sabato 4 novembre 2017

L'anello di Fersen

Ricostruzione dell'anello inviato dalla regina a Fersen
Di recente il sito Historiae Secrets ha messo in vendita la ricostruzione dell'anello che Maria Antonietta inviò a Fersen per mezzo del conte Valentin Esterhazy. 

La regina scrive infatti al suo amico ungherese in data 5 settembre 1791: "Sono lieta di trovare questa occasione per inviarvi un piccolo anello che sicuramente vi farà piacere. Si vende qui in modo prodigioso da tre giorni e si fa molta fatica a trovarne. Quello che è circondato dalla carta è per Lui; fateglielo portare per me; è giusto la sua misura; l'ho portato due giorni prima di imballarlo. Ditegli che è da parte mia. Non so dove sia, è uno spaventoso supplizio non avere nessuna notizia e non sapere neppure dove dimorano le persone che si amano...".

Il conte Valentin Esterhazy amico devoto di Maria Antonietta


Esterhazy ricevette in effetti due anelli, uno per sé, e un altro per Fersen. E' interessante notare che la regina si riferiva a Fersen chiamandolo "Lui" con la "L" maiuscola, esattamente come Fersen si riferiva a lei chiamandola "Elle" con la "E" maiuscola. I due anelli dovevano essere identici e lo stesso Esterhazy, in una lettera alla moglie che si trovava in Russia, in data 21 ottobre 1791, ce ne fornisce una descrizione:


"Ho ricevuto una lettera da Àvillart (Àvillart è il nome in codice della regina), che Bercheny ha spedito a Coblenza e che ha consegnato al corriere con un piccolo anello di tartaruga e in oro sul quale c'è scritto " Domine salvum fac regem et reginam" (Dio salvi il re e la regina);
Potresti averlo visto? Mi ha detto che è nella lettera che ti è stata consegnata, che mi dice come scrivere a Lui. Ti prego quindi di aprire la lettera, di conservarla, e di inviarmente una copia, criptata con il nostro cifrario. Se per caso dovessi andar via di qui ed essa non dovesse pervenirmi, non sarebbe un danno, poiché tu hai l'originale e il codice è indecifrabile. 
Mi ha inviato anche un anello per "le chou" (nome in codice di Fersen). Ma non so dove trovarlo. La sua lettera è toccante; ella mi raccomanda di non credere alle calunnie e di non dubitare mai della nobiltà dei suoi pensieri, né del suo coraggio".

L'anello che la regina inviò ad Esterhazy, in una vecchia foto

Non ci è dato sapere se l'anello fu in effetti fatto recapitare a Fersen anche se è molto probabile di si. Si trattava di anelli definiti "chaton pivotant", vale a dire "girevoli", già noti nell'antichità e tornati di moda nel periodo neoclassico. Nel 1905, con la pubblicazione delle memorie del conte Esterhazy, il redattore scientifico Ernest Daudet, citò un anello all'epoca ancora in possesso di Paul Bezerédj, bisnipote di Esterhazy. Era, secondo il redattore, in oro e a due facce. Su un lato erano incisi tre "fleurs-de-lis", dall'altro c'era questa iscrizione: "Lâche qui les abandonne" (Vile chi li abbandona"). Era questo un motto molto in uso nel 1791, da parte dei realisti. Anche il marchese di Villeneuve-Arifat aveva ricevuto in dono dalla regina un anello con questa iscrizione, come ricordava la sua famiglia nel 1852. Ma questo motto contrasta con il motto citato da Esterhazy nella lettera alla moglie in cui riferisce che l'anello donatogli dalla regina portava inciso il motto "Dio salvi il re e la regina". Come mai questa discrepanza? Si è ipotizzato che i motti incisi sull'anello fossero due: uno sul lato girevole e l'altro nascosto all'interno dell'anello, e che il conte Esterhazy nella lettera alla moglie, citò solo il primo motto perché il secondo era un motto troppo "realista". Verificare questa ipotesi è comunque impossibile perché dell'anello di Esterhazy c'è solo una vecchia fotografia e ad oggi non se ne hanno più notizie. Anche l'anello inviato a Fersen è scomparso ma sappiamo che il giorno in cui il conte fu massacrato, portava due anelli che gli furono rubati.
Donare anelli con iscrizioni realiste, era una pratica normalissima ai tempi della rivoluzione e Maria Antonietta li faceva recapitare ai suoi fedelissimi a mo di ricordo o di talismano. Tuttavia l'anello fatto recapitare a Fersen aveva un significato ancor più profondo, dal momento che la regina stessa scrisse di averlo indossato per due giorni prima di spedirlo. Un modo per imprimere la proprio anima su un oggetto da donare ad una persona molto cara. Sull'anello destinato a Fersen c'era scritto "Molte miglia e molti paesi non potranno mai separare i cuori".

