non presente nel dipinto in quanto morta prematuramente prima che il quadro venisse ultimato) sono rimaste solo alcune congetture sul modo in cui la pittrice l'avrebbe dovuta ritrarre. La stessa Le Brun, nelle sue memorie, non parla di schizzi preparatori riguardanti la principessina: <i>"L'ultima seduta che mi concesse Sua Maestà fu al Trianon, dove realizzai i suoi capelli per il grande dipinto in cui appare con i suoi figli. Dopo aver fatto i capelli della Regina, oltre a studi separati del Delfino, di Madame Royale e del Duca di Normandia, mi dedicai al mio dipinto, al quale attribuivo grande importanza". </i>Nelle Mémoires Secrets si evince che l'assenza della bambina, resa ancora più pesante dalla culla vuota, aveva provocato mille congetture: che il quadro fosse stato ordinato proprio nel momento in cui la bambina moriva e che a maggior ragione l'opera fosse di carattere solenne e commemorativo; al contrario qualcuno assicurava che la bambina fosse inizialmente presente nel dipinto, ritratta dormiente mentre il fratello maggiore, il Delfino Luigi Giuseppe, con il dito indice portato alle labbra, indicava agli spettatori di non disturbarne il sonno; che l'artista avesse in seguito eliminato la principessina dal dipinto, cambiando l'azione del braccio sinistro del Delfino. </div><div>Recenti radiografie realizzate sulla tela, non hanno però rilevato alcuna modifica ma soprattutto nessuna presenza nella culla. Sofia Elena Beatrice non fu mai posta nel dipinto ma certamente l'idea iniziale della pittrice era quella di ritrarla nella culla mentre dormiva.</div><div><br /></div><div>Dopo aver realizzato gli studi dei volti, la pittrice ottenne dalla garde-meuble reale, nel luglio del 1786, gli accessori necessari per la composizione.</div><div>Il sontuoso dipinto, il più grande mai creato dalla Vigée Le Brun, è intriso di toni caldi e trame lussuose. Gli spettatori che hanno familiarità con Versailles possono riconoscere sullo sfondo a sinistra la Galleria degli Specchi, un omaggio a Luigi XIV, sovrano assoluto che di Versailles fu l'ideatore. La variazione dei colori è perfettamente padroneggiata: complementarietà dei rossi, verdi, ocra dei tessuti, colori che si trovano associati negli arabeschi e nei fiori dei cuscini e dei tappeti mentre la luce proveniente dalla Galleria degli Specchi illumina la scena. </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Z5flAxqujDVxdalqnvW4SLnLYqXUShdZbOx8VaBjtlzUP39t33S1dOB6rKFNMzyjCtthDoOk1MSpct8KCSM4Id0L5vecWIyh4TdhwBRZ2J1M73loeFSnwXZZkMwxlQg92Z6rlcV76vCpcK_akDPG6FQzo0fOhfKICYAH2xRbtsp5D2wdKNgpIPU8/s1687/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1035" data-original-width="1687" height="392" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Z5flAxqujDVxdalqnvW4SLnLYqXUShdZbOx8VaBjtlzUP39t33S1dOB6rKFNMzyjCtthDoOk1MSpct8KCSM4Id0L5vecWIyh4TdhwBRZ2J1M73loeFSnwXZZkMwxlQg92Z6rlcV76vCpcK_akDPG6FQzo0fOhfKICYAH2xRbtsp5D2wdKNgpIPU8/w640-h392/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(1).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4Y3apJLnjqjzrS_8L0xWtLVCcWYXC-wWDmotWrwnwIddEvFoqltnOFwy0Hdw_oZQqbj3gb11OdTrvthXsApmOXXKr2r2Jh0ggRnFU0JAKavOmaUrnmZD2-BqcpJI7HTswQxmxU5KzKc1PVyDdy9fQIf5Y2apRIgNmvDpLMiirAiP6WUE4m0aVi6gL/s1585/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(7).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1585" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4Y3apJLnjqjzrS_8L0xWtLVCcWYXC-wWDmotWrwnwIddEvFoqltnOFwy0Hdw_oZQqbj3gb11OdTrvthXsApmOXXKr2r2Jh0ggRnFU0JAKavOmaUrnmZD2-BqcpJI7HTswQxmxU5KzKc1PVyDdy9fQIf5Y2apRIgNmvDpLMiirAiP6WUE4m0aVi6gL/w484-h640/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(7).jpg" width="484" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLi2hPW0ddPSQ0P-lx9tBi3TVKsulCuLTT54hp2vMFhE0kQW1HYM2kAFa4rcngs4MwDmDOQiC7HVmYHUz81mQn_OAnw9hdz6fS9OW54f3DlFi60N-vfstB0o9ne0hvKa9Y4HdykIeKl-REnIDDyZiP4vsQz6w5cs4O4Xv080B2ODEVYHc6pf8chYV/s1031/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(1).png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1031" data-original-width="608" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLi2hPW0ddPSQ0P-lx9tBi3TVKsulCuLTT54hp2vMFhE0kQW1HYM2kAFa4rcngs4MwDmDOQiC7HVmYHUz81mQn_OAnw9hdz6fS9OW54f3DlFi60N-vfstB0o9ne0hvKa9Y4HdykIeKl-REnIDDyZiP4vsQz6w5cs4O4Xv080B2ODEVYHc6pf8chYV/w377-h640/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(1).png" width="377" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9sIquFV8U_oN2iRpSuDMa-ePLqoC6v0vk8DrTfYQIlblG1-0ntoLf-Mcur3CPgVa8LJkEdoGXp7xDn2j9yZp569cCcvnk3235f_4AAWfJmRqLibF4q86GddpP-MCJPHPugTAgm_yc9jsXOE2sSXortRp8m4gFhyEdmY3JouDg0p6-uikQENw9FsQc/s2363/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(2).jpg"><img border="0" data-original-height="2363" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9sIquFV8U_oN2iRpSuDMa-ePLqoC6v0vk8DrTfYQIlblG1-0ntoLf-Mcur3CPgVa8LJkEdoGXp7xDn2j9yZp569cCcvnk3235f_4AAWfJmRqLibF4q86GddpP-MCJPHPugTAgm_yc9jsXOE2sSXortRp8m4gFhyEdmY3JouDg0p6-uikQENw9FsQc/w325-h640/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(2).jpg" width="325" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSpi4HyhcU9hibXr5VgLk75eG4it_Bjkl1TE-8G1lzP0JtsnT9Crc2D3rrzNcIogxRhl2-TaQaIPGZnc5EZWoFoKPpbGZO2LxD2LK1EZCdivTy3CnMmg0VIauOvtg3q5uFzPv_rQMbH6T6YUSx8eUBs3F26tQ3tEi2lgVs8zyteIoa_xyxPT6tCtW1/s1024/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(3).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="644" data-original-width="1024" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSpi4HyhcU9hibXr5VgLk75eG4it_Bjkl1TE-8G1lzP0JtsnT9Crc2D3rrzNcIogxRhl2-TaQaIPGZnc5EZWoFoKPpbGZO2LxD2LK1EZCdivTy3CnMmg0VIauOvtg3q5uFzPv_rQMbH6T6YUSx8eUBs3F26tQ3tEi2lgVs8zyteIoa_xyxPT6tCtW1/w640-h402/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(3).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSzJnV8nkRQA6WkR5d1WXQQYe1MWD-x1EMWMuSb6TD4X_paZq4Z1YQF6TL2Fx5kh-S3dBZqkU5D1qysMnDkIHWcXZy9ElcWWbun3pv8-_SIkP8Ld_eyXog8peyDJrYfpaVfebsYL-ZldYqGknQb1y73kHeM8grXSFEPGGbs89hnMKZuB-K7I9ISDzu/s1460/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(4).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1460" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSzJnV8nkRQA6WkR5d1WXQQYe1MWD-x1EMWMuSb6TD4X_paZq4Z1YQF6TL2Fx5kh-S3dBZqkU5D1qysMnDkIHWcXZy9ElcWWbun3pv8-_SIkP8Ld_eyXog8peyDJrYfpaVfebsYL-ZldYqGknQb1y73kHeM8grXSFEPGGbs89hnMKZuB-K7I9ISDzu/w526-h640/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(4).jpg" width="526" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkpe1h2uORdBW8ZMvbP4LSky4v-aXs7EDQbv2osrYfbBrepcedNkgbZLR-dHek8Al1sOqRvMq8TpUQho3fiHVY72ycpI8Undn3vpMiJUQK4GQmwLSBJKxObi6_oXKfSTSWDKKaBX9QCBM6x_D0S2QGunOsnrIx6jKukuQcP6inJe7cpsDx3R3GlR7S/s650/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(5).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="456" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkpe1h2uORdBW8ZMvbP4LSky4v-aXs7EDQbv2osrYfbBrepcedNkgbZLR-dHek8Al1sOqRvMq8TpUQho3fiHVY72ycpI8Undn3vpMiJUQK4GQmwLSBJKxObi6_oXKfSTSWDKKaBX9QCBM6x_D0S2QGunOsnrIx6jKukuQcP6inJe7cpsDx3R3GlR7S/w448-h640/maria-antonietta-figli-le-brun-dettagli%20(5).jpg" width="448" /></a></div><br /><div>Con indosso un copricapo piumato di aigrette e piume di struzzo abbinate al suo vestito di velluto rosso foderato di martora (chiaramente preso in "prestito" dalla pittrice dal ritratto della pia regina Maria Leszczynska opera di Nattier) la regina, a figura intera e a grandezza naturale, diventa una figura sacra: centrata nella tela, e con i piedi nascosti sotto di lei, “sembra quasi essere galleggiante”; indossa pochi gioielli, orecchini di perle e un braccialetto di perle, monili che ella prediligeva perché mettevano in risalto la bellezza del collo e delle mani. La nobiltà del portamento è accentuata dal pennacchio che adorna il copricapo di velluto rosso. Il petto appare florido e maestoso esaltato da un leggero velo di seta. La reputazione di frivolezza e licenziosità della regina lascia il posto alla sacralità della figura materna. </div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFfWDel-oC5c1gD4QbDBFt73VwHhp2QF_orm4TLShZSewYWT6rMciSePjHmy9Nry-ciPCV96ke1BSM_G-aUaOl-vbplBW4BCUcItHlWG3IUTaK_pOAOCrR8DIC30gQdowCN3GFStMNh7sU1wU0nIQ_NhLoGPk1RBVkO-uMvh0JX9RBgHtmcYKHB31C/s1346/Maria%20-%20Leszczy%C5%84ska.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1346" data-original-width="1024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFfWDel-oC5c1gD4QbDBFt73VwHhp2QF_orm4TLShZSewYWT6rMciSePjHmy9Nry-ciPCV96ke1BSM_G-aUaOl-vbplBW4BCUcItHlWG3IUTaK_pOAOCrR8DIC30gQdowCN3GFStMNh7sU1wU0nIQ_NhLoGPk1RBVkO-uMvh0JX9RBgHtmcYKHB31C/w486-h640/Maria%20-%20Leszczy%C5%84ska.jpg" width="486" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Leszczyńska - Jean-Marc Nattier</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div>In effetti il dipinto è ricco di riferimenti alla pittura religiosa e storica. Rifacendosi ad una frase dell'Emilio di Rousseau <i>"rispettiamo meno una madre della quale non vediamo i figli"</i>, Madame Le Brun pone in piena luce i bambini. Il portagioie di Bélanger e Gouthière sulla cui sommità è posta la corona della Regina, è collocato volutamente nell'ombra, il potere e la regalità in secondo piano rispetto ai bambini; un riferimento a Cornelia che ospitando in casa una madre che faceva sfoggio di monili, le presentò i propri figli esclamando: <i>"Ecco i miei gioielli!"</i>. In questo modo la Vigée Le Brun suggerisce allo spettatore che i veri gioielli della regina sono i suoi figli.</div><div><br /></div><div>Madame Royale è appoggiata amorevolmente al braccio della madre che sembra quasi voler consolare della perdita della piccola Sofia e dalle sue preoccupazioni; il piccolo duca di Normandia è seduto sulle ginocchia della madre e come tutti i bambini costretti a fare qualcosa di poco gradito appare infastidito e poco propenso a stare fermo, mentre il Delfino, in disparte, con indosso il nastro azzurro e la targa dell'Ordine dello Spirito Santo, apre il sipario di una culla vuota, alludendo alla morte prematura di Sofia Elena Beatrice, scomparsa a undici mesi durante l'esecuzione del dipinto, e indica qualcosa.</div><div>C'è la convinzione che il Delfino indichi appunto la culla vuota della sorellina parata a lutto, in realtà parrebbe che il bambino stia indicando il fratellino più piccolo e qui i punti interrogativi sul significato del gesto sono tanti.</div><div>La Le Brun, come già detto, si era ispirata alle composizioni triangolari delle Sacre Famiglie rinascimentali. In numerosi dipinti compare spesso una figura con il dito indice a indicare qualcosa. Nella Madonna dell'impannata cui la pittrice si ispirò per la posizione del Delfino, Giovanni Battista bambino indica il piccolo Gesù sulle ginocchia della Vergine. Il dito è simbolo di quell’indicare Gesù come il vero Messia atteso e finalmente giunto, stornando l’attenzione da sé (il Battista ne era solo il precursore). Nel 1787, anno di realizzazione del dipinto, la salute del Delfino era assai compromessa ed erano in molti a vedere nel duca di Normandia il futuro erede al trono. L'espressione della regina, già afflitta per la morte dell'ultimogenita, sembrerebbe confermare le sue preoccupazioni per il Delfino: Maria Antonietta, nonostante la radiosità del suo incarnato che la Le Brun sapeva così magnificamente riportare su tela, appare distratta e preoccupata, con lo sguardo trasognato e assente. In una lettera del 1788 la regina scriveva al fratello, Giuseppe II: <i>"il mio figliolo maggiore mi da molte preoccupazioni. E' lievemente deforme, un'anca è più alta dell'altra e nel dorso le vertebre sono un poco spostate e prominenti. Da qualche tempo ha sempre la febbre, è magro e deperito."</i></div><div>In mancanza di elementi certi è difficile dare un'interpretazione ma non è improbabile che la pittrice tramite la sua opera, abbia voluto lanciare un messaggio di speranza alla corona di Francia, indicando nel duca di Normandia, il garante della continuità dinastica.</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh48xJbwkyU-N-Rej0yXhsBKUmMV-KQDIN4dA03w6q2zUY9IP9I8nWA-j7RUgHj-n9WYCV460kRi5qpTvBeG1pvrp_1QwzPCchS6g9fczHwa3nsIu-wE-WOSXfwx_uDuEsEH2p9Fi1NV9hi399oUTAP4q2zDTGJhIzIuMviAhyu9Gd7DASwq7ioIPQe/s800/salon-louvre-1787.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="534" data-original-width="800" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh48xJbwkyU-N-Rej0yXhsBKUmMV-KQDIN4dA03w6q2zUY9IP9I8nWA-j7RUgHj-n9WYCV460kRi5qpTvBeG1pvrp_1QwzPCchS6g9fczHwa3nsIu-wE-WOSXfwx_uDuEsEH2p9Fi1NV9hi399oUTAP4q2zDTGJhIzIuMviAhyu9Gd7DASwq7ioIPQe/w640-h428/salon-louvre-1787.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Acquaforte di Pietro Antonio Martini che rappresenta il Salon del Louvre nel 1787, anno in cui fu esposto il ritratto della regina con i figli. Il dipinto è ben visibile a centro della scena.<br />Parigi, Biblioteca Nazionale</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div>Il 25 agosto 1787, le porte del Salon si aprirono ma il ritratto non era esposto. L'Affare della Collana aveva definitivamente rovinato la reputazione della regina e Parigi aveva messo alla gogna la sovrana. La pittrice che si sentiva particolarmente inquieta, non aveva osato inviare la tela al Salon. Lo spazio destinato al dipinto rimasto vuoto dava un brutto effetto. Ciò ispirò a qualcuno la celebre pasquinata: <b><i>"Voilà le Déficit".</i></b></div><div><b><i><br /></i></b></div><div>La pittrice scrive nei suoi Ricordi:</div><div><i><br /></i></div><div><i>"La cornice, che era stata portata lì da sola, era sufficiente perché provocasse mille commenti maliziosi. "Ecco dove finiscono i soldi", dissero, e una serie di altre cose che mi parvero i commenti più amari. Alla fine inviai il mio dipinto ma non riuscii a trovare il coraggio di seguirlo e scoprire quale sarebbe stato il suo destino, tanto era spaventata che potesse essere accolto malamente dal pubblico. Ed effettivamente per la paura mi ammalai. Mi chiusi nella mia stanza, ed ero lì, pregando il Signore per il successo della mia "famiglia reale", quando mio fratello e una schiera di amici sopraggiunsero per dirmi che il mio quadro aveva avuto un successo unanime."</i></div><div><br /></div><div>Il dipinto fu successivamente trasferito a Versailles e inizialmente esposto nella Galleria degli Specchi perché tutti potessero ammirarlo. Successivamente fu posizionato nel Salone di Marte. Scrive la Le Brun nelle sue Memorie:</div><div><br /></div><div><i>"Dal Salon, il quadro fu trasferito a Versailles, e il signor d'Angevilliers, allora ministro delle Belle Arti e direttore delle residenze reali, mi presentò a sua Maestà il Re. Luigi XVI mi concesse un lungo colloquio per dirmi che era molto contento. Poi aggiunse, continuando a parlare del mio lavoro, "Non capisco nulla di pittura ma il quadro mi piace molto". Il dipinto fu collocato in una delle stanze di Versailles dove la Regina passava per andare e tornare dalla messa. Dopo la morte del Delfino, avvenuta all'inizio del 1789, la vista del quadro le ricordava così acutamente la perdita crudele che aveva sofferto da non riuscire a passare attraverso la stanza senza versare lacrime. Ordinò quindi a M.d'Angevilliers di portar via il dipinto, e la considerazione che aveva per me fece si che mi informasse personalmente dei motivi della rimozione. </i></div><div><i>Devo alla sensibilità della Regina la salvezza del mio quadro, poiché le pescivendole che in seguito (nelle giornate di ottobre) si diressero a Versailles dalle Loro Maestà l'avrebbero sicuramente distrutto, come fecero con il letto della Regina, che fu spietatamente lacerato."<br /><br /></i></div><div>Più precisamente Madame Campan scrive nelle sue memorie che il quadro fu <i>"salvato dal furore dei rivoluzionari grazie all'interessamento dei commissari incaricati di </i></div><div><i>proteggere l'arredamento di Versailles."</i></div><div><br /></div><div>Della cifra colossale pattuita con la pittrice, fu versato un acconto di 6000 livres (circa 60.000 euro) ma pare che, nonostante le ripetute richieste di Mme Le Brun e di suo marito, la cifra spettante all'artista non fu mai del tutto pagata.</div><div><br /></div><div>Le reazioni dell'epoca, checch'è ne dica la Le Brun non furono del tutto unanimi nel ritenere l'opera il suo capolavoro ma anzi in molti la rimproverarono di aver dato <i>"alla pelle di una donna di trent'anni" una trasparenza inverosimilmente diafana",</i> anche se la somiglianza di Maria Antonietta nel ritratto fu molto lodata persino dal conte d'Hézècques al quale la regina non stava per niente simpatica.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo3uWmMjxUVp5KlVV_zXr7H83UY4M7-546aBn1x63OxgcSIzBBmIFyieRuK78kOSLO24KHuFLXAs6gv4Iq5hL-3o2iVpulkIVSCo9fr-MhabMuxBbg8NHUBVJcVTyAW-SVShXfuZK66hWeQQUjLJiUfyuUW6Xdq34qWzwC7SUuCRTUSkWvOg13Dmlp/s800/maria-antonietta-con-figli-dettagli%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="353" data-original-width="800" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo3uWmMjxUVp5KlVV_zXr7H83UY4M7-546aBn1x63OxgcSIzBBmIFyieRuK78kOSLO24KHuFLXAs6gv4Iq5hL-3o2iVpulkIVSCo9fr-MhabMuxBbg8NHUBVJcVTyAW-SVShXfuZK66hWeQQUjLJiUfyuUW6Xdq34qWzwC7SUuCRTUSkWvOg13Dmlp/w640-h282/maria-antonietta-con-figli-dettagli%20(1).jpg" width="640" /></a></div><div><br /></div><div><br /></div><div>L'opera non salvò la reputazione di Maria Antonietta e anche da un punto di vista politico il dipinto fu l'ennesimo fallimento di D'Angiviller. L'Affare della Collana ma anche il fatto che la pittrice fosse ritenuta da molti l'amante dell'odiato ministro Calon, non aiutarono a riabilitare la figura della regina ormai ritenuta la fonte di tutti i mali della Francia.</div><div><br /></div><div>Nelle Memorie della pittrice si apprende che quando ella tornò in Francia dopo il lungo e volontario esilio, trovò il grande ritratto della regina con i suoi figli, relegato in un angolo del Palazzo di Versailles: <i>"Ho lasciato Parigi una mattina per vederlo. Giunta alla porta dei Principi, una guardia mi condusse nella stanza che lo custodiva, la cui entrata era proibita al pubblico, e la guardia che ci aprì la porta, riconoscendomi per avermi visto a Roma, esclamò: Ah! Come sono felice di ricevere qui Madame Lebrun!</i></div><div><i>Quest'uomo si affrettò a girare il mio quadro, le cui figure erano poste contro il muro, perché Bonaparte, saputo che molta gente veniva a vederlo, aveva ordinato che fosse rimosso. L'ordine, come si vede, fu eseguito malissimo, poiché continuò ad essere mostrato...".</i></div><div><br /></div><div>Se però il dipinto non ebbe inizialmente il successo sperato, eppur vero che nel secolo successivo divenne una sorta di icona. L'imperatrice Eugenia, grande ammiratrice di Maria Antonietta, si fece ritrarre con il figlio da Winterhalter in un quadro che nella posa e nel colore della veste ricorda quello di Maria Antonietta con i figli.</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaCQVEahXm0R9KjJln2c3hPhGB-mIUtiryaWcXqK9ORDpkxAcjbk-p1hepvdHYxFDm-z6Hzl1Rl1H2L_aiqHBILA9i10mXHVwH7k2NOE-aLf_XEJHowz0WGKQ5qOtZHIa-nH76FZhZMsaUcGlKxX2OZk-UbYF2HFaFdYZcSdH-wphaEIMxNGV9GsW5/s600/imperatice-eugenia-winterhalter.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="375" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaCQVEahXm0R9KjJln2c3hPhGB-mIUtiryaWcXqK9ORDpkxAcjbk-p1hepvdHYxFDm-z6Hzl1Rl1H2L_aiqHBILA9i10mXHVwH7k2NOE-aLf_XEJHowz0WGKQ5qOtZHIa-nH76FZhZMsaUcGlKxX2OZk-UbYF2HFaFdYZcSdH-wphaEIMxNGV9GsW5/w400-h640/imperatice-eugenia-winterhalter.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'imperatrice Eugenia con il figlio - Franz-Xavier Winterhalter, 1870</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div>A Schoenbrunn il grande salotto da ricevimento di Maria Teresa ha preso il nome di "Stanza di Maria Antonietta" per via dell'arazzo Gobelin che un tempo l'adornava, donato dall'Imperatore Napoleone III all'imperatrice Elisabetta nel 1868, che mostrava la regina di Francia con i suoi tre figli, copia del famoso ritratto di Madame Vigée Lebrun.</div><div>In un famoso quadro di Franz von Matsch si può appunto vedere l'arazzo, mentre i Principi Tedeschi, guidati dall'Imperatore Guglielmo II, porgono gli auguri a Francesco Giuseppe per il sessantenario del suo regno.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRSoWaVOsneGOlxGG3Hj_7AbBqLbDRcn1MPVAuh3p8FDbL1rDaPN_UdA8NvikG5bJCG7qxKBjYkDXE7jUOBMEF7zS-MKw34EBC-9r-Pw2kSB-TIJyD86_GPuuNIhZ3g7qzz4kwisySXLxgNn-y6iB5zyQ2Ypvio2K3RhG0v5FmNhnWj9hJR2Yvsrel/s1024/Francesco-Giuseppe-60-anni-regno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="745" data-original-width="1024" height="466" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRSoWaVOsneGOlxGG3Hj_7AbBqLbDRcn1MPVAuh3p8FDbL1rDaPN_UdA8NvikG5bJCG7qxKBjYkDXE7jUOBMEF7zS-MKw34EBC-9r-Pw2kSB-TIJyD86_GPuuNIhZ3g7qzz4kwisySXLxgNn-y6iB5zyQ2Ypvio2K3RhG0v5FmNhnWj9hJR2Yvsrel/w640-h466/Francesco-Giuseppe-60-anni-regno.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div>Infine un arazzo Gobelin raffigurante Maria Antonietta con i figli, fu donato dal presidente francese Albert Lebrun alla zarina Alessandra nel 1902, in occasione di una visita in Russia. Alessandra, anche lei come Eugenia grande ammiratrice di Maria Antonietta, fece collocare l'arazzo nella Sala da ricevimento formale del Palazzo di Alessandro a San Pietroburgo e sulla scrivania della sua stanza al Palazzo d'inverno teneva un ritratto di Maria Antonietta; le persone che entravano in quelle stanze rimanevano un po' turbate, pensando che non fosse di buon auspicio la figura di una regina morta così tragicamente. </div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpL4i8kTEpVzWaXl5nVEz44YfcbxCExoNzrwRCaEF9Gud_3uMFF3DborPN_SjK2mRuGhA-14aFusno-W-5-p7WMxY2TUvY86swFdr-xDxlL-U2rCGZjW9vUetnexBs7BsbgI12WYAMinyHhCn9FsDglfvhLl1S6EAVcdq_DvqtLO5JMZZiF2v2RmV/s738/zarina-alessandra-arazzo-maria-antonietta%20(2).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="738" data-original-width="736" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpL4i8kTEpVzWaXl5nVEz44YfcbxCExoNzrwRCaEF9Gud_3uMFF3DborPN_SjK2mRuGhA-14aFusno-W-5-p7WMxY2TUvY86swFdr-xDxlL-U2rCGZjW9vUetnexBs7BsbgI12WYAMinyHhCn9FsDglfvhLl1S6EAVcdq_DvqtLO5JMZZiF2v2RmV/w638-h640/zarina-alessandra-arazzo-maria-antonietta%20(2).jpg" width="638" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'arazzo Gobelin della zarina Alessandra in una fotografia antecedente al 1917</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;">l'<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJpT1HJJbXcvCbv5cCKMJVXvCLlRlciQAxmtGU6lgAZiSjJtW27bFPFXwqbH0ZGQcgdPi5LGazaAUAWj8spSZcLwQPMyQVk2lNURjcYjRcjB15SGxWAery3x-sjQpOT8puus27XG5QeJVfCfjZEBaMNKMV8krUpw_ObCtE2_IuxN2smWRgUJGIlIAM/s1345/zarina-alessandra-arazzo-maria-antonietta%20(1).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1345" data-original-width="1024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJpT1HJJbXcvCbv5cCKMJVXvCLlRlciQAxmtGU6lgAZiSjJtW27bFPFXwqbH0ZGQcgdPi5LGazaAUAWj8spSZcLwQPMyQVk2lNURjcYjRcjB15SGxWAery3x-sjQpOT8puus27XG5QeJVfCfjZEBaMNKMV8krUpw_ObCtE2_IuxN2smWRgUJGIlIAM/w488-h640/zarina-alessandra-arazzo-maria-antonietta%20(1).jpg" width="488" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'arazzo appartenuto alla Zarina Alessandra</td></tr></tbody></table><div><br /></div><div>Oggi il ritratto della regina con i suoi bambini è esposto nell'Antichambre du Grand Couvert, seconda sala del Grand Appartement de la Reine, destinata al tempo di Maria Antonietta ai pranzi ufficiali della famiglia reale.</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEoqZ3yf4Cw6eIvN_yj4mVpmIDHojfWx2U2NBSFYnH-hAUr3a6Ra97MWmNf_tMtMwgrHP0AO0wh5uzNRP7CgoyX18siXihrxqR9XJCApUmnv1VTHqGqAU8RJGmxjScW0IW2gZovuS_sfIm-XuAM2x0o72DTdt3Do3iCGFJCUPbAPrQnl3TzXh7DndM/s758/antichambre-grand-couvert.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="505" data-original-width="758" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEoqZ3yf4Cw6eIvN_yj4mVpmIDHojfWx2U2NBSFYnH-hAUr3a6Ra97MWmNf_tMtMwgrHP0AO0wh5uzNRP7CgoyX18siXihrxqR9XJCApUmnv1VTHqGqAU8RJGmxjScW0IW2gZovuS_sfIm-XuAM2x0o72DTdt3Do3iCGFJCUPbAPrQnl3TzXh7DndM/w640-h426/antichambre-grand-couvert.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'antichambre du grand couvert a Versailles dove oggi è esposto il ritratto della regina con i figli</td></tr></tbody></table><br /><div><br /></div></div>
Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-12487028695654196822022-12-06T01:37:00.006+01:002022-12-06T19:06:05.572+01:00La prima rappresentazione di un Albero di Natale<p style="text-align: justify;">La piccola incisione realizzata da Joseph Kellner negli anni '80 del Settecento e conservata presso la Collezione Grafica Statale di Monaco di Baviera, mostra una famiglia agiata nel giorno di Natale. In un angolo della stanza c'è un albero che ad un esame più attento risulta essere un fascio di rami di bosso. I rami sono decorati con gli "Springerle", biscotti tipici della Germania del sud, a base di anice, con delle mele e con l'immagine di un angelo illuminato dalle candele.<br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Rs5m2QDjHz5xi8ghFJiYJVbWkQ7o31-F_58OauJRy3Nuv1X5S4fugfesra_E_MCtwwV4l-ELlb3cigaCpy6tDEAdEQHnlUgp7eTld4ThqbC8wB-bB-tPfxcPjoF-TGkGIk4N-U2ezaw_buW6ChO3Duq-M_VlKYuBVHqiLdE7sTXDT7d2nAyhJ9J-/s769/albero-natale-prima-rappresentazione%20(2).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="769" data-original-width="768" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2Rs5m2QDjHz5xi8ghFJiYJVbWkQ7o31-F_58OauJRy3Nuv1X5S4fugfesra_E_MCtwwV4l-ELlb3cigaCpy6tDEAdEQHnlUgp7eTld4ThqbC8wB-bB-tPfxcPjoF-TGkGIk4N-U2ezaw_buW6ChO3Duq-M_VlKYuBVHqiLdE7sTXDT7d2nAyhJ9J-/w640-h640/albero-natale-prima-rappresentazione%20(2).jpg" width="640" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2fqwNKutAHmTnav6kuB5KEFLsnjAZWrprQOgnVy13aCtjgHAt01JnR0vXQynCwh3PIvhlngoVGIkN7zvJYfU8UswORzDi18KXo8MX398YeV-otZIvUr1YbnMqkM_Ekb_s8qCXKXk-TWbPB-Cvnl9pkyQr7P8Ud49y0o7QdZfFGeU-PjBBnSsHS-An/s750/joseph-kellner-giorno-natale-xviii-secolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="507" data-original-width="750" height="433" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2fqwNKutAHmTnav6kuB5KEFLsnjAZWrprQOgnVy13aCtjgHAt01JnR0vXQynCwh3PIvhlngoVGIkN7zvJYfU8UswORzDi18KXo8MX398YeV-otZIvUr1YbnMqkM_Ekb_s8qCXKXk-TWbPB-Cvnl9pkyQr7P8Ud49y0o7QdZfFGeU-PjBBnSsHS-An/w640-h433/joseph-kellner-giorno-natale-xviii-secolo.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">La principessa Palatina, in una lettera a sua figlia Elisabetta Carlotta divenuta duchessa di Lorena (futura nonna paterna di Maria Antonietta) ricordava non senza nostalgia l'albero di Natale della sua infanzia e i relativi doni che venivano fatti ai bambini per il giorno di Natale:<i> "Non so se da voi c'è il diletto in uso in Germania chiamato Christkindl, cioè bambin Gesù (tradizionale portatore di doni di Natale nei paesi germanici), dove i tavoli vengono disposti come altari e guarniti di doni per ogni bambino, vestiti nuovi, soldi, sete, bambole, caramelle e ogni genere di cose. Alberi di bosso vengono disposti su questi tavoli e a ciascun ramo viene attaccata una candelina: l'effetto è bellissimo."</i></div><p style="text-align: justify;"><br />La descrizione rilasciata dalla Palatina è perfettamente in linea con tutti gli elementi raffigurati nell'incisione di Kellner che ad oggi è la prima rappresentazione che si conosca di un albero di Natale.</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-58418971069965618222022-11-29T19:39:00.004+01:002022-11-29T19:41:36.623+01:00Unseen Versailles<p style="text-align: justify;"><i> "I luoghi che una volta la conobbero, la conoscono da sempre. A Versailles, dove una domenica pomeriggio andammo a vedere i giochi delle grandi fontane, sentimmo ovunque la sua meravigliosa presenza. Camminava sorridente lungo la sala dei banchetti e lo scalone d'onore, e fuori sulle terrazze e accanto alle fontane. Stava in piedi, bianca di terrore, ma ancora tutta regina, sul balcone da cui, ottantasei anni fa, guardava la folla ululante e assassina. Ci ha preceduti, fuori dal grande cancello, prigioniera. </i><i>Nessun'altra regina, nessuna amante reale, infesta così il grande palazzo... ma lei è lì, non per il potere della sua bellezza o sventura, ma per la grazia della sua penitenza." </i>(Grace Greenwood, 21 novembre 1875, The New York Times)</p><p style="text-align: justify;">Nelle immagini a seguire alcune fotografie di Deborah Turbeville celebre per il romanticismo e per le atmosfere inquietanti dei suoi scatti. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIzVoTEJR8JaYZtl147ckGqmVJQbbOsqf4tp9-bsGjlI1GnMV-F8_3KaBxu3QtPivDTX26ywwcfbLk_6rktnWiav3jSoy4Zj5velrBK6uy56tKmeJs9tTNf4VlHQL7N-kaeF_vy_7gR-WWodEa3lRpNrNhZHOkrBAuIoNiumxeabyvxoSzzh_SXyUM/s588/unseen-versailles%20(5).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="414" data-original-width="588" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIzVoTEJR8JaYZtl147ckGqmVJQbbOsqf4tp9-bsGjlI1GnMV-F8_3KaBxu3QtPivDTX26ywwcfbLk_6rktnWiav3jSoy4Zj5velrBK6uy56tKmeJs9tTNf4VlHQL7N-kaeF_vy_7gR-WWodEa3lRpNrNhZHOkrBAuIoNiumxeabyvxoSzzh_SXyUM/w640-h450/unseen-versailles%20(5).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDyqfNazU-3vZyAaAuLOGOKn8HtlSVipsSOlExJv2pJbqagFp0DjR1Vro4_V7HIqOOC_x26ybsncRjeQ-PIkYbqr9mtjVJuFF4_AWzombPWH9mTVYmMKJxXT9bPFcTm-IscnFEfjl7VcSYUfsTKc6nb9JDpAYFUToqy58Wad3CclO7JvDTKdHZVGlP/s736/unseen-versailles%20(6).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="643" data-original-width="736" height="560" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDyqfNazU-3vZyAaAuLOGOKn8HtlSVipsSOlExJv2pJbqagFp0DjR1Vro4_V7HIqOOC_x26ybsncRjeQ-PIkYbqr9mtjVJuFF4_AWzombPWH9mTVYmMKJxXT9bPFcTm-IscnFEfjl7VcSYUfsTKc6nb9JDpAYFUToqy58Wad3CclO7JvDTKdHZVGlP/w640-h560/unseen-versailles%20(6).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb0ujsdXhd8-SxSm7qzNdOvkqfJauq1ZJ8Y9e4PiZMOY9-VOgc_djtGP1mXV0PwsRK6M09VmQhPd3U7uVxvSv_NzlqZa8g-VGP9WX16YRwQW4WNkk59kwX361uOD2PAqojx46dXf7W_MwlhW33FkjyPdk7DOdXVeSskP3EfhAR_8pk4pR-KuQ23-0S/s1024/unseen-versailles%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="825" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb0ujsdXhd8-SxSm7qzNdOvkqfJauq1ZJ8Y9e4PiZMOY9-VOgc_djtGP1mXV0PwsRK6M09VmQhPd3U7uVxvSv_NzlqZa8g-VGP9WX16YRwQW4WNkk59kwX361uOD2PAqojx46dXf7W_MwlhW33FkjyPdk7DOdXVeSskP3EfhAR_8pk4pR-KuQ23-0S/w516-h640/unseen-versailles%20(1).jpg" width="516" /></a><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ88nwjf5k6Ltc3CPDQ_2oUO-xKRpIgMOMHGjbIYh_Dhel15bzrIz_BgWKcC3scSf6YzX3Nq9XzBiD_j942oSjyjmXjPMK-jqhz_xnWse1uSfkvvDdtTne2lD50pDpUp49QY_i6lO-HgFgrC4wb4XkzMewPuRw1aoGL3BUiNz-v-eO44EuQqp9GnuU/s1280/unseen-versailles%20(4).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="841" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ88nwjf5k6Ltc3CPDQ_2oUO-xKRpIgMOMHGjbIYh_Dhel15bzrIz_BgWKcC3scSf6YzX3Nq9XzBiD_j942oSjyjmXjPMK-jqhz_xnWse1uSfkvvDdtTne2lD50pDpUp49QY_i6lO-HgFgrC4wb4XkzMewPuRw1aoGL3BUiNz-v-eO44EuQqp9GnuU/w420-h640/unseen-versailles%20(4).jpg" width="420" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi716IUoyBzNo7XClht6uGpNz9zU9m1vKxQY8HftfLLHXxYWJl2MK8YfRbSw1Ug75SHy2bzC2x85A2Xx1ysecAdCdW-bEp0Dycp8A_oJE7vM44iMj-8j5o1QzITnq7HBLoOHfpFRkgdJyCieCmxQ3ibSeHttBH18Hwrgc-fyMkenlDKLAEjdtf0FsgO/s299/unseen-versailles%20(7).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="169" data-original-width="299" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi716IUoyBzNo7XClht6uGpNz9zU9m1vKxQY8HftfLLHXxYWJl2MK8YfRbSw1Ug75SHy2bzC2x85A2Xx1ysecAdCdW-bEp0Dycp8A_oJE7vM44iMj-8j5o1QzITnq7HBLoOHfpFRkgdJyCieCmxQ3ibSeHttBH18Hwrgc-fyMkenlDKLAEjdtf0FsgO/w640-h362/unseen-versailles%20(7).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzeiU59MOLwwdM70yFWHzTCSjZGEsl8XbNkuyAjeZnnEFo-MzCziUmxCKiYwWkbChAh12et9bVIaRuCNp4_lg6-sq4w5fDh6OS94L8GXpSK6FURyilT2UUOnM1EZLdqxVUlLjIG9RJiKbI88FrGIwlF0hwX6Wa0yCN4syrjY2Go8lEtNCGXD2NALbp/s1280/unseen-versailles%20(2).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1280" height="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzeiU59MOLwwdM70yFWHzTCSjZGEsl8XbNkuyAjeZnnEFo-MzCziUmxCKiYwWkbChAh12et9bVIaRuCNp4_lg6-sq4w5fDh6OS94L8GXpSK6FURyilT2UUOnM1EZLdqxVUlLjIG9RJiKbI88FrGIwlF0hwX6Wa0yCN4syrjY2Go8lEtNCGXD2NALbp/w640-h350/unseen-versailles%20(2).jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil2NQPBrqtMCoGaUOFo8pW-Vt04jsXxbpD3y39KiRJsuYyeRm2KAJUhePC80uZb6tAlSdAAva7V8720aPBn8Pd-FBtT2S5KXRwmchMZX3B5z2MafNFb__4QDuDAaJiStqLyejYrlRtOn4Yh31syHvDHPEKnhX28TKjCmE_5jG16kGKqATFRW3TiuNq/s1280/unseen-versailles%20(3).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="891" data-original-width="1280" height="446" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil2NQPBrqtMCoGaUOFo8pW-Vt04jsXxbpD3y39KiRJsuYyeRm2KAJUhePC80uZb6tAlSdAAva7V8720aPBn8Pd-FBtT2S5KXRwmchMZX3B5z2MafNFb__4QDuDAaJiStqLyejYrlRtOn4Yh31syHvDHPEKnhX28TKjCmE_5jG16kGKqATFRW3TiuNq/w640-h446/unseen-versailles%20(3).jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: justify;">Alla fine degli anni'70 la fotografa viveva a Parigi e avrebbe voluto curare un servizio di moda all'interno del castello di Versailles ma le fu rifiutato l'accesso. Fortunatamente, grazie a Jacqueline Kennedy, sua amica e ammiratrice, le fu concesso il permesso di scattare delle foto durante la ristrutturazione del castello. La Turbeville trascorse l'intero inverno a Versailles e ciò che ne trasse fu una serie di immagini spettrali, eleganti, nebulose, immerse in una atmosfera decadente ed onirica.</p><p style="text-align: justify;">La fotografa privilegiò le stanze inutilizzate della reggia rimaste immutate, cospargendo i pavimenti di foglie autunnali per sottolinearne l'abbandono e l'incuria.</p><p style="text-align: justify;">Nel 1981 la Turbeville presentò il suo lavoro nel libro "Unseen Versailles".</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-84879495139612439752022-11-14T02:10:00.005+01:002023-01-19T12:57:57.333+01:00La contessa de Feuillide, la cugina "esotica" ed eccentrica di Jane Austen<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnwOV6dLvP_wb1ge0kE-E3cVhOri44bWLP3SPBftY0fKaGjKUMsDAoJ9pp1Dbz73-BGpXB66WNb10V41IN1SAmRP_aN4bkPAtUWbMZ4ph4iGZPKNmA8FwutzWPZu1YWHfR1C8Y1GHRyH4LN4JkIJPQEORH2p_eLMthVnsDMeURsGmodd8uOG5Z0YNE/s297/eliza-capot.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="297" data-original-width="235" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnwOV6dLvP_wb1ge0kE-E3cVhOri44bWLP3SPBftY0fKaGjKUMsDAoJ9pp1Dbz73-BGpXB66WNb10V41IN1SAmRP_aN4bkPAtUWbMZ4ph4iGZPKNmA8FwutzWPZu1YWHfR1C8Y1GHRyH4LN4JkIJPQEORH2p_eLMthVnsDMeURsGmodd8uOG5Z0YNE/s1600/eliza-capot.jpg" width="235" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Eliza Capot in una miniatura</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Nel film "Becoming Jane", viene a tratti accennata la figura della ricca cugina vedova di <b>Jane Austen</b>, <b>Eliza Capot, Contessa de Feullide</b>, interpretata dall'attrice Lucy Cohu.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Eliza, nata Hancock, fu cugina di primo grado e più tardi cognata, della scrittrice. Si ritiene che sia stata fonte di ispirazione per una serie di opere della Austen, come Lady Susan (protagonista dell'omonimo romanzo epistolare) e Mary Crawford, tra i protagonisti principali di Mansfield Park. </p><p style="text-align: justify;">Nata a Calcutta, da Tysoe Saul Hanchok un chirurgo che aveva seguito in India la Compagnia inglese delle Indie Orientali, e da Philadelphia Austen, sorella del reverendo George Austen, padre di Jane, Eliza si trasferì nel 1765 in Inghilterra con la famiglia e nel 1779 in Francia con la madre stabilendosi nella Parigi cosmopolita. Fu qui che Eliza incontrò il suo futuro marito Jean-François Capot de Feuillide, descritto come audace, accattivante e affascinante con la reputazione di essere uno degli uomini più belli del suo tempo. Quando Eliza lo incontrò, si era affermato come capitano del reggimento dei dragoni della regina autotitolandosi conte di Feuillide anche se non era conte ma semplicemente figlio di un avvocato di provincia ex sindaco di Nérac.</p><p style="text-align: justify;">Eliza gli fu presentata come erede di incommensurabili ricchezze perché l'abile madre aveva fatto sapere in tutta Parigi che la ragazza era figlioccia di Lord Hastings, Governatore delle Indie, che qualcuno ancora oggi indica come il vero padre di Eliza. <br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7aAPDSjLLR11aFn-DrQOLLMA-kxUeiSflg3-ROl1HTzYhSC9yJocSAAixlz3txixGR6Wig1EOP8Zf_2_7ZXgy-O-_P2S-6qH0iEEaSyuk_YaRpNW5J7jyO0jU4GELLxDeImgyUCUe1KujrcEbpeB8bYDHMNTZeLQxLpeJ4YWb20zZGkuks_14L7eA/s800/joshua%20Reynolds,%20Eliza%20capot-famiglia.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="632" data-original-width="800" height="506" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7aAPDSjLLR11aFn-DrQOLLMA-kxUeiSflg3-ROl1HTzYhSC9yJocSAAixlz3txixGR6Wig1EOP8Zf_2_7ZXgy-O-_P2S-6qH0iEEaSyuk_YaRpNW5J7jyO0jU4GELLxDeImgyUCUe1KujrcEbpeB8bYDHMNTZeLQxLpeJ4YWb20zZGkuks_14L7eA/w640-h506/joshua%20Reynolds,%20Eliza%20capot-famiglia.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: justify;">Tysoe Saul Hancock ritratto con la moglie Philadelphia Austen, la piccola Eliza e la domestica indiana Clarinda in un dipinto di Sir Joshua Reynolds, 1763</span></td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Eppure, né Feuillide né Eliza erano nobili o ricchi come si pensava. Per quanto riguarda lo stato finanziario di Feuillide, quando suo padre morì nel 1779, non ricevette la quantità di terra o ricchezza prevista. Inoltre, la tenuta di 5.000 acri che possedeva era un'inutile palude che aveva acquisito a causa della posizione di suo padre nel dipartimento forestale. Per essere di qualche valore, doveva essere prosciugato e convertito in terreno agricolo e il conte non aveva i soldi necessari per portare a termine il compito a meno che non avesse sposato una ricca ereditiera, ed Eliza che aveva ricevuto in eredità dal padrino il generoso dono di 10.000 sterline, era la donna che faceva al caso suo.<br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Ad ogni modo il matrimonio tra Eliza e il conte di Feuillide fu vantaggioso per entrambi: lui poté risolvere i suoi problemi finanziari grazie alla dote della moglie e lei, grazie al marito, ebbe un titolo che innalzò il suo status in società. La neo coniata Eliza de Feuillide iniziò a condurre una vita eccitante piena di balli scintillanti, feste brillanti ed eventi illustri. </p><p style="text-align: justify;">La personalità di Eliza, considerata eccentrica e anticonformista per l'epoca in cui visse, può essere ricostruita grazie alle trentadue lettere ad oggi note, inviate tra il maggio 1780 e l'ottobre 1801 al cugino Philadelphia Walter noto come Philly. Questa corrispondenza è stata ampiamente analizzata perché permette di comprendere meglio sia la personalità di Eliza de Feuillide sia l'importanza che ebbe nell'opera di Jane Austen. </p><p style="text-align: justify;">In una lettera a Philly, Eliza descrive il fascino della vita parigina ed è naturalmente la raffinatezza della regina che lei vide a Versailles per la prima volta il 16 maggio 1780 a colpirla. Nella lettera Eliza descrive così <b>Maria Antonietta</b>:</p><p style="text-align: justify;"><i>"La regina è una donna molto bella, ha una carnagione molto bella, ed è effettivamente bellissima; era vestita in modo molto elegante, indossava un corsetto e una sottoveste verde chiaro ricoperta da una garza d'argento trasparente, sottoveste e maniche pieghettate, grandi mazzi di rose disposti in punti diversi, un sorprendente grande bouquet di fiori di lilla bianchi, con garze, piume, nastri e diamanti mischiati tra i capelli. Il suo collo era completamente scoperto e adornato da una sottile catena di diamanti, di cui aveva anche dei bellissimi braccialetti; era senza guanti, suppongo per mostrare le sue mani e le sue braccia, che sono senza dubbio le più bianche e le più belle che abbia mai visto.''</i></p><p style="text-align: justify;">Quando il 22 ottobre 1781 nacque il delfino, Louis Joseph, vi furono molti eventi celebrativi. Eliza partecipò ad alcuni di questi e di questo periodo memorabile scrisse a Philly affermando:</p><p style="text-align: justify;"><i>“Parigi è stata straordinariamente allegra quest'anno per via della nascita del Delfino. Questo evento è stato celebrato con luminarie, fuochi d'artificio, balli, ecc. Quest'ultimo intrattenimento offerto a corte è stato sorprendentemente bello. La Corte di Francia è sempre brillante, ma in questa occasione la magnificenza era al di là di ogni immaginazione”.</i></p><p style="text-align: justify;">Seguirono altre lettere a Philly come quella che gli fu scritta nel maggio del 1783 e che menzionava Longchamps e come carrozze e cavalieri apparissero lì proprio come facevano a Rotten Row ad Hyde Park. Della versione parigina di Rotten Row a Longchamps Eliza de Feuillide scrisse:</p><p style="text-align: justify;"><i>“Gli Eleganti o i giovani alla moda sono in genere o a cavallo o in carrozze scoperte. La regina e la famiglia reale sono generalmente presenti e ciò che ha contribuito alla bellezza dello spettacolo quest'anno sono state le principesse che hanno fatto la loro comparsa in calash scoperti trainati da sei cavalli; le più eleganti erano la duchessa di Chartres, cugina di sua maestà e la principessa di Lamballe, la cui bellezza naturale non avrebbe avuto bisogno di tutti gli abbellimenti di cui aveva fatto uso per l'occasione."</i></p><p style="text-align: justify;">Dopo la nascita del suo unico figlio che sarebbe morto adolescente a causa dell'epilessia, e dopo la presa della Bastiglia, Eliza si stabilì in Inghilterra con madre e figlio, presso lo zio George Austen, padre di Jane. Suo marito, fedele alla monarchia francese, fu arrestato per cospirazione contro la Repubblica e ghigliottinato nel 1794.</p><p style="text-align: justify;">Eliza che era sempre stata una donna civettuola, vivace ed estroversa e con modi accattivanti che attiravano moltissimi ammiratori, fu ovviamente addolorata per la morte del marito, ma poiché non lo aveva sposato per amore, poté presto godersi la sua vita da vedova single. Molti uomini si fecero avanti esternadole il loro interesse e tra i tanti pretendenti ci furono due dei fratelli di Jane Austen, James e Henry. Dopo un lungo corteggiamento, alla fine ebbe la meglio il cugino Henry che la sposò nel 1797.<br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD5iqDKplN61lcCj26VZR0_kFfz9CY1l5ZmzUwmeXDq7rOEQN03S2A6jmqc4Ge42QrJTGn8s3OWIzRHRwDTg2rOYFErpwf2uwL3x8raZa7xHvNw9dyPvhGS-UGo6VtKN8l_sfpFP0CKbT6tsOkoKqNmoCIAtb_ixpFmCfy_QVSsgbJHZWf5PrHKXtE/s720/becoming-jane-eliza-capot.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="477" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD5iqDKplN61lcCj26VZR0_kFfz9CY1l5ZmzUwmeXDq7rOEQN03S2A6jmqc4Ge42QrJTGn8s3OWIzRHRwDTg2rOYFErpwf2uwL3x8raZa7xHvNw9dyPvhGS-UGo6VtKN8l_sfpFP0CKbT6tsOkoKqNmoCIAtb_ixpFmCfy_QVSsgbJHZWf5PrHKXtE/w424-h640/becoming-jane-eliza-capot.jpg" width="424" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'attrice Lucy Cohu interpreta Eliza Capot nel film del 2007 "Becoming Jane"</td></tr></tbody></table><p></p><p style="text-align: justify;">Il matrimonio fu piuttosto riuscito e nel corso degli anni Eliza si dedicò ad organizzare feste e ricevimenti tentando di ricreare lo stile di Versailles, ovviamente su scala estremamente ridotta.</p><p style="text-align: justify;">Morì il 25 aprile 1813 per un cancro al seno, lo stesso male che aveva portato via la madre e, secondo quanto riferito, Jane era al suo capezzale. Fu sepolta nel cimitero della parrocchia accanto alla madre e all'amato figlio. L'epitaffio voluto dal marito, ancora oggi visibile nonostante il tempo lo abbia reso sbiadito, recita:</p><p style="text-align: justify;">“Alla memoria di Elizabeth, moglie di HT Austen, già vedova del conte de Feuillide, donna di mente brillante, generosa e colta, disinteressata e caritatevole, morì dopo lunghe e dure sofferenze il 25 aprile 1813 all'età di 50 anni, con molto rammarico rimpianta dai saggi e dai giusti e profondamente rimpianta dai poveri."</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-1480535573278793172022-11-10T02:40:00.006+01:002022-11-10T12:04:18.379+01:00La Rosa di Mittau<p style="text-align: justify;">Questo dipinto di Jean-Charles Tardieu-Cochin intitolato "La Rosa di Mittau", oggi conservato presso il Museo di Versailles, fu realizzato nel 1816 in piena Restaurazione per commemorare un episodio avvenuto nel 1799 a Mittau, dove la famiglia reale si trovava in esilio.<br /></p><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidu3riLIhsChxphwCusQfeQWBspn0KnsUnVqoTWdDdTK6O4sLS2SQDkEkB2lR17XDgN6q-87RRD45HUUyRGc1UMECYMU7NJHWPhXGNpVxVQA3FFsaFGjlDzXvym_MFYLmY24Pu2d8Zvv5fCoOtcJvSCcLmUdon4d-id1rJZIHDZz7-8ka0zEMoTwYD/s1632/rosa-mittau.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1238" data-original-width="1632" height="486" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidu3riLIhsChxphwCusQfeQWBspn0KnsUnVqoTWdDdTK6O4sLS2SQDkEkB2lR17XDgN6q-87RRD45HUUyRGc1UMECYMU7NJHWPhXGNpVxVQA3FFsaFGjlDzXvym_MFYLmY24Pu2d8Zvv5fCoOtcJvSCcLmUdon4d-id1rJZIHDZz7-8ka0zEMoTwYD/w640-h486/rosa-mittau.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Esposto al Salon nel 1817, il dipinto presentava la seguente nota nel libretto: "Durante il soggiorno che Luigi XVIII fece a Mittau (nel 1799), questo principe si degnò di coronare con le sue mani una "rosière". Si narra che la giovane vergine, dopo essersi inchinata rispettosamente sotto il diadema di rose che il monarca le poneva sulla fronte, gli disse queste parole profetiche: "Sire, che Dio ve la restituisca". </div><p></p><p style="text-align: justify;">Ma che cosa si intendeva per "rosière"?<br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Una rosière era una giovane ragazza che veniva premiata per la sua reputazione virtuosa. Istituita, secondo la leggenda, da San Médard alla fine del v secolo, la Fête de la Rosière nacque a Salency (Oise). La tradizione dunque, molto antica, consisteva, in origine, nella consegna di una corona di rose (da cui il nome) alla fanciulla la cui irreprensibile condotta, per virtù, pietà e modestia, contraddistingueva il paese.