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martedì 31 gennaio 2017

Mesdames tantes

Le gemelle Luisa Elisabetta ed Henriette, figlie primogenite
di Luigi XV in un dipinto di Gobert che le ritrae bambine.
"Le quattro Mesdames, che sono goffe, pesanti ragazzotte mature, con una brutta somiglianza con il padre, se ne stanno tutte in fila in abiti neri e con la borsa del lavoro a maglia, in apparenza allegre, ma in realtà senza sapere che cosa dire e dimenandosi come se avessero bisogno di far pipì".

L'impietosa e maliziosa descrizione che mette le quattro figlie rimaste nubili di Luigi XV, nella stessa luce delle sorelle cattive di Cenerentola, è dello scrittore inglese Horace Walpole in visita a Versailles,

Per contro esistono i seducenti ritratti delle principesse, eseguiti da Jean-Marc Nattier, abilissimo nel dipingere le dame come Dee o Muse. Pur tenendo conto della dose di adulazione di un pittore di corte, le principesse appaiono in età giovanile, graziose e piene di salute.

La sorte si era accanita contro queste principesse fin dalla loro prima infanzia, quando in un tentativo di fare economia, il cardinale Fleury convinse il re a mandare le figlie più giovani nel convento di Fontevrault, perché vi si formassero. Il collegio di Saint-Cyr sarebbe stato molto più adatto a ricevere le figlie del re ma Fleury preferì affidare la loro educazione a delle suore di provincia dove, però, le principesse impararono poco o nulla come la stessa Madame Louise confidò a Madame Campan.

domenica 29 gennaio 2017

Manolo Blahnik in mostra a Milano

Dal 26 gennaio al 6 aprile, Palazzo Morando a Milano dedica una mostra a Manolo Blahnik, lo stilista che nel 2006 disegnò le scarpe per il film "Marie Antoinette" di Sofia Coppola. 

Quelle di Manolo Blahnik Rodrìguez, questo il nome completo, non sono solo delle scarpe ma delle vere e proprio opere d'arte, un seducente miscuglio di bellezza ed eleganza, ispirate al Gattopardo di Luchino Visconti, alle sculture barocche romane, alle opere di Goya e Picasso, e ai coralli di Sicilia. 

Ringrazio il mio carissimo amico Gaetano Blasa, esperto di moda e make-up, per le foto che ha scattato:



lunedì 23 gennaio 2017

Il Delfino Luigi Ferdinando

L'infanta Maria Teresa Raffaella
Il 23 febbraio 1745 furono celebrate le nozze tra il Delfino Luigi Ferdinando (figlio di Luigi XV) e l'Infanta Maria Teresa Raffaella. 
La principessa, figlia di Filippo V e di Elisabetta Farnese, aveva una folta capigliatura rossa, non era particolarmente attraente ma era altezzosa e poco amabile. Tuttavia il Delfino, un ragazzone impacciato e bigotto, la trovò di suo gradimento. Molto timida, la principessa non si interessava alla vita di società, preferiva rimanere nei suoi appartamenti assieme al marito con il quale c'era una grande intesa.

C'è un aneddoto riguardante il ballo in maschera dato in onore del matrimonio dei delfini, che palesa in maniera evidente l'ingenuità di Maria Teresa Raffaella, e la sua poca dimestichezza con la vita mondana:

"Poco dopo la mezzanotte comparve la regina, senza maschera. il suo vestito era cosparso di perle e di mazzolini di fiori. Sulla sua testa splendevano in tutto il loro fulgore i due diamanti piu preziosi della corona, il Sancy e il Règent. La scortavano il delfino, mascherato da giardiniere, e la delfina, in costume da fioraia.
Quest’ultima, avvezza alla rigida etichetta spagnola, era stupita dalla spigliatezza e dai modi liberi di Versailles. E, non volendo apparire compassata, accettò di ballare con un bel gentiluomo in maschera. L’uomo si dichiarò spagnolo; e dalla nobiltà del suo comportamento, risultava evidente che poteva trattarsi solo di un Grande di Spagna. Sembrava perfettamente informato di tutte le voci che correvano sul matrimonio. All’infanta, alquanto incuriosita, sarebbe piaciuto sapere chi fosse quel personaggio. Ma l’altro non le lasciò indovinare il suo segreto, e scomparve prima della fine del ballo. La sua vera identità fu conosciuta soltanto il giorno dopo: l’uomo era il cuoco spagnolo del marchese di Tessè.
Tutta la corte rise a crepapelle, e la povera delfina, che non aveva saputo tacere, rimase alquanto mortificata."

