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mercoledì 19 ottobre 2022

La congiura dei parrucchieri

Rue Saint-Honoré nel 1865
Il mattino del 16 ottobre 1793, poche ore prima dell'esecuzione della regina, alcuni congiurati si diressero in Rue Saint-Honoré per prendere posto in attesa della carretta che avrebbe condotto Maria Antonietta al patibolo. Sarebbero diventati in breve cinquecento e forse addirittura millecinquecento. Il piano era semplice: balzare sul convoglio, rapire la regina e portarla in salvo.

Ma chi erano questi ultimi difensori di Maria Antonietta il cui complotto è passato alla storia come "La congiura dei parrucchieri"?

Pare impossibile ma si trattava di gente umile che nulla aveva a che fare con ex cortigiani ed ex guardie del corpo. Alla testa della cospirazione c'era una donna, una merlettaia gobba e cieca, Catherine Urgon. Il suo stato maggiore era composto dal figlio quattordicenne di professione lustrascarpe e di due parrucchieri: Guillaume Lemille e Jean-Baptiste Basset il quale, appena diciottenne, era stato in grado di reclutare per il progetto ben quattrocentosessanta uomini. Il loro quartier generale si trovava presso l'osteria Cantina dei Carbonai in Rue de la Vannerie. Come luogotenenti c'erano due fabbri, tre pasticcieri, due vinai, due droghieri, due salumai, due commissionari, due muratori, due arrotini, un verniciatore, un giardiniere, un rigattiere, un acquaiolo... e quattro parrucchieri. Tutti dimoravano nella Sezione degli  Incorruttibili presso piazza della Grève a due passi dalla Conciergerie. Il loro segno di riconoscimento si componeva di un dischetto di carta al  centro del quale vi era un cuore con intorno le parole: Viva Luigi XVI, re di Francia.

Il progetto inizialmente era quello di scagliarsi sulla Conciergerie e agire immediatamente altrimenti "quella povera disgraziata" sarebbe perita.

Con loro avevano millecinquecento pistole e l'ingegnoso Basset aveva pensato di fare in modo di accendere di giorno tutti i fanali del quartiere, di modo che per mancanza di olio si sarebbero spenti in piena notte. Approfittando dell'oscurità sarebbero quindi entrati in massa nella Conciergerie. 

Sei agenti di polizia, però, si accorsero di qualcosa e facendosi passare per ardenti realisti, riuscirono a carpire la fiducia dei congiurati e a far saltare il piano. 

Fu così che il progetto fu spostato per il giorno dell'esecuzione. 

Quel mattino del 16 ottobre 1793 Maria Antonietta passò con la carretta in Rue Saint-Honoré condotta al supplizio e quasi certamente non notò quel gruppo di "persone per bene" vestite semplicemente che attonite e annientate la guardarono passare senza poter fare nulla. Sul luogo di congiurati ne erano arrivati appena un'ottantina poiché la polizia aveva di nuovo fatto il suo dovere soffocando la rivolta.

Maria Antonietta condotta al patibolo - François Flammeng 1887

La pietosa cospirazione dei parrucchieri ebbe un tragico epilogo. I particolari si trovano tutti agli Archivi Nazionali nell'inserto W. 311.
Il giorno dopo l'esecuzione di Maria Antonietta i capi, in numero di 29 (i volontari furono lasciati in pace), furono arrestati e mandati alla Conciergerie.
Il 17 gennaio 1794, Fouquier-Tinville si occupò del processo dei 29 "colpevoli di aver ordito una cospirazione intesa a rapire la Capeto per sottrarla alla vendetta nazionale". Sfilarono 54 testimoni: cappellai, tintori, lavandai, tessitori, carbonari... e parrucchieri. Spinti dalla paura, rovesciarono ogni responsabilità alla merlettaia, ai coniugi Lemille, a Basset e al piccolo lustrascarpe. Dopo tre giorni di dibattito, Basset e Lemille, la moglie di Lemille e la merlettaia furono condannati a morte. Il piccolo lustrascarpe, "data la sua età" se la cavò con venti anni di prigione. La merlettaia durante il verdetto abbracciò e baciò suo figlio soffocata dai singhiozzi.
Nella carretta, lungo il percorso, la si udì ripetere piangendo: "Pobré pitit!... pobré pitit".
I parrucchieri morirono coraggiosamente. La merlettaia si dibatté con tanto vigore che la lama riuscì a staccarle la testa solo in parte.
Due giorni dopo, su quella stessa piazza dove era morta sua madre, il piccolo lustrascarpe di quattordici anni fu collocato sul patibolo e legato ad un palo dove erano scritti il suo nome, la sua età, la sua professione e il testo della sentenza. Tale fu, nel Nevoso dell'anno II la fine degli ultimi difensori della Regina di Francia. 

Fonte: André Castelot

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