</p><p style="text-align: justify;">Il difficile periodo dell'esilio veniva così abilmente rievocato sotto forma di uno scenario rurale, bonario e quasi familiare, ma comunque con un reale significato politico.</p><p style="text-align: justify;">La pittura di Tardieu è caratteristica di una concezione sempre più aneddotica della rappresentazione della storia, tipica della Restaurazione e della Monarchia di luglio. Con questo quadro il pittore gioca soprattutto sulla pittoresca assemblea contadina, nella tradizione del 18° secolo (che ricorda le scene russe del pittore e incisore Leprince, allora molto di moda). I costumi e, soprattutto, gli elementi architettonici dell'arredo rafforzano questo aspetto. Ma l'elemento principale è comunque la persona del re stesso, circondato dai suoi parenti, come i duchi d'Angouleme (Marie Thérèse rigorosamente in nero perché ancora in lutto per la morte dei suoi genitori) . </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicsQLbzXkJylGQfHqsib_0FGzUrDlhC-x7h-411w-dk7T9PfSkiHDcEC7sH2eXSHgn_FmmAs8MlEBy87m7srvbkU10PRR-Ilxis1cLqFsajuXgLUI9gS9MD-qCj_wHKrUXQMqylO6pWYVKO-yaXvsQ8JfCnh6Mwh1K1CfsJOIsbn6n3gOBwENksrqt/s633/rosa-mittau.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="544" data-original-width="633" height="550" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicsQLbzXkJylGQfHqsib_0FGzUrDlhC-x7h-411w-dk7T9PfSkiHDcEC7sH2eXSHgn_FmmAs8MlEBy87m7srvbkU10PRR-Ilxis1cLqFsajuXgLUI9gS9MD-qCj_wHKrUXQMqylO6pWYVKO-yaXvsQ8JfCnh6Mwh1K1CfsJOIsbn6n3gOBwENksrqt/w640-h550/rosa-mittau.png" width="640" /></a></div><p style="text-align: justify;">Vestito con un abito civile di velluto rosso, con il cordone azzurro dell'Ordine dello Spirito Santo, Luigi XVIII si comporta qui come il suo antenato Enrico IV: vicino al popolo mantenendo la sua dignità. Questo è uno dei tratti emblematici della propaganda monarchica sotto la Restaurazione, che mette in luce il fondatore del ramo borbonico, cercando di giocare sulla popolarità ininterrotta del "Vert-Galant".</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-15709526576085663612022-10-25T16:22:00.006+02:002022-10-25T16:26:43.924+02:00Maria Antonietta nel ritratto postumo di Madame Vigée Le Brun <p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGoYTGM587un_GuO3nbLheR_GRDUngukNNoaWUq9GfLrp_tRhBJIFaJFNUEcuwcFFbjnFW5Zj62kIUZ2MdOfJmdGkJvvsZWUlmcxiQFi8ETCfqS5W1lzfNGv9sm_DluM8t6lqSmGgH1WCh1KQu7lBRGpRT8qwTd9ghWHG0tdTiLCjmUamsuuNzmNh/s640/maria-antonietta-postumo.png" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="519" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsGoYTGM587un_GuO3nbLheR_GRDUngukNNoaWUq9GfLrp_tRhBJIFaJFNUEcuwcFFbjnFW5Zj62kIUZ2MdOfJmdGkJvvsZWUlmcxiQFi8ETCfqS5W1lzfNGv9sm_DluM8t6lqSmGgH1WCh1KQu7lBRGpRT8qwTd9ghWHG0tdTiLCjmUamsuuNzmNh/s16000/maria-antonietta-postumo.png" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Antonietta nel ritratto postumo di Madame Vigée Le Brun - 1800</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il presente ritratto è la testimonianza più toccante del rapporto tra Madame Vigée Le Brun e la regina Maria Antonietta. Realizzato su un piccolo pannello di legno con una finitura molto lucida che ricorda un quadro di gabinetto olandese del '600, il ritratto fu eseguito postumo e interamente a memoria verso la fine del soggiorno della pittrice a San Pietroburgo. La regina è raffigurata con una semplice sottoveste di mussola che ricorda quella che indossava per l'esecuzione, il cui candore simboleggia la sua innocenza e il suo martirio. Il ritratto è firmato in basso a destra come era solita fare l'artista, mentre un'iscrizione, sul retro del pannello, indica che fu realizzato nell'anno 1800. La pittrice inviò il suo lavoro alla figlia della regina per mezzo del conte de Cossé. Nelle sue memorie Madame Vigée Le Brun racconta la genesi del dipinto; era stata invitata a Mittau dalla famiglia reale in esilio ma per motivi personali e professionali aveva dovuto declinare l'invito:</div><p></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;"><i>"Il conte de Cossé arrivò a Pietroburgo da Mittau dove aveva appena lasciato la famiglia reale. Mi fece visita per convincermi a rendere visita ai principi dicendo che sarebbero stati molto felici di vedermi. In quel momento fui molto dispiaciuta perché non potevo lasciare mia figlia malata, e inoltre dovevo adempiere alle commissioni di ritratti che avevo accettato non solo da clienti importanti ma anche dalla famiglia imperiale, che mi impedivano di lasciare Pietroburgo per un po' di tempo. Espressi la mia angoscia al signor de Cossé, e poiché sarebbe tornato presto a Mittau, dipinsi subito a memoria il ritratto della regina, pregandolo di presentarlo alla duchessa d'Angouleme."</i></p><p style="text-align: justify;">Nonostante il dipinto fosse stato realizzato rapidamente, il ritratto non mostra segni di fretta. Magistrale nella sua esecuzione, venne rifinito con strati su strati di squisita smaltatura traslucida. Gli occhi della regina brillano, e mostra una bellezza e una freschezza che ricordano l'aspetto che doveva avere quando la pittrice la incontrò per la prima volta. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0_sSalHOp50zNQh5pOjY9ClCeKxVffKrkWgbPDNW5sRQXoaOufvIML0CYwjXQu66V9Q8b5Hp-_hh-snaGvkMnLjGm9b7BBrAvow_po81hlouaskJbKMO4ZFuohzrxPTAH5urK17CyR-ef55cACyhgutH_YYWYjpv4-3cX-gGT91QK6qwRw_y3NdCj/s1575/Vig%C3%A9e-Lebrun-1800.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1575" data-original-width="1332" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0_sSalHOp50zNQh5pOjY9ClCeKxVffKrkWgbPDNW5sRQXoaOufvIML0CYwjXQu66V9Q8b5Hp-_hh-snaGvkMnLjGm9b7BBrAvow_po81hlouaskJbKMO4ZFuohzrxPTAH5urK17CyR-ef55cACyhgutH_YYWYjpv4-3cX-gGT91QK6qwRw_y3NdCj/w542-h640/Vig%C3%A9e-Lebrun-1800.jpg" width="542" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madame Vigée Le Brun in un autoritratto - 1800</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Il ritratto fu un piacere dolceamaro per la duchessa d'Angouleme che infatti scrisse una toccante lettera di ringraziamento alla pittrice:</p><p style="text-align: justify;"><i>Mittau, 15 aprile 1800</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Il conte de Cossé mi ha rimesso, Madame, il ritratto di mia madre, che voi gli avevate incaricato di portarmi. Mi avete dato la doppia soddisfazione di vedere in una bellissima opera un'immagine molto cara al mio cuore, giudicate dunque quanto vi sono grata di avere impiegato le vostre rare doti per darmi questa prova dei vostri sentimenti e siate certa che lo sento più profondamente di quanto possa esprimere. Potete contare ugualmente, Madame, sui miei sentimenti per voi.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Marie Thérese</i></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC3gzD4D3DpxN_n1dAjoVeRrH3WbOnsgAftbaSvxILc3-bAoUveXMiRQyHh0pDPOF-mp9gbTkKv3W1e8UedluP3y3szzDwvvqQPIUVLBFXl6LFYKc03j_0RDlmFNZIUrs-A1e6mB1hk_4TMpXDnaXVZUnIg863t3o18h2ZEd8EZ8jPKKsVva5Ir2ou/s1021/lettera-duchessa-angouleme.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="672" data-original-width="1021" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC3gzD4D3DpxN_n1dAjoVeRrH3WbOnsgAftbaSvxILc3-bAoUveXMiRQyHh0pDPOF-mp9gbTkKv3W1e8UedluP3y3szzDwvvqQPIUVLBFXl6LFYKc03j_0RDlmFNZIUrs-A1e6mB1hk_4TMpXDnaXVZUnIg863t3o18h2ZEd8EZ8jPKKsVva5Ir2ou/w640-h422/lettera-duchessa-angouleme.png" width="640" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">Questa lettera venduta all'asta a Versailles, presso L'Hotel des Chevau-Légers, l'8 marzo 1977, oggi è stata di nuovo messa all'asta per il prossimo 3 novembre presso l'Hôtel des Ventes Bordeaux Quinconces.</p><p style="text-align: justify;">Quanto al ritratto fu battuto all'asta da Christie's nel 2016 e oggi è in mano ad un privato.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-48534364955861732392022-10-22T17:10:00.008+02:002022-10-23T00:54:42.781+02:00Una nuova attribuzione?<p></p><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPMLGjI9lN6R-w0RlnQ-p9ftcqiV9QYpU-ojdQ9cr7_lpeBY9cyKi89uB3KL-M5Ceem3xp0ZeCjoPLRN4KxRRWYSnMPr-nEjaJvyQKoleZDzgjAguR5OmA9N0HNeQ6ZeW94R1GItIKm9BsyONYYji5jWAnIPVEg4cMUVKqHDR2gP2_eAbZrkKeTZ1j/s1195/david-maria-antonietta%20(1).jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1195" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPMLGjI9lN6R-w0RlnQ-p9ftcqiV9QYpU-ojdQ9cr7_lpeBY9cyKi89uB3KL-M5Ceem3xp0ZeCjoPLRN4KxRRWYSnMPr-nEjaJvyQKoleZDzgjAguR5OmA9N0HNeQ6ZeW94R1GItIKm9BsyONYYji5jWAnIPVEg4cMUVKqHDR2gP2_eAbZrkKeTZ1j/w428-h640/david-maria-antonietta%20(1).jpg" width="428" /></a></div>La mostra <i>"Marie Antoinette:Métamorphoses d'une Image"</i> tenutati a Parigi tra il 2019 e il 2020, aveva riportato alla luce, nel mondo dell'arte, la querelle sulla vera paternità dell'ultimo ritratto della regina: il famoso schizzo che la immortala in cammino verso la ghigliottina. Secondo alcuni il vero autore non sarebbe David e lo schizzo non sarebbe stato eseguito dal vivo. Numerosi esperti d'arte tra cui Philippe Bordes e Xavier Salmon, concordano sul fatto che il disegno non corrisponda allo stile di David; non ci sarebbero peraltro prove che lo schizzo sia davvero opera sua. La presunta errata attribuzione risalirebbe all'antico proprietario dell'opera, tale Jean-Louis Soluavie, colui che scrisse sotto il disegno originale: <i>"Ritratto di Maria Antonietta regina di Francia condotta alla morte, disegnato a penna da David, spettatore della scena dalla finestra della cittadina Jullien (Rosalie Ducrollay) moglie del rappresentante Jullien, che mi raccontò questa storia".</i></div><div style="text-align: justify;">Secondo Salmon l'artista più papabile ad aver eseguito il famoso disegno, sarebbe Vivant Denon; molte opere dell'artista furono erroneamente attribuite a David in passato. I due erano peraltro amici e David aveva aiutato il collega a trovare lavoro nella Parigi rivoluzionaria. Denon che viaggiava spesso era stato espulso da Venezia nel luglio 1793, come spia della Convenzione, ma non tornò a Parigi fino a metà dicembre, quasi due mesi dopo l'esecuzione di Maria Antonietta (il 16 ottobre il pittore si trovava a Firenze). Dunque non avrebbe potuto essere un testimone oculare dell'esecuzione della regina e lo schizzo sarebbe quindi un lavoro di fantasia, <i>un croquis inventé de toute pièce.</i></div><div style="text-align: justify;">Secondo la nuova interpretazione, Denon, fervente rivoluzionario, odiava Maria Antonietta poiché nel 1785 lo aveva fatto richiamare dal suo incarico a Napoli. Fu quindi "p<i>our assouvir sa détestation</i>" che l'artista creò questo schizzo caricaturale.<br /></div><span><a name='more'></a></span><p></p><p style="text-align: justify;">A sostegno dell'opera di fantasia ci sarebbe la testimonianza di un certo Jean-Gabriel-Philippe Morice che nelle sue memorie, edite nel 1892, ricorda il giorno dell'esecuzione della regina. Il 16 ottobre 1793 Morice si trovava in rue Saint-Honoré (il luogo in cui, secondo alcuni, David avrebbe eseguito in estemporanea, l'ultimo ritratto della regina) quando vide Maria Antonietta condotta al patibolo:</p><p style="text-align: justify;"><i>"La sua testa era nuda e i suoi capelli erano già stati tagliati. Tuttavia, aveva ancora abbastanza capelli per essere infastidita quando il vento glieli soffiava negli occhi. Poiché aveva le mani legate dietro la schiena, era obbligata a scuotere la testa di tanto in tanto. Nel momento in cui il carro arrivò davanti alla chiesa dell'Assunta, dove mi trovavo io, il boia cercò di aiutarla a rassettare i capelli; ella voltò la testa dall'altra parte, con un gesto di orrore." </i></p><p></p><div style="text-align: justify;">Dunque, stando a questa testimonianza, la regina non indossava la cuffia quasi sempre presente nelle opere che la ritraggono nei suoi ultimi momenti. In quasi tutte le biografie si da per scontata la presenza della cuffia. Per ora l'unica testimonianza contraria è questa di Morice che, all'epoca dei fatti, aveva 17 anni. È strano che nei suoi ricordi la cuffia non compaia ma anzi egli specifica che la regina era a capo nudo. Un particolare interessante perché in genere le memorie dell'epoca, quasi tutte agiografiche, fanno riferimento ad elementi divenuti dei dogmi. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma in che modo questo bozzetto è arrivato a noi? L'opera apparteneva ad un collezionista, l'abate Jean-Louis Giraud Soulavie che, secondo la nota allegata, lo ottenne dalla moglie dell'ex membro della Convenzione Marc Antoine Jullien.</div><p></p><div><div style="text-align: justify;">La collezione di Soulavie fu acquistata da Eugène de Beauharnais, figlio dell'imperatrice Giuseppina. Il disegno fu in seguito battuto all'asta da Drouot nel 1904 e acquistato dal barone de Rothschild che lo lasciò in eredità al Museo del Louvre nel 1936</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma chi era Madame Jullien, dalla quale Soulavie aveva ottenuto il bozzetto? La sua voluminosa corrispondenza, pubblicata da Annie Duprat con il titolo "Les affaires d'état est mes affaires de coeur", mostra che era una convinta sostenitrice di Robespierre, anche se dopo la morte dell'Incorruttibile, per paura di ritorsioni si discostò dalla sua memoria.</div><div style="text-align: justify;">David, secondo quanto riportato sulla nota, si trovava presso una finestra dell'abitazione dei signori Jullien quando realizzò questo schizzo ma sempre Annie Duprat, sostiene che Jullien era assente da Parigi al momento dell'esecuzione della regina ed in ogni caso il suo alloggio, in rue Saint-André-des-Arts, non si trovava direttamente sulla rotta della carretta. Paul Belaiche-Daninos, nel romanzo "Les Soixante-Seize jours de Marie Antoinette à la Conciergerie", suggerisce che l'abitazione dalla quale David avrebbe realizzato il ritratto della regina, fosse al n. 1 di rue des Prouvaires, all'angolo di rue Saint-Honoré. </div><div><div style="text-align: justify;">Una seconda tesi è quella di Stefan Zweig che nella biografia della regina, colloca il pittore David al Café de la Régence. Secondo il Larousse Dictionnaire de la Révolution, David si trovava all'angolo di rue Saint-Honoré di fronte al Palais-Royal, un buon punto di osservazione; dalla Conciergerie, i cortei che portavano i condannati attraversavano la Senna e si fermavano brevemente in Place du Palais Royal, prima di proseguire lungo rue Saint-Honoré, fino a Place de la Révolution. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Senza delle vere e proprie fonti certe, è difficile poter venire a capo di questa attribuzione. Del resto, al pittore David, sono stati attribuiti altri schizzi e bozzetti con tanto di firme che però un'attenta analisi da parte di esperti ha rivelato essere false.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt4fjX6VexZ5477n6EFt9dDs15M2IHnGMw0eSx3kkQCqh-QKTAeBpoXEPzXdiu2JzA-ldvOyMSTUp-xvXlI28eweKmWWBOM6gETOCtTsdOVGr8zfSFjs_wxHZzmpVW0aSUBQ6-51XxNPlppjS43NPBN8gqJFHIIoIpxpX3wcH_qHy3yWP5E7aB-gAu/s799/david-maria-antonietta%20(1).png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="382" data-original-width="799" height="306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt4fjX6VexZ5477n6EFt9dDs15M2IHnGMw0eSx3kkQCqh-QKTAeBpoXEPzXdiu2JzA-ldvOyMSTUp-xvXlI28eweKmWWBOM6gETOCtTsdOVGr8zfSFjs_wxHZzmpVW0aSUBQ6-51XxNPlppjS43NPBN8gqJFHIIoIpxpX3wcH_qHy3yWP5E7aB-gAu/w640-h306/david-maria-antonietta%20(1).png" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una seconda immagine di Maria Antonietta attribuita a David, che mostra questa volta la testa decapitata della regina si trova presso le collezioni del Senato ma anche in questo caso si tratta quasi certamente di una falsa attribuzione che ci ricorda con quanta facilità, bozzetti e caricature fossero attribuiti a David.</div></div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigX68DyCekzuW4-qTwjWeTv5CSBg2yW0yCkg2oAXSihWwPEO8O5ioH51z23XtKQ2svbdRRmtoKaG3LWeMA8mWzNvIdYN-qx8Z2m-VLcWQ2qXLfhbcbsusukTa_4aIT9rkF33b8pFKX_f3TE1W2mjY4PobfVbgkqQTZvPnnRtbLPC2yMtoK_i8H-8yu/s587/david-maria-antonietta%20(3).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="587" data-original-width="403" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigX68DyCekzuW4-qTwjWeTv5CSBg2yW0yCkg2oAXSihWwPEO8O5ioH51z23XtKQ2svbdRRmtoKaG3LWeMA8mWzNvIdYN-qx8Z2m-VLcWQ2qXLfhbcbsusukTa_4aIT9rkF33b8pFKX_f3TE1W2mjY4PobfVbgkqQTZvPnnRtbLPC2yMtoK_i8H-8yu/w440-h640/david-maria-antonietta%20(3).jpg" width="440" /></a><br /><br /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un falso bozzetto che reca la firma di David ma certamente fu realizzato a fine Ottocento<br />da un falsario utilizzando come base un dipinto del 1880 di Goupil<br /><br /></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiCmjTXOJqmCmArH2UPZuTbWuaVGKW9Ci8ckGftMdigYjZdvDyGHgU1uTT8_qSZj-t37t8jEOmq6H1xWVFGx-b3iGy5byJUagqQyOJJGP26uWx34VjsUfaB3STl7Z8SbzpJcsLK-1UGDVai-8FjW_iziOvwjKL7NO97MW1zvvNRhEtbYKIMZGdV_PR/s2142/madame-roland-Jules-Adolphe-Goupil-1880.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="2142" data-original-width="1203" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiCmjTXOJqmCmArH2UPZuTbWuaVGKW9Ci8ckGftMdigYjZdvDyGHgU1uTT8_qSZj-t37t8jEOmq6H1xWVFGx-b3iGy5byJUagqQyOJJGP26uWx34VjsUfaB3STl7Z8SbzpJcsLK-1UGDVai-8FjW_iziOvwjKL7NO97MW1zvvNRhEtbYKIMZGdV_PR/w360-h640/madame-roland-Jules-Adolphe-Goupil-1880.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="360" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Jules Adolphe Goupil - Madame Roland in attesa dell'esecuzione, 1880</td></tr></tbody></table><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiCmjTXOJqmCmArH2UPZuTbWuaVGKW9Ci8ckGftMdigYjZdvDyGHgU1uTT8_qSZj-t37t8jEOmq6H1xWVFGx-b3iGy5byJUagqQyOJJGP26uWx34VjsUfaB3STl7Z8SbzpJcsLK-1UGDVai-8FjW_iziOvwjKL7NO97MW1zvvNRhEtbYKIMZGdV_PR/s2142/madame-roland-Jules-Adolphe-Goupil-1880.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div><br />Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-90327028104805506102022-10-19T02:26:00.007+02:002022-10-19T02:42:06.956+02:00La congiura dei parrucchieri <p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQB0pmSs04nYZoOyTyK77OX34VxXUtqtyHeNGQ56Kiyg6_Aw_Dn-DgcgAClgGziwsiLAxyU95n1a1maODryfBFSBQkbtuazhhXATKs_LTPWQ7OSMINDMHaAbWLmfiPS-IpoZdJAkmrCjCj_uXrqwamiaBWKMU0DKOkX4AJBIA9GIxWxgWN_YyYfrZG/s600/rue-saint-honore-1865.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="529" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQB0pmSs04nYZoOyTyK77OX34VxXUtqtyHeNGQ56Kiyg6_Aw_Dn-DgcgAClgGziwsiLAxyU95n1a1maODryfBFSBQkbtuazhhXATKs_LTPWQ7OSMINDMHaAbWLmfiPS-IpoZdJAkmrCjCj_uXrqwamiaBWKMU0DKOkX4AJBIA9GIxWxgWN_YyYfrZG/w353-h400/rue-saint-honore-1865.jpg" width="353" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rue Saint-Honoré nel 1865</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il mattino del 16 ottobre 1793, poche ore prima dell'esecuzione della regina, alcuni congiurati si diressero in Rue Saint-Honoré per prendere posto in attesa della carretta che avrebbe condotto Maria Antonietta al patibolo. Sarebbero diventati in breve cinquecento e forse addirittura millecinquecento. Il piano era semplice: balzare sul convoglio, rapire la regina e portarla in salvo.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Ma chi erano questi ultimi difensori di Maria Antonietta il cui complotto è passato alla storia come "La congiura dei parrucchieri"?</p><span></span><span></span><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Pare impossibile ma si trattava di gente umile che nulla aveva a che fare con ex cortigiani ed ex guardie del corpo. Alla testa della cospirazione c'era una donna, una merlettaia gobba e cieca, Catherine Urgon. Il suo stato maggiore era composto dal figlio quattordicenne di professione lustrascarpe e di due parrucchieri: Guillaume Lemille e Jean-Baptiste Basset il quale, appena diciottenne, era stato in grado di reclutare per il progetto ben quattrocentosessanta uomini. Il loro quartier generale si trovava presso l'osteria Cantina dei Carbonai in Rue de la Vannerie. Come luogotenenti c'erano due fabbri, tre pasticcieri, due vinai, due droghieri, due salumai, due commissionari, due muratori, due arrotini, un verniciatore, un giardiniere, un rigattiere, un acquaiolo... e quattro parrucchieri. Tutti dimoravano nella Sezione degli Incorruttibili presso piazza della Grève a due passi dalla Conciergerie. Il loro segno di riconoscimento si componeva di un dischetto di carta al centro del quale vi era un cuore con intorno le parole: Viva Luigi XVI, re di Francia.</p><p style="text-align: justify;">Il progetto inizialmente era quello di scagliarsi sulla Conciergerie e agire immediatamente altrimenti "quella povera disgraziata" sarebbe perita.</p><p style="text-align: justify;">Con loro avevano millecinquecento pistole e l'ingegnoso Basset aveva pensato di fare in modo di accendere di giorno tutti i fanali del quartiere, di modo che per mancanza di olio si sarebbero spenti in piena notte. Approfittando dell'oscurità sarebbero quindi entrati in massa nella Conciergerie. </p><p style="text-align: justify;">Sei agenti di polizia, però, si accorsero di qualcosa e facendosi passare per ardenti realisti, riuscirono a carpire la fiducia dei congiurati e a far saltare il piano. </p><p style="text-align: justify;">Fu così che il progetto fu spostato per il giorno dell'esecuzione. </p><p style="text-align: justify;">Quel mattino del 16 ottobre 1793 Maria Antonietta passò con la carretta in Rue Saint-Honoré condotta al supplizio e quasi certamente non notò quel gruppo di "persone per bene" vestite semplicemente che attonite e annientate la guardarono passare senza poter fare nulla. Sul luogo di congiurati ne erano arrivati appena un'ottantina poiché la polizia aveva di nuovo fatto il suo dovere soffocando la rivolta.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggHOUxXDFRINqeO9_j-X8RviUI5_iaR7y_bIolYXmCU31F80_O6dDi3-CJd4p9kGl-5jMBO1McFYMPiq_qZ9zifUNzSrKP2Tr-mGMnbX9vf8f1s2Cy_ti6sdG_gWyzv2kGdO72v32fJVJZjErHsSLXD9ZTz53ca7lkVjXCNz5xlY9SRtW8w-6S3Cm5/s666/maria-antonietta-flammeng.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggHOUxXDFRINqeO9_j-X8RviUI5_iaR7y_bIolYXmCU31F80_O6dDi3-CJd4p9kGl-5jMBO1McFYMPiq_qZ9zifUNzSrKP2Tr-mGMnbX9vf8f1s2Cy_ti6sdG_gWyzv2kGdO72v32fJVJZjErHsSLXD9ZTz53ca7lkVjXCNz5xlY9SRtW8w-6S3Cm5/w480-h640/maria-antonietta-flammeng.jpg" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Antonietta condotta al patibolo - François Flammeng 1887</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">La pietosa cospirazione dei parrucchieri ebbe un tragico epilogo. I particolari si trovano tutti agli Archivi Nazionali nell'inserto W. 311.