sabato 21 gennaio 2017

21 gennaio 1784

Il 21 gennaio 1784, nove anni prima dell'esecuzione di Luigi XVI, il ministro Malesherbe riportava nel suo diario un fatto assai inquietante: la testa di una grande statua di ghiaccio raffigurante il Re, eretta sul Pont Neuf, come ringraziamento per una tassa eccezionale imposta ai ricchi per aiutare la povera gente a riscaldarsi dal freddo eccezionale di quell'inverno, cadde.

Il "Pont Neuf", luogo in cui fu eretta la statua di ghiaccio di Luigi XVI
Un giornale francese, Le Messanger, scrisse a tal proposito nel 1862: l'inverno 1783/84 fu di un freddo eccezionale. Le chiese e tutti i luoghi pubblici erano chiusi. Parigi sembrava deserta. Non si incontrava nessuno per le vie. I ricchi erano ridotti a bruciare i loro mobili per scaldarsi, i poveri morivano di freddo nei granai. La carità era impotente, la cassa reale era allo stremo.

venerdì 20 gennaio 2017

Fidanzamenti reali

Luigi XV accanto alla sua prima
fidanzata, l'infanta Marianna Vittoria di Borbone Spagna
Il fidanzamento del giovanissimo Luigi XV con la piccola infanta Marianna Vittoria di Borbone fu deciso per rinsaldare il legame tra Francia e Spagna. 

Marianna, figlia di Filippo V e di Elisabetta Farnese, fu inviata in Francia perché vi si formasse in attesa del matrimonio. La remise della bambina che aveva solo tre anni, avvenne sull'isola del Fagiani, lo stesso luogo in cui si erano incontrati nel 1660, Luigi XIV e la sua sposa Maria Teresa d'Austria.

Marianna fu alloggiata presso il palazzo del Louvre e la sua educazione fu affidata a Maria Anna di Borbone, figlia naturale di Luigi XIV e di Louise de La Vallière.

Nella primavera del 1725, in occasione della morte di Luigi I di Spagna (fratello di Marianna), l'infanta fu rispedita in Spagna, ufficialmente per il lutto, in realtà perché fu ritenuto più conveniente per Luigi XV il matrimonio con la principessa polacca Maria Leszczyńska.

Il ritorno in Spagna di Marianna fu considerato un affronto e ciò causò una frattura tra i due paesi, frattura sanata qualche anno dopo con il matrimonio del delfino Luigi Ferdinando con la sorella minore di Marianna, l'infanta Maria Teresa Raffaella.

Marianna Vittoria in un ritratto di Nicolas de Largillière.
L'infanta divenne alcuni anni dopo regina sposando Giuseppe I del Portogallo

mercoledì 18 gennaio 2017

Madame Tussaud

Madame Tussaud in una vecchia cera che la ritrae
in età giovanile
Il primo museo delle cere che si ricordi fu la Chambre du Sublime, donata nel 1675 da Madame de Thianges al duca del Maine, con personaggi dell'epoca raffigurati in cera.

Fu però nel Settecento che la ceroplastica divenne un'arte su più fronti: in campo religioso, in campo scientifico e nella ritrattistica. La cera d'api veniva lavorata facendo uso di pigmenti, in modo da raggiungere un effetto di impressionante realtà. Gli occhi erano in vetro; capelli, barbe, stoffe, erano spesso vere e in molti casi appartenevano ai diretti interessati. Tutto ciò ha da sempre un effetto che attira e respinge allo stesso tempo perché cera e carne sono in fondo molto simili (molli e deperibili) e quindi provocano nello spettatore delle sensazioni che di norma non si provano di fronte ad una scultura o ad un ritratto.

