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lunedì 19 ottobre 2015

L'ultima comunione della regina

L'ultima comunione di Maria Antonietta in un
dipinto di Michel-Martin Drolling
Molti storici negano la probabilità che la regina abbia ricevuto la comunione prima di morire, asserendo che molto probabilmente fu un'invenzione nata sotto la Restaurazione per nascondere il fatto che Maria Antonietta fosse morta senza avere ricevuto i conforti religiosi. C'è comunque la testimonianza dell'abate Magnin, uomo di tutto rispetto che, assieme alla signorina Fouché, sostenne di essere entrato nella cella della sovrana con la complicità di Bault.
"Il ricordo di ciò che era accaduto quando Luigi XVI si trovava al Tempio nella medesima congiuntura, e i sentimenti che animavano la regina, mi spinsero a proporle di dirle la santa messa nel buio stanzino che occupava, e di impartirle la santa comunione. Assicurai a Sua Maestà che ci sarebbe stato facile portare colà tutti gli oggetti per tali auguste cerimonie. Avevamo infatti a nostra disposizione, in quei giorni spaventosi, piccolissimi calici che si smontavano, messalini in 18°, pietre d'altare portatili, poco più lunghe del piedistallo d'un piccolo calice: cose tutte che si potevan rinchiudere in un astuccio d'utensili, e potevamo nasconderceli facilmente in tasca.
La regina accettò riconoscente, ringraziandocene. Tra i gendarmi adibiti alla guardia particolare della cella, ne avevamo notati due, che, per il loro rispetto nei riguardi della loro sovrana e la franca manifestazione dei loro sentimenti religiosi, ci avevano inspirato fiducia assoluta. Siccome erano ben conosciuti dal custode, non esitai a metterli al corrente della felicità di cui avrebbe goduto la regina, e quei francesi, buoni cristiani quanto fedeli sudditi, mi manifestarono il desiderio di condividere una tanta fortuna.
Fissato il giorno della santa opera, il custode ci venne a prendere nottetempo in un luogo indicato, e ci condusse attraverso le tenebre. Ascoltai la confessione della regina. La signorina Fouché si era preparata a ricevere Dio anch'essa, e i due gendarmi mi informarono che vi erano disposti loro pure e che desideravano ardentemente di comunicarsi in quella circostanza non meno fortunata che inattesa. Preparammo senza perdere un attimo, sul tavolino, tutto il necessario.
Celebrai l'augusto sacrificio dei nostri altari e impartii la comunione alla Regina che, nutrendosi del pane eucaristico, ricevette dal suo Dio il coraggio di sopportare senza lagnarsi tutti i tormenti che l'aspettavano. La signorina Fouché e i due gendarmi furono ammessi nello stesso momento a quel divino banchetto.
La promessa che ho fatta d'essere succinto nella mia narrazione, non mi consente di dipingere l'emozione che una scena tanto commovente non poteva non far nascere: essa ebbe luogo nei primi giorni di ottobre del 1793. Siccome poco tempo dopo caddi malato, fu quella l'ultima volta che ebbi l'onore di vedere Sua Maestà. La signorina Fouché, più fortunata, le presentò al mio posto don Cholet, prete vandeano. Questo ecclesiastico comunicò la regina nella notte dal 12 al 13 dello stesso mese".

Nelle immagini: il rosario appartenuto alla regina e usato, secondo la tradizione, durante la sua ultima comunione.




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