<br />Il giorno dopo l'esecuzione di Maria Antonietta i capi, in numero di 29 (i volontari furono lasciati in pace), furono arrestati e mandati alla Conciergerie. <br />Il 17 gennaio 1794, Fouquier-Tinville si occupò del processo dei 29 "colpevoli di aver ordito una cospirazione intesa a rapire la Capeto per sottrarla alla vendetta nazionale". Sfilarono 54 testimoni: cappellai, tintori, lavandai, tessitori, carbonari... e parrucchieri. Spinti dalla paura, rovesciarono ogni responsabilità alla merlettaia, ai coniugi Lemille, a Basset e al piccolo lustrascarpe. Dopo tre giorni di dibattito, Basset e Lemille, la moglie di Lemille e la merlettaia furono condannati a morte. Il piccolo lustrascarpe, "data la sua età" se la cavò con venti anni di prigione. La merlettaia durante il verdetto abbracciò e baciò suo figlio soffocata dai singhiozzi. <br />Nella carretta, lungo il percorso, la si udì ripetere piangendo: "Pobré pitit!... pobré pitit". <br />I parrucchieri morirono coraggiosamente. La merlettaia si dibatté con tanto vigore che la lama riuscì a staccarle la testa solo in parte. <br />Due giorni dopo, su quella stessa piazza dove era morta sua madre, il piccolo lustrascarpe di quattordici anni fu collocato sul patibolo e legato ad un palo dove erano scritti il suo nome, la sua età, la sua professione e il testo della sentenza. Tale fu, nel Nevoso dell'anno II la fine degli ultimi difensori della Regina di Francia. </p><div style="text-align: justify;">Fonte: André Castelot</div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-34753001986614801122022-10-18T01:45:00.004+02:002022-10-19T00:15:57.659+02:00Pardon Monsieur, Je ne l’ai pas fait exprès<p style="text-align: justify;">Tra gli aneddoti più noti riguardanti Maria Antonietta ne spicca uno relativo alle sue ultime parole: "Pardon Monsieur, Je ne l’ai pas fait exprès". Questa parole, rivolte al boia Sanson, dopo avergli pestato accidentalmente un piede, sono note al pari dell'aneddoto del tutto inventato delle brioche. Ma cosa c'è di vero in merito?</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9PNFFK7_3MXq2lqb0qHOYzJ2_MUW-6EudUx38fK0f1fJtbSOQkam8a-w3MAbmLTeGOjECgpG73UYOVKDZW6Nz6zXU-rlNza8L-dhibZlEgPDQRyrQ8P25FlQvapumU7xaYj_6XKT45-wxnHzoQl8pnDaJu_vg2MNg53LKMS1lW6Btkn2y_mLLRZtQ/s1366/maria-antonietta-sul-patibolo-1793.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1366" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9PNFFK7_3MXq2lqb0qHOYzJ2_MUW-6EudUx38fK0f1fJtbSOQkam8a-w3MAbmLTeGOjECgpG73UYOVKDZW6Nz6zXU-rlNza8L-dhibZlEgPDQRyrQ8P25FlQvapumU7xaYj_6XKT45-wxnHzoQl8pnDaJu_vg2MNg53LKMS1lW6Btkn2y_mLLRZtQ/w640-h360/maria-antonietta-sul-patibolo-1793.png" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pagina del giornale "Les Révolutions de Paris" di Louis Marie Prudhomme - Anonimo, 1793<br />Parigi, Louvre - Gabinetto delle Stampe<br /><br /></td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Zweig liquida l'aneddoto definendolo "inventato con troppo spirito per essere vero". Analizzando però alcuni particolari non è poi così scontato che la storia faccia parte del processo agiografico che fece da preambolo alla Restaurazione. Al Louvre, presso il Gabinetto delle Stampe, è conservata un'incisione, tratta da un foglio di giornale, che non lascerebbe dubbi sul fatto che la storia fosse, se non autentica, sicuramente sorta poco dopo l'esecuzione della regina. L'autore, anonimo, rappresenta gli estremi momenti di Maria Antonietta: si vede la regina rivolgersi al boia sul patibolo per fargli le sue scuse mentre gli aiutanti allestiscono gli ultimi preparativi per l'esecuzione. L'incisione comparve sul giornale Les Révolutions de Paris di Louis Marie Prudhomme all'indomani della morte di Maria Antonietta ma non per celebrarne la gentilezza, bensì con un intento del tutto diverso. Se infatti le scuse della regina al boia sono sempre state percepite dai posteri come un estremo atto di nobiltà, Prudhomme, vi legge solo un estremo momento di superbia e di orgoglio, arrivando persino ad asserire che forse la regina aveva volutamente cercato un pretesto per avere il suo ultimo momento da protagonista:<br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;"><i>"Mentre saliva il patibolo, Antonietta posò inavvertitamente il suo piede su quello del cittadino Sanson; il boia sentì abbastanza dolore da esclamare: "Aiè!" Ella si voltò, dicendogli: "Signore, chiedo scusa, non l'ho fatto apposta". Potrebbe essere che abbia organizzato questa piccola scena perché venga ricordata; poiché l'amor proprio abbandona certi individui solo alla morte. Inoltre, tali erano tutti questi personaggi di corte. Hanno commesso i più grandi orrori, le più ripugnanti ingiustizie, a sangue freddo e senza rimorsi; e chiedono perdono per delle sciocchezze che sfuggono loro."</i><br /></p><p style="text-align: justify;">Un'altra fonte scritta in merito all'episodio la troviamo nell'opera di Horace Viel-Castel "Marie Antoinette et la Révolution, pubblicata nel 1859.</p><p style="text-align: justify;">Viel-Castel affermava che l'aneddoto gli era stato riferito da un certo Monsieur Morin, che a sua volta l'aveva ricevuto dal boia Sanson.</p><p style="text-align: justify;">Morin riferiva in una lettera a Viel-Castel il 27 giugno 1854: <i>"ho appreso dallo stesso esecutore Sanson che la regina, durante i tristi preparativi per la sua esecuzione, dopo avergli calpestato un piede provocandogli un forte dolore gli disse "Chiedo scusa, Signore". Ho raccolto queste informazione essendo stato impiegato, molto giovane, presso l'ufficio amministrativo di polizia del dipartimento di Seine-et-Oise a Versailles dove Sanson si trovava per i suoi affari personali...".</i></p><p style="text-align: justify;">Si può quindi asserire che fu lo stesso Sanson a raccontare per primo l'aneddoto ed effettivamente chi altri, se non il diretto interessato, avrebbe potuto farlo? </p><p style="text-align: justify;">Ma, a parte ricercare la fonte originaria e verificarne la veridicità, la frase può essere considerata plausibile?</p><p style="text-align: justify;">Maria Antonietta aveva ciò che lei stessa definiva la sua "gamba malata", un problema che si trascinava da tempo. Anni addietro, cadendo da cavallo, si era ferita una gamba e aveva contratto l'erisipela, un'infezione batterica del derma. Anche dopo essere guarita, la parte colpita rimase delicata, con perdita di riflessi; ciò impediva alla regina di poggiare saldamente il piede in terra e nella giusta posizione. Era quindi spesso soggetta a storte che la costringevano a periodi di riposo più o meno prolungati.</p><p style="text-align: justify;">Il giorno dell'esecuzione la regina aveva in atto un'emorragia che sicuramente le aggiungeva ulteriore debolezza, e tremava per il freddo. E' verosimile quindi che in questo stato abbia barcollato, anche per una comprensibile paura, salendo i gradini del patibolo e involontariamente abbia pestato il piede al boia. Le scuse che rivolse al boia si confacevano alla sua innata gentilezza. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-61506002916740742162022-10-16T03:01:00.006+02:002022-10-17T17:53:17.576+02:00Spettri dal passato? il saggio di Andrea Biscaro sul fenomeno della psicoscopia d'ambiente<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4JgPXYOxmUV7aJbXHbl6fFGaiIBVpMSu_KgNPG6Ah3qt8SBrtrKXweIxG0AjJIQ_Q3QeyvlWmxut72QZ6vtBD3iramLzZuYHG6N_R1l_QeWT_a-yFQF0TjNnpcOcjp-7FmV6Nz_swv6YmxHj2EmDmuk0-7HyI6wOuC_J7oCOKOnR6PKUKhzkfoCcj/s1034/spettri%20del%20passato.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1034" data-original-width="591" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4JgPXYOxmUV7aJbXHbl6fFGaiIBVpMSu_KgNPG6Ah3qt8SBrtrKXweIxG0AjJIQ_Q3QeyvlWmxut72QZ6vtBD3iramLzZuYHG6N_R1l_QeWT_a-yFQF0TjNnpcOcjp-7FmV6Nz_swv6YmxHj2EmDmuk0-7HyI6wOuC_J7oCOKOnR6PKUKhzkfoCcj/w366-h640/spettri%20del%20passato.jpg" width="366" /></a></div><div style="text-align: justify;">L'avventura spazio temporale delle due insegnanti inglesi che durante una visita al Petit Trianon si ritrovarono proiettate nel passato, è un caso che ancora oggi fa discutere. In Italia l'unico che aveva tentato di dare alla storia un' interpretazione scientifica fu Leo Talamonti che citò l'episodio nel suo saggio "Universo Proibito". E' quindi degno di nota il libro di recente uscita <b>"Spettri dal passato? - Da Maratona al Petit Trianon e oltre" </b>edito dalla casa editrice Graphe.it, il cui editore si dedica alla divulgazione di testi di nicchia e di qualità.</div><p></p><p style="text-align: justify;">L'autore del libro, lo scrittore torinese<b> Andrea Biscaro</b> che con la stessa casa editrice ha pubblicato altri due piccoli gioielli "L'amante di se stessa - La vita di Madame Rimsky Korsakov" e "Lady Peg - vita di una cagnolina prodigio", con questo libro analizza il fenomeno della psicoscopia d'ambiente raccogliendo una serie di testimonianze su chi ha fatto capolino nel passato, in particolare analizzando il caso del Petit Trianon. Cosa videro le due insegnanti inglesi non lo sappiamo e l'autore non fornisce una risposta ma attraverso le più recenti scoperte scientifiche ne da una pista interpretativa. </p><p style="text-align: justify;">Davvero il passato può dirsi per sempre archiviato? Guy de Maupassant nella sua novella "La passeggiata" scrive: "Pare che i muri serbino qualcosa delle persone che ci vivono in mezzo: del loro modo di fare, dei loro lineamenti, delle loro parole". </p><p style="text-align: justify;">Il tempo è una dimensione percorribile nei due sensi, e non riesce a sbarrare la strada alle menti dotate di sensi cosmici.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/a1xItA2EQuE" width="320" youtube-src-id="a1xItA2EQuE"></iframe></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/HS9u3UKjy0M" width="320" youtube-src-id="HS9u3UKjy0M"></iframe></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/3Zwj5Ajn2ms" width="320" youtube-src-id="3Zwj5Ajn2ms"></iframe></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-28120543673667735732022-09-26T21:52:00.005+02:002022-09-26T21:57:14.196+02:00Eleonora Fonseca Pimentel<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgru2hDDa4CXtX47m9uLoN3ivXW_7cojhM7rS1LaSSlCxwRayxG96Vl7FVUBDmP0di-ze-RMiGOunxN1SN0Yxa535YORoH1Fxu0s5gON-EnXC1NxHZKny0IYfN6vUqHM8iG7lXflrp-Ct7FUN45YIveVaEdS1tKN1LYFFjJyOs5O1uAe5aoQ7DkbP9p/s2154/eleonora-fonseca-pimentel%20(1).jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2154" data-original-width="1758" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgru2hDDa4CXtX47m9uLoN3ivXW_7cojhM7rS1LaSSlCxwRayxG96Vl7FVUBDmP0di-ze-RMiGOunxN1SN0Yxa535YORoH1Fxu0s5gON-EnXC1NxHZKny0IYfN6vUqHM8iG7lXflrp-Ct7FUN45YIveVaEdS1tKN1LYFFjJyOs5O1uAe5aoQ7DkbP9p/s320/eleonora-fonseca-pimentel%20(1).jpg" width="261" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ritratto di Eleonora Fonseca Pimentel<br />realizzato sulla base di una nota<br />litografia - Milano, Istituto Comprensivo<br />Statale, via Giacosa - Casa del Sole</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">A Roma, a pochi passi da Piazza del Popolo, una lapide posta al civico 22 di via Ripetta, ricorda che in quel luogo nacque il 13 gennaio 1752, da una nobile famiglia portoghese, la scienziata e poetessa Eleonora Fonseca Pimentel, una delle donne più colte del Settecento italiano. Le vicende di Eleonora ispirarono Enzo Striano per il suo bellissimo romanzo "Il resto di niente", un'espressione molto usata a Napoli, in dialetto "o' rieste e' nient", per indicare nulla, ma proprio nulla.. Secondo l'autore è quello che rimase del sacrificio di Eleonora e degli altri 120 patrioti morti in nome della libertà durante la Rivoluzione Partenopea.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Eleonora si trasferì a Napoli con la famiglia quando aveva appena 8 anni. Le sue rare capacità intellettuali e la sua singolare bellezza la misero presto in luce presso la corte di Maria Carolina della quale divenne bibliotecaria e intima amica. Duff Cooper nella sua biografia di Talleyrand descrive mirabilmente l'atmosfera di quegli anni in cui le donne di ingegno brillavano per la forza e la bellezza della loro conversazione:</p><div style="text-align: justify;"><br />"Fu l'era della conversazione, della libera e sfrenata discussione su ogni argomento, celeste o terrestre. Parlare bene era considerata allora la più alta qualità che una persona potesse possedere; l'unica arte nella quale tutti si sforzarono di eccellere; l'unica strada per la quale ogni talento era diretto. Una conversazione, quale quella che si poteva ascoltare allora a Parigi, non si era più sentita forse dal tempo lontano, in cui ad Atene si era fatto silenzio [...] Questa epoca della conversazione aveva una sua fisionomia nuova, che la distingueva da altre del passato. Né Aspasia né Santippe prendono parte ai dialoghi che Platone ci ha tramandato. Invece nella Parigi della giovinezza di Talleyrand le grandi dame erano a capo della conversazione come della moda. Erano esse le arbitre non solo dell'eleganza ma dei costumi, della politica, delle arti. Nessun uomo poteva salire in fama se non sullo sfondo di un salotto, e sopra ogni salotto regnava una donna."</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come viene ricordato nel libro "Per filo e per segno", " la Pimentel è figlia di quell’età dei Lumi che vede le donne abbattere il tabù delle scienze e animare salotti intellettuali".</div><div style="text-align: justify;">Studiosa di greco, latino, matematica, fisica, chimica, botanica, mineralogia, astronomia, economia e diritto pubblico, nonostante la giovane età, Eleonora fu ammessa all'Accademia del Filareti, con il nome di Epolifenora Olcesamante, e a quella dell’Arcadia, come Altidora Esperetusa. A18 anni iniziò una corrispondenza epistolare con Metastasio che rimase colpito dalle sue rare qualità e dai suoi versi. Seguirono altre corrispondente con illustri uomini del suo tempo, come Goethe, Gaetano Filangieri e Voltaire che le dedicò questi versi:</div><p></p><p></p><div style="text-align: justify;"><i>Dolce usignolo della bella Italia</i></div><i><div style="text-align: justify;"><i>Il vostro sonetto coccola un vecchio gufo</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Rifugiato sul monte Giura in un buco,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Senza voce, spennacchiato, e privo di genio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Vuol lasciare il suo paese noioso;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Vicino a voi a Napoli vuole venire,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Se vi può vedere, se può ascoltarvi,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Riacquisterà tutto quello che ha perso.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjv8CyAhEQs1NC17gjGvHbi7dPkhvP1t7asMUSiu3zLVBBBH24ZlUf0ebERZwPwoHcQVv6JLDNCSFMFJOIOJS__u2N5EvIGMgzE5IDFalEaHnpemEWtcA2A_puX-h2haOctu-wpglCI2HfioNeGzrYGfT-xXOO9h64LftA5_X_hRovu4Tz9a__c5NNR/s1000/eleonora-fonseca-pimentel%20(2).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="427" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjv8CyAhEQs1NC17gjGvHbi7dPkhvP1t7asMUSiu3zLVBBBH24ZlUf0ebERZwPwoHcQVv6JLDNCSFMFJOIOJS__u2N5EvIGMgzE5IDFalEaHnpemEWtcA2A_puX-h2haOctu-wpglCI2HfioNeGzrYGfT-xXOO9h64LftA5_X_hRovu4Tz9a__c5NNR/w640-h427/eleonora-fonseca-pimentel%20(2).jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine tratta dal film "Il resto di niente", 2004</td></tr></tbody></table></div></i><p></p><p></p><div style="text-align: justify;">Dopo la morte del figlioletto di appena otto mesi, al quale dedicò dei versi commoventi in cui l'urlo straziante di una madre può ancora giungere fino a noi, e la fine del suo disastroso matrimonio fatto di umiliazioni e percosse che si concluse appunto con una separazione, Eleonora in un primo momento così vicina alla monarchia borbonica, abbracciò la causa dell’idealismo democratico iniziando a frequentare i salotti illuminati vicini alla massoneria.<br /></div><span><a name='more'></a></span><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGeBYu27yFDvDLYzRant99Pd_8h-d58Zg0P_6Dd64kxQW-aeVKBN8d-lF59B4JVFB0c14She7-LHCgCE2flRJy2jsux6emXDUrvvBO6fpdrtV_m_ObEsswhv69pf930obXYBX1VW4moa3WSD0Yk6WpdoBEQAsaDBQ0SSWBKTlakVuTBsPpVzDHJt86/s655/eleonora-fonseca-pimentel%20(3).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="655" height="421" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGeBYu27yFDvDLYzRant99Pd_8h-d58Zg0P_6Dd64kxQW-aeVKBN8d-lF59B4JVFB0c14She7-LHCgCE2flRJy2jsux6emXDUrvvBO6fpdrtV_m_ObEsswhv69pf930obXYBX1VW4moa3WSD0Yk6WpdoBEQAsaDBQ0SSWBKTlakVuTBsPpVzDHJt86/w640-h421/eleonora-fonseca-pimentel%20(3).jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>"In lei matura un pensiero progressista, laico e repubblicano, che per alcuni versi prefigura una sensibilità risorgimentale"</i><span style="font-style: italic;">. Si dedicò quindi alla politica, in difesa del progresso e delle classi povere. Per le sue idee fu accusata di essere una giacobina e fu arrestata, nell’ottobre del 1798. All’arrivo delle truppe francesi a Napoli, nel gennaio del 1799, fu liberata dal carcere della Vicaria. Cancellò il "de" nobiliare dal suo cognome e diventò una protagonista della vita politica della Repubblica Partenopea assumendo la direzione del "Monitore napoletano", pubblicato dal 2 febbraio all'8 giugno 1799. Nei suoi articoli la Pimentel chiedeva la soppressione dei privilegi feudali e delle imposte che gravavano sui poveri. Aveva infine compreso l’importanza di alfabetizzare la plebe e di diffondere la coscienza dei diritti umani. Fu una grande giornalista e la tra le idee più brillanti vi fu quella di comunicare con la plebe per mezzo del dialetto.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibxU2_Pml5dyTahhbYorPW1ZFRdlcM9mFMJg3w0gopKTr8Smra2bAdZWvmXZusvLVLACyU8wBLKa7Jf7CKcPE6IsF97V95v3oPALXAjbc9uCH7-kVuNMxdt2AcHKkGIXxVTyxR2jmv8AYmHkSoy-7maQrmcOYqMBMoKiOJA3dbBAJeyDS6kE7dR7Oa/s721/Boschetto%20Giuseppe%20-%20Eleonora%20Pimentel%20Fonseca%20condotta%20al%20patibolo.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="721" data-original-width="526" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibxU2_Pml5dyTahhbYorPW1ZFRdlcM9mFMJg3w0gopKTr8Smra2bAdZWvmXZusvLVLACyU8wBLKa7Jf7CKcPE6IsF97V95v3oPALXAjbc9uCH7-kVuNMxdt2AcHKkGIXxVTyxR2jmv8AYmHkSoy-7maQrmcOYqMBMoKiOJA3dbBAJeyDS6kE7dR7Oa/w466-h640/Boschetto%20Giuseppe%20-%20Eleonora%20Pimentel%20Fonseca%20condotta%20al%20patibolo.jpg" width="466" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Eleonora Fonseca Pimentel condotta al patibolo - <br />Giuseppe Boschetto</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">La sfortunata Repubblica, però, cadde dopo soli cinque mesi, il 13 giugno 1799. Le truppe Sanfediste, entrate in città, fecero strage dei patrioti partenopei. Eleonora fu arrestata e condannata a morte mediante impiccagione per aver osato parlare e scrivere contro il re. Aveva chiesto di essere decapitata ma non le fu accordato, non essendo ritenuta di nobiltà napoletana. L’esecuzione avvenne in Piazza Mercato, il 20 agosto 1799. Il suo estremo desiderio fu una tazza di caffè, quindi pronunciò un verso di Virgilio: <i>"forsan et haec olim meminisse juvabit"</i>, "forse un giorno gioverà ricordare tutto questo".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel suo periodo di detenzione presso il carcere della Vicaria aveva composto dei versi pieni di sdegno contro Maria Carolina, dei versi talmente duri che qualche mano pietosa negli anni li ha censurati. Qualche storico come Croce, ritenne che il sonetto non fosse di Eleonora, soprattutto per via del riferimento violento a Maria Antonietta e alla sua morte sul patibolo.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Ma, chiusa nella fossa del Panaro, una terrificante segreta posta nel ventre del carcere della Vicaria, vessata e umiliata in ogni modo, si può comprendere lo stato d'animo di Eleonora che in breve cadde ammalata.</p><p style="text-align: justify;">D'altra parte con questo sonetto che fu ritrovato nelle tasche del fratello, Eleonora segnò lucidamente la propria condanna a morte da parte di Maria Carolina alla quale fu fatto recapitare mentre era a Palermo. </p><p style="text-align: justify;">Le strofe erano queste:</p><p></p><div style="text-align: justify;"><i>"Rediviva Poppea, tribade impura,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>d'imbecille tiranno empia consorte</i></div><div style="text-align: justify;"><i>stringi pur quanto vuoi nostra ritorta</i></div><div style="text-align: justify;"><i>l'umanità calpesta e la natura...</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Credi il soglio così premer sicura,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>e stringer lieto il ciuffo della sorte?</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Folle! E non sai ch'entro in nube oscura</i></div><div style="text-align: justify;"><i>quanto compresso è il tuon scoppia più forte?</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Al par di te mové guerra e tempesta</i></div><div style="text-align: justify;"><i>sul franco oppresso la tua infame suora</i></div><div style="text-align: justify;"><i>finché al suol rotà la indegna testa...</i></div><div style="text-align: justify;"><i>E tu, chissa? Tardar ben può ma l'ora</i></div><div style="text-align: justify;"><i>segnata è in ciel ed un solo filo arresta</i></div><div style="text-align: justify;"><i>la scure appesa sul tuo capo ancora.</i></div><p></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-90862388599640439072022-08-19T02:33:00.004+02:002022-08-21T01:13:31.721+02:00Il corvo<p style="text-align: right;"><i> Ghastly, grim, and ancient Raven, wandering from the Nightly shore </i><br /><i>Tell me what the lordly name is on the Night’s Plutonian shore!”</i><br /><i>Quoth the Raven, “Nevermore.”</i><br /><i>(Edgar Allan Poe)</i><br /><br /></p><div style="text-align: justify;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNNGWd1oTKNveSpXQhq_PbPoDl0ea_hzoyf6ha8KIWoFgsZM6yMJCmaATaoNiBCxG2jbOkA0o9Eh_IMJG3SbszasjxtwvTg9FZL2hqKUAjAQxQrnDEzMooqh-GM0qT-Tn5fN2KMtfg1YGHKtefPNYswQXxNv78bkogMm0fc6pdR2Fjz6CbU3eTzaRJ/s480/maria-antonietta-corvo.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNNGWd1oTKNveSpXQhq_PbPoDl0ea_hzoyf6ha8KIWoFgsZM6yMJCmaATaoNiBCxG2jbOkA0o9Eh_IMJG3SbszasjxtwvTg9FZL2hqKUAjAQxQrnDEzMooqh-GM0qT-Tn5fN2KMtfg1YGHKtefPNYswQXxNv78bkogMm0fc6pdR2Fjz6CbU3eTzaRJ/s16000/maria-antonietta-corvo.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine tratta da "Marie Antoinette carnet secret d'une<br />reine" di Benjamin Lacombe - Guazzo e olio su carta, 2014<br /><br /></td></tr></tbody></table>Secondo un'antica consuetudine, la Torre di Londra è abitata da una colonia di 8 corvi. Non si sa da quanto tempo i corvi vi si stabilirono ma una leggenda sostiene che se dovessero abbandonare la Torre, la Gran Bretagna si dissolverebbe. Per questo motivo i corvi hanno le ali tarpate da un lato, così da impedire loro di volare. <br /><br />Numerose sono le credenze legate a questo volatile. Tradizionalmente associato alla morte, alla stregoneria e al malocchio, il corvo simboleggia anche la fine di qualcosa e il lento e doloroso processo della rinascita.</div><p></p><div style="text-align: justify;"><div>Un aneddoto riguardante Maria Antonietta ha come protagonista proprio un corvo. Si trattava di un grosso corvo nero che abitava nel parco di Versailles e veniva spesso avvistato nell'area del Petit Trianon.