Il museo delle cere più noto al mondo è sicuramente quello fondato da Madame Tussaud, nata Marie Grosholtz. Allieva del dottor Curtius, che le insegnò fin da piccola l'arte della "ceroplastica", Marie entrò presto in contatto con la corte di Francia, tanto da venire invitata a risiedere a Versailles dove vi rimase otto anni, insegnando arte alla sorella di Luigi XVI, Madame Elisabeth.

Acquaforte di anonimo che riproduce le cere dei sovrani seduti ad un tavolo per una cena, parrebbe intima. Queste cere opera del dottor Curtius, erano esposte al Salon de Cire, presso il Palais Royal. Furono tutte ereditate da Madame Tussaud. Purtroppo, tranne una cera che rappresenta Madame Du Barry, le cere del dottor Curtius, finirono distrutte in un incendio

Autrice di interessanti memorie, Marie fu testimone oculare degli eventi più tragici e sanguinosi della Rivoluzione. Il giorno in cui fu massacrata la principessa di Lamballe, i suoi "selvaggi assassini" si recarono da lei e le gettarono la testa della povera principessa in grembo perché ne prendesse l'impronta del volto. Marie aveva conosciuto la Lamballe e nelle sue memorie racconta come le mani le tremassero per l'orrore, a tal punto che quasi non riusciva a lavorare.

Imprigionata assieme alla futura imperatrice Josephine, Madame Tussaud era praticamente certa di finire sul patibolo ma il Terrore la risparmiò su interessamento del pittore David che la stimava, perché si dedicasse all'arte della ceroplastica, divulgando, come monito, i calchi dei giustiziati più illustri. Il fatto che il corpo della regina fu lasciato incustodito per alcune ore al cimitero della Maddalena, consentì a Madame Tussaud di ricavarne l'impronta del volto.



Un ritratto in cera della principessa di Lamballe, eseguito da Madame Tussaud nel 1789
Al momento della riesumazione dei cadaveri dei reali, la testa della regina apparve ben riconoscibile, come testimoniato dallo stesso Chautebriand nelle sue "Memorie d'oltretomba": "nel mezzo dell'ossario, riconobbi la testa della regina, dal sorriso che quella testa mi aveva rivolto a Versailles". Un sorriso che Madame Tussaud definisce nelle sue memorie "di incanto" e "capace di convertire a sé il più spietato dei nemici". Il macabro lavoro svolto da Marie con tanta freddezza, non deve stupire. La scultrice era stata per tanti anni assistente del medico Curtius ed era ormai abituata a ragionare lei stessa come un medico.

domenica 15 gennaio 2017

La zarina Alessandra

La zarina Alessandra in una fotografia
L'omaggio più inquietante reso a Maria Antonietta proviene sicuramente dalla zarina Alessandra.

L'ultima zarina di Russia, nata Alice d'Assia Darmastadt, ebbe una sorta di venerazione per l'ultima regina di Francia. Alessandra discendeva dall'amica di Maria Antonietta, la principessa Louise. Inoltre sia Alessandra che Maria Antonietta discendevano da Giorgio II d'Assia Darmstadt, la cui nipote aveva sposato l'imperatore Leopoldo I. 
Nipote della regina Vittoria e portratrice sana dell'emofilia che trasmise all'unico figlio maschio, la zarina aveva un carattere chiuso e malinconico, in perfetta armonia con lo zar suo marito che aveva il medesimo temperamento. 

Nel 1896, durante una visita ufficiale in Francia, alla zarina fu assegnata la camera di Maria Antonietta a Versailles. Alessandra ne fu felicissima ma la sistemazione era stata accolta con "orrore represso" dal suo seguito, che l'aveva trovata "di cattivo augurio". 

La zarina teneva un ritratto di Maria Antonietta sulla sua scrivania al Palazzo d'Inverno mentre nel suo salottino d'angolo, nel palazzo di Alessandro a Tsarskoe Selo, c'era un arazzo rappresentante la regina con i figli, eseguito nel 1887 sulla base del ritratto di Mme Vigée Le Brun.


sabato 14 gennaio 2017

La principessa di Chimay

Un bellissimo ritratto della principessa di Chimay
conservato al museo di Versailles
 esposto alla parete appositamente riservata ai
 "retraite à la dame d'honneur" nei cabinets de la reine. 
E' cosa nota che, pur di risiedere a Versailles accanto al sovrano, i nobili si accontentassero di occupare persino gli appartamenti nelle soffitte della reggia, rinunciando a vivere nei loro lussuosi palazzi. E' questo il caso della principessa di Chimay.

