Questo arazzo, oggi conservato al Museo Nazionale del Castello di Compiègne, è uno dei sette arazzi che furono esposti nel padiglione allestito su un'isoletta del Reno per la cerimonia della remise di Maria Antonietta il 7 maggio 1770. Realizzati dalla manifattura dei Gobelins nel 1755 su cartoni di Jean-François de Troy, la serie dei sette arazzi rappresenta il mito di Giasone e Medea, nella versione tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, la cui storia finirà nella follia e nel sangue.
Per arredare il padiglione della remise fu richiesto alle personalità più di spicco della città di Straburgo di prestare i propri arazzi e il proprio mobilio. Fu l'arcivescono di Strasburgo ad offrire la serie di arazzi che tanto indignò Goethe che visitò in quei giorni il padiglione quando era ancora un giovane studente.
Nelle sue memorie scritte a 56 anni, Goethe scrive: "Particolarmente degno di nota fu per me l'edificio che sorgeva su un'isola del Reno tra i due ponti, eretto per accoglierla e per consegnarla nelle mani degli ambasciatori di suo marito. Era solo leggermente rialzato dal suolo; aveva al centro un grande salone, su ogni lato saloni più piccoli; a seguire altre camere che si estendevano un po' all'indietro. In breve, se fosse stato costruito in maniera più durevole, avrebbe potuto rispondere molto bene come casa di delizie per persone di rango... Andavo e venivo, e venivo e andavo, e non potevo saziarmi di guardare, ma gli arazzi più grandi, più brillanti e ricchi nel salone principale mi preoccupavano... l'argomento era eccessivamente ripugnante per me. A sinistra del trono si vedeva la sposa alle prese con la morte più orribile, circondata da persone piene di compassionevole dolore; a destra c'era il padre, inorridito dai bambini assassinati davanti ai suoi piedi; mentre la Furia, nella sua carrozza trainata da draghi, si librava nell'aria...Un errore come quello nel grande salone mi mise completamente fuori controllo e con veemenza chiamai i miei compagni perché assistessero anche loro ad un simile crimine contro il gusto e il sentimento. "Che cosa!" esclamai, senza considerare gli astanti, "è lecito così sconsideratamente, porre davanti agli occhi di una giovane regina, al suo primo ingresso nei suoi domini, la rappresentazione del matrimonio più orribile che forse sia mai stato consumato? C'è tra gli architetti, decoratori, tappezzieri francesi, un solo uomo che capisca che le immagini rappresentano qualcosa, agiscono sulla mente e sul cuore, che creano impressioni, che suscitano presagi? E' proprio come se avessero mandato lo spettro più orribile ad incontrare questa donna bella e amante del piacere proprio alle frontiere!"
Il personale che stava allestendo il padiglione cercò di calmare Goethe spingendolo fuori dalla stanza per impedirgli di disturbare le altre persone che visitavano il luogo.
"Mi assicurarono che non era compito di tutti cercare il significato nelle immagini; che l'intera popolazione di Strasburgo e dei dintorni, che doveva accalcarsi lì, non avrebbe messo a fuoco tali intrecci più della regina stessa e della sua corte".
Una perfetta copia della serie dei sette arazzi che fu esposta nel padiglione della remise, si trova a Palazzo Reale a Milano, nell'omonima sala.
Gli arazzi, realizzati dalla manifattura francese dei Gobelins su disegno di Jean-Francois de Troy ed arazziere Claude Audran, vennero donati da Luigi XV agli arciduchi Ferdinando e Maria Beatrice d'Este in occasione dello loro nozze (1771).
Di nuovo la storia così tragica di Giasone e Medea veniva riproposta per un matrimonio; è evidente che all'epoca non si badava ai soggetti e che solo la sensibilità dei poeti poteva trovarla di cattivo gusto e di cattivo auspico. Per la cronaca il matrimonio di Ferdinando e Beatrice per lo meno fu felice.
Esistono altre copie di questa serie (non sempre complete o integre) presso l'Hermitage di San Pietroburgo, le Royal Collections in Svezia, il Castello di Windsor in Inghilterra ed al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford - Connecticut (USA).
Nella Prima Sala degli Arazzi sono collocati alle pareti gli arazzi con gli episodi (a partire dall'ingresso) “La fuga di Medea” (1769), “Giasone doma i tori” (1770) e “Creusa è consumata dal fuoco del fatale abito che Medea le ha donato”(1770).
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