<br />All'epoca erano ancora molte le persone che consideravano i corvi messaggeri di tristi presagi. Il corvo in questione era piuttosto socievole ed era abituato a mangiare le molliche di pane che gli venivano lasciate dai visitatori e dal personale di servizio. Una mattina di ottobre del 1785, la regina era affacciata alla finestra del suo boudoir al Petit Trianon ed era intenta a fare colazione.<br />Il corvo apparve all'improvviso sbattendo le ali e chiedendo chiaramente cibo, atterrando proprio sul davanzale della finestra della regina. Maria Antonietta a tutta prima stupita e anche un po' allarmata gli offrì subito un biscotto. Più tardi la regina raccontò il fatto al marito. che ne rimase inquieto per via delle sue convinzioni superstiziose.</div><span><a name='more'></a></span><div>La scena si rinnovò anche nelle settimane successive e l'animale iniziò a seguire fedelmente la regina anche quando lei si dirigeva verso il suo Hameau. Volava da un albero all'altro e non la lasciava mai fino a quando non tornava al Petit Trianon. Il legame con Maria Antonietta durò fino al 1789. Dopo le giornate di ottobre la regina non ebbe più modo di tornare al Petit Trianon e del corvo non se ne seppe più nulla. Ventuno anni dopo il Petit Trianon fu occupato da Maria Luisa, pronipote di Maria Antonietta, la quale amava anche lei fare colazione all'aperto. Un giorno Maria Luisa fece notare a Napoleone che un corvo si librava costantemente sopra l'edificio mentre faceva colazione, gracchiando forte come ad esprimere il desiderio di mangiare. Anche Napoleone, molto superstizioso, suggerì a Maria Luisa di lasciare il Petit Trianon cosa che l'imperatrice non si fece ripetere due volte. Quattro anni dopo, nel 1814, caduto Napoleone, Maria Luisa fu raggiunta dal padre a Rambouillet. Il 19 aprile mentre era con il padre a braccetto al Petit Trianon, l'imperatrice udì un suono familiare, il gracchiare del corvo:</div><div><i>"Guardarono e videro un uccello prendere il volo dal boschetto alle loro spalle... e riconobbe il corvo, presumibilmente il corvo che aveva visto tempo addietro, lo stesso corvo che era stato così attaccato a Maria Antonietta".</i></div><div>Quella fu l'ultima volta che il corvo fu avvistato. Ma può un corvo vivere fino a 29 anni? La risposta è si, è un animale molto longevo e in cattività, alcune specie, possono raggiungere anche i 70 anni.</div><div><br /></div><div>Fonti: Our Dumb Animals, 1872.</div></div><br /><p></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-5382182680301664262022-03-23T01:54:00.003+01:002022-03-25T00:33:48.325+01:00La piuma di Arlecchino<p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipM5ODkoijqfURC5l3GzwibNuoMC9rCvglBrZrIy-ErwpE1-UygN4UF8r7PXMgwUH--lH-OBPaERQ7anmg9TcI346xuYRAD6dqcoviJtD1GFfddFfcuy4mCFaYxjhRHX-T4_XjE1WNAddWVvmEUcRaDllrcaEFqguPbaekpXfo85QfLnwvHZswg8dk/s400/piume-maria-antonietta%20(1).jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="327" data-original-width="400" height="262" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipM5ODkoijqfURC5l3GzwibNuoMC9rCvglBrZrIy-ErwpE1-UygN4UF8r7PXMgwUH--lH-OBPaERQ7anmg9TcI346xuYRAD6dqcoviJtD1GFfddFfcuy4mCFaYxjhRHX-T4_XjE1WNAddWVvmEUcRaDllrcaEFqguPbaekpXfo85QfLnwvHZswg8dk/s320/piume-maria-antonietta%20(1).jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fermaglio donato da Luigi XVI a Maria Antonietta</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">La moda di indossare piume tra i capelli, attirò la satira e le caricature che denunciavano la ridicolaggine delle acconciature femminili. Queste immagini circolavano ovunque e alcune ricordavano non senza malizia, le fattezze della regina. Maria Teresa non aveva mancato di fare le sue rimostranze alla figlia: "Leggo sui giornali che le tue acconciature di nastri e piume si fanno ogni giorno più alte. Sai bene che sono sempre stata dell'opinione che la moda dovrebbe essere seguita con moderazione. Una regina giovane e bella, naturalmente attraente, non dovrebbe indulgere in tali follie. Non ne hai bisogno. Al contrario, un'acconciatura semplice servirebbe soltanto a sottolineare il fascino della sua persona e sarebbe anche più adatta al suo rango. Dovrebbe essere lei a dettare la moda e tutti seguirebbero quello che essa sceglie di fare." Nonostante le forti reprimende della madre, Maria Antonietta si era appropriata della moda delle piume, anticipandola e lanciandola. Le piume erano tra gli ornamenti che preferiva e davano alle acconciature volumi e altezze eccessivi.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Non solo Maria Teresa ma anche Luigi XVI trovava ridicola questa tendenza. Il re aveva elegantemente suggerito alla moglie, facendole dono di un leggiadro fermaglio a forma di piuma, di non utilizzare troppe stravaganze modaiole:</p><p style="text-align: justify;">"Vi prego di limitarvi a questo ornamento, anche perché il vostro fascino non ha bisogno di ulteriori aggiunte. Il presente dovrebbe farvi piacere ancor di più, dal momento che non ha aumentato la mia spesa, poiché composto esclusivamente dai diamanti che possedevo quando ero Delfino". Il suggerimento ovviamente cadde nel vuoto.</p><p style="text-align: justify;">Un giorno a corte si esibì il famoso attore italiano Carlo Bertinazzi, meglio noto come Carlin, colui che interpretava Arlecchino con indosso una maschera nera ritraente tratti simili al cane che oggi porta il suo nome, il Carlino.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7DdH-_zSIjhNo6mdG6HMAxHr2s-fSQPdN71dLnEhZ4hMPMwiMKvolA8db5uBNyCTQhSZWKcxMPn0ySuIARdyycYVgot45bYH9savbEB2j8JqpUtd8SZUYqhH3XcIqg0Qqab6j9kUfkh0sM2ZXa0Qb_vMEZUa713-ySWF3lSCtb7VLdv8A0y5C8Sw1/s750/piume-maria-antonietta%20(2).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="750" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7DdH-_zSIjhNo6mdG6HMAxHr2s-fSQPdN71dLnEhZ4hMPMwiMKvolA8db5uBNyCTQhSZWKcxMPn0ySuIARdyycYVgot45bYH9savbEB2j8JqpUtd8SZUYqhH3XcIqg0Qqab6j9kUfkh0sM2ZXa0Qb_vMEZUa713-ySWF3lSCtb7VLdv8A0y5C8Sw1/w640-h422/piume-maria-antonietta%20(2).jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Acquaforte di autore ignoto pubblicata nel 1777 sul London Magazine - British Museum</td></tr></tbody></table><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Carlin si esibì davanti a Maria Antonietta e per l'occasione aveva messo sul cappello, al posto della coda di coniglio che era l'ornamento d'obbligo, una piuma di pavone di lunghezza eccessiva. Questa aigrette di nuovo genere gli dette occasione di azzardare cento lazzi. Si pensò di punirlo per aver osato dileggiare la regina ma subito si comprese che l'attore non aveva agito senza ordini precisi e che non avrebbe mai osato tanto se il suggerimento non fosse partito dal re. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEbo_Eqm48DfPXksv652rb_HwV0WOr6-ZlUhZe9s24oJS12Y9emwou3NvYV6v4BuGWSwegEHaQnf0PZQ-HCyTlzh-1Rm1j4N4fALpMMe2SEUC5nGXa_ESeyu47aBkrXtkckqqPGR-pcCz-D-F53NVj7iZStzWU3SloQ2pA4Deig6exIBfrIWgMjJAR/s590/carlin-arlecchino%20(1).jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="590" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEbo_Eqm48DfPXksv652rb_HwV0WOr6-ZlUhZe9s24oJS12Y9emwou3NvYV6v4BuGWSwegEHaQnf0PZQ-HCyTlzh-1Rm1j4N4fALpMMe2SEUC5nGXa_ESeyu47aBkrXtkckqqPGR-pcCz-D-F53NVj7iZStzWU3SloQ2pA4Deig6exIBfrIWgMjJAR/s16000/carlin-arlecchino%20(1).jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Carlo Bertinazzi detto Carlin nei panni di Arlecchino</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Luigi XVI non era del resto nuovo a questo genere di dileggio. La Baronessa d'Oberkirck racconta nelle sue Memorie che la duchessa di Borbone aveva portato alla corte di Montbéliard una moda che tutte le dame si affrettarono ad adottare, quella dei catogans fino ad allora riservata agli uomini. "Niente è più bello e più cavalleresco" diceva, quando si aggiungono le cadenettes, il cappellino e il pennacchio. Temevamo che questa pettinatura non durasse, il Re la odiava, non smetteva mai di riderne, e ne parlava perfino con amarezza, il che era lontano dal suo carattere abituale. Un giorno si presentò dalla Regina acconciato con uno chignon; Sua Maestà rise. "Dovreste trovarlo molto semplice, Madame; Non dovremmo distinguerci dalle donne che hanno preso le nostre mode? "Maria Antonietta capì la lezione e, infatti, i costumi maschili caddero a poco a poco."</p><p style="text-align: justify;">Quanto alle piume la regina fece decadere anche questa moda e Fleury nelle sue memorie ci spiega i motivi:</p><p style="text-align: justify;">"Adottando queste piume esuberanti, la Regina prese poco a poco l’abitudine di portare la mano alle piume di cui la pettinatura era composta, sia per giocarci, sia per farle muovere; ma appena fu convinta che sarebbe diventata madre, al fine di evitare questo tic che le faceva fare al di sopra della sua testa dei movimenti che credeva pericolosi, soppresse senza misericordia una parure che amava: questa circostanza conosciuta fece cambiare la moda delle piume".</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div style="text-align: justify;"><br /></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-4317423772706007292022-02-14T22:18:00.007+01:002022-09-25T17:20:52.480+02:00Il diario di Luigi XVI<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgutLhZuvTlsH-WEKBXRgzoqPf79-J2G_Swpf8SW0Q7nQIuVVM2AGjTOxxvaiARCWQjoStle-5wvob2HD1BroS7MUN_uVw3x55DBvSwFTvgUFJWllxvjdJ88JexuBIj_KvFOSmFtXOYR2SyGPzaNrpQiPEfe63Wdix5guGznIU5sDeFaPykByOxSwi1=s1202" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1202" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgutLhZuvTlsH-WEKBXRgzoqPf79-J2G_Swpf8SW0Q7nQIuVVM2AGjTOxxvaiARCWQjoStle-5wvob2HD1BroS7MUN_uVw3x55DBvSwFTvgUFJWllxvjdJ88JexuBIj_KvFOSmFtXOYR2SyGPzaNrpQiPEfe63Wdix5guGznIU5sDeFaPykByOxSwi1=w426-h640" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luigi XVI in un ritratto di Boze</td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;">Si è portati a credere che i diari dell'epoca fossero privati ma nel 18 ° secolo, gli occhi del pubblico sembravano al contrario essere presenti nella mente del proprietario di un diario. Ciò che era considerato intimo e segreto era in realtà noto ma convalidato dalla privacy. </div><p></p><p style="text-align: justify;">E' questo il caso del famoso diario di Luigi XVI, al quale tutto il suo personale poteva avere accesso. Si è detto che si trattava di un diario di caccia ma a dire il vero, non si è nemmeno sicuri che i luoghi in cui il sovrano asserisse di essere andato a caccia fossero quelli giusti. In alcuni casi si recava in luoghi che poi non annotava. E' chiaro che il sovrano rendeva noto solo ciò che voleva, oltretutto tra molte incongruenze.</p><p style="text-align: justify;">Se guardiamo alla pagina del giugno 1788, ci rendiamo conto che il re aggiunse sistematicamente, a posteriori, di aver dormito a Rambouillet; ciò può sembrare banale ma non lo è.</p><p style="text-align: justify;">Non si trattava dunque del diario di un ansioso, come molti biografi sostengono, che aveva bisogno di scrivere tutto meticolosamente, ma di un diario ufficiale. Quando qualcuno aveva bisogno di sapere dove si trovasse il re in un determinato giorno, non doveva fare altro che andare a consultare il diario reale. Non era necessario che il sovrano annotasse la verità. Le annotazioni stavano ad indicare solo ciò che il re voleva che si sapesse ufficialmente. I molti "rien" (niente) potevano celare qualsiasi cosa. Il modo migliore per tradurli era: "Andate, non c'è niente da vedere. "<br /></p><span><a name='more'></a></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh2S1cAq9VDUI23CN1zXMEIYM-dnvftaI4f7AlO3AUtx9WdoMhIiJQ_9IStW_9VmZA-hgt3_hWuZzaqmWNcKb6qRutpudk1sRPY8DKU651LqC8cM7GhpyAK3ziD-SkJzxDWrJpKtJ5Qv0SYgVuX_lB4JFOTNVCdIHsUGz2Bb622Mct65VUffzx-G5k3=s598" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="598" data-original-width="480" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh2S1cAq9VDUI23CN1zXMEIYM-dnvftaI4f7AlO3AUtx9WdoMhIiJQ_9IStW_9VmZA-hgt3_hWuZzaqmWNcKb6qRutpudk1sRPY8DKU651LqC8cM7GhpyAK3ziD-SkJzxDWrJpKtJ5Qv0SYgVuX_lB4JFOTNVCdIHsUGz2Bb622Mct65VUffzx-G5k3=w514-h640" width="514" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pagina del diario di Lugi XVI</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjJ-i8UxsR1rX6iFAXkawkUV8yelfzYQ5O9_XpnBlyyPTgW2OsCehK-iXP8yAvalM5AILwSTzHcYrSVo7uoGz0M_1apYb_DeLfFKxSz2cepliMo1-NXrWNvlMr6S6Wes9ZNWu24fnxweMrGv2nTqFxNJEj2OIp589t-46iqjkJN69_CWhxjDT8lwCwK=s500" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="422" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjJ-i8UxsR1rX6iFAXkawkUV8yelfzYQ5O9_XpnBlyyPTgW2OsCehK-iXP8yAvalM5AILwSTzHcYrSVo7uoGz0M_1apYb_DeLfFKxSz2cepliMo1-NXrWNvlMr6S6Wes9ZNWu24fnxweMrGv2nTqFxNJEj2OIp589t-46iqjkJN69_CWhxjDT8lwCwK=w540-h640" width="540" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pagina del diario di Luigi XVI</td></tr></tbody></table><p></p><p style="text-align: justify;">Anche Fersen aveva un diario, ed è ancora più curioso perché vi annotava delle cose solo per strategia, come per esempio nel periodo di Varennes. Del terribile viaggio molte annotazioni furono bruciate. Dunque le poche cose scritte dal conte su Varennes sono quelle che in realtà nascondevano qualcosa.</p><p style="text-align: justify;">Un altro diario famoso è quello del Marchese de Bombelles. E' importante ricordare che Bombelles era un diplomatico. Le sue annotazioni sono interessanti se raffrontate con ciò che Mercy scriveva nelle lettere a Maria Teresa. Mentre quest'ultimo presentava i fatti in modo piuttosto favorevole all'Austria e alla regina, Bombelles dava interpretazioni a favore della Francia e del re. È quindi probabile che Bombelles fosse il Mercy francese e che lasciasse circolare il suo diario negli ambienti diplomatici con la funzione di gazzetta per i magistrati. In ogni caso, di fronte a un diario, lo studioso deve sempre chiedersi chi potesse essere il suo potenziale lettore. </p><p style="text-align: justify;">Fonte: Aurore Chéry </p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-30823462349332456832022-01-27T00:49:00.002+01:002022-01-27T00:49:50.734+01:00Gaetano Blasa e la sua collezione <p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivaZl5ZUszg7SbsTQOvE1CRxrly1S6A7lP5PgLPS4M850feSWz-ZV3aOMW6IwZGfDo9Oc5Y9eyjWzy5FiWVK1tVm1C2QZ0PL5TxmgYmjJxZavuyqT6D3qAsN_gpTc_x5Ov70I7_UoGnHeeSUcXXp_uQZ3rPaK-LDfcOX4RpUTVBjihc7Y5ESlxi8Og=s1440" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivaZl5ZUszg7SbsTQOvE1CRxrly1S6A7lP5PgLPS4M850feSWz-ZV3aOMW6IwZGfDo9Oc5Y9eyjWzy5FiWVK1tVm1C2QZ0PL5TxmgYmjJxZavuyqT6D3qAsN_gpTc_x5Ov70I7_UoGnHeeSUcXXp_uQZ3rPaK-LDfcOX4RpUTVBjihc7Y5ESlxi8Og=s320" width="240" /></a></div><div style="text-align: justify;">Collezionare oggetti è una pratica antichissima, risalente all'antico Egitto e alla Mesopotamia. Ma fu a partire dal '500 che la figura del collezionista divenne tale nell'accezione moderna di tale definizione. </div><p></p><p style="text-align: justify;">Un singolare aspetto del collezionismo cinquecentesco è rappresentato dalla Wunderkammer, o meglio "la camera delle meraviglie", contenente rarità di ogni genere. Lo strano, il meraviglioso, il curioso costituivano l'interesse maggiore della Wunderkammer. Nel Settecento il collezionismo aulico cedette il campo alle cosiddette "Curiosità". </p><p style="text-align: justify;">Ho trovato molto interessante il modo in cui un mio caro amico, Gaetano Blasa, ha descritto il suo essere "collezionista. Gaetano da anni nutre una profonda passione per Maria Antonietta, tanto da raccogliere su di lei una collezione interessante e degna di nota, fatta di libri, curiosità e cimeli. Una vera e propria "Wunderkammer", una manna per ogni amante della regina. <br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;"><i>"Le cose introvabili mi hanno incuriosito sin da piccolo, qualcuno mi definisce bibliofilo, altri un collezionista ma io stesso non riesco a definirmi, probabilmente perché come qualsiasi dipendenza in parte tendiamo a nasconderla o a fare fatica ad ammetterla.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Se proprio dovessi descrivermi mi piacerebbe definirmi un custode di vite. Alcune popolazioni credono che gli oggetti portino con sé la vita di chi li ha posseduti, forse è questo che mi spinge da anni ad andare alla ricerca di libri di autori con storie travagliate o che nessun editore aveva interesse a pubblicare.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>La figura della regina Maria Antonietta è sicuramente quella che da più tempo seguo e a chi mi chiede il perché di questa passione, non ho mai saputo dare una risposta concreta. Ciò che mi spinge a voler custodire parte della sua vita sta nel suo “essere”: era una donna, una donna fuori dal suo tempo, incredibilmente umana che si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato e che forse più di tutte venne condannata per quello che rappresentava.<br /></i></p><p style="text-align: justify;"><i>Sono tanti i sovrani passati alla storia, tanti con vite eroiche fatte di battaglie, strategie e pensieri illuminati, ma quanti personaggi sono passati alla storia per le loro emozioni?</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Sono pochi i documenti che ci sono pervenuti scritti di suo pugno, eppure si ha l'impressione che le stesse emozioni che provava Maria Antonietta, sono le stesse che potremmo provare noi di fronte ad una madre autoritaria, ad un marito che non ci desidera, o alla perdita di un figlio.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Parlare della mia collezione non è mai semplice, sia per un discorso pratico perché è davvero parecchio materiale, talmente tanto che delle volte faccio fatica a tenerne il conto, sia perché è un terribile peso.</i><br /><i>Sono libri, oggetti particolari, rarità nella loro funzione principale di tramite tra il visibile e l’invisibile, capaci di "donarci" una parte di immortalità. E tuttavia rimangono oggetti e questo inevitabilmente porta con sé il timore che tutto un giorno possa svanire."</i><br /><br />In passato, come oggi, allestire una collezione significava prima di tutto scegliere cosa e dove mostrare le proprie raccolte, e a chi e come renderle visibili, ammesso che si volesse renderle tali. Oggi possiamo usufruire del web per accedere, sia pur virtualmente, alle collezioni come quella di Gaetano. Eccone un piccolissimo assaggio:<br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKSIhfMkOtcGMYu21A1SiuhwiZsRXhrKz_wULYidlmZ1aJvSHvnPYLjm35L4MQOvY1vweH_yDW-ImbB59FJqdfqY_0_gj1O7oQEjnkY-hL4Zmfs8YRkOmbdbsQ_H8F4Tw6XSHJoFh459MfHnc-xxAEEIJuJtMTjvOfCzCB0diaptMsto6Mw08UyNmD=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="810" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKSIhfMkOtcGMYu21A1SiuhwiZsRXhrKz_wULYidlmZ1aJvSHvnPYLjm35L4MQOvY1vweH_yDW-ImbB59FJqdfqY_0_gj1O7oQEjnkY-hL4Zmfs8YRkOmbdbsQ_H8F4Tw6XSHJoFh459MfHnc-xxAEEIJuJtMTjvOfCzCB0diaptMsto6Mw08UyNmD=w480-h640" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I capelli della regina, precedentemente appartenuti alla collezione di Louis Dewailly<br /><br /></td></tr></tbody></table><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjJ-6kXzY9KK-y5gd__UZPrzZ_PAngM0DaQmeG8jKA_-mNh8627AvpA2WmbN7wA2xZUKh64AYns2a-iG64Q6XdBaVXQpR4uRSqWzVXbx6ZK-n7qflRQdcqFnU1ZUmlDDvKPY8WpG7lWAvu_unpY5gL4-RulpbBMDYLQ2WTg6EK0PcA0_uerTijELACf=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="810" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjJ-6kXzY9KK-y5gd__UZPrzZ_PAngM0DaQmeG8jKA_-mNh8627AvpA2WmbN7wA2xZUKh64AYns2a-iG64Q6XdBaVXQpR4uRSqWzVXbx6ZK-n7qflRQdcqFnU1ZUmlDDvKPY8WpG7lWAvu_unpY5gL4-RulpbBMDYLQ2WTg6EK0PcA0_uerTijELACf=w480-h640" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rarità varie</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEijx8rEy1pjlCj_zEyaPlLCrmy11_Cr_ejWqLsZKCBv10N4KtiodG3_JU8DywlCgX0PwNrp9vJWXDP0M5igNHAz7-i1-eRG7ZmIGo6sGKVzZyFCTu7Qq_rl5mzfonJNeyf39e9MX9o8wrV0rJI2Tjx6i8FDozF-n38iz8GlEnKwaz-rSsGVRar45p2k=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="747" data-original-width="1080" height="442" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEijx8rEy1pjlCj_zEyaPlLCrmy11_Cr_ejWqLsZKCBv10N4KtiodG3_JU8DywlCgX0PwNrp9vJWXDP0M5igNHAz7-i1-eRG7ZmIGo6sGKVzZyFCTu7Qq_rl5mzfonJNeyf39e9MX9o8wrV0rJI2Tjx6i8FDozF-n38iz8GlEnKwaz-rSsGVRar45p2k=w640-h442" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nota non firmata forse appartenuta all'archivio del cardinale di Rohan</td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiu3lOmfBDjYEjW5C_ANfS4lnZGpmL5ldRsPsMyNWNn5nbL6Oo3vl4h6dJs3uK3V7pXmKReTg-xP7fSH8SS-eI_Y6Vu1NmismD1BzxQ_T5xCEWSLMdInVF2o8z88bKd9hcHO6ofqb4C2tMy387ufGAxJ1GiQs3QoUt4Rny2LNC2VTPMXXKhXAXyafzW=s1080" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="713" data-original-width="1080" height="422" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiu3lOmfBDjYEjW5C_ANfS4lnZGpmL5ldRsPsMyNWNn5nbL6Oo3vl4h6dJs3uK3V7pXmKReTg-xP7fSH8SS-eI_Y6Vu1NmismD1BzxQ_T5xCEWSLMdInVF2o8z88bKd9hcHO6ofqb4C2tMy387ufGAxJ1GiQs3QoUt4Rny2LNC2VTPMXXKhXAXyafzW=w640-h422" width="640" /></a></div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjyvg9et6MDrtoLGTxxki4E7mCfZguZsp_21QNbZ7MsvdKnk0M-358Pi73idCgEjNqYfZZQOaAFPivGMa9IsqNGIlmwFiO5b72H1Ugs_XH3QVlk2QmRd-TZFzkWWwG3eK9k9cFwC3XNHP-zCVpLWemseAqNv02ATAbjpTAROnJVDjoDsrskPu1VsVOf=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="810" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjyvg9et6MDrtoLGTxxki4E7mCfZguZsp_21QNbZ7MsvdKnk0M-358Pi73idCgEjNqYfZZQOaAFPivGMa9IsqNGIlmwFiO5b72H1Ugs_XH3QVlk2QmRd-TZFzkWWwG3eK9k9cFwC3XNHP-zCVpLWemseAqNv02ATAbjpTAROnJVDjoDsrskPu1VsVOf=w480-h640" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sigillo della regina precedentemente appartenuto alla collezione del barone<br />Du Roure De Pauline</td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivmJpAuoX6ysyP4gdIs6H_ygqHOyYfCwW2QeTaylkDe4K3uSuta92hlELe3qWJRYrQKx7X0z6hmI_MG982l11KKJCQDHZd4UDHtaxP2wRrhpNgfNfdT_bS-HM-es3iWlQEpgjC2Sqm3GBD6zpcSuIOBXLnajueSWWfERkdmV3J6CiqrF5_UmOrbyqU=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="810" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivmJpAuoX6ysyP4gdIs6H_ygqHOyYfCwW2QeTaylkDe4K3uSuta92hlELe3qWJRYrQKx7X0z6hmI_MG982l11KKJCQDHZd4UDHtaxP2wRrhpNgfNfdT_bS-HM-es3iWlQEpgjC2Sqm3GBD6zpcSuIOBXLnajueSWWfERkdmV3J6CiqrF5_UmOrbyqU=w480-h640" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">nota posta sul retro del sigillo</td></tr></tbody></table></div><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg9p2Ng3T-8OMduHe9TxtKmySgkYeGOwfGxuSCp-aLPzveoejIgOI8Xn-qMQTs_LoO8zH1uiYEenXLl9L7cEEe93dpIZBnJtbIXKYJb7ikrqqhlzqqdkG8hgM-mafAq-SDeXitQ7FlY0g52cTXijC8kYs6_pCFHuNia5AAj2lxh5KvA5FWD_XR-gs2-=s1080" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="588" data-original-width="1080" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg9p2Ng3T-8OMduHe9TxtKmySgkYeGOwfGxuSCp-aLPzveoejIgOI8Xn-qMQTs_LoO8zH1uiYEenXLl9L7cEEe93dpIZBnJtbIXKYJb7ikrqqhlzqqdkG8hgM-mafAq-SDeXitQ7FlY0g52cTXijC8kYs6_pCFHuNia5AAj2lxh5KvA5FWD_XR-gs2-=w640-h348" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sillage de la Reine</td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEib-JPDRJWdNhACXo-KgKud38biga95RIG76sgy-ynUhRg-RKhfPlw-2DNaqNU19V-ICupQTlK3Nvusvo6UKr4MZ78gxi9nzqnD97FGwLCIlsXd3RKZyRNwNGylb4o0Nw525VVq7F0pO18Seey3e_FAU-7auztGpYQkViBEVX-oUfaU622vSNjvAGYo=s1080" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="608" data-original-width="1080" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEib-JPDRJWdNhACXo-KgKud38biga95RIG76sgy-ynUhRg-RKhfPlw-2DNaqNU19V-ICupQTlK3Nvusvo6UKr4MZ78gxi9nzqnD97FGwLCIlsXd3RKZyRNwNGylb4o0Nw525VVq7F0pO18Seey3e_FAU-7auztGpYQkViBEVX-oUfaU622vSNjvAGYo=w640-h360" width="640" /></a></div></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi-XnYlk6KVDOrZ2o-HpAdRVkKA1_FGwSuGk1479q5lYeRbzWsU51ZupEna5vgChaqtD3hcJ6X_J43jhoBSb2D_myTfM2ETjLsR5iGtpMa45nX6YfEb_VSz9zNDJFQfHFPNA7iHEUSa0Iv5C75YbUVV9sNvOv9c-eZDvIlMLmlKw2Jnj5YgFulDf491=s1564" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1564" data-original-width="1056" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi-XnYlk6KVDOrZ2o-HpAdRVkKA1_FGwSuGk1479q5lYeRbzWsU51ZupEna5vgChaqtD3hcJ6X_J43jhoBSb2D_myTfM2ETjLsR5iGtpMa45nX6YfEb_VSz9zNDJFQfHFPNA7iHEUSa0Iv5C75YbUVV9sNvOv9c-eZDvIlMLmlKw2Jnj5YgFulDf491=w432-h640" width="432" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Locandina con dedica dell'attrice Isabelle Toris</td></tr></tbody></table><br />Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-62105734278969089852021-11-18T22:08:00.002+01:002021-11-18T22:10:11.832+01:00Madame Royale sulla strada per Vienna<p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdrnrYwTJmH_cXsZ46dvXbEzqw-rXwsmLOy-adEvV_Ear_9aFAv22nwUlCfnckwB1-A1sbdkERtTfiqMn0CViwmF-IGnzYHdr5NlCDMoAO7BKei_kzSed7WTxYZacAlWzzmgGGU-3m5Ps/s586/STROELY+PETER+EDOUARD-madame-royale.png" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="586" data-original-width="515" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdrnrYwTJmH_cXsZ46dvXbEzqw-rXwsmLOy-adEvV_Ear_9aFAv22nwUlCfnckwB1-A1sbdkERtTfiqMn0CViwmF-IGnzYHdr5NlCDMoAO7BKei_kzSed7WTxYZacAlWzzmgGGU-3m5Ps/w351-h400/STROELY+PETER+EDOUARD-madame-royale.png" width="351" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un ritratto di Madame Royale eseguito da <br />Peter Edouard Stroely.