La principessa, nata Laure de Fitz-James (1744-1814), fu dama di palazzo di Maria Antonietta dal 1770 al 1777, divenendo poi dama d'onore nel 1777, succedendo alla contessa di Noailles. Maria Antonietta nutriva amicizia e rispetto per la principessa tanto che la Chimay occupò il ruolo di dama d'onore fino alla caduta della Monarchia. Descritta dalla baronessa d'Oberkirch come "donna piena di fascino, buona, elegante e distinta per la sua condotta e le sue virtù", la principessa aveva uno stupendo appartamento a Versailles di più di 12 stanze, con vista sul parterre di mezzo, nel luogo dove si trova oggi la vetrata della galleria delle battaglie. A causa della sua collazione nell' ala del palazzo in cui nella prima metà dell' 800 si fece scempio degli appartamenti originali, oggi non conosciamo precisamente la distribuzione di questo alloggio, ma la sua ampiezza si spiega facilmente poiché la dama d’onore, per l’incarico ufficiale che rivestiva a corte e per ragioni di rappresentanza, conduceva una vita mondana intensa ed era abituata a ricevere spesso gente. Era d’uso, inoltre, che le dame di recente “presentazione” (nobili appena entrate nella societa’ e presentate a corte) dovessero fare una visita di cortesia alla dama d’onore alla vigilia della presentazione alla regina.
Fuori servizio (vale a dire al “risveglio”, alle “abluzioni”, alla “messa”, “ai grandi pasti”, alle “passeggiate”, e all’ “addormentarsi” della regina) madame de Chimay riceveva elemosinieri e commensali, teneva banco tutti i giorni, teneva ricevimenti e balli, sempre a nome della regina.
Per questo il suo appartamento doveva contare anticamere, sala da pranzo, un grande studio, un salone ed un appartamento completo di cucina (era rarissimo ottenere un appartamento fornito di cucina a Versailles, come ci rammenta anche Saint- Simon).




giovedì 12 gennaio 2017

Marcello

Marcello in un raro dagherrotipo
Al culmine del secondo impero, negli anni '60 dell'Ottocento, brillavano alla corte di Napoleone III, tre nobildonne "Castiglione".   

La prima, la bellissima contessa Virginia, era l'amante dell'imperatore; la seconda la duchessa di Castiglione, era la vedova del maresciallo Augereau; la terza era una scultrice, nata Adèle Affry, appartenente ad una nobile famiglia svizzera. 

Aveva sposato Carlo Colonna duca di Castiglione Altibrandi, morto pochi mesi dopo il matrimonio di febbre tifoide, lasciandola vedova appena ventenne.

Fu così che Adèle si dedicò, non senza iniziali difficoltà, alla scultura per la quale aveva ricevuto in passato, lezioni dallo scultore svizzero Heinrich Max Imhof. 

Assunse, in onore del compositore "Benedetto Marcello", lo pseudonimo di "Marcello". La sua arte, influenzata dai grandi artisti del passato come Michelangelo, fu presto apprezzata dall'imperatrice Eugenia.

L’ammirazione per la regina Maria Antonietta, che condivideva con l’imperatrice, indusse Marcello a realizzare due busti della regina: uno che la rappresenta a Versailles e un altro che la rappresenta al Tempio. 

mercoledì 11 gennaio 2017

Sala degli Stati Generali

La Sala degli Stati Generali a Versailles, è una grande sala quadrata adiacente al salone di Ercole, e fa parte dell'ala Gabriel, eretta dall'omonimo architetto tra il 1771 e il 1775. 



Fu Luigi Filippo a commissionare i quadri rappresentanti gli Stati Generali, convocati dai sovrani di Francia nel corso della storia, per sottolineare il forte legame, fin dai tempi più antichi, tra la monarchia e il popolo.
I quadri mostrano, tra i tanti soggetti, soprattutto la riunione degli Stati Generali del 5 maggio 1789 a Versailles, nella "Salle des Menus Plaisirs".
Un lungo fregio dipinto da Louis Boulanger, rappresenta la processione degli Stati Generali di Versailles. Era consuetudine, infatti, che un evento di questa portata venisse aperto con una cerimonia religiosa.

