martedì 1 giugno 2021

Una messa alle Tuileries

Maria Antonietta con il Delfino durante una messa
Collezione privata
"Una grande galleria che abbracciava l'intera larghezza della cappella, sopra il suo ingresso, era occupata dalla famiglia reale. La regina, con suo figlio, si inginocchiò al centro. Era un grazioso bambino di circa sei anni, di carnagione chiara, con occhi azzurri e capelli dorati; aveva la vivacità impaziente della sua età e taceva a malapena. Sua sorella, che la Restaurazione mi ha mostrato così diversa da quella che era allora, tanto che mi è stato difficile riconoscerla nella duchessa d'Angouleme, fu posta davanti alla tribuna, ma a grande distanza dalla madre. L'etichetta, si diceva, voleva così, ma sentii anche attribuire questo allontanamento all'affetto esclusivo che la regina aveva per quello dei suoi figli che doveva regnare. Sullo sfondo della tribuna, vedemmo una figura angelica; era Madame Elisabeth, la sorella minore dei tre re Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X. Si sarebbe giurato che appartenesse ad un'altra famiglia, tanto era la combinazione naturale di grazia ed eleganza. Che bizzarro destino non aver fatto di questa bellissima ed eccellente ragazza un principe! avremmo avuto sul trono Tito o Marco Aurelio.

Ma tutti gli occhi erano affascinati dalla regina e non vedevano altro intorno a lei. Certo non conquistava i cuori con la sua affabilità e benevolenza; per quel giorno, tra gli altri, aveva un'aria altera e sprezzante; e sua madre, l'imperiosa Maria Teresa, non avrebbe guardato più male al suo nemico mortale, il re di Prussia Federico, di Maria Antonietta al pubblico di gentiluomini e poveri borghesi. Ma tutti ammiravano la sua bellezza, il suo coraggio nella sfortuna e la sua maestà che era l'espressione degli ultimi ricordi della monarchia. Cercavano nei suoi lineamenti i suoi pensieri e le sue speranze, come un tempo si interrogava l'oracolo per conoscere il destino di un paese. Non credo che, dai tempi della regina Bianca, il ruolo che ricopriva sia stato sostenuto con una dignità così imponente. Aveva un portamento da vera regina, e bastava vederla per convincersi che fosse lei a regnare. La sua statura sembrava altissima. Tuttavia, doveva essere ridotta a tutta l'altezza della sua acconciatura, che era formata da un edificio di capelli, coronato da grandi piume bianche. Né l'antipatia del re per questa moda esagerata, né l'avventura della piuma dell'airone che aveva imprudentemente accettato dal duca di Lauzun, erano stati in grado di indurla ad abbandonare questa acconciatura orgogliosa, che, lo ammetto, gli stava benissimo.

Sebbene fosse molto bella, e molto più di quanto appaia nei suoi ritratti, i lineamenti del suo viso producevano questo effetto solo dal loro insieme, dal candore e dalla delicatezza della sua carnagione, dalla luminosità della sua pelle e da un'espressione piena di nobiltà e maestà. Il suo labbro era un po' marcato, un segno caratteristico della casa di Lorena; i suoi capelli, senza cipria, sarebbero stati troppo biondi, ma la sua fronte era perfetta, tre anni di rivoluzione avrebbero dovuto lasciare il segno ma nulla si leggeva dei dolori e delle preoccupazioni. Il tempo l'aveva rispettata, difficilmente le avrebbero dato più di ventisei anni, cioè dieci anni di meno. Non credo di aver visto una donna della sua età così giovane. Era da non credere, e non immaginavo che si potesse resistere così bene alle prove della sfortuna. Sono propenso a pensare che se non avesse sofferto, era perché si nutriva di illusioni e aspettative. Erano soprattutto il suo collo, le sue spalle, le sue braccia e il suo petto ad essere di una bellezza ammirevole, per la purezza delle loro forme e il magnifico tessuto che li ricopriva. 

Si sarebbe potuto giudicare ciò scientificamente, perché gli abiti di corte lasciavano scoperto l'intero busto delle dame, giovani o decrepite. L'abito della regina era, senza rimprovero, il più scollato; si apriva sul davanti e mostrava una gonna rosa ricoperta di pizzo, stesa su un panier di tre metri di circonferenza. Finiva dietro in una lunga coda strisciante; e un mantello blu reale, con gigli d'oro, pendeva tra le spalle; nascondeva alla vista la sua taglia, che non era snella come quella che riusciamo a raggiungere oggi. Questo abito di corte mi sembrava un'invenzione molto brutta dell'etichetta. Una volta vidi la regina in abito da città, senza questo ornamento regale e raccapricciante, vestita di un abito bianco e con indosso una baigneuse di garza con nastri rosa, assolutamente da semplice borghese; era affascinante; lo era ancora di più mentre sorrideva. Fosse stata molto felice, avrebbe potuto dimenticare di essere regina."

Il brano appena riportato è tratto da "Avventure di guerra ai tempi della Repubblica e del Consolato" di Alexandre Moreau de Jonné, avventuriero, militare e alto funzionario francese, responsabile delle statistiche generali della Francia fino al 1851. Nato a Rennes il 19 marzo 1778 e morto a Parigi il 28 marzo 1870, Alexandre, all'età di tredici anni e mezzo, fu arruolato da Jean-Lambert Tallien nella Guardia Nazionale e alle Tuileries ebbe modo di vedere spesso la regina. I suoi ricordi, potrebbero essere stati influenzati da altre memorie sorte durante la Restaurazione, tenendo conto della giovane età che aveva all'epoca dei fatti. Rimane comunque una testimonianza preziosa delle abitudini dei reali alle Tuileries.

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