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sabato 7 marzo 2015

Maria Amalia duchessa di Parma

Maria Amalia bambina in
un ritratto di Martin van Meytens
Nata il 26 febbraio 1746, Maria Amalia era una delle sorelle maggiori di Maria Antonietta.
Cresciuta un po' all'ombra delle sorelle maggiori, che le venivano costantemente poste ad esempio da Maria Teresa, Amalia divenne una adolescente dal carattere ribelle e difficile covando nei confronti della madre un risentimento che aumentò sempre più con il passare degli anni.

Volitiva e dall'aspetto linfatico era di carattere altezzoso e spinoso ma non per questo il suo personale ne risentiva; era anzi considerata tra le arciduchesse più attraenti. Metastasio rimase incantato dalla sua figura angelica quando l'ascoltò cantare, con una bella voce da soprano, nel Parnaso Confuso.

Mentre alla sorella Cristina fu concesso di sposare l'uomo che amava, Maria Amalia fu costretta a sposare don Ferdinando di Parma (nipote di Luigi XV). Era innamorata corrisposta del principe di Zweibrucken ma Maria Teresa e Kaunitz ritennero addirittura ridicola la richiesta di matrimonio del principe. L'arciduchessa non perdonò mai alla madre la sua storia d'amore spezzata. Una curiosità: il principe ripiegò su un'altra Maria Amalia, figlia dell'elettore di Sassonia che avrebbe dovuto sposare il futuro Luigi XVI.

Il matrimonio di Amalia con don Ferdinando fu celebrato a Vienna per procura nel 1769, un anno prima del matrimonio di Maria Antonietta, con la benedizione del nunzio apostolico mons. Visconti; l'arciduchessa fu accompagnata all'altare dal fratello, l'arciduca Ferdinando che sostituiva lo sposo (l'anno seguente avrebbe accompagnato all'altare anche Maria Antonietta).

Maria Amalia, miniatura conservata alla Hofburg di Vienna



Maria Amalia - Miniatura, Hofburg di Vienna
Don Ferdinando di Parma aveva ereditato il piccolo ma strategico ducato di Parma e Piacenza a soli 14 anni dopo la prematura scomparsa del padre Filippo. Il ragazzo, insolente ed indisciplinato, amava girovagare per i boschi dell'Appennino, arrostire castagne e capretti insieme ai pastori della montagna, spaventare la città scatenando in piena notte le campane dei conventi, frequentare attori, mimi, ballerini, saltimbanchi. Di tutto si occupava, tranne che di governare.

Dopo un soggiorno a Colorno la giovane coppia (Maria Amalia aveva 23 anni e Ferdinando 18) fece il suo ingresso solenne nella capitale. Il matrimonio era stato fortemente voluto da Maria Teresa che già tre anni prima, tramite il conte Rosenberg, aveva fatto delle “avances” in tal senso al ministro du Tillot.

Ferdinando e Maria Amalia

Du Tillot era un geloso custode degli interessi della Francia e della Spagna ma aveva dovuto rassegnarsi “ en désespoir de cause” e, da abile e raffinato cortigiano quale era, accolse la nuova duchessa con “les manières les plus obligeantes du monde” contando sull’aiuto della contessa Malaspina, ciambellana dell’Infante e sua intima amica, e sulla diplomazia dell’Imperatrice.

Festeggiamenti a Parma per il matrimonio di don Ferdinando e Maria Amalia
Maria Teresa aveva preparato per Maria Amalia un particolareggiato memoriale il cui tono era spietatamente critico. L’Imperatrice conosceva il carattere dispotico della figlia e con lei si ritrovò ad essere particolarmente aggressiva.

Maria Amalia era priva di cultura, era rimasta sempre chiusa in una durezza orgogliosa di fronte agli sforzi dei suoi maestri; la sua cattiva educazione, la giovinezza del marito, la sua voglia di indipendenza e di dominio resero le cose difficili fin da subito.