Florens-Louis Heidsieck

Maria Antonietta non era una grande consumatrice di vino, anzi era quasi astemia. Al più si bagnava le labbra con del vino d'Alsazia, un vino da vendemmia tardiva che le ricordava il Tokaji della sua infanzia (un vino tipico dell'Ungheria e della Slovacchia molto amato anche da Sissi, definito da Luigi XIV "re dei vini, vino dei re").

Tuttavia, quando il 6 maggio del 1785, Florens-Louis Heidsieck le fece omaggio della sua prima bottiglia di una prestigiosa partita di Champagne Piper di annata, la regina non disdegnò affatto; anzi per ringraziarlo del prezioso dono, ordinò al Duca di Coigny, all'epoca Comandante delle Piccole Scuderie della Maison du Roi, di donare a Monsieur Heidsieck una portantina "affinché gli fosse consentito di girare comodamente per le sue enormi cantine di vini pregiati".

La presentazione avvenne nell'appartamento della regina che divenne in tal modo la prima ambasciatrice al mondo di questo esclusivo Champagne.


Florens-Louis Heidsieck presenta il suo Champagne a Maria Antonietta, il 6 maggio 1785. Tela del 1946, copia di un dipinto del XIX secolo. Il dipinto fa parte della Collezione privata della Maison Piper-Heidsieck di Reims

Lady Georgiana Spencer

Lady Georgiana Spencer, meglio nota come Georgiana Cavendish duchessa del Devonshire, qui a sinistra in un celebre ritratto eseguito da Thomas Gainsborough, era una nobildonna inglese celebrata dai contemporanei per la sua bellezza, il suo carisma, per il suo femminismo ante litteram,  e per il fatto di essere un'icona di stile capace di influenzare la moda inglese. Fu dunque un arbiter elegantiarum al pari di Maria Antonietta. Le due donne avevano molte cose in comune oltre a questo: entrambe in attesa febbrile di una prole che tardava ad arrivare, entrambe inizialmente poco amate dai propri consorti ma adorate da chiunque altro, entrambe accanite giocatrici d'azzardo (Georgiana arrivò a contrarre debiti pari a 18 miliardi delle vecchie lire al tavolo da gioco), entrambe con uno spiccato istinto materno.

Georgiana, a partire dai 16 anni, aveva soggiornato a Parigi per diversi periodi della sua vita, piacendo immediatamente alla Corte francese. Successivamente, strinse amicizia con Maria Antonietta e Madame de Polignac; le tre amiche ostentavano sul petto i regali che si facevano reciprocamente, le ciocche di capelli che si scambiavano in segno di amicizia.

Il legame tra Maria Antonietta e Georgiana sarà duraturo, lo testimoniano le lettere che la duchessa spediva di frequente alla regina che nella corrispondenza veniva chiamata Mrs Brown. Erano oltretutto, secondo Lady Clermont che ebbe modo di conoscere Maria Antonietta nel 1775, molto somiglianti.

Accomunate dalla medesima passione per la moda, Georgiana e Maria Antonietta si omaggiavano a vicenda sponsorizzando i trend che avevano lanciato e furono una continua fonte di ispirazione l'una per l'altra. L'utilizzo delle piume nei capelli fu una tendenza introdotta da Georgiana che aveva ricevuto in dono dalla regina una piuma che lei utilizzò immediatamente per adornare un'acconciatura. Scopo della Duchessa era, non solo celebrare in tal modo l'amicizia con Maria Antonietta, ma anche rendere popolari a scopo commerciale, le enormi piume di struzzo.
Alla stessa Georgiana va riconosciuta inoltre la sperimentazione dell'altissimo Pouf a Tre Torri, difficilissimo da equilibrare sul capo.
Quasi automaticamente a Versailles scoppiò l'anglomania incoraggiata dalla stessa Maria Antonietta che amava le danze scozzesi e lo stile britannico.