<br /> La miniatura apparteneva a Joseph Weber<br /> fratello di latte di Maria Antonietta.</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Durante il viaggio che la condusse a Vienna, Madame Royale incontrò diversi membri della sua famiglia fino ad allora sconosciuti per lei, in particolare a Füssen aveva fatto la conoscenza dei suoi prozii paterni, Cunegonda di Sassonia e l'elettore di Treviri. A Innsbruck fu presentata alla zia, l'arciduchessa Maria Elisabetta, badessa del capitolo nobile, che trovò dura e spaventosa. La bellissima Elisabetta era diventata una matrona indurita dal tempo e da una vita conventuale che era stata costretta a scegliere dopo che il vaiolo aveva distrutto, durante la giovinezza, non solo la sua tanto decantata bellezza ma anche i suoi sogni di ragazza.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Lettera di Elisabetta a sua nipote, 21 gennaio 1796</p><p style="text-align: justify;">"Ti ringrazio moltissimo per le tue lettere e sono lieta di aver detto la verità sul fatto che tutta la famiglia ti accoglierà a braccia aperte. Per quanto riguarda la Chanclos (la signora che l'imperatore aveva scelto come dama di compagnia per Madame Royale), non ho parlato abbastanza delle sue eccellenti qualità, e dato che starà spesso con te ormai, scoprirai tu stessa che persona degna è. Già da questo vedo che i miei "Pater noster", che ti ho promesso ogni giorno, hanno avuto la loro efficacia e presto sarete la Principessa più felice con i suoi cari genitori. Sono molto commossa dal fatto che sarai così gentile da inviarmi il tuo ritratto. Obbligherai una zia che ti ama e vuole che tu stia bene. Anche questo ritratto è stato dipinto qui, ma non ti somiglia, quindi lo aspetto con impazienza da te. La mia salute, dopo aver sofferto per otto giorni, ora va bene.</p><p style="text-align: justify;">Ti prego, cara nipote, di darmi spesso tue notizie e di credermi per la vita...</p><p style="text-align: justify;">p.s. I miei teneri complimenti alla degna amica Chanclos, è una parola da parte mia al principe di Gavre."<br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8jCzOmJ9rqa1LGM-sFSbWOoAyT4dZocyGSmLAD_8rLJXGQD3q4tezOPiFCPUgyaAGNnWtLLs7cZSuhR6BtziR6fH02G_0Q77XhfOkAjT6NlThSRZ9cogc3ETkxUJH5o-MexmzYWjY6rE/s599/maria-elisabetta-arciduchessa.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="486" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8jCzOmJ9rqa1LGM-sFSbWOoAyT4dZocyGSmLAD_8rLJXGQD3q4tezOPiFCPUgyaAGNnWtLLs7cZSuhR6BtziR6fH02G_0Q77XhfOkAjT6NlThSRZ9cogc3ETkxUJH5o-MexmzYWjY6rE/w325-h400/maria-elisabetta-arciduchessa.jpg" width="325" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un ritratto dell'arciduchessa Maria Elisabetta </td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Il rapporto tra zia e nipote fu mal gestito e anche per questo si crearono dei malintesi poiché Elisabetta era convinta che la nipote avrebbe sposato il cugino, l'arciduca Carlo. Tanto è vero che iniziò a spargere la notizia con grande gioia dell'imperatore e con dispiacere di Luigi XVIII. </p><p style="text-align: justify;">L'imperatore Francesco II d'Austria riteneva che la rivoluzione distruggendo la monarchia francese avesse abolito la legge salica.</p><p style="text-align: justify;">Madame Royale, come unica sopravvissuta alla rivoluzione, poteva considerarsi l'erede indiscussa del trono di Francia. </p><p style="text-align: justify;">La principessa rassicurò lo zio in una lettera in questi termini:</p><p style="text-align: justify;">"Già durante il viaggio mi era stato impedito di vedere i francesi, l'imperatore voleva vedermi per primo temendo che venissi a conoscenza dei suoi piani. Li conosco da tempo e dichiaro positivamente a mio zio che rimarrò sempre fedelmente devota a lui, nonché ai desideri di mio padre e di mia madre per il mio matrimonio, e che respingerò sempre le proposte dell'imperatore per suo fratello... Non lo voglio!"</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-74636546594987908032021-11-11T20:12:00.006+01:002021-11-12T02:22:41.998+01:00Muhammed Dervish Khan, ambasciatore di Mysore nel ritratto di Madame Vigée Le Brun<p style="text-align: justify;"></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSnPRLiInYWy_w2bxv0CbESwzXHpCILKiGPpT76hq_cjnQTY_L2ZM0V6d199sRZUE6dGPx4zv87jxOclbJVFWuCWk7ndYN7OAxff2vIVmtqCtp3nlHi-1hYDa10z0MsEK7zZ6qmpkZWfE/s1306/autoritratto-le-brun+%25281%2529.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1306" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSnPRLiInYWy_w2bxv0CbESwzXHpCILKiGPpT76hq_cjnQTY_L2ZM0V6d199sRZUE6dGPx4zv87jxOclbJVFWuCWk7ndYN7OAxff2vIVmtqCtp3nlHi-1hYDa10z0MsEK7zZ6qmpkZWfE/w331-h400/autoritratto-le-brun+%25281%2529.jpg" width="331" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madame Vigée Le Brun in un autoritratto<br /> eseguito tra il 1795 e il 1800<br /> con un tipico turbante molto di moda <br />alla fine del XVIII secolo</td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;">Il 6 luglio 1788, quasi un anno prima della presa della Bastiglia, tre ambasciatori di Mysore, in India, arrivarono a Parigi. Muhammed Dervish Khan, l'ambasciatore principale, insieme allo studioso Akbar Ali Khan e all'anziano Muhammed Osman Khan, furono inviati da Tipu Sultan, il potente sovrano di Mysore che cercava il sostegno di Luigi XVI nel tentativo di cacciare gli inglesi dall'India, ignari del fatto che il potere di Luigi XVI stava iniziando a deteriorarsi e che il gusto del re per le stravaganti merci straniere rispetto a quelle prodotte in casa stava suscitando tensioni nel paese.</div><p></p><p style="text-align: justify;">In questo clima politico instabile, l'arrivo dei tre ambasciatori fece comunque scalpore a Parigi; giornali locali come il Journal de Paris riportavano quasi quotidianamente i loro spostamenti. Nel 1788, Madame Vigée Le Brun, che era all'apice della sua fama vide gli ambasciatori all'Opera. Nelle sue memorie i tre vengono così ricordati:</p><p style="text-align: justify;">"Non voglio dimenticare di raccontarvi come dipinsi nella mia vita due diplomatici che, pur essendo sfacciati, avevano comunque delle teste superbe. Nel 1788, gli ambasciatori furono inviati a Parigi dall'imperatore Tipoo-Saïb. Vidi questi indiani all'Opera e mi sembrarono così straordinariamente pittoreschi che volli eseguire i loro ritratti. Avendo comunicato il mio desiderio al loro interprete, sapevo che non avrebbero mai acconsentito a essere dipinti, a meno che la richiesta non fosse venuta dal Re, così ottenni questo favore da Sua Maestà. Mi recai nell'albergo in cui vivevano (perché volevano essere dipinti a casa), con grandi tele e colori. Quando arrivai nel loro soggiorno, uno di loro portò dell'acqua di rose e me la versò sulle mani; poi il più alto, che si chiamava Davich Khan, mi fece sedere. Lo ritrassi in piedi che impugnava il suo pugnale. I drappeggi, le mani, tutto fu eseguito come voleva lui, che se ne stava così compiaciuto. Lasciai asciugare il dipinto in un altro soggiorno.<br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Cominciai allora il ritratto del vecchio ambasciatore, che rappresentai seduto con il figlio accanto a lui. Soprattutto il padre aveva una testa superba. Entrambi erano vestiti con abiti di mussola bianca, cosparsi di fiori d'oro; e questi abiti, una sorta di tuniche con ampie maniche pieghettate, erano sorretti da ricche fusciacche. Finii il dipinto, ad eccezione del fondo e del fondo degli abiti.</p><p style="text-align: justify;">La signora de Bonneuil, alla quale avevo parlato delle mie sedute, desiderava moltissimo vedere questi ambasciatori. Ci invitarono entrambe a cena e accettammo per curiosità. Entrando in sala da pranzo rimanemmo un po' sorprese di trovare la cena servita per terra, cosa che ci costrinse a stare in piedi con loro quasi distesi intorno al tavolo. Ci servirono con le loro mani quello che presero dai piatti, uno dei quali conteneva una fricassea di piedini di montone in salsa bianca molto piccante, e l'altro, non so quale stufato. Si deve credere che facemmo un pasto triste: eravamo troppo restie a veder usare le loro mani abbronzate come cucchiai.</p><p style="text-align: justify;">Questi ambasciatori avevano portato con sé un giovane che parlava un po' di francese. Madame de Bonneuil, durante le sessioni, gli insegnò a cantare "Annette all'età di quindici anni". Quando andammo a presentare i nostri addii, questo giovane ci cantò la sua canzone, ed espresse rammarico per doverci salutare dicendo: “Ah! come piange il mio cuore!”, che io trovai detto con forte accento orientale ma molto ben pronunciato.</p><p style="text-align: justify;">Quando il ritratto di Davich Khan fu asciutto, lo feci chiamare; ma l'aveva nascosto dietro il suo letto e non voleva restituirlo, sostenendo che questo ritratto aveva bisogno di un'anima. Questo rifiuto dette origine a versi molto graziosi che mi furono indirizzati e che qui riporto:</p><p style="text-align: justify;">"A Madame Le Brun,</p><p style="text-align: justify;">A proposito del ritratto di Davich Khan, e del pregiudizio degli orientali contro la pittura.</p><p style="text-align: justify;">Non è nei climi dove regnano i sultani</p><p style="text-align: justify;">che il marmo si anima e la tela respira.</p><p style="text-align: justify;">I pregiudizi dei loro Imam</p><p style="text-align: justify;">sul dio delle arti hanno rovesciato l'impero.</p><p style="text-align: justify;">Hanno sognato che Allah, geloso dei nostri talenti,</p><p style="text-align: justify;">deve, giudicando i mondi e le ere,</p><p style="text-align: justify;">dare un'anima a queste immagini</p><p style="text-align: justify;">che salvano la bellezza dalle ingiurie del tempo.</p><p style="text-align: justify;">Sublime Allah! ridi di questo errore empio!</p><p style="text-align: justify;">Sarai d'accordo, vedendo questa copia,</p><p style="text-align: justify;">dove l'arte ha carpito i segreti della natura,</p><p style="text-align: justify;">che, come te, il genio ha le sue fiamme;</p><p style="text-align: justify;">E che Le Brun, dipingendo ritratti,</p><p style="text-align: justify;">Sa anche dare loro un'anima. "</p><p style="text-align: justify;">Potevo ottenere la mia immagine solo impiegando l'inganno; e quando l'ambasciatore non riuscì a trovarlo, attaccò il suo valet de chambre che voleva uccidere. L'interprete ebbe tutta la fatica del mondo per fargli capire che i valets de chambre non venivano uccisi a Parigi, e dovette dirgli che il re di Francia aveva ordinato il ritratto.</p><p style="text-align: justify;">Questi due dipinti furono esposti al Salon nel 1789. Dopo la morte di Monsieur Le Brun, che aveva sequestrato tutte le mie opere, furono venduti, e non so chi li possiede oggi."<br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin2LkNVsbbmEEEciDTi2ShSv1ibJpFJ5CkO4j5um9o9sEuf7xtByS-BNN9AWpxENW8lzj6P2Co_C_HRoJmDT2Az6H4G2LKQ_f_Ar0bWkhzDDMCyOYx612PbATl-2-sB8-NyZumswsSd6Q/s1645/tippoo-sultan-versailles+%25282%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1645" data-original-width="1024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin2LkNVsbbmEEEciDTi2ShSv1ibJpFJ5CkO4j5um9o9sEuf7xtByS-BNN9AWpxENW8lzj6P2Co_C_HRoJmDT2Az6H4G2LKQ_f_Ar0bWkhzDDMCyOYx612PbATl-2-sB8-NyZumswsSd6Q/w398-h640/tippoo-sultan-versailles+%25282%2529.jpg" width="398" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'imponente ritratto eseguito da Madame Vigée Le Brun di Muhammad Khan, ambasciatore dell'India in Francia, venduto qualche anno fa da Sotheby's per l'incredibile cifra di 7,2 milioni di dollari.</td></tr></tbody></table><p></p><p style="text-align: justify;">L'intensità con cui è ritratto Dervish Khan è diversa da qualsiasi altro ritratto della Le Brun. C'è un elemento iniziale di ferocia, ma l'eleganza e la grandezza del costume lo superano. L'ambasciatore indossa il costume tradizionale che tanto innamorò gli uomini francesi e in particolare le donne, così affascinati dai tessuti indiani che si stavano facendo strada nella moda francese. Questa mussola bianca velata e stratificata ricorda l'abito scandalosamente indossato da Maria Antonietta in un ritratto dipinto proprio dalla Le Brun qualche anno prima.</p><p style="text-align: justify;">Tornato in possesso dell'artista, il dipinto fu esposto al Salon nel 1789, inaugurato in agosto, in un clima politico inquietante, e fu accolto dal pubblico con immensa curiosità e consensi di critica. Ad ottobre, tuttavia, la Le Brun fuggì da Parigi temendo per la sua vita dopo che la folla aveva invaso Versailles. Si può ipotizzare che abbia conservato l'opera nella sua collezione personale ma l'abbia lasciata a casa in Francia quando si è recò in Italia, dato che il dipinto appare successivamente nella vendita immobiliare del marito, Jean-Baptiste Pierre Le Brun.<br /><br /></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-71371053760081147612021-11-11T19:44:00.005+01:002021-11-11T20:00:01.955+01:00Gli ambasciatori di Tippoo Sultan a Versailles<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpym0mUk1hArpSzMFHKjI11BuzvhsYEMb8WWiNoDQZE0Exk9i50dcXS6ekV6cooDSP1uXWmv113IgcGG541DQmtZgbgKECx7ha6modRkHxqg3eZbtO78dBIKTHNUSoQ3Zgkw2cMHKh4TQ/s598/ambasciatori-tipu-sultan+%25281%2529.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="395" data-original-width="598" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpym0mUk1hArpSzMFHKjI11BuzvhsYEMb8WWiNoDQZE0Exk9i50dcXS6ekV6cooDSP1uXWmv113IgcGG541DQmtZgbgKECx7ha6modRkHxqg3eZbtO78dBIKTHNUSoQ3Zgkw2cMHKh4TQ/w400-h264/ambasciatori-tipu-sultan+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;">Questo dipinto, intitolato <i>"Passeggiata degli ambasciatori di Tipu Sultan nel parco di Saint-Cloud"</i>, fu realizzato da Charles-Elou Asselin nel 1788 e mostra quanto potesse essere internazionale il mondo del XVIII secolo. La delegazione di Tipu Sultan era arrivata in Francia per cercare di ottenere un'alleanza con Luigi XVI contro gli inglesi stanziati a Mysore. Tipu Sultan avrebbe voluto espandere il commercio con la Francia e i doni che offriva - abiti di cotone, diamanti e perle - esprimevano le sue intenzioni. L'ambasciata di Mysore e i suoi doni, che furono esposti pubblicamente a Parigi, scatenarono accesi dibattiti sullo status della Francia in India e sugli interessi commerciali e geopolitici di Luigi XVI. Folle di francesi vennero ad accogliere con curiosità i tre ambasciatori durante una passeggiata a Saint-Cloud tra parigini alla moda e venditori di tessuti. L'evento fu immortalato in questa tela che per noi posteri ha la duplice funzione di mostrare la politica internazionale della fine del '700 e quella di illustrare la vivace moda del tempo. La fine degli anni '80 del XVIII secolo fu un'epoca di cappelli e berretti enormi e stravaganti. La varietà modaiola, come i cappelli che assomigliano a torte nuziali, è catturata in un dipinto che misura soltanto 96 cm.</div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp-m1ISozLFHWvTRo_bERB8DI8IiswEDfM6HX282KJsHMN-IYKEs0OZFFA7gSQi5v_AHYEWHmlM8E-aK3yYCZgiOWbMuyexe6OcgU5wST1g_tfhfYySS5L-hSIK2qJ3wzWBn4xZSrIw_U/s1600/ambasciatori-tipu-sultan+%25282%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp-m1ISozLFHWvTRo_bERB8DI8IiswEDfM6HX282KJsHMN-IYKEs0OZFFA7gSQi5v_AHYEWHmlM8E-aK3yYCZgiOWbMuyexe6OcgU5wST1g_tfhfYySS5L-hSIK2qJ3wzWBn4xZSrIw_U/w300-h400/ambasciatori-tipu-sultan+%25282%2529.jpg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRjtuxte2VyXeWeSRUpTaXSO-3mX8X4HJMyQLsBRz_dfqNE97wqxxTd72wE9nsnpNSXU6egevmzT1QekNsfuZIKXZTQhwJdHV0BqXhLzDYj9iHyCCXe38xEW7N9RmopFr-PRhvI7WETnw/s1600/ambasciatori-tipu-sultan+%25283%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1312" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRjtuxte2VyXeWeSRUpTaXSO-3mX8X4HJMyQLsBRz_dfqNE97wqxxTd72wE9nsnpNSXU6egevmzT1QekNsfuZIKXZTQhwJdHV0BqXhLzDYj9iHyCCXe38xEW7N9RmopFr-PRhvI7WETnw/w328-h400/ambasciatori-tipu-sultan+%25283%2529.jpg" width="328" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWELzm4ol7oPUdtGAlN8bqMDsoruHhiacVJ_8pgbtL5no6lBSbFK1I5Q5kniWwEy-XlLyHdSrdr2kaJ4nq8PR6ju0Yzga-P_2SLr_K9fsQWNcatizOMIS2VsxpN_i7D9ndK_ToUAYyxhw/s1600/ambasciatori-tipu-sultan+%25284%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWELzm4ol7oPUdtGAlN8bqMDsoruHhiacVJ_8pgbtL5no6lBSbFK1I5Q5kniWwEy-XlLyHdSrdr2kaJ4nq8PR6ju0Yzga-P_2SLr_K9fsQWNcatizOMIS2VsxpN_i7D9ndK_ToUAYyxhw/w300-h400/ambasciatori-tipu-sultan+%25284%2529.jpg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWDP9J9xdoZgJpEcsOaeLmbLwqVfbIrUbDbr_F_BOO-kQ2LDucuB9zWc88y-nxig_nIz-DdeoezkHO4xEChytbWvZ4u3mzQ6TdacJwuph5IDFwxEwotD-SH4TcPa4VfgrM8-TpKPe0TEQ/s1600/ambasciatori-tipu-sultan+%25285%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1574" data-original-width="1600" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWDP9J9xdoZgJpEcsOaeLmbLwqVfbIrUbDbr_F_BOO-kQ2LDucuB9zWc88y-nxig_nIz-DdeoezkHO4xEChytbWvZ4u3mzQ6TdacJwuph5IDFwxEwotD-SH4TcPa4VfgrM8-TpKPe0TEQ/w400-h394/ambasciatori-tipu-sultan+%25285%2529.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;">Accostando elementi presi in prestito dalle illustrazioni di moda, vedute topografiche e stampe popolari, Asselin suggerisce come il commercio internazionale e la rivalità imperiale avessero trasformato la monarchia francese, forse contribuendo alla sua crisi.<br /></p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;">Dopo un lungo viaggio gli ambasciatori erano sbarcati a Tolone l'8 luglio, suscitando curiosità lungo tutto il percorso, a Marsiglia, Lione, Fontainebleau e a Parigi dove furono magnificamente accolti.</p><p style="text-align: justify;">«Tutta Versailles è stata occupata oggi», scriveva M. de Bombelles il 9 agosto, «con l'arrivo degli ambasciatori indiani al Grand Trianon, un gran numero di parigini è arrivato per vedere domani l'udienza che sarà data a questi ambasciatori. Erano attesi da tempo, il che in qualche modo rendeva impazienti i cortigiani. Niente era stato trascurato per rendere ancora più piacevole la più bella, la più magnifica delle dimore. La grande sala era adornata da un superbo tappeto Savonnerie, di forma circolare, attorno al quale erano disposti cuscini di velluto cremisi con passamaneria, nappe e ricche frange dorate. "<br /></p><p style="text-align: justify;">Pochi giorni prima della cerimonia, il delfino Luigi Giuseppe aveva espresso al suo governatore il desiderio di partecipare. La regina, riluttante per lo stato di deperimento del figlio e con la sua deformità già molto evidente, di esporlo allo sguardo di una folla curiosa e forse maliziosa, chiese a M. d'Harcourt di distoglierlo dal suo progetto; nonostante questa ingiunzione, al delfino fu permesso di scrivere a sua madre, in modo che lei gli permettesse di assistere a questa solennità. La cosa pose Maria Antonietta in una posizione d'imbarazzo e di dolore nel dover rispondere negativamente al bambino che si sentì mortificato.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhHF2VJ46zj_5EfdWzppVK4_dv46_hGELJEJHCYVGKES_JVMu1PdNDSnAxR4rKa38ldPV3QzWq_E8QD-PO6qBLsyzVzX-rfSOdkPJuNWYKxa9QYeMTg3sLbAhMES3zcW7wevPaoY5-RXs/s800/tippoo-sultan-versailles+%25283%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="272" data-original-width="800" height="218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhHF2VJ46zj_5EfdWzppVK4_dv46_hGELJEJHCYVGKES_JVMu1PdNDSnAxR4rKa38ldPV3QzWq_E8QD-PO6qBLsyzVzX-rfSOdkPJuNWYKxa9QYeMTg3sLbAhMES3zcW7wevPaoY5-RXs/w640-h218/tippoo-sultan-versailles+%25283%2529.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'arrivo dei tre ambasciatori a Versailles</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Il 10 agosto 1788 il re ricevette gli ambasciatori del sultano.<br />Bombelles che giudicò capricciosi e ombrosi gli inviati del sultano, scrisse nel suo diario:<br />"Il 10 i tre ambasciatori partirono alle undici del mattino dal Trianon. Entrarono nel grande cortile della Reggia di Versailles in tre carrozze bardate, ciascuna a sei cavalli e nella livrea del Re, passarono tra due siepi di guardie formate dalle guardie francesi e svizzere, i tamburi battevano l'appello. “Scesero dalle loro carrozze nella Cour des Princes; Sieur Delaunay, commissario della Marina, li condusse per la scala dei Principi e la stanza dei Cento Svizzeri che erano assiepati, con alabarda in mano, in un appartamento privato, ad aspettare il momento in cui il re sarebbe stato pronto a riceverli. L'udienza che doveva aver luogo a mezzogiorno fu ritardata da un capriccio degli ambasciatori. Avevano affermato di voler rimanere seduti; ci volle un po' per far loro rinunciare alla ridicola richiesta citando loro tutti gli esempi di una solenne udienza, «dove mai i rappresentanti di alcun sovrano avevano potuto ottenere una distinzione che non fosse concessa ai fratelli. Prima entrò la regina, proveniente dagli appartamenti attigui al salone di Ercole, che doveva prendere posto molto prima che apparisse il re. Era l'una meno un quarto quando Sua Maestà, accompagnato da Monsieur, Monsieur le Comte d'Artois, i duchi di Angoulême, Bourbon, d'Enghien, i principi di Condé e Conti, si recò nella stanza. Il trono che viene utilizzato per la cerimonia dello Spirito Santo era posto su una piattaforma rialzata di otto gradini e addossato al camino... Una felice coincidenza aveva messo in primo piano le donne più giovani e belle; un'occasione ancora più felice avendomi fatto conoscere il duca di Polignac e i suoi figli, mi permise di unire i miei ai suoi... Nella galleria di sinistra si trovava la Regina con Madame, Madame Royale e il Duca di Normandia; nella galleria di destra erano collocati la Contessa d'Artois, Madame Elisabeth e il Duca di Berry... Il re prese posto sul trono e dette l'ordine di chiamare gli ambasciatori indiani che attraversarono tutti i grandi appartamenti pieni di spettatori, tra due siepi di guardie del corpo."