Maria Amalia, castello di Schoenbrunn - Maestro delle arciduchesse
Maria Teresa aveva previsto il dissidio tra la figlia e il du Tillot ma le inimicizie che il ministro si era creato con le sue riforme trovarono subito un’alleata nella nuova sovrana. Per questo l’Imperatrice pensò di mettere accanto alla figlia un uomo di fiducia in qualità di inviato straordinario, Filippo Francesco von Knebel. Già il 15 agosto del 1769 Maria Teresa scriveva al conte esprimendogli il suo scontento sulla condotta della figlia che, senza ancora conoscere l’ambiente, voleva interessarsi degli affari di Stato, persuasa di essere in grado di far felici i propri sudditi. “Il ministro Du Tillot ne è già allarmato. E poiché la regina di Napoli, Maria Carolina, s’impunta pure contro il Tanucci, che si dirà delle mie figlie e a mio torto? Si attribuirà certo loro una voglia smodata di dominare e le riflessioni che si faranno su questo punto potranno influire profondamente sull’ avvenire della mia Delfina (Maria Antonietta).”

Amalia si adattò con esemplare cinismo al matrimonio che fin da subito si rivelò insostenibile. Gli sposi non dormivano mai nel medesimo letto e alla madre, con tono tutt'altro che dolente, Amalia raccontava che suo marito era immaturo e infantile, scherzava e giocava tutto il giorno, e, per sottrarsi agli impegni di governo, si rifugiava addirittura in convento in cima ai monti.

La reggia di Colorno
Cercando di convincere Ferdinando a mettere la testa a posto, Maria Teresa gli scriveva frequentemente elencandogli i medesimi consigli che dava alla figlia: "...vi voglio troppo bene, per acconsentire a vedervi preso in bagattelle e pazzie. Se voi vi riempirete la testa con queste sciocchezze, ogni ragionamento serio ne sarà escluso".
Il matrimonio di Maria Amalia fu un evidente errore: il Duca Ferdinando era un giovanotto abulico e complessato, bigotto e succubo dei preti e lo divenne anche della moglie; Maria Amalia maltrattava anche lui facendogli scenate come quando la prima figlia, nata il 22 novembre 1770, fu battezzata con i nomi di Carlotta Teresa Maria e non come voleva l’Imperatrice di Maria Teresa Carlotta: “ Disse le cose più dure e umilianti all’Infante; che così si mancava sempre del rispetto dovuto alla sua casa, e a lei, che era come arciduchessa ben superiore a un Infante.”

Maria Amalia con i suoi bambini in una miniatura conservata alla Hofburg di Vienna nel Gabinetto delle miniature
Maria Amalia con la figlia primogenita - Miniatura, Hofburg di Vienna
In una lettera a Maria Antonietta, Maria Teresa scrisse a proposito di Amalia: "Da Parma nessuna notizia, tranne quanto ha scritto il medico a Storck, e cioè che la nostra deliziosa nipotina sta sempre molto male, tanto che si è perfino temuto morisse di consunzione. Vostra sorella ora ha preso a fare anche il medico, apre le finestre, non dà nulla da mangiare alla piccola, contro il parere di ogni dottore; il suo carattere capriccioso e testardo è una vera disgrazia. Io ho fatto del mio meglio, probabilmente riprenderò a scriverle; ma sarà certamente una corrispondenza di breve durata, poiché non ascolta e non accetta alcun consiglio..."
Stravagante, ambiziosa e vendicativa, la corte con il suo arrivo piombò nel panico. Il Knebel fu costretto a partire perché la duchessa non voleva più saperne dei suoi consigli. Du Tillot e Maria Teresa, tentarono invano di ricondurre la “matta”, come ormai la chiamavano a Parma, alla ragione ma non ci fu nulla da fare: Maria Amalia continuò con le sue bizze, a tradire il marito con gli ussari, a boicottare e calunniare il du Tillot che non le nascondeva il proprio disprezzo.

I figli di Maria Amalia e di don Ferdinando di Parma, miniatura Hofburg di Vienna
Quando il segretario di Stato chiese a Maria Teresa il richiamo degli ussari, la duchessa montò su tutte le furie e scatenò contro il ministro una campagna denigratoria accusandolo di furto e di illecito. I sudditi si schierarono, come previsto, dalla parte di Maria Amalia e così il du Tillot, per evitare il linciaggio della folla, fu costretto a fuggirsene di notte, proprio lui che aveva fatto di Parma una piccola oasi di benessere e di cultura.

