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mercoledì 20 maggio 2015

La Gazette des Atours di Maria Antonietta

La copertina della Gazette des Atours
La Gazette des Atours di Maria Antonietta, letteralmente "gazzetta degli ornamenti", è un registro rilegato in pergamena verde di settantadue pagine. Le prime quarantatrè pagine, alle volte separate le une dalle altre da uno o più fogli bianchi, presentano diciotto campioni di tessuto fissati con della cera rossa, blu o verde, o con della colla. Accanto ad essi c'è una descrizione manoscritta del tipo di tessuto e del loro utilizzo.

Questo registro, custodito nell'Armoir de Fer de l'Hotel de Soubise a Parigi, attualmente sede degli Archivi Nazionali Francesi, veniva presentato ogni giorno alla regina dalla gran maestra del guardaroba insieme a un puntaspilli: Maria Antonietta vi segnava con uno spillo l'abito che desiderava indossare. Questi forellini sono ancora visibili; in anni recenti, alcuni dei lunghi spilli di cui la regina si serviva furono ritrovati incastrati nel pavimento del Gabinetto della Méridienne a Versailles. Va specificato che l'utilizzo di un simile registro non fu un caso isolato. Anche la regina Maria Leszczynska ne possedeva uno e anche Madame Elisabeth.

Il registro del guardaroba di Maria Antonietta, affidato alla contessa d'Ossun, giunto fino a noi, è quello del 1782. Ogni abito è classificato e accompagnato da un piccolo campione di tessuto. Vi sono campioni degli abiti di corte in diversi toni di rosa, in lamé grigio chiaro rigato e in velluto turchese rigato, tinta su tinta, da indossare per Pasqua.

Un campione di tessuto a fiorellini su sfondo rosa tenue
Ma la cosa più interessante è il numero dei campioni di tessuto degli abiti più informali, ampi lévites, riportati tutti insieme su un'unica pagina in una vasta gamma di colori pastello dal grigio all'azzurro fino alle tinte molto più scure come il rosso cupo e il blu, talvolta con piccole fantasie a fiorami ricamate fra una riga e l'altra.


Ci sono delle redingotes (dal termine inglese riding-coat) nella medesima gamma di azzurri e in particolare color malva denominato Bertin-Normand dalla combinazione dei nomi della sarta e del mercante di tessuti di seta. I campioni di tessuto per i cosiddetti abiti "turchi" sono di color rosa rigato tinta su tinta e malva molto scuro, quelle per le robes à l'anglaises sono color turchese e malva rigato tinta su tinta e anche rosso cupo a righe celesti. Un campione, fornito dall'altro famoso mercante di sete, Barbier, riproduce con grande eleganza d'effetto i famosi fiordalisi prediletti dalla regina su un tessuto a righe marezzate color crema. 

Un campione di lévite a righe color senape
Gli abiti di mussola aggiungevano la semplicità del tessuto a quella della forma. Introdotti dalle dame creole delle Indie Occidentali, si adattavano perfettamente alla concezione romantica di Maria Antonietta di una vita semplice, tanto ch'ella arrivò a offrirli alle sue amiche inglesi, come la duchessa di Devonshire, in segno di stima .

Un fotogramma tratto dal film "Les adieux à la reine" che mostra Diane Kruger nei panni della regina, intenta a scegliere
gli abiti del giorno.
E' quindi grazie a Geneviève de Gramont contessa d'Ossun che fu dama di compagnia della regina e sovrintendente del suo ricchissimo guardaroba, che ci sono pervenute tutte queste annotazioni, preziosissime per comprendere appieno i gusti della regina. La contessa era un'accorta e scrupolosa " contabile", si evitarono sovente le frodi di Madame Bertin e dei suoi conti gonfiati ai danni della sovrana e soprattutto si limitò la possibilità concessa in passato alle altre dame preposte al servizio nella Casa della Regina, di ordinare presso la stessa Rose articoli non necessari al solo fine di appropriarsene o di ingrassare le proprie tasche rivendendoli a terzi.

Madame d'Ossun
La Regina si avvicinò molto alla sua nuova amica, soprattutto negli ultimi periodi, quando iniziò a stancarsi dell' avido entourage dei Polignac. La d' Ossun era molto ben vista anche da Mercy. La contessa non chiedeva mai nulla e si doveva insistere anche solo per farle accettare qualche " fuori busta" per spese di indennizzo. I suoi rapporti con Mademoiselle Bertin non dovevano essere molto buoni.

