La Moda nel Settecento



Nei secoli precedenti il Settecento, specie in epoca rinascimentale, i sarti e i tagliatori italiani furono tra i più apprezzati e richiesti, e città come Firenze e Venezia dettarono legge nel campo dell'abbigliamento. Ma già nel Cinquecento, soprattutto grazie a Caterina de' Medici che introdusse in Francia un nuovo gusto e alcuni nuovi, tipici elementi del costume, come il busto a stecche flessibili, la moda francese cominciò ad assumere quella parte decisiva che avrebbe conservato quasi incontrastata fino ai nostri giorni.

Già nel Seicento, Colbert poteva dire: "La moda è per la Francia quello che le miniere del Perù sono per la Spagna", alludendo all'esportazione di abiti, stoffe lavorate e accessori. Non usando ancora in quei tempi, almeno su larga scala, il figurino, i vari modelli venivano diffusi di paese in paese, quasi sempre partendo dalle botteghe parigine, per mezzo di bambole abbigliate; non tanto per motivi commerciali, quanto per comunicare amichevolmente, al livello delle corti e delle casate principesche, le ultime variazioni. Ma per tutto il XVII secolo, queste variazioni furono limitate a particolari e ad accessori sempre più ricchi inseriti su uno schema che restava però quasi sempre il medesimo o subiva evoluzioni lentissime. In quell'epoca fu abbastanza notevole l'influsso della moda spagnola, più pesante, ricca e involuta di quella francese che però continuò a occupare un posto preminente, e destinato ad aumentare di gran lunga nei due secoli seguenti. 

Nel XVIII secolo cominciò a definirsi la figura del creatore di moda, arbitro e tiranno del gusto femminile; e verso il 1750-1760 questi tailleurs si atteggiarono ad artisti e a dittatori, permettendosi talvolta, come ricorda Madame de Sévigné, l'insolenza verso le illustri clienti, ma al tempo stesso realizzando idee nuove e soprattutto, cosa quasi mai successa in precedenza, creando abiti totalmente nuovi e originali per ogni singola dama. Il periodo precedente la Rivoluzione francese fu il più interessante nella storia della moda; si diffusero sempre di più i figurini che portarono ovunque il dernier-cri parigino; nacquero le riviste di moda e gli almanacchi (Le monument du costume, 1774; Le cabinet des modes, 1785). Nacque il nome specifico di "fantasia", che contrassegnò ogni modello, secondo un uso tuttora seguito; si diffusero enormemente i vari disegni e le varie fogge di accessori e di guarnizioni. La grande modista e sarta francese Rose Bertin, definita "ministro della moda", sotto il regno di Luigi XVI, vestì sovrane e principesse di tutta Europa, né perse la sua autorità dopo l'eclissi del periodo rivoluzionario. 

Nel periodo napoleonico il sarto all'avanguardia fu però Leroy, definito "reggente della moda" e, praticamente, inventore degli stravaganti abbigliamenti delle "merveilleuses". Fino a questo periodo però, come si è detto, ogni modello rimaneva un pezzo unico, creato appositamente per una sola persona. Fu solo con l'avvento dell'inglese Charles F.Worth, che i modelli cominciarono ad essere creati su un piano industriale, realizzati, ciascuno di essi, in vari esemplari su richiesta di una clientela ormai ben più vasta che in passato: gli abiti ricchi e ricercati non furono più esclusiva delle dame più nobili, ma vennero largamente diffusi nei ceti agiati e borghesi, sia pur senza raggiungere lo sfarzo straordinario del Settecento. 

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