Nonostante le sue bizze Maria Amalia era molto generosa, così la corte cominciò a brulicare di mendicanti, invitati da lei stessa a sedere alla medesima mensa alla quale erano costretti ad accomodarsi gli esterrefatti aristocratici. Per suo volere ogni cerimoniale era stato eliminato dalla corte che si riempì in questo modo di sfaccendati più o meno bisognosi.

Ogni tanto Ferdinando aveva qualche sussulto di lucidità: "Io sono un bambino, ma mia moglie lo è più di me, e non è capace di governare un paese".
Maria Amalia e Ferdinando di Borbone-Parma con i figli - Giuseppe Bettoli
La situazione era disperata: Amalia esercitava con arroganza il potere, ma il suo autentico desiderio era far pagare alla madre la sua storia d'amore spezzata in nome della ragion di Stato mettendola in condizione di passare, nelle corti d'Europa, come una sovrana che aveva allevato figlie da cui guardarsi, prima di portarle all'altare. L'imperatrice si sforzò invano di nascondere il fallimento di questo matrimonio che tanto aveva voluto: sua figlia era uno scandalo e la sua reputazione di madre era compromessa.

Il casino dei boschi  di Carrega a Sala Baganza, fatto costruire da Maria Amalia dall'architetto Petitot

Dalla Spagna fu mandato a sostituire il Du Tillot il marchese de Llano che ben presto disgustato chiese al re di Spagna il richiamo; fu sostituito con il conte Giuseppe Sacco che mantenne la carica fino al 1781.

Intanto la condotta della duchessa provocò la rottura con la madre; Maria Teresa proibì a tutta la sua famiglia di scrivere a Parma. Maria Amalia ribatté con un cocciuto e sprezzante silenzio e l''imperatrice non seppe rassegnarsi a capire come fosse possibile quell’ indifferente silenzio verso “la migliore delle madri”; per questa figlia lontana, alla quale era talvolta tentata di scrivere ancora, provava un’infinita pietà. 

Maria Amalia con in braccio il figlio Ludovico
Hofburg di Innsbruck
Scrive Maria Antonietta alla madre in data 13 gennaio 1773: "Il re ha saputo della gravidanza di mia sorella da una lettera dell'Infante a cui non ha risposto. Come è consuetudine, questi ha scritto anche al Delfino e ai miei fratelli; il sovrano non ha consentito tuttavia di rispondere neppure a loro. Quanto a me, mantengo il silenzio seguendo l'esempio delle mie due famiglie. Vi è di che sperare che una volta contornata da numerosa prole, l'infanta avvertirà maggiormente il senso del dovere e cercherà di agire secondo il volere dei suoi familiari.".
Luigi XV non era contento di questa unione del nipote con un'arciduchessa così aggressiva e in una lettera all'Infante così si espresse: "la vostra sposa è una donna stravagante e, non ve lo nascondo, nessuno in famiglia le vuole bene".

Quando nacque l'erede, Ludovico, le relazioni tra madre e figlia ripresero ma prive di calore e spontaneità

Per Parma iniziò così un lungo periodo di involuzione e di reazione. Sobillato dai preti, il duca richiamò i Gesuiti, ristabilì il tribunale dell’Inquisizione, restituì alla Chiesa i beni incamerati, licenziò i collaboratori del du Tillot e li rimpiazzò con uomini scelti dalla moglie, disonesti e incapaci.

Il Ducato si titrovò così governato da un bigotto e da una “matta” e ripiombò nell’antico letargo dal quale si risveglierà con l’avvento di Maria Luigia nel secolo successivo.

Abbiamo un significativo ritratto della duchessa attraverso le parole di Mme Vigée Le Brun che nelle sue memorie scrisse:
"Monsieur il conte di Flavigny mi presentò all'Infanta (la sorella di Maria Antonietta), che aveva molti più anni della nostra regina, senza bellezza né grazia. Ella portava il lutto per il fratello imperatore Giuseppe II, e i suoi appartamenti erano tutti tappezzati di nero; sicché ella mi sembrò un'ombra, soprattutto perché era molto magra ed estremamente pallida. Questa principessa montava tutti i giorni a cavallo. Il suo stile di vita così come le sue maniere erano quelli di un uomo. In niente mi aveva affascinato, nonostante mi avesse ricevuto molto bene."


