Pagine

venerdì 24 settembre 2021

Maria Antonietta con i figli nei giardini del Petit Trianon nel ritratto di Wertmüller


Questo ritratto che oggi si trova al Museo nazionale di Stoccolma, fu commissionato al pittore svedese Wertmüller per il re di Svezia Gustavo III. Durante il suo soggiorno in Francia, Re Gustavo aveva infatti espresso il desiderio di avere un ritratto della regina e aveva proposto a Maria Antonietta di posare per Wertmüller che godeva della sua protezione. La regina acconsentì e si adoperò affinché al pittore venisse prestato uno studio a Parigi nel quale lavorare.

E' il pittore stesso nella sua autobiografia a fornirci delle informazioni interessanti: "Mi recai a Versailles e da li raggiunsi il Petit Trianon dove lei trascorreva le sue estati. Qui dipinsi diversi ritratti di lei e della Principessa che all'epoca aveva 6 anni. La Regina mi accolse calorosamente e con la massima gentilezza e con tutti gli onori, e diede ordini affinché potessi dipingere Sua Altezza il Delfino direttamente nella sua residenza de la Muette (residenza ufficiale del principe ereditario) mentre ero qui. Sono poi tornato a Parigi e ho dipinto una grande tela con le persone ad altezza naturale."

Nel libro "Art in Focus 4; Marie-Antoinette, Ritratto della Regina. Nationalmuseum, 1989" si può leggere:

"Wertmüller ordinò due manichini abbigliati per il suo studio a Parigi, uno per il ritratto del Delfino e uno per quello della Principessa. Era prassi comune prestare ai ritrattisti gli abiti con cui si voleva essere ritratti. Si può presumere quindi che gli abiti con cui erano vestiti i due manichini appartenessero realmente ai due principi.

Wertmüller ordinò inoltre una speciale parrucca a Monsieur Léonard, il parrucchiere della Regina, ed è possibile che abbia avuto accesso alla "robe à la turque" che la Regina indossa nel ritratto.

Il pittore ritrae la Regina nell'ambiente in cui questa trascorreva gran parte del suo tempo: i giardini che circondano il Petit Trianon. E' il ruolo di madre che viene portato all'attenzione in questo dipinto. E' una scelta ben precisa, parte di una strategia volta a cambiare l'immagine ufficiale della Regina da frivola straniera amante dei lussi alla madre di tutta la Francia. La principessa Maria Teresa ha lasciato cadere una rosa per terra. Che si sia punta con una spina? Sul vestito appare una piccola macchia di sangue. Il Delfino stringe saldamente il vestito della madre."



Sebbene molteplici fattori abbiano influenzato il dipinto di Wertmüller,  l'abito raffigurato non è stato ancora completamente analizzato. Émile Langlade sostiene che la creatrice della robe à la turque indossata dalla regina nel dipinto sia Rose Bertin. Una lettera finora non presa in considerazione di Madame Campan smentisce tale convinzione e dimostra che Wertmüller aveva richiesto per il dipinto un abito appena confezionato ma la regina l'aveva indirizzato a scegliere una veste nel suo guardaroba.

Madame Campan scrive al pittore: "Ieri ho parlato con la Regina, Monsieur, Sua Maestà pensa che non sia necessario fornirvi un abito realizzato appositamente per il vostro dipinto e che dovreste ritenervi soddisfatto nella scelta di uno dei numerosi abiti del suo guardaroba; dopo questa decisione, è impossibile tornare su questo argomento."

Maria Antonietta indossava certamente abiti più di una volta, anche se di solito venivano prima modificati e/o risistemati. Nonostante la decisione della regina, Madame Campan sorprendentemente, nella stessa lettera, diede a Wertmüller il permesso di commissionare un nuovo abito:

"Tuttavia, poiché so quanto sia importante per un artista scegliere e rappresentare gli oggetti che gli piacciano e che siano adeguati all'insieme totale del suo lavoro, vi consiglio di acquistare il taffettà intercambiabile che avete scelto; dovrebbe produrre un grande effetto nel ritratto e tale impresa attirerà  l'attenzione e il plauso della critica di tutta Parigi; esso merita che nulla sia trascurato per renderlo perfetto."




Poiché Rose Bertin non era disponibile a supervisionare il design e la realizzazione dell'abito, Madame Campan aggiunge nella lettera che sarebbe stata sua sorella ad occuparsi della faccenda: "Madame Auguié promette di occuparsi della spesa e di far eseguire l'abito. Ha abbastanza gusto ed eleganza e non vi pentirete di non avere i consigli della sublime Mademoiselle Bertin. Le darò il campione del taffetà...".

Pochi studiosi hanno cercato di identificare l'abito e solo  Aileen Ribeiro lo definisce "abito alla turca". L'abito della regina soddisfa davvero tutti i criteri per un robe à la turque. Secondo i pochi documenti sopravvissuti del guardaroba della regina, i vestiti à la polonaise, circassienne e turque rappresentavano una parte significativa nel suo abbigliamento. Le turcherie in particolare occupavano un posto di rilievo nella Gazette des atours. 

