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martedì 7 luglio 2015

La chemise à la Reine - Genesi di un nuovo stile

Madame Vigée Le Brun in un autoritratto
Nel 1783 Elisabeth Vigée Lebrun è a Versailles per ritrarre Maria Antonietta. Un pomeriggio la regina invita la sua pittrice a seguirla, e la porta in un padiglione trasformato in pinacoteca dove sono conservati dei quadri: una parte del patrimonio artistico dei re di Francia. La pittrice così scrive nelle sue Memorie, edite nel 1842:

"Quello stesso pomeriggio la regina scese ma non volle posare, volle che la seguissi in un padiglione dove, mi disse, erano conservati molti dipinti: voleva mostrarmene uno in particolare. Fu così che ci trovammo di fronte al dipinto di Leonardo, di fronte al ritratto di quella sconosciuta signora fiorentina che il pittore italiano aveva affidato al re di Francia (si tratta del re di Francia Francesco I). Rimanemmo a lungo in silenzio a osservare quella straordinaria figura, come per capire chi e che cosa avevamo davanti, ma quella cinquecentesca signora fiorentina ci irrideva con il suo sorriso, ammaliante, e pieno di mistero. Ci domandammo se fosse una modella ritratta per passione oppure se fosse una sposa raffigurata per commissione. Civettammo sul fatto che, una sposa, si presentasse alla sua glorificazione raffigurativa senza insegne della sua dignità: senza anello, senza gioielli, esposta a quell’abisso che stava alle sue spalle. Questo ritratto, dicemmo, dovette forse causare uno scandalo quando fu esposto al giudizio dei committenti, al giudizio del marito.
Forse al pittore fu richiesto di ritoccare il quadro, forse si oppose e volle tenerlo per sé così com’era, rinunciando anche al compenso: ridemmo al pensiero che, in un certo senso, il seducente pittore, volle come impossessarsi di quella signora. Ci divertimmo anche a ricordare la vecchia Marchesa d’Urfé che, volendo ringiovanire e volendo assumere il sorriso della Madonna del Giocondo – che aveva potuto ammirare durante un raduno di nobili intorno al re – fu circuita e salassata nelle sue finanze, per la sua credulità nelle arti magiche di quell’avventuriero veneziano (si tratta di Casanova) che la convinse di poter esaudire il suo desiderio. La regina mi chiese se pensassi vi fosse un messaggio misterioso in quel ritratto, io pensavo, e lo dissi alla regina, che il pittore probabilmente stava mostrando uno stile nuovo, uno stile più naturale: quella modella era prima di tutto una donna, e dopo rappresentava il suo ruolo; e quel sorriso, che parte dagli occhi, ci rivelava che era lei la vera artista:  il suo fascino aveva guidato la mano al pittore. Fu così che, più tardi, la regina posò in modo meno regale, in una maniera più naturale e dipinsi quel ritratto della regina che, quando fu esposto suscitò grande scalpore e molte maldicenze: i critici dissero che la regina appariva indecente e per nulla regale, ma in realtà io cercavo solo di mostrare uno stile nuovo ormai emergente, uno stile più naturale che credo di aver contribuito a rendere popolare".

La Gioconda di Leonardo che
all'epoca della Regina era esposta a Versailles

La regina in "gaulle" nel ritratto della Le Brun

















Il nuovo stile di cui parla la pittrice, era in realtà già nell'aria da diversi anni e Maria Antonietta ne era stata un'entusiasta promulgatrice.
Le idee di Rousseau, il ritorno alla natura e all'innocenza, erano concetti che la regina avevo messo materialmente in atto nel nuovo stile di vita adottato dopo la nascita dei figli. Tanta era l'ammirazione per Rousseau, che Maria Antonietta si recò sulla sua tomba ad Ermenonville, nell'estate del 1780. Nel Diario segreto di Bachaumont si può leggere infatti: "Da quando la Regina è andata a visitare il castello di Ermenonville, il luogo è diventato più frequentato che mai...".

Il nuovo abbigliamento della regina che si può ammirare nella tele della Le Brun, prese il nome di chemise à la reine. Originaria delle Indie Occidentali francesi, il gaulle (il nome originario della chemise) era la "livrea coloniale" indossata dalle creole di Santo Domingo, mogli dell'élite bianca, i "grands blancs", e apparve per la prima volta come costume di scena in un balletto eseguito a Parigi nel 1779. Il riadattamento indossato dalla regina Maria Antonietta nel controverso ritratto di Madame Vigée Le Brun provocò, secondo il Barone de Frénilly, "una rivoluzione nel vestire" che alla fine destabilizzò la società.

Rousseau, nel suo "Emilio", aveva descritto la nuova tendenza:
"Se una ragazza ha buon gusto e un 'avversione innata per le mode del momento, datele pochi metri di nastro, di garza e mussola e un mazzolino di fiori e vedrete che senza diamanti, frange o pizzi, lei stessa con la sua essenza renderà il suo abito cento volte più bello di tutte le meravigliose vesti di La Duchapt...".  
La gente si ammassò davanti al ritratto per vedere la regina "vestita da cameriera". La sovrana voleva rovinare, si mormorò, setaioli e tessitori di Lione a profitto dei fabbricanti di stoffe fiamminghi, sudditi di suo fratello. Al quadro si dette un titolo: "La Francia sotto le fattezze dell'Austria, ridotta a coprirsi di felpa". Irritata la regina fece ritirare il quadro.

Qui in basso alcuni modelli di chemise, in alcuni figurini dell'epoca:
una "robe en chemise" del 1787
La chemise à la reine, il modello lanciato
da Maria Antonietta



















La chemise à la Jesus
A dispetto dell'inziale dissenzo, la chemise ebbe uno straordinario successo tra le dame. Qui in basso alcune illustri signore secondo la nuova tendenza:
La duchessa di Polignac
La Principessa di Lamballe
















Marie Anne Lavoisier accanto al celebre marito

Luisa Augusta di Danimarca
Una chemise conservata al Musée de la Toile de Jouy, 1785-1789:




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