Scrive André Castelot: "è preferibile trovare la verità nei conti della Ossun, che chiedendo il pagamento di queste somme davvero eccessive - come afferma e soggiunge: "Mettendo questi rendiconti sotto gli occhi del Re, vi prego di esprimergli tutto il mio dispiacere d’aver a chiedergli un cosi rilevante supplemento". Questa eccedenza- scrive la Ossun - rimettendo i conti, concerne tra le altre la signorina Bertin.
La sarta della Regina è la pecora nera della contessa. Rose, infatti, porta direttamente alla Regina quello che ha da consegnare, invece di passare attraverso il guardaroba. Ella manda la nota 3 o 4 mesi dopo, quando nessuno si ricorda di nulla, il che fa si che si è molto di frequente costretti ad accettare nei suoi promemoria oggetti che non si sono né visti, né apprezzati e a pagarglieli senza avere nemmeno la certezza che siano stati forniti.
Ora, i prezzi della signora Bertin sono esorbitanti. Ha il coraggio di chiedere 8.000 lire per un grande abito di Capodanno: un milione e duecentomila franchi dei nostri franchi per un abito! Una somma così rilevante, avrebbe pur meritato qualche particolare, sospira il segretario della guardaroba, e propone di assumere uno specialista che venga a spulciare le note della Bertin. Ma - prosegue - parrebbe molto più conveniente costringere la signorina Bertin a fornire lei stessa tali particolari nelle sue note, sotto pena di veder radiati gli articoli così conteggiati senza particolari. Le si chiede da un pezzo questa cosa, e non si riesce mai a indurvela. E d’autorità una delle fatture viene ridotta di 9.000 lire.".

Frammento di un abito formale appartenuto a Maria Antonietta.
Fu Monsieur Besnard, un dipendente del guardaroba reale, a portare alcuni abiti in
Inghilterra in attesa della fuga della regina dalla Francia.
Quando Maria Antonietta fu ghigliottinata, la famiglia Besnard
 tagliò l'abito in più pezzi da donare come reliquie della regina. (Museum of London)
Pezzo di stoffa di un abito appartenuto alla regina restaurata da Cécile Philippe, esposta alla biblioteca di Joigny
Geneviève era la nipote del Duca di Choiseul e cognata di Aglaé de Polignac, la figlia della Duchessa de Polignac e come Yolande poté godere del favore e dell'amicizia della regina. La Contessa d'Ossun decise di rimanere in Francia dopo la presa della Bastiglia rimanendo al fianco della Regina come un'amica fedele, e a lei Maria Antonietta, poco prima della fuga dalle Tuileries nel 1791, scriverà brevemente : "Ho avuto solo il tempo per essere sicura della nostra amicizia eterna e inviolabile. Che Dio ci conceda di essere riunite rapidamente! Vi bacio e abbraccio con tutto il mio affetto."
Questa lettera decretò la condanna a morte della povera Geneviève nel 1794, quando venne arrestata per cospirazione contro la rivoluzione e accusata di avere attivamente fomentato e aiutato i piani di fuga della regina dalle Tuileries. Ritenuta colpevole e condannata a morte, secondo la testimonianza di un popolano presente in carcere, quando il suo nome fu pronunciato dall'ufficiale giudiziario per la sua esecuzione, lei si alzò lentamente e con un viso dal colorito di rosa disse: "Questa posso essere solo io " e si recò al patibolo con 'passo fermo'.

Qui in basso le pagine della gazette:














Nota:
Pierre Fournié, direttore degli Archivi Nazionali, avanza una teoria diversa:
secondo lui, il libro del guardaroba era un libro contabile utilizzato per controllare i capi ricevuti rispetto a quelli ordinati. Gestire i conti reali era certamente una delle responsabilità della contessa d'Ossun, preoccupata per il lassismo della tenuta dei registri di Rose Bertin, e il libro contiene effettivamente i nomi di designer e fornitori. Il modo piuttosto casuale in cui sono messi insieme i campioni suggerisce che probabilmente il registro fosse destinato all'uso personale della contessa piuttosto che della regina. La teoria di Fournié presenta però una nota stonata: se si trattava di un libro contabile i campioni di tessuto avrebbero dovuto essere datati o contrassegnati in qualche modo ma nella gazette non sono presenti date. 
Secondo Fournié, ci sarebbe comunque stato un quaderno con i campioni degli abiti da presentare alla regina per la scelta delle vesti del giorno ma non è da confondersi con la "gazette".
                         

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