Nel diario di Madame Cradock "Viaggio in Francia" (1783-1786) si apprende che in un'occasione, durante il soggiorno di Gustavo III, la regina aveva indossato una robe à la turque:

Tuileries, 2 luglio 1784

"La regina aveva dormito lì la notte prima (Maria Antonietta usufruiva di un appartamento privato alle Tuileries) e al nostro arrivo abbiamo visto il re di Svezia e Madame de France che sono venuti a rendere omaggio alla sovrana.

Verso le due e mezza partirono tutti per Versailles. Il re di Svezia è stato il primo a uscire. Questa volta mi sembrava completamente diverso da come lo avevo giudicato all'Opera. Visto in pieno giorno, lo trovavo brutto: nessuna grazia né nei lineamenti, né nella persona, né nell'incedere.

Pochi minuti dopo, Sua Maestà apparve accompagnata da due dame: Madame de France e una signora di corte, un gentiluomo di camera e un paggio che reggeva il suo strascico. È graziosa, molto bionda e di media statura. Tutta la sua persona emana un'aria naturale di dignità senza orgoglio. Il suo vestito, pieno di distinzione, era molto semplice.

Un panier poco evidente, un abito alla turca in taffetà gola di piccione (marrone chiaro sfumato di blu), delimitato tutt'intorno da uno stretto nastro bianco; il corpetto rifinito con piccolissimi bottoni di agata. L'acconciatura era un po' bassa, i suoi capelli erano in parte nascosti da un'elegante mescolanza di garze e nastri blu. Leggermente rossi. Madame Elisabeth e la damigella d'onore, molto meno belle della regina, sono più robuste....".

Probabilmente Maria Antonietta scelse di indossare una robe  à la turque per il suo ritratto perché adatto a parure eleganti, memore delle critiche ricevute nel 1783 per l'informalità della chemise. 

Era intenzione della regina dare di sé un'immagine più semplice e informale senza, in questo caso, rinunciare al suo status di sovrana. Non è un caso che nel ritratto spicchino i gioielli che allo spettatore suggeriscono di non trovarsi di fronte ad una donna qualunque. Essendo il ritratto destinato ad un sovrano è fuori discussione che il pittore abbia lavorato di fantasia sui gioielli indossati dalla regina. Un grosso diamante (forse il Sancy) posto sul copricapo è volutamente riprodotto su tela per chiarire che la donna ritratta è la regina di Francia. Maria Antonietta indossa due anelli dal nome particolare di "ring of heavens" (anello dei cieli) per via del colore blu notte e dei diamanti incastonati a rappresentare le stelle, lanciato nel periodo della prima gravidanza della sovrana. L'anello di Maria Antonietta presenta un diamante al centro (bagues a l'enfantement) più grande degli altri, a rappresentare il Delfino che tiene per mano e di cui è madre. Il bambino appare nel dipinto piuttosto alto per la sua età e somigliante a suo padre.



Esposto al Salon du Louvre nel 1785, il quadro fu giudicato non abbastanza formale per una regina e anche poco lusinghiero e, secondo le Mémoires secrets, quando Maria Antonietta visitò il Salon, non si riconobbe ed esclamò: “Cosa! Sono io quella? [. . .]”'. 

Tuttavia è improbabile che la mancanza di riconoscimento da parte di Maria Antonietta riguardasse esclusivamente la propria persona.

La regina, e più in generale il pubblico, si aspettavano la rappresentazione della madre reale e dell'alleanza austriaca; invece nel quadro viene esaltata involontariamente la vita quasi agreste e borghese della sovrana, ritratta nei giardini del Petit Trianon che lei stessa aveva scelto come location per il dipinto, un luogo che l'opinione pubblica considerava inappropriato per una regina. 

Che la regina badasse poco alle somiglianze catturate dai pittori lo dimostra il fatto che a Wertmuller commissionò un altro ritratto nel 1788. 

Dopo l'esposizione al Salon e prima di inviare il quadro in Svezia, l'artista ritoccò il volto della regina. In origine il pittore aveva ritratto la testa della sovrana leggermente girata a destra. Le radiografie di oggi confermano che gli occhi, la bocca e il mento furono rimodellati.

Un'incisione di Pietro Antonio Martini del 1785 che
 mostra come era in origine il dipinto di Wertmuller.

Il risultato di questo rimodellamento è che Maria Antonietta appare più severa e soprattutto più maestosa, ma anche più rigida. Secondo una conversazione riportata dalla signora Campan, Maria Antonietta sarebbe rimasta sorpresa che il pittore non fosse venuto a chiederle una nuova sessione di posa.

Alla fine l'unico che si dimostrò soddisfatto del quadro (Gustavo III  sentenziò che il ritratto non rendesse giustizia all'aspetto di Maria Antonietta) fu il giovane principe ereditario Gustavo Adolfo, coetaneo di Madame Royale. Il bambino trovò la principessina assolutamente affascinante ed espresse il desiderio di poterla un giorno sposare. Madame Royale tiene tra le mani un cespo di rose; l’elegante postura ispirerà cinquant’ anni dopo Michelangelo Grigoletti nella grande composizione che ritrae la famiglia Fossati dove così è trasposta la più giovane figlia dell’illustre coppia.


Wertmuller ricevette come compenso il prezzo pattuito in origine, 14.000 sterline. Il grande dipinto fu copiato nel XIX secolo da Bataille per l'imperatrice Eugenia e Napoleone III e fu donato al Museo di Versailles dove ancora oggi è esposto.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.