Nel 1783 la Regina inviò a Georgiana una chemise di mussola con splendidi pizzi e la Duchessa fece una delle sue entrate di maggior successo ad un ballo del Principe del Galles cosi abbigliata, lanciandone la moda anche in Inghilterra.

Maria Antonietta in una miniatura di Bourdieu fils, in una posa vagamente spagnoleggiante e con un gran cappello à la Devonshire. La miniatura è stata recentemente aquistata da un privato.

martedì 10 gennaio 2017

La Torre di Marlborough

Madame Poitrine intenta da allattare il Delfino - litografia conservata
 alla Biblioteca Nazionale di Francia.
La balia fu accusata di aver trasmesso la tubercolosi al Delfino ma in reatà
 la tubercolosi doveva essere una malattia ereditaria dato che anche
un fratello di Luigi XVI morì bambino della stessa malattia
Alla nascita del primo Delfino, Luigi Giuseppe, fu scelta come nutrice una prosperosa contadina il cui mestiere di balia sembrava già scritto nel suo nome: Madame Poitrine (Madame Seno). Sebbene dovesse indossare abiti degni di Versailles, Geneviève Poitrine aveva conservato un aspetto campagnolo che in una corte così innamorata della natura conferiva ancor più fascino alla sua funzione. Questa donna risoluta, moglie di un giardiniere di Sceaux, rifiutò categoricamente di farsi incipriare i capelli, sostenendo che una cuffia bianca sarebbe andata altrettanto bene. A corte introdusse anche una piccola filastrocca, che canticchiava al piccolo principe: "Marlborough s'en va à la guerre". Questa canzoncina popolare che fa riferimento al generale inglese impegnato nelle guerre di Luigi XIV, era rimasta in voga nel suo villaggio per tutto quel tempo, ed era il modo attraverso il quale i francesi deridevano il loro nemico inglese, John Churchill, primo duca di Marlborough. Mentre il testo della canzone suggerisce che il duca morì, in realtà egli fu ferito nella battaglia di Malplaquet l' 11 settembre 1709.

lunedì 9 gennaio 2017

I conti del Nord

Nel settembre del 1781, gli eredi al trono di Russia, il Granduca Paolo e sua moglie Maria, nata Sofia Dorotea di Wurttemberg, intrapresero il grand tour europeo sotto il falso nome di conte e contessa di Severny. Presto ribattezzati "conti del Nord", i granduchi arrivarono a Versailles il 18 maggio 1782.
Il Granduca Paolo futuro zar Paolo I - ritratto di Roslin
Paolo raggiunse la reggia il giorno prima della visita ufficiale senza farsi riconoscere e, mescolatosi alla folla dei cortigiani, aveva osservato le abitudini di quella corte tanto chiacchierata. Quando rientrò all'Ambasciata Russa, descrisse Versailles a sua moglie in termini così entusiastici che la granduchessa ne fu profondamente intimorita. Nella speranza di ritrovare la fiducia in sé stessa, ormai turbata dalla descrizione che il marito le aveva fatto della regina, convocò subito Mademoiselle Bertin e ordinò abiti che eguagliassero quelli delle donne più eleganti di Parigi. Mentre la coppia si recava in carrozza a Versailles, la granduchessa chiese con ansia al marito se la trovasse avvenente quanto Maria Antonietta. Nello stesso momento Maria Antonietta era in preda ad un attacco di panico. Entrambe erano agitate all'idea di quell'incontro; la regina di Francia a causa della sua paura delle donne colte e intelligenti (Maria pur non essendo bella era estremamente colta); Maria temeva invece il confronto con Maria Antonietta, la cui bellezza era celebre in tutta Europa.

Maria Feodorovna - ritratto di Roslin
Quando la carrozza principesca oltrepassò i cancelli del Palazzo, Maria Antonietta bevve un grosso bicchiere d'acqua e confidò a Madame Campan che "il ruolo di regina era più difficile da interpretare in presenza di altri sovrani, piuttosto che con i cortigiani". Tuttavia, con professionalità e gentilezza, diede il benvenuto ai Conti del Nord da vera sovrana.

sabato 7 gennaio 2017

Boudoir turco di Maria Antonietta

Fontainebleau, residenza di caccia della famiglia reale, conserva varie stanze che negli anni '80 del Settecento Maria Antonietta fece adattare al proprio gusto.

