domenica 27 novembre 2016

Color "bruno di mummia"

La profanazione delle tombe dei reali a Saint-Denis -
Hubert Robert, Musée Carnavalet
I corpi furono gettati in due grandi fosse e lì rimasero per 23 anni.
Il 24 aprile 1816, su ordine di re Luigi XVIII, i resti
di tutte le tombe violate saranno riesumati per essere trasferiti a Saint-Denis
Tra il 6 agosto e il 25 ottobre 1793, le tombe reali e principesche furono profanate. 
I corpi di più di 150 persone furono gettati in due fosse comuni nel vecchio cimitero dei monaci a nord della basilica di Saint-Denis.
In totale i rivoluzionari gettarono in fosse comuni: 
- 43 re
- 32 regine
- 63 principi del sangue 
- 10 servitori del regno 
- molti grandi abati di Saint-Denis.

Le preziose teche contenenti i cuori dei reali, finirono nelle mani di un architetto, Petit-Badel, che le vendette a due amici pittori Alexandre Pau de Saint-Martin e Martin Drolling. 

Ma a che cosa potevano servire dei cuori mummificati a due pittori?


Semplice: ne avrebbero ricavato un pigmento. 

A partire dal Cinquecento, e fino almeno all'inizio del secolo scorso, sulle tavolozze dei pittori si poteva trovare il cosiddetto "bruno di mummia", un mix di pece, mirra e resti macinati di mummie umane o di gatto. I pittori lo apprezzavano per la sua tonalità ricca e trasparente ma essendo un composto soggetto alle colature in caso di aumento della temperatura, era usato con parsimonia. Veniva utilizzato limitatamente alle velature, o come vernice finale per il tono dorato che conferiva al dipinto, aggiungendovi oli inspessiti e litargirio come essiccante.

Pau de Saint-Martin aveva acquistato i cuori di Luigi XIII e Luigi XIV ma utilizzò solo una porzione del cuore di quest'ultimo per la sua "Veduta di Caen" (lasciando intatto quello di Luigi XIII) e durante la Restaurazione li restituì a Luigi XVIII. 

Martin Drolling aveva invece acquistato undici cuori tra i quali quelli di Anna d'Austria, Filippo d'Orléans, Maria Teresa d'Austria (la moglie spagnola di Luigi XIV), la Grande Mademoiselle, il duca e la duchessa di Borgogna. Con il pigmento ottenuto dai cuori mummificati dipinse il famoso "Interno di una cucina", un quadro dalla "velatura meravigliosa" che ci rimanda ad un'atmosfera ferma di certi pomeriggi estivi, umidi e afosi.

Interno di una cucina, Martin Drolling (1815)

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