Romantica e poetica Maria Antonietta che pochi mesi prima di morire, inviò a Fersen un'altra frase , questa volta per mezzo di un sigillo: Tutto a te mi guida.

Il famoso motto in italiano, fu spedito da Maria Antonietta tramite Jarjayes quando era rinchiusa al Tempio. Molti cadono in errore pensando ad un anello con iscrizione. Si trattava invece solo di un'impronta. Si legge infatti nel diario di Fersen: 

Martedì 21 gennaio 1794
Un sig. Bury, di origine francese, maggiore da noi nel Reggimento di Darlékarlie, avendo ben servito nell’ultima guerra, mi venne a trovare, era stato in Italia e doveva recarsi a Tolone con gli inglesi, al momento dell’evacuazione passava con dei loro corrieri per andare in Inghilterra e da là in Vandea, mi ha portato una lettera di M. de Jarjayes che non mi diceva tutto quello che speravo, mi inviava solamente un frammento di lettera della Regina a lui di cui, eccone la copia, era scritto da lei stessa:

“Non potete dubitare del dispiacere che provo nel vedervi partire ,ma conosco le vostre ragioni e il vostro zelo; il vostro attaccamento si mostra ancora in una maniera ben toccante per noi, abbiamo approvato quel che ci è stato detto da parte vostra, ne vedete la prova, da quello che vi sarà consegnato, è essenziale raccomandare alle persone che andrete a trovare il più gran segreto, ho creduto pure dover tacere di dire un giorno a me stessa il nome di T. (si tratta di Toulan, commissario di servizio al Tempio, che assieme a Jarjayes tentò di far evadere la regina con i figli e la cognata) per evitare tutte le domande su ciò e che voi possiate dire che lo ignorate. (1)
Quando sarete in un luogo sicuro, vorrei che possiate dare mie notizie al mio grande amico, che è venuto a visitarmi l’anno scorso, non so dove sia, ma sia M. Goguelat sia M. Crawford che credo essere a Londra potranno indicarvelo, Non oso scrivere, ma ecco l’impronta della mia divisa (per divisa si intende un motto). Fate dire inviandola che la persona a cui appartiene sente più che mai quanto è stata vera."

Fersen e  Maria Antonietta
 riuniti dal fotografo Ralf Turander
Sempre Fersen scrive nel suo diario: "Questa divisa era un sigillo che recava un piccione volante con la divisa Tutto a te mi guida. La sua idea era stata nel tempo di prendere le mie armi e si era preso il pesce volante per un uccello. L’impronta era su un pezzo di carta, sfortunatamente il calore aveva cancellato completamente l’impronta. Lo conservo malgrado ciò preziosamente nella mia cassetta con la copia del biglietto e il disegno del sigillo. […]"
Lo stemma dei Fersen che la regina aveva scambiato per un uccello, raffigura in realtà un pesce volante. Non è un animale di fantasia ma un pesce chiamato exocoetidae, noto appunto come pesce volante o pesce rondine.



Nota:

(1) Oltre all'impronta, la regina aveva consegnato a Jarjayes degli effetti personali: il sigillo con le armi di Francia e l'anello del Re sul quale era inciso: "M.A.A.A. 19 aprile 1770, l'anello che era stato benedetto nella chiesa degli Agostiniani a Vienna il giorno del matrimonio per procura e che la regina aveva portato con sé in Francia. Luigi XVI l'aveva consegnato a Cléry la mattina del 21 gennaio, incaricandolo "di consegnarlo alla consorte, dicendole che se ne separava con dolore". Toulan era riuscito ad impadronirsi di quelle reliquie messe sotto chiave nella sala del Consiglio e a rimetterle a Maria Antonietta. Jarjayes avrebbe dovuto consegnare questi effetti al Reggente, conte di Provenza. 

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