<br /><br />Gli ambasciatori consegnarono le loro lettere di presentazione in un pezzo di stoffa d'oro (un tessuto realizzato con filo di seta avvolto in oro), insieme a ventuno monete d'oro, un segno di profondo rispetto nella loro cultura. Seguì lo scambio cerimoniale di doni diplomatici; le voci circolavano da settimane e molti nella folla si aspettavano che gli ambasciatori offrissero bauli pieni di diamanti. Invece donarono a Maria Antonietta un abito di mussola semplice ma fine, e una piccola scatola di perle. Il re ricevette armi ornamentali e un grande rubino, che in seguito fece montare su una spallina di diamanti. Gli ambasciatori ricevettero a loro volta diverse lunghezze di seta tessuta a Lione, busti del re e della regina e più di 250 pezzi di porcellana di Sèvres decorati, in ossequio alla legge islamica, con fiori.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgtGL9CG77zhl08J-Sty3nE43YtgLof2lX5cNb3zuJel0hUcC4BfA-Us8fr6atBcnX5RkZk651Z9qvTsZ1esn7CB5IrOA11DsOUNuI9u8Otfq-DgwS4OO48QP-ejAyt4OGQ6HvLhS82oE/s774/tippoo-sultan-versailles+%25281%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="774" data-original-width="581" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgtGL9CG77zhl08J-Sty3nE43YtgLof2lX5cNb3zuJel0hUcC4BfA-Us8fr6atBcnX5RkZk651Z9qvTsZ1esn7CB5IrOA11DsOUNuI9u8Otfq-DgwS4OO48QP-ejAyt4OGQ6HvLhS82oE/w480-h640/tippoo-sultan-versailles+%25281%2529.jpg" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luigi XVI e Maria Antonietta ricevono l'ambasciata Tippo-Saib -<br />Incisione di Gustave Staal, 1826 - Museo di Versailles</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">La sera del 12 agosto una folla di curiosi attese gli indiani al Grand Trianon, addobbato appositamente per accoglierli. Accompagnati dagli interpreti, i tre andarono in estasi per la bellezza del giardino e del palazzo. Da bravi mussulmani chiesero che i tappeti raffiguranti esseri umani fossero rimossi non potendoli utilizzare per le preghiere. Il giorno seguente, per il solenne ricevimento che avrebbe seguito la messa, venne collocato un trono per il Re nel Salone d'Ercole, con le poltrone su entrambi i lati per la regina e gli altri membri della famiglia reale. Preceduto dai maestri di cerimonie, il corteo si snodò per gli appartamenti affollati, pieni di dame scollate che gli ambasciatori trovarono sorprendenti. Per l'occasione gli ambasciatori avevano rinunciato ad indossare gli abiti tradizionali, conservando solo i copricapi. Si erano fatti confezionare un'uniforme europea verde e rossa di marocchino che sarebbe servita da modello per i sipahi, i soldati nativi dell'India al servizio di potenze europee. Dopo l'udienza con il re, vennero condotti per il parco in calesse e fu offerto loro lo spettacolo delle grandes eaux. </p><p style="text-align: justify;">Madame de La Tour du Pin scrisse: "Sono venuti a chiedere l'appoggio della Francia contro gli inglesi. Ma gli abbiamo dato solo parole, come avevamo fatto agli olandesi. Questi tre indiani rimasero parecchi mesi a Parigi, a spese del re, carrozze dappertutto in una carrozza a sei cavalli. Li vedevo molto spesso all'Opera e in altri luoghi pubblici. Erano tutti di quel bel sangue indù marrone chiaro, avevano barbe bianche che arrivavano fino alla vita e indossavano costumi molto ricchi. All'Opera era riservato loro un bel palco per le prime. Seduti in grandi poltrone, spesso appoggiavano i piedi, calzati in ciabatte gialle, sull'imbottitura del palco, con grande gioia del pubblico...".</p><p style="text-align: justify;">Gli ambasciatori rimasero al Grand Trianon per diversi giorni, insieme ai lori schiavi che preparavano per i loro signori piatti esotici. Il conte d'Hézecques lasciò scritto:"La quantità di spezie, peperoncino, curry e soprattutto aglio che vi mettevano, rendeva il loro stufato, che ho assaggiato una volta, intollerabile ai palati europei... Anche la Regina aveva voluto assaggiare questa cucina indiana, ma le era impossibile sopportare la forza del suo condimento."</p><p style="text-align: justify;">Maria Antonietta commissionò a Madame Tussaud le cere dei tre ambasciatori per immortalare la loro visita in maniera divertente. L'artista portò a termine alla perfezione l'incarico della regina: le cere dei tre ospiti che fumavano le loro lunghe pipe e quelle dei loro interpreti vennero collocate in uno dei cottage dell'Hameau .<br /><br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhanyBeG6WVtsSXar80wuq0_4o_XqQFESWZM7N91JSQtXzyNHlHyJaHqAk751PkBkVsSKxIsht10W4ABMd2r9OtNhSD0Eu6EPCfBrOfOaNiPsVmRdIzwbNXjlasyoHg-ro4W5oTKQvZitY/s571/tippoo-sultan-versailles+%25281%2529.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="412" data-original-width="571" height="462" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhanyBeG6WVtsSXar80wuq0_4o_XqQFESWZM7N91JSQtXzyNHlHyJaHqAk751PkBkVsSKxIsht10W4ABMd2r9OtNhSD0Eu6EPCfBrOfOaNiPsVmRdIzwbNXjlasyoHg-ro4W5oTKQvZitY/w640-h462/tippoo-sultan-versailles+%25281%2529.jpeg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Incisione di Gabriel Le Vachez che ritrae i tre ambasciatori in visita al Palais Royal presentati alla duchessa d'Orleans. E' questa l'unica rappresentazione coeva dell'interazione tra gli ambasciatori e i membri della famiglia reale poiché un'illustrazione ufficiale che commemori l'evento non fu mai commissionata.</td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">L'ultima udienza dei tre ambasciatori fu tradotta da Sieur Ruffin, il segretario interprete di Luigi XVI, il quale mantenne un tono di voce bassissimo per evitare che i sentimenti espressi dagli indiani contro l'Inghilterra raggiungessero gli inglesi presenti. Gli ambasciatori di Tippoo Sahib partirono il giorno dopo l'annuncio della convocazione degli Stati Generali. Nessuno poteva sapere che quella sarebbe stata l'ultima visita di Stato del regno e nessuno poteva immaginare, mentre salutavano gli ambasciatori il destino che li attendeva. Tippoo-Saïb come punizione per aver fallito nella loro missione diplomatica, fece decapitare i 3 ambasciatori non appena tornarono a Mysore. E tutti gli ospiti e i doni esotici del mondo non potevano mascherare i crescenti problemi domestici della Francia, che sarebbero culminati l'anno successivo nella Rivoluzione e, infine nel Terrore. <br /><br /><b><span style="font-size: medium;">L'influenza degli ambasciatori indiani sulla moda </span></b></p><p style="text-align: justify;">La missione alla fine fu un fallimento diplomatico, ma sarebbe stata ricordata come un fenomeno della moda: sebbene mode fantasiose e tessuti à la turque e à la chinois fossero state indossate in Francia per decenni, era raro vedere da vicino abiti asiatici reali ma soprattutto persone asiatiche.</p><p style="text-align: justify;">Il loro tempismo non avrebbe potuto essere peggiore politicamente ma gli ambasciatori arrivarono al momento giusto per coinvolgere il gusto popolare per le mode informali, esotiche e sensuali. Come osservò il conte d'Hézecques, paggio alla corte di Versailles, “Questi straordinari ambasciatori che arrivano dalle estremità della terra suscitano sempre curiosità, e spesso fanno la storia, più per la rarità dell'evento che per l'importanza delle loro trattative”. Sebbene non abbia mai lasciato Mysore, lo stesso Tippoo-Saïb era diventato una celebrità da un giorno all'altro in Francia e la moda giocò un ruolo dinamico nella sua improvvisa ascesa alla fama.</p><p style="text-align: justify;">Nella loro incessante ricerca di novità, i mercanti di moda della Parigi del XVIII secolo avevano fatto irruzione in tutto il mondo. Come commentava il Magasin des modes nouvelles nel gennaio 1787: “Nessuno può negare che le nostre Dame francesi abbiano fatto adottare le loro mode alle Dame di quasi tutti gli altri Regni; tuttavia, dobbiamo ammettere che in quasi tutti i casi le stiano semplicemente ripagando. Non le hanno forse prese in prestito dai polacchi, dagli inglesi, dai turchi, dai cinesi? ” "Il gusto asiatico", come veniva chiamato, ebbe un'influenza duratura sfidando le tendenze volubili della moda. Le mode asiatiche si moltiplicarono così tanto fino a che i salotti di Parigi iniziarono ad assomigliare agli harem di Costantinopoli (o almeno così sostenevano alcuni critici francesi). La regina Maria Antonietta aveva aperto la strada. Ad un ballo del 1782, secondo l'osservatrice Eliza de Feuillide, la regina aveva indossato “una specie di abito turco fatto di seta argentata mescolata al blu e interamente rifinita e quasi ricoperta di gioielli. Una fascia e fiocchi di diamanti le circondavano la vita, le maniche erano a sbuffo e delimitate in più punti con diamanti, grandi nodi degli stessi fissavano un velo fluente di garza d'argento; i suoi capelli erano adornati con i più bei gioielli di ogni genere mescolati a fiori e ad un grande pennacchio di piume bianche.” Fantasie alla moda come queste erano raramente copie accurate e filologiche degli abiti asiatici. In genere solo uno o due dettagli potevano essere identificabili come orientali. Le distinzioni tra Vicino ed Estremo Oriente erano vaghe o inesistenti. Una varietà di influenze asiatiche potevano combinarsi in un unico capo.<br /><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgummh3M7Z1iK1UeX_hDoO2nK29nG9k-ISMcnywI_FlGMVkY3c1vcZX0ID-_qIg8IiFVixlbu_tWvfx8KoJYhMz2k4qC-7e25EnwvLQ5NwNnc-PEQN0aETbBAn4kC1TWxXzeMA0rq31hNY/s2048/Madame+d%2527Aguesseau.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1601" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgummh3M7Z1iK1UeX_hDoO2nK29nG9k-ISMcnywI_FlGMVkY3c1vcZX0ID-_qIg8IiFVixlbu_tWvfx8KoJYhMz2k4qC-7e25EnwvLQ5NwNnc-PEQN0aETbBAn4kC1TWxXzeMA0rq31hNY/w500-h640/Madame+d%2527Aguesseau.jpg" width="500" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Madame d'Aguesseau indossa una robe à la turque - Madame Vigée Le Brun, 1789</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">Tutto cambiò quando il partito indiano - composto dai tre ambasciatori, Mohammed Dervich Khan, Mohammed Osman Khan e Akbar Ali Khan, due giovani parenti del sultano e più di trenta servitori - entrò a Parigi il 16 luglio.: "La morale, le abitudini, i costumi di questi indiani sono stati a lungo l'oggetto delle nostre conversazioni, il modello per le nostre mode”, raccontava d'Hézecques.<br />Secondo il marchese de Bombelles, l'intera corte, insieme a una folla di parigini, si riunì per salutarli e guardarli a bocca aperta. D'Hézecques riferì che gli indiani indossavano costumi “composti da pantaloni larghi e abiti di mussola o panno di cotone, abbastanza fini. Non ho visto ricami d'oro se non sui loro scialli, con i quali si avvolgono più o meno, secondo la temperatura. I loro turbanti non sono alti come quelli dei turchi, ma sono molto più larghi”. (Eleganti turbanti apparvero presto sulle teste delle parigine alla moda.).<br />Dopo la loro visita a Versailles, gli ambasciatori ebbero un'udienza informale con la contessa du Barry alla quale offrirono alcuni pezzi di mussola, molto riccamente ricamati in oro. Quando Madame Vigée-Le Brun rese visita poco dopo alla du Barry, questa le regalò uno dei dono ricevuti dagli ambasciatori, una superba stoffa con grandi fiori staccati, i cui colori e l'oro erano perfettamente mescolati". Madame Vigée-Le Brun conservò il tessuto per molti anni, portandolo con sé quando fuggì dal paese nel 1789 durante la Rivoluzione francese, e infine facendone un abito da ballo al suo ritorno a Parigi nel 1801.<br /></p><p style="text-align: justify;">Già nel febbraio 1788, il Magasin des modes nouvelles aveva predetto: «Senza dubbio, quest'anno la Moda viaggerà in tutti i climi, in tutti i Regni, in tutte le Province e in tutti i Paesi del mondo». I mesi successivi portarono mode che evocavano un assortimento apparentemente casuale di paesi, tra cui Svezia, Russia e Grecia, ma era inevitabile che gli abiti degli ambasciatori ispirassero la moda indiana. Il 20 agosto, la rivista riportava: “Gli ambasciatori di Tippoo-Sultan sono in Francia, e sono stati presentati alla Corte. Non c'è dubbio che devono il loro successo alla Moda. Il loro arrivo è stato piuttosto evidente a Parigi, e rende un'epoca piuttosto degna di nota, provocare qualche nuova moda simile al loro costume o ai loro costumi. ” Come anticipato, il prossimo numero presentava abiti à la Tippoo-Saïb e à l'Indian . Lungi dal somigliare ai costumi indigeni degli ambasciatori, tuttavia, le nuove mode erano indiane solo di nome, onorando gli ambasciatori piuttosto che imitarne le attrattive.<br /><br /></p><div style="text-align: center;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPUqXtNO2S8O0pqq1z9uh4wl5ffXldpAIW5_-YD-J-DWdhPiHdeex3qOgAOqENbV2-YY2biX40_1_6OSuUvoACI7bPBIMksRR3yJW-mV2m0Q9hJDLFmRGKfkyJ8N2vDrbjI4gr2ZYfPbk/s599/greuze-signora-costume-turco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="451" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPUqXtNO2S8O0pqq1z9uh4wl5ffXldpAIW5_-YD-J-DWdhPiHdeex3qOgAOqENbV2-YY2biX40_1_6OSuUvoACI7bPBIMksRR3yJW-mV2m0Q9hJDLFmRGKfkyJ8N2vDrbjI4gr2ZYfPbk/w482-h640/greuze-signora-costume-turco.jpg" width="482" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ritratto di signora in abito turco - Jean-Baptiste Greuze, 1790<br /></td></tr></tbody></table></div><p style="text-align: justify;">Durante i due mesi successivi, la rivista presentava un berretto-turbante à l'indienne, una cintura bramin e un berretto à la Pondichéri, ulteriori tributi agli ambasciatori. Una moda passeggera per i nastri marroni fu persino attribuita all'influenza degli ambasciatori; come spiega la rivista, “Tutti sanno che il cacao viene dall'India e che il cacao è usato per fare il cioccolato; Gli ambasciatori di Tippoo-Saïb hanno sicuramente creato la moda dei nastri color cioccolato.” Il cioccolato era conosciuto e apprezzato in Francia dal 1660, ma ci voleva un vero sultano per metterlo sulla mappa della moda.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-27693217112949822112021-10-30T19:42:00.006+02:002021-11-14T02:51:14.786+01:00Il funesto presagio di Goethe <p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkoxPN5xg5WyYb6UNxtscYX7WI5mVcbTSY3wA5uY_VEQ2fYx_zg87yp1c_JViKl7ZF3k3JnOD5N8HkJtLyub68_7Hn7oz_o_1w0QBViBoT1Trtf74nFK6sHflfaiif1Ve-KKi_xaH5JRA/s1017/remise-maria-antonietta+%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="839" data-original-width="1017" height="330" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkoxPN5xg5WyYb6UNxtscYX7WI5mVcbTSY3wA5uY_VEQ2fYx_zg87yp1c_JViKl7ZF3k3JnOD5N8HkJtLyub68_7Hn7oz_o_1w0QBViBoT1Trtf74nFK6sHflfaiif1Ve-KKi_xaH5JRA/w400-h330/remise-maria-antonietta+%25282%2529.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Questo arazzo, oggi conservato al Museo Nazionale del Castello di Compiègne, è uno dei sette arazzi che furono esposti nel padiglione allestito su un'isoletta del Reno per la cerimonia della remise di Maria Antonietta il 7 maggio 1770. Realizzati dalla manifattura dei Gobelins nel 1755 su cartoni di Jean-François de Troy, la serie dei sette arazzi rappresenta il mito di Giasone e Medea, nella versione tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, la cui storia finirà nella follia e nel sangue.</div></span></div><p></p><p style="text-align: justify;">Per arredare il padiglione della remise fu richiesto alle personalità più di spicco della città di Straburgo di prestare i propri arazzi e il proprio mobilio. Fu l'arcivescono di Strasburgo ad offrire la serie di arazzi che tanto indignò Goethe che visitò in quei giorni il padiglione quando era ancora un giovane studente.</p><span><a name='more'></a></span><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh19Zxx4GcBta9MucdFz_vuA8OO4b1f8KSWr_XZRd-RVX2dRyW48lfJMIMzqoEB5KCl2rLu7c2VgII-2f7MLbuCG0eRARIr8ngZtcsQiAwcgNTBJaIcbM-fWgDiOpF28Mx3mjy-BYBUfGw/s1630/remise-maria-antonietta+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="1630" height="310" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh19Zxx4GcBta9MucdFz_vuA8OO4b1f8KSWr_XZRd-RVX2dRyW48lfJMIMzqoEB5KCl2rLu7c2VgII-2f7MLbuCG0eRARIr8ngZtcsQiAwcgNTBJaIcbM-fWgDiOpF28Mx3mjy-BYBUfGw/w640-h310/remise-maria-antonietta+%25281%2529.jpg" width="640" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nelle sue memorie scritte a 56 anni, Goethe scrive: "Particolarmente degno di nota fu per me l'edificio che sorgeva su un'isola del Reno tra i due ponti, eretto per accoglierla e per consegnarla nelle mani degli ambasciatori di suo marito. Era solo leggermente rialzato dal suolo; aveva al centro un grande salone, su ogni lato saloni più piccoli; a seguire altre camere che si estendevano un po' all'indietro. In breve, se fosse stato costruito in maniera più durevole, avrebbe potuto rispondere molto bene come casa di delizie per persone di rango... Andavo e venivo, e venivo e andavo, e non potevo saziarmi di guardare, ma gli arazzi più grandi, più brillanti e ricchi nel salone principale mi preoccupavano... l'argomento era eccessivamente ripugnante per me. A sinistra del trono si vedeva la sposa alle prese con la morte più orribile, circondata da persone piene di compassionevole dolore; a destra c'era il padre, inorridito dai bambini assassinati davanti ai suoi piedi; mentre la Furia, nella sua carrozza trainata da draghi, si librava nell'aria...Un errore come quello nel grande salone mi mise completamente fuori controllo e con veemenza chiamai i miei compagni perché assistessero anche loro ad un simile crimine contro il gusto e il sentimento. "Che cosa!" esclamai, senza considerare gli astanti, "è lecito così sconsideratamente, porre davanti agli occhi di una giovane regina, al suo primo ingresso nei suoi domini, la rappresentazione del matrimonio più orribile che forse sia mai stato consumato? C'è tra gli architetti, decoratori, tappezzieri francesi, un solo uomo che capisca che le immagini rappresentano qualcosa, agiscono sulla mente e sul cuore, che creano impressioni, che suscitano presagi? E' proprio come se avessero mandato lo spettro più orribile ad incontrare questa donna bella e amante del piacere proprio alle frontiere!"</div><p></p><p style="text-align: justify;">Il personale che stava allestendo il padiglione cercò di calmare Goethe spingendolo fuori dalla stanza per impedirgli di disturbare le altre persone che visitavano il luogo. </p><p style="text-align: justify;">"Mi assicurarono che non era compito di tutti cercare il significato nelle immagini; che l'intera popolazione di Strasburgo e dei dintorni, che doveva accalcarsi lì, non avrebbe messo a fuoco tali intrecci più della regina stessa e della sua corte".</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAXWcZ2pe9-12FSXeUoc_L1OFiplOBUV8bN361qWy9EsiUns5cURSzZMiRfTrrF31i9lgaehKSHQnusdQXmQAH2Gi1poqsfUxR7KnarVZXTQVAix2pwMi2cWLwRV5CCDqHqjA45Xrq2eQ/s1920/arazzi-mito-giasone-medea-milano+%25282%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1920" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAXWcZ2pe9-12FSXeUoc_L1OFiplOBUV8bN361qWy9EsiUns5cURSzZMiRfTrrF31i9lgaehKSHQnusdQXmQAH2Gi1poqsfUxR7KnarVZXTQVAix2pwMi2cWLwRV5CCDqHqjA45Xrq2eQ/w640-h400/arazzi-mito-giasone-medea-milano+%25282%2529.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI7U_oS2WWJtyEDEG5H8bXc5snWRc-f9yoYjZ0XhPD03NyWt2yUiSL_oLzjMsgevYD74JchYt0REX9tIFii4POFwoioaWa_Ae0-iDB_mohQrLVOnsQVvWinXXw4e9MKXi2HWcJzMp96xw/s600/arazzi-mito-giasone-medea-milano+%25281%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI7U_oS2WWJtyEDEG5H8bXc5snWRc-f9yoYjZ0XhPD03NyWt2yUiSL_oLzjMsgevYD74JchYt0REX9tIFii4POFwoioaWa_Ae0-iDB_mohQrLVOnsQVvWinXXw4e9MKXi2HWcJzMp96xw/w640-h400/arazzi-mito-giasone-medea-milano+%25281%2529.jpg" width="640" /></a></div><p style="text-align: justify;">Una perfetta copia della serie dei sette arazzi che fu esposta nel padiglione della remise, si trova a Palazzo Reale a Milano, nell'omonima sala.</p><p style="text-align: justify;">Gli arazzi, realizzati dalla manifattura francese dei Gobelins su disegno di Jean-Francois de Troy ed arazziere Claude Audran, vennero donati da Luigi XV agli arciduchi Ferdinando e Maria Beatrice d'Este in occasione dello loro nozze (1771). </p><p style="text-align: justify;">Di nuovo la storia così tragica di Giasone e Medea veniva riproposta per un matrimonio; è evidente che all'epoca non si badava ai soggetti e che solo la sensibilità dei poeti poteva trovarla di cattivo gusto e di cattivo auspico. Per la cronaca il matrimonio di Ferdinando e Beatrice per lo meno fu felice.</p><p style="text-align: justify;">Esistono altre copie di questa serie (non sempre complete o integre) presso l'Hermitage di San Pietroburgo, le Royal Collections in Svezia, il Castello di Windsor in Inghilterra ed al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford - Connecticut (USA).</p><p style="text-align: justify;">Nella Prima Sala degli Arazzi sono collocati alle pareti gli arazzi con gli episodi (a partire dall'ingresso) “La fuga di Medea” (1769), “Giasone doma i tori” (1770) e “Creusa è consumata dal fuoco del fatale abito che Medea le ha donato”(1770).</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-91267275074157982632021-10-18T03:19:00.009+02:002021-10-18T03:30:01.315+02:00La duchessa d'Angouleme si imbarca a Pouillac<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit;">Questo dipinto di Antoine-Jean Gros realizzato nel 1818 e conservato al museo di Belle Arti di Bordeaux raffigura la duchessa d'Angouleme che si imbarca a Pouillac per l'Inghilterra in occasione del ritorno di Napoleone. E' questo il periodo passato alla storia come i "Cento Giorni". </span></p><p style="text-align: center;"></p><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhi-C9qY_7rqX7vMpkUDbqb7RWa3rQ6ptnYp8xuxhr25olRG0aXhdK0vz6sx5qhxKBFpNV1GwVpoyjp6AdDT65VbM7qCWEBoSLee3Z4ubwhCFBXOoFcr19HLtg7Om8gbb3to2q6Oa7lBU/s2000/duchessa-angouleme-bordeaux-gros.jpg"><img border="0" data-original-height="1332" data-original-width="2000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhi-C9qY_7rqX7vMpkUDbqb7RWa3rQ6ptnYp8xuxhr25olRG0aXhdK0vz6sx5qhxKBFpNV1GwVpoyjp6AdDT65VbM7qCWEBoSLee3Z4ubwhCFBXOoFcr19HLtg7Om8gbb3to2q6Oa7lBU/w640-h426/duchessa-angouleme-bordeaux-gros.