Solitamente si visitano la camera da letto, il salone da gioco di Maria Antonietta, il piccolo Boudoir de la Reine e il Boudoir Turco riaperto nel 2013 dopo un lungo e costoso restauro (circa 2 milioni di Euro).

Quando nel 2012 la Frick Collection di New York dedicò una mostra alle decorazioni turche, in voga al tempo di Maria Antonietta, intitolata Turkish Taste at the Court of Marie-Antoinette, nello stesso periodo, durante le giornate del patrimonio e della Biennale degli Antinquari, il castello di Fontainebleau lanciò un'originale campagna di raccolta fondi per permettere il restauro del boudoir turco e del mobilio in stile turco appartenuto all'imperatrice Joséphine che già nel 1806 aveva sostituito l'arredo, perduto durante la Rivoluzione, e disegnato da Jacob per Maria Antonietta.

Il Boudoir Turco di Maria Antonietta a Fontainebleau è un luogo unico, perché quello della regina a Versailles, così come quello del conte d'Artois al Tempio, andò distrutto e smembrato durante la Rivoluzione.



Fu proprio il conte d'Artois a lanciare la moda alla turca, influenzato da "Mustapha et Zéangir" in cui si racconta della vita di Solimano il Magnifico.

mercoledì 4 gennaio 2017

La Torta dei Re

La Galette des Rois è una torta tradizionalmente consumata in Francia in occasione dell'Epifania. Il nome Galette des Rois si riferisce ai re Magi, celebrati il 6 gennaio.

Il dolce, di pastasfoglia, in genere ripieno di crema Francipane e decorato con una coroncina di carta, ha la pecularietà di nascondere al suo interno un fagiolo, oppure una piccola figura a forma di re. Colui che troverà nella sua fetta il fagiolo o l'oggetto, verrà designato re per un giorno. L'origine di questa tradizione è da ricercarsi nell'antica Grecia dove i giudici venivano eletti così, ma anche nella festa romana dei Saturnali dove gli schiavi potevano ritenersi momentaneamente liberi e comportarsi come tali, dopo essere stati prescelti in questo modo. 
Questa origine pagana, fece sì che la torta dei re venisse criticata nell'ambiente sia cattolico che protestante. Tuttavia, da alcune testimonianze, si evince che la torta era tradizionalmente consumata anche sulla tavola dei re di Francia.
Nelle sue memorie, François de Motteville scrisse nel 1648 che: "Stasera la regina (Anna d'Austria) ci ha fatto l'onore di portare una torta a Mme de Bregy, a mia sorella e a me; la dividemmo con lei. Abbiamo bevuto alla sua salute con l'ippocrasso che ella ci aveva portato. (L'ippocrasso è un vino speziato addolcito con miele).
Un altro passaggio delle stesse memorie attesta che, a seguito di una consuetudine ancora osservata in alcune province, una fetta di torta veniva riservata alla Vergine per poi distribuirla ai poveri. "Per intrattenere il re" - scrive Motteville nel 1649 - "la regina ha voluto mettere da parte una torta che abbiamo avuto l'onore di consumare con il re e la regina stessa." Il fagiolo fu trovato nella fetta riservata alla Vergine così la regina Anna comandò che venisse portata una bottiglia di ippocrasso che fu bevuto alla sua salute. "Soddisfammo tutti i capricci di quel giorno e brindammo alla salute della Regina!".

lunedì 2 gennaio 2017

Palazzo Clerici

Palazzo Clerici è un palazzo di Milano che visto dall'esterno passa inosservato ma che all'interno custodisce un vero tesoro. Nel Settecento, durante il passaggio dal barocco al neoclassico, Milano visse un'epoca di rinascenza. La dominazione austriaca teneva in gran conto la nobiltà locale, alla quale spesso affidava la politica interna di Milano, e i Clerici ne approfittarono per consolidare la propria influenza. 
Nel 1741 il marchese Clerici affidò a Giovanbattista Tiepolo l'incarico di decorare la volta della galleria di rappresentanza del Palazzo, la cosiddetta Galleria del Tiepolo.