Maria Amalia in un ritratto di Tischbein
Lord Pembroke era di tutt'altro avviso arrivando ad affermare: "non conosco nulla di più curioso di Maria Amalia. Preferirei vedere lei piuttosto di tutti i Correggio messi insieme."

La sorella Cristina, che era andata a trovare Amalia, scrisse di averla trovata molto cambiata e imbruttita: "Non c'è più traccia della sua bellezza, né del suo splendore. Lei che era così ben fatta, ha perso il suo portamento e la sua eleganza. E' meno allegra, meno delicata. La sua figliola più grande è la bambina più bella che si possa vedere, ma ha tracce di malinconia che fanno male"
Attraverso la sorella, Amalia chiese il permesso di tornare un poco a Vienna. Maria Teresa rinunciò faticosamente a conoscere il nipote ma, nel terrore che Amalia si stabilisse definitivamente a Vienna lasciando in asso il prezioso territorio, preferì non rivedere la figlia e, tassativamente, le vietò di attraversare il confine. "Dio sa con che fatica rinuncio a conoscere il bambino. Ma la duchessa deve rimanere in quello che è, adesso, il suo paese".

Maria Amalia in un ritratto di Zoffany
Dopo la morte della madre i rapporti con i fratelli si ricucirono. Una delle ultime lettere di Maria Antonietta fu proprio inviata ad Amalia. Le due sorelle erano in ottimi rapporti e si scambiavano spesso dei doni.


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Lettera inviata da Maria Antonietta alla sorella Maria Amalia:

Versailles, 5 ottobre 1770

Mia cara buona Amélie, grazie per quello che mi scrivi sullo stato di Monsieur il Delfino. Il suo attacco di febbre non si è più ripetuto. Questa attenzione è tanto più gentile da parte tua poiché sei in uno stato in cui dovresti pensare più a te stessa. Volevo scriverti a riguardo nonostante ti avessi già scritto una lettera l'altro ieri. Eravamo molto interessati, il Delfino ed io, abbiamo guardato il bellissimo libro che il conte d'Argental ci ha dato da parte tua sulle celebrazioni del tuo matrimonio. Le stampe sono molto ben fatte, aprirò spesso questo libro per incontrarti. L'Italia, come ripeteva spesso il buon Metastasio, è ancora il paese delle arti. La nostra vita qui è un moto perpetuo quando c'è quello che viene chiamato "appartamento e gioco".

Il re continua a stare molto bene in mia compagnia. Il piccolo malessere del Delfino l'aveva fatto preoccupare, la sua convalescenza lo ha di nuovo rasserenato. Ed egli si dimostra molto affettuoso e allegro. Domani partiremo con il re, Madame Adelaide, Madame Victoire e Madame Sophie, per Choisy, da dove ti scriverò per sentirti e dirti quanto sono felice di essere una zia. Trovo che non entri nei dettagli della tua vita a Parma. Quindi rendimi partecipe! Addio, caro bene, ti abbraccio con tutto il cuore. Non solo non vi trovo nulla di male che il Duca mi baci, ma glielo restituisco come una brava sorella.

Ho ricevuto una lettera da Cristina questa mattina. La Granduchessa di Toscana e suo marito sono a Schoenbrunn con il Duca di Curlandia e non se ne andranno fino a quando non avranno partecipato alla festa della nostra cara madre (Si tratta dell'onomastico dell'imperatrice). Ringrazio Monsignore il Duca di Parma.

*****

La duchessa, esattamente come Carolina, rimase sconvolta dalla morte di Maria Antonietta. Secondo la figlia, quando ne fu informata, reagì prima con una risata isterica poi iniziò ad urlare e a piangere, fino a perdere i sensi. Tanto che la figlia temette per la sua salute mentale. Per un certo periodo non fece che rileggere l'ultima lettera ricevuta dalla sorella. La figlia e generalmente la corte ritenevano che il comportamento di Amalia fosse mutato in seguito alla notizia della morte di Maria Antonietta.

Con l'invasione nel ducato delle truppe napoleoniche nel 1802, Maria Amalia, ormai vedova, fu costretta a lasciare il suo regno. Il dolore dei suoi sudditi fu autentico; nonostante le sue stravaganze, la duchessa era molto amata perché generosa e perché, nonostante i suoi scandali, fu una madre affettuosa ed esemplare.
Morì nel 1804 in esilio a Praga dove riposano le sue spoglie.

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