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit;">Accompagnata dal suo seguito formato dalle duchesse di Serent e di Damas, dal visconte e dalla viscontessa d'Agoult e dal visconte di </span>Montmorency, <span style="font-family: inherit;">la figlia di Luigi XVI e di Maria Antonietta, </span>nel<span style="font-family: inherit;"> salutare i suoi fedelissimi, </span><span style="font-family: inherit;"> rilascia loro una piuma bianca del suo cappello. Questa piuma è ancora oggi conservata nella collezione Jeanvrot a Bordeaux. <br /></span><span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCbD3BNvP7eE53FGwa4cwv94D4BGqTQLHXQgJXHdhFfGqoDK-u-kq49olIGQtDLA7M-cuY119ZCSec20l1f-OOZwgXn1MlgBP4r3A2GMMTbUNCCS2RLVxsfYfTapDO42xfMm6e9k5g4Xw/s865/piuma-duchessa-angouleme.jpg"><img border="0" data-original-height="865" data-original-width="640" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCbD3BNvP7eE53FGwa4cwv94D4BGqTQLHXQgJXHdhFfGqoDK-u-kq49olIGQtDLA7M-cuY119ZCSec20l1f-OOZwgXn1MlgBP4r3A2GMMTbUNCCS2RLVxsfYfTapDO42xfMm6e9k5g4Xw/w296-h400/piuma-duchessa-angouleme.jpg" width="296" /></a></div><br /></div><span style="font-family: inherit;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: inherit;">Nelle Memorie della Duchessa d'Angouleme, nell'edizione del 1858, </span>François de Barghon Fort-Rion, che curò e ampliò l'opera, scrive in una nota:</div></span><p></p><div style="animation-name: none; transition-property: none;"><div class="stjgntxs ni8dbmo4 l82x9zwi uo3d90p7 h905i5nu monazrh9" data-visualcompletion="ignore-dynamic" style="animation-name: none; border-radius: 0px 0px 8px 8px; overflow: hidden; transition-property: none;"><div style="animation-name: none; text-align: justify; transition-property: none;"><div class="separator" style="clear: both; font-family: inherit; font-style: italic; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: inherit;">"Madame partì la sera alle otto, scortata da un distaccamento di volontari e da un plotone di cavalleria della Guardia Nazionale. Arrivata a Pauillac, dove si trovavano le due fregate che dovevano posare l'ancora tornando nella terra dell'esilio, ella si precipitò a bordo. Nonostante il maltempo, tutti quelli che l'avevano accompagnata si gettarono sulle imbarcazioni intorno per godere il più a lungo possibile della sua vista. Profondamente commossa da quest'ultima espressione di affetto, slegò i nastri e il pennacchio bianco che adornavano il suo copricapo e li lanciò ai fedeli servitori della monarchia dicendo loro: "Addio, quando tornerò, riconoscerò tutti voi. Bravi Bordelais, la vostra lealtà mi è nota ... Non ho il coraggio di vedere i francesi infelici ed essere la causa delle loro disgrazie. Vi lascio, coraggiosi Bordelais, penetrata dai sentimenti che mi avete dimostrato e vi assicuro che essi saranno fedelmente riferiti al re..."</span><br /><br /><div style="font-style: italic; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmRkY4ATpQzf6uv0yHHsu-8rG-NPmvA9h4Niu9RRN3kpp8sfp4DT2SRmQChaQHoA8Cl0GOf0XgAeGEzlsFim1h84qwdMZX0AmWqifMrJJpF-Kc8uiXp_s_W_GZ1JTAxIkHy7dBtrMgWnw/s500/duchessa-angouleme-dettaglio-gros.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="442" data-original-width="500" height="566" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmRkY4ATpQzf6uv0yHHsu-8rG-NPmvA9h4Niu9RRN3kpp8sfp4DT2SRmQChaQHoA8Cl0GOf0XgAeGEzlsFim1h84qwdMZX0AmWqifMrJJpF-Kc8uiXp_s_W_GZ1JTAxIkHy7dBtrMgWnw/w640-h566/duchessa-angouleme-dettaglio-gros.jpg" width="640" /></a></div></div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;"><i><br /></i></div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;">La coppia ducale era letteralmente adorata a Bordeaux e con il ritorno di Napoleone, la duchessa, conscia del suo carisma aveva rischiato il tutto per tutto recandosi nelle caserme della città arringando le truppe con talmente tanta passione che Napoleone la definì<i><b> "l'unico uomo della famiglia"</b></i>. </div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;">Nel frattempo il duca d'Angouleme fu fatto prigioniero. Ad un suo servitore dirà: "mia moglie è al sicuro, sono tranquillo: mi aspetto di tutto, devo confidare nella provvidenza, che assoggetta tutto alla sua volontà." </div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;">Dopo di che scriverà una lettera al padre le cui parole, in seguito, saranno scolpite sotto un suo busto a Bagatelle, residenza del duca di Berry: "Eccomi qui, rassegnato a tutto, ad occuparmi di coloro che mi sono cari; ma vi chiedo ed esigo che il re non ceda su nulla per liberarmi. Non ho paura né della morte né della prigione; e tutto quello che Dio deciderà sarà ben accolto."</div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;">Inizialmente l'idea di Napoleone era quella di farlo fucilare ma i suoi collaboratori lo convinsero a rilasciarlo per non farne un martire come il duca d'Enghien.</div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;">Dopo aver intercettato la lettera indirizzata al conte d'Artois, Napoleone sprezzante ma allo stesso ammirato dall'audacia di questa coppia dirà:"Vi è sempre cavalleria in queste razze principesche"<i>.</i></div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;"><br /></div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; text-align: justify; transition-property: none;"><br /></div><div style="font-family: inherit; text-align: justify;"><br /></div><div style="animation-name: none; font-family: inherit; transition-property: none;"><div class="cwj9ozl2 tvmbv18p" style="animation-name: none; color: #1c1e21; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 4px; transition-property: none;"></div></div></div></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-51312348666667908702021-10-16T17:57:00.007+02:002021-11-01T01:28:34.977+01:00Maria Antonietta in gramaglie nel ritratto di Kucharski<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNYa5xX104ZzEuAraTtI6y0lV5fncbQYm9_zYF8l1A6O4euWgqJpMGIootu9BG2hRh5t977GlHXcOjzqmLGvTKG8F2NDaa8uEJ7lqs2xRYfWJHoewkG3i2nkx50_iJRm118jNHPTPGpBY/s600/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25281%2529.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="452" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNYa5xX104ZzEuAraTtI6y0lV5fncbQYm9_zYF8l1A6O4euWgqJpMGIootu9BG2hRh5t977GlHXcOjzqmLGvTKG8F2NDaa8uEJ7lqs2xRYfWJHoewkG3i2nkx50_iJRm118jNHPTPGpBY/w301-h400/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25281%2529.jpg" width="301" /></a></div>Questo pastello che un tempo apparteneva alla principessa di Taranto, fu eseguito da Kucharski al Tempio poco dopo l'esecuzione del re. Secondo Marguerite Jallut si tratta del ritratto originale, eseguito dal pittore, della regina in gramaglie da cui poi sarebbero state tratte tutte le copie successive. Il pastello, scomparso durante la Seconda Guerra Mondiale (secondo la Jallut fu distrutto), era accompagnato da due iscrizioni, una quasi cancellata, l'altra una trascrizione della prima: <br /><br /><i>"Questo ritratto di Maria Antonietta, regina di Francia, fu dipinto da "Koharski" che, trovandosi in servizio come guardia nazionale al Tempio dopo la morte di Luigi XVI, riuscì ogni volta a vedere la regina. Aveva già dipinto questa principessa nel 1780. Ha tracciato questo disegno e fino all'ultimo dettaglio dei suoi abiti da lutto."</i></div><p></p><p style="text-align: justify;">Il pittore riuscì ad entrare nella prigione tra il 26 gennaio (giorno in cui furono consegnati alla regina gli abiti da lutto) e il 1° aprile, giorno in cui il consiglio generale decise che nessuna persona al Tempio in grado di disegnare avrebbe dovuto svolgere questa attività all'interno della prigione.<br /></p><span><a name='more'></a></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9VSXq4j17KMXyEP7gluMvDK_WM6i_6rStrq3pWl50SqD27PHXXVzNgl9aFlJfgmj-j6qh-XhjJhLI7mpPhRl50JnCi5FEFgUtvnKnYQKRXbpOLxuTPQIIdm4IzOauptG0FH0sRA-GQvM/s1024/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25282%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="948" data-original-width="1024" height="370" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9VSXq4j17KMXyEP7gluMvDK_WM6i_6rStrq3pWl50SqD27PHXXVzNgl9aFlJfgmj-j6qh-XhjJhLI7mpPhRl50JnCi5FEFgUtvnKnYQKRXbpOLxuTPQIIdm4IzOauptG0FH0sRA-GQvM/w400-h370/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25282%2529.jpg" width="400" /></a><br /><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj71xxqVmtCcSjkeJsI46FKP5LnYfIYTj4sPwOQjGD9UZ7T546qjwG7Z-P8EWzakB5GGrDO3i2jwv026Pd1zLpsgwIAmA2hkgTxS-d30lYTeQNbcAazt5pQaWKECaWY3JFmEOyQ20Ymhs/s1165/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25283%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1165" data-original-width="1024" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjj71xxqVmtCcSjkeJsI46FKP5LnYfIYTj4sPwOQjGD9UZ7T546qjwG7Z-P8EWzakB5GGrDO3i2jwv026Pd1zLpsgwIAmA2hkgTxS-d30lYTeQNbcAazt5pQaWKECaWY3JFmEOyQ20Ymhs/w351-h400/maria-antonietta-gramaglie-kucharski+%25283%2529.jpg" width="351" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Molto probabilmente il pittore riuscì ad entrare al Tempio con la complicità di Michonis vestito da guardia nazionale e d'altra parte fu la stessa regina, durante il processo, a confermare il fatto che il pittore eseguì il suo ritratto:</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><i>"Durante la vostra detenzione nel Tempio, non foste forse ritratta?</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Sì, a pastello.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Non usaste questo pretesto per ricevere notizie su ciò che stava accadendo nelle assemblee legislative e convenzionali?</i></p><p style="text-align: justify;"><i>No</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Come si chiama questo pittore?</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Coestier, pittore polacco, formatosi da oltre vent'anni a Parigi. (Coestier è chiaramente un errore di trascrizione da parte del pubblico ministero)</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Dove abita?</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Rue du Coq-Saint-Honoré . "</i></p><p style="text-align: justify;">Già nel 1793, il dipinto era noto agli emigranti. Fersen lo fece cercare con tutti gli oggetti che avrebbero potuto appartenere a Maria Antonietta: " Tutto ciò che viene da lei sarà prezioso per me."</p><p style="text-align: justify;">Un altro ritratto che si dice essere il ritratto originale che Kucharski eseguì al Tempio è un olio su tela appartenente alla collezione del principe Auguste d'Arenberg a Bruxelles. Secondo il catalogo della d'Arenberg Galerie del 1829, Kucharski lo aveva tenuto nascosto a lungo e infine lo aveva regalato al principe Auguste d'Arenberg, durante un viaggio che quest'ultimo fece a Parigi nel 1805. Un'iscrizione sul retro recitava:</p><p style="text-align: justify;">"Ritratto della regina Maria Antonietta quando era al Tempio, molto preciso nei dettagli, fino allo spillo che le teneva il fichu, come era vestita poco prima del suo trasferimento alla Conciergerie. Questo quadro è stato dipinto da Koharski che aveva dipinto il ritratto di questa infelice principessa nel 1780; divenne guardia nazionale di servizio al Tempio, vide la regina, la studiò con grande attenzione e, tornando nel suo studio, la ritrasse a memoria. Fu di servizio al Tempio una seconda volta, studiò di nuovo la regina e, tornato nel suo studio, finì il ritratto. L'ho ottenuto dallo stesso Koharski, sapevo che era stato dipinto da lui e sapeva quanto ero legato alla regina. Questo dipinto è l'originale; diverse altre copie furono successivamente realizzate dallo stesso Koharski e poi da altri ." Firmato Auguste Arenberg.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7hiFBkVI7YA6EKf-zmsTfSdRCa6fMEphVufQi-rXjdh5HNafHcseIJcgf3kJRxFgA_9h54RuOV6v84fZqBHaCdGjdyLfstMPNfVPzdiqjWVXQNQmxE4VyCyNNnkkrFu1nRyXLzJ9xibc/s617/maria-antonietta-kucharski.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="617" data-original-width="459" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7hiFBkVI7YA6EKf-zmsTfSdRCa6fMEphVufQi-rXjdh5HNafHcseIJcgf3kJRxFgA_9h54RuOV6v84fZqBHaCdGjdyLfstMPNfVPzdiqjWVXQNQmxE4VyCyNNnkkrFu1nRyXLzJ9xibc/w476-h640/maria-antonietta-kucharski.jpg" width="476" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Olio su tela della collezione Arenberg</td></tr></tbody></table><p style="text-align: justify;">C'è infine un terzo ritratto che Olivier Blanc ritiene essere l'originale, un pastello pubblicato per la prima volta nei Souvenirs de la Révolution del conte Walsh de Serrant nel 1901. Le dimensioni sono sconosciute. L'annotazione manoscritta, di Louis d'Uzès, afferma che il ritratto è stato eseguito al Tempio dopo la morte di Luigi XVI ed era destinato a sua zia, la Principessa de Tarente, sfuggita ai massacri di settembre e rifugiata a Londra. Al momento della pubblicazione nel 1901 il quadro era ancora in famiglia; secondo Olivier Blanc potrebbe essere ancora esistente.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWnno9OFLiLDyFcpwjoYsEVCZF_iiJGyi06ZxpQElCFSNouIrnrzOjz4y1rIdqik1SN874OuqNTFEIFOqwvgSz7EQJCdLNITfpFt3-H0a5f86J9kUzdsBTI7LbtwD7-7jv__V2y98WSTI/s575/pastello-kucharski.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="575" data-original-width="373" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWnno9OFLiLDyFcpwjoYsEVCZF_iiJGyi06ZxpQElCFSNouIrnrzOjz4y1rIdqik1SN874OuqNTFEIFOqwvgSz7EQJCdLNITfpFt3-H0a5f86J9kUzdsBTI7LbtwD7-7jv__V2y98WSTI/w416-h640/pastello-kucharski.jpg" width="416" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Tra i ritratti che si ispirano al ritratto di Kucharski è noto il lavoro di Sophie Prieur. Marguerite Jallut, nel suo libro "Maria Antonietta e i suoi pittori" chiarisce che il ritratto è spesso erroneamente accreditato al pittore Jean-Louis Prieur, giurato del Tribunale rivoluzionario mentre in realtà si tratta di un'opera realizzata in piena Restaurazione da una certa Mlle Prieur, modesta pittrice che fu aiutata da Carlo X e in seguito da Luigi Filippo .</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSMGoKlVeRImupygE_x-6B36aGA5VoQx5uQTntQGPHzWQqWErNTyHcc8EIvlAL3c5zUc5H3WgpWz0KlTr5qV4fdKdKvdsZpzcP4bgA_ho87luRtPa_o-JwVF6cHSWdAkP8ZlXBldWU1Oo/s794/prieur-maria-antonietta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="794" data-original-width="637" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSMGoKlVeRImupygE_x-6B36aGA5VoQx5uQTntQGPHzWQqWErNTyHcc8EIvlAL3c5zUc5H3WgpWz0KlTr5qV4fdKdKvdsZpzcP4bgA_ho87luRtPa_o-JwVF6cHSWdAkP8ZlXBldWU1Oo/w514-h640/prieur-maria-antonietta.jpg" width="514" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-56086918642396586342021-10-06T22:28:00.000+02:002021-10-06T22:28:46.993+02:00Un ennesimo giallo pittorico? <p style="text-align: justify;">Nel 1770 Antonio Pencini fu inviato a Parigi da Maria Teresa; il soggiorno del pittore è documentato nella corrispondenza di Mercy il quale riferisce che l'artista realizzò due ritratti di Maria Antonietta tra il 1773 e il 1774.</p><p></p><div style="text-align: justify;">Pencini avrebbe prese a modello un ritratto del 1765 conservato oggi al Museo del Mobile di Vienna che raffigura con ogni probabilità Maria Josepha, una delle sorelle maggiori di Maria Antonietta. Acconciatura (passata di moda nel 1774) e mantilla (particolarmente usata alla corte di Vienna) lasciano comunque dei punti interrogativi. Come poteva il pittore non tenere conto della moda imperante a Versailles? Modificare o copiare un ritratto per dargli il volto di un altro membro della famiglia era una pratica molto comune nel Settecento ma è comunque interessante notare come le due sorelle, anche in questo caso, siano oggetto di un ennesimo giallo pittorico. </div><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgStLJ4wuEopY5X8R4ioumT0SWhbJfHyZNzYh0-7wIOwFuTUvqHpcjGIUwNrpDn_HmCyueEk-HsBO_civXbVELLVsaF3s3J9viSbZmhX1GKTGctIL8deedAlQUvQP5koAyLpQIi579hSm8/s676/maria-antonietta-pencini.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><img border="0" data-original-height="676" data-original-width="526" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgStLJ4wuEopY5X8R4ioumT0SWhbJfHyZNzYh0-7wIOwFuTUvqHpcjGIUwNrpDn_HmCyueEk-HsBO_civXbVELLVsaF3s3J9viSbZmhX1GKTGctIL8deedAlQUvQP5koAyLpQIi579hSm8/s320/maria-antonietta-pencini.jpg" width="249" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Antonietta nel ritratto del 1774 di <br />Antonio Pencini. Un tempo il dipinto<br />si trovava a Laxenburg, parte della <br />vecchia collezione Aremberg. Oggi è <br />conservato al Kunsthistorisches Museum<br /><br /><br /></td></tr></tbody></table><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQLIQs0UxKSXCk5lq9gpqgeQkwh58B5DK5IC36heiIzelz938LGDeqNSOJCKBQzMBdDahqlbRMrv8lhPmJDEw6bxIcuLSjZHWfil4K2leT3mj3_UhEPyKG3WPkBHNVoGAabwaMzmixB70/s1308/maria-josepha-autore-sconosciuto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1308" data-original-width="1024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQLIQs0UxKSXCk5lq9gpqgeQkwh58B5DK5IC36heiIzelz938LGDeqNSOJCKBQzMBdDahqlbRMrv8lhPmJDEw6bxIcuLSjZHWfil4K2leT3mj3_UhEPyKG3WPkBHNVoGAabwaMzmixB70/s320/maria-josepha-autore-sconosciuto.jpg" width="251" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'arciduchessa Maria Josepha, autore ignoto<br />Museo del Mobile di Vienna</td></tr></tbody></table><div style="text-align: right;"><br /></div></td></tr></tbody></table><div style="text-align: right;"><br /></div><div style="text-align: right;"><br /></div>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-47507539470855830922021-09-30T01:35:00.002+02:002021-09-30T01:35:53.634+02:00La Cintura della regina <p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIZhIl6z8cU2vsO5AwYB6ks9-3wGFj6FCvWZDqqiJSKttR8sTJn6EzfLFfLljPrmxw0k3j9iwabykJ_hHXAzzalNetUu8-k1xBTwwrhnzHbYO5VD772OubU6TbUGYJfn1zFwARrwBjtDE/s1168/maria-antonietta-fredou.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1168" data-original-width="843" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIZhIl6z8cU2vsO5AwYB6ks9-3wGFj6FCvWZDqqiJSKttR8sTJn6EzfLFfLljPrmxw0k3j9iwabykJ_hHXAzzalNetUu8-k1xBTwwrhnzHbYO5VD772OubU6TbUGYJfn1zFwARrwBjtDE/w462-h640/maria-antonietta-fredou.jpg" width="462" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Antonietta giovane regina - Jean-Martial Frédou, 1774</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il 30 maggio 1774, Luigi XVI rinunciò al diritto del Joyeux Avènement, una tassa che veniva riscossa all'ascesa al trono del nuovo re.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Seguendo il suo esempio la regina rinunciò al diritto della cintura, un dazio che veniva imposto per un certo periodo sulle merci che arrivavano a Parigi dalla Senna e che era così chiamato perché ad intascarlo sarebbe stata appunto la nuova regina.</p><p style="text-align: justify;">Scrive Joseph Weber nelle sue Memorie:</p><p style="text-align: justify;"><i>"Esisteva ancora tra i francesi un uso antico e galante che le regine di Francia avevano voluto preservare: alla morte del re, i francesi pagavano alla nuova regina un diritto noto come "cintura della regina". Maria Antonietta, avendo appreso che questo diritto gravava sulle classi più sfortunate, che i privilegiati avevano trovato il modo di non contribuire ad esso, supplicò il re di opporsi alla sua riscossione.</i></p><p style="text-align: justify;"><i><br />Questo atto generoso piacque a Luigi XVI, e la Nazione applaudì unanime la regina. La poesia doveva conservare la memoria di questo sacrificio. Il conte di Coutourelle si fece strumento del popolo riconoscente e indirizzò alla regina la quartina qui citata:</i></p><p style="text-align: justify;"><i><span></span></i></p><a name='more'></a><p></p><p style="text-align: justify;"><i><b>"Rinunci, incantevole sovrana, al</b></i></p><p style="text-align: justify;"><i><b>meglio della tua rendita;</b></i></p><p style="text-align: justify;"><i><b>Per cosa useresti la cintura della regina?</b></i></p><p style="text-align: justify;"><i><b>Hai quella di Venere."</b></i></p><p style="text-align: justify;">Nella mitologia greca, era grazie ad una cintura magica, dalla quale non si separava mai, che Afrodite possedeva il supremo dono di irresistibile seduzione che l'aveva resa la dea dell'amore e della bellezza.</p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2525960898393017393.post-32432720673311424192021-09-28T21:11:00.007+02:002021-10-18T03:52:07.431+02:00Un ritratto di Maria Antonietta giovane delfina presto all'asta<p></p><div style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijPAIsEZkg6pWF6jINn2nm-SCi60tJWArjS27pFJlCZ8NaYl5mlU4dI6xFb7yM-OrxmmSXgWluA4OP4stcsNP6yDanKWfydebCpngky12ZcxKXhi-PGJi9V30iGnaIb6EG_oyIZsu-1Ns/s1072/duplessis-maria-antonietta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="768" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijPAIsEZkg6pWF6jINn2nm-SCi60tJWArjS27pFJlCZ8NaYl5mlU4dI6xFb7yM-OrxmmSXgWluA4OP4stcsNP6yDanKWfydebCpngky12ZcxKXhi-PGJi9V30iGnaIb6EG_oyIZsu-1Ns/w458-h640/duplessis-maria-antonietta.jpg" width="458" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il 25 novembre prossimo la casa d'aste Aguttes metterà in vendita un ritratto di Maria Antonietta delfina. Il ritrattò è opera di Duplessis ma non si tratta dell'originale eseguito riciclando uno schizzo preparatorio del 1771. </div><p></p><p style="text-align: justify;">Nel 1771, infatti, Duplessis fu incaricato di eseguire un ritratto equestre della delfina ma non essendo riuscito a ottenere una seduta di posa da Maria Antonietta, abbandonò il progetto definitivamente a favore di un ritratto a busto, dipinto probabilmente nel 1773.</p><p style="text-align: justify;">La versione che sarà messa in vendita è una copia realizzata dallo stesso Duplessis.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFZUsnuUUyxJzNjLv8qXFVoQB1vVCuNj7MDh0t2SYv-H0zZXGgbKTKHDqaHP47y_5zo1wq-V8mFp9yNjbllm97cRg41Nfvjgnm6iO3aHU6-xs_uJ3aTgbF0t24n4kXS798NX_gQMvE7Mw/s1035/maria-antonietta-duplessis+%25282%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1035" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFZUsnuUUyxJzNjLv8qXFVoQB1vVCuNj7MDh0t2SYv-H0zZXGgbKTKHDqaHP47y_5zo1wq-V8mFp9yNjbllm97cRg41Nfvjgnm6iO3aHU6-xs_uJ3aTgbF0t24n4kXS798NX_gQMvE7Mw/w494-h640/maria-antonietta-duplessis+%25282%2529.jpg" width="494" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: left;">Il ritratto originale, un tempo facente parte della collezione della marchesa de Ganay e che fu fotografato all'inizio del XX secolo. Oggi di questo ritratto se ne sono perse le tracce.</span></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAinQMhpPTUDR5q518e3K5WeJlD-sm_c5A1yYE3rQthdE8V4yRivH9tz3l4c12aErBI2JR49iei4O_NUkJ4H2CCIwWH2L_d3oyf6IqMD9cSCel-1OJSXml3kf3c7Q153BOEbpDrMLO6_o/s1388/maria-antonietta-duplessis+%25283%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1388" data-original-width="1024" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAinQMhpPTUDR5q518e3K5WeJlD-sm_c5A1yYE3rQthdE8V4yRivH9tz3l4c12aErBI2JR49iei4O_NUkJ4H2CCIwWH2L_d3oyf6IqMD9cSCel-1OJSXml3kf3c7Q153BOEbpDrMLO6_o/w472-h640/maria-antonietta-duplessis+%25283%2529.jpg" width="472" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: left;">Il ritratto preparatorio del 1771 sulla base del quale fu eseguito il ritratto a busto del 1773</span></td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: center;"><br /></p>Laura Savanihttp://www.blogger.com/profile/07168151483483041799noreply@blogger.com0