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domenica 22 marzo 2015

Maria Josepha d'Asburgo Lorena

Maria Josepha in una miniatura conservata
alla Hofburg di Vienna
Maria Josepha era una delle sorelle maggiori di Maria Antonietta. Nata il 19 marzo 1751, e cresciuta a stretto contatto con la sorella Giovanna Gabriella, più grande di un solo anno, e con la quale condivideva la stessa stanza, Josepha divenne crescendo una splendida adolescente.

Anche se non vi sono documenti che lo attestino, sappiamo che Giovanna Gabriella fu fidanzata al re di Napoli; la bambina, però, morì a soli 12 anni in seguito all'innesto del vaiolo. Josepha la pianse a lungo ma la ruota dei matrimoni politici tornò a girare. Fu così che Maria Teresa scelse lei come sostituta di Giovanna e probabile promessa sposa di Ferdinando IV.

Il nuovo ambasciatore di Napoli, il Santa Elisabetta, scriveva il 5 dicembre 1763 al ministro Tanucci: "... credo di non ingannarmi supponendo che S. M sceglierà la quinta arciduchessa Josepha assai ben fatta, non brutta, di una fisionomia molto animata e dotata di molto spirito."
Quello di Josepha sarebbe stato il primo sacrificio richiesto da Maria Teresa ad una delle sue figlie, in nome delle ragioni di stato. 

Giovanna Gabriella e Maria Josepha, Hofburg di Vienna
Giovanna Gabriella e Maria Josepha - Hofburg di Vienna
Maria Antonietta (seduta) accanto alle sorelle maggiori, Josepha e Carolina -
Johann Christoph von Reinsperger
Maria Josepha in una miniatura, Hofburg di Vienna

Poco tempo dopo l'imperatrice scrisse alla governante di Maria Josepha, la contessa Lerchenfeld, delle istruzioni in cui si possono leggere, tra le altre cose, i suoi timori e le sue perplessità sul re di Napoli:
Maria Josepha, miniatura conservata alla Hofburg di Vienna

"... Vi consegno mia figlia: contate sempre su di me. Si tratta non solo dell'educazione di una delle mie figlie, ma di una che fra quattro anni potrebbe essere chiamata al trono per far felice o infelice tutto un regno, un marito e, ma questo conta meno, se stessa.... Avrà uno sposo giovane che niente riconosce sopra di sé, che fino ad ora a niente mai si è applicato, che non ha che adulatori attorno a sé, e degli Italiani, cosa ancor più pericolosa... Non so nascondervi che vedo benissimo il vantaggio di questa alleanza, ma il mio cuore di madre ne è estremamente allarmato. Considero la povera Josepha come un sacrificio alla politica. Purché faccia il suo dovere verso Dio e verso suo marito... Il giovane re non dà segno di alcuna inclinazione durevole se non per la caccia e per gli spettacoli. E' molto infantile, non impara niente, non conosce che del cattivo italiano, non sa cosa sia l'attenzione, e in parecchie occasioni si è anche mostrato duro e sgarbato. Si è abituato a fare soltanto ciò che vuole; non c'è nessuno che possa o voglia dargli un'educazione: ecco la sfortunata condizione di questo principe. Si dice che sia di costituzione delicata, di carnagione chiara e che abbia preso moltissimo quanto a somiglianza dalla famiglia di Sassonia. Mi auguro che ne abbia anche il cuore".
Parlando di Josepha l'imperatrice, nelle stesse istruzioni, ci fa un ritratto di sua figlia:
"Il suo viso non ha gentilezza e non l'hanno le sue maniere. Josepha ha qualcosa di rude e in quel regno si desidera molta dolcezza.... è molto curiosa. E' un altro punto che mi fa paura. E' davvero cattiva e aspra con i suoi. Fa differenza solo per la Kinsky, perché con lei chiacchiera... Vi consegno questa cara figliola con il consenso di Sua Maestà l'Imperatore."

Un ritratto di Maria Antonietta (a destra nei panni di Diana) accanto alla sorella maggiore Josepha (Minerva) - Hofburg di Innsbruck
Quando ormai la partenza per Napoli e il matrimonio stavano per avvicinarsi, l'imperatrice affidò la figlia ad un'altra governante, la  contessa Trauttmansdorff:
"Vi è stato affidato il compito di educare mia figlia, destinata a diventare prossimamente la moglie di un re, che ella può rendere felice o infelice. Questo giovane principe, fin dall'infanzia, non ha conosciuto altra autorità che la propria. Vi assicuro che prevedo quale sarà l'avvenire di questi sposi, e che il mio cuore di madre ne è molto turbato. Giuseppina dovrà essere sacrificata alla ragion di Stato, e se compirà i suoi doveri verso Dio e verso il suo sposo, io sarò contenta di lei. Il re di Napoli si interessa soltanto di caccia e di teatro. È molto immaturo, non impara niente, ignora cosa sia la gentilezza, parla soltanto un cattivo italiano, è abituato a fare ciò che vuole, e non ha nessuno che possa o voglia dargli un'educazione. Tale è la triste verità per ciò che lo riguarda. Occorre modificare il carattere della futura regina, che avrà bisogno di una gran forza d'animo. Mia figlia ha una certa tendenza all'egoismo; spero che se ne correggerà. Ha molto riserbo: questa è una fortuna per lei, ma non conviene che spinga troppo oltre questa riservatezza. Bisogna abituarla a dar prova di carattere docile e piacevole, ed a cercare la felicità in se stessa, nell'arte, nella musica, e in altre analoghe occupazioni."
Maria Josepha in un ritratto di Anton Raphael Mengs (1767)
La futura regina di Napoli doveva partire il 16 ottobre del 1767. Il 28 settembre aveva fatto la prescritta solenne rinuncia al retaggio paterno e materno, e si era recata nella cripta della chiesa dei Cappuccini per prendere congedo dalla tomba del padre. Il 15 ottobre era morta. Nella medaglia commemorativa fu riassunta tra due date la sua mancata regalità: "M. Josepha Austriae Ferdinando IV utriusque Siciliae Regi desponsa 8 Sept. 1767"; "Ad aeternas nuptias ducta 15 Oct. 1767".

Nelle memorie della Campan si legge:
"Quando l'imperatore Giuseppe II perdette la moglie, questa morì a causa di una gravissima forma di vaiolo. La sua bara era stata appena deposta nella cripta della famiglia imperiale. L'arciduchessa Josepha, promessa sposa del re di Napoli, al momento di lasciare Vienna ricevette dall'imperatrice l'ordine di non partire senza prima aver pregato sulla tomba dei suoi padri; la giovane arciduchessa, sicura che avrebbe preso anche lei la malattia di cui sua cognata era appena morta, vide in quell'ordine una condanna a morte. Amava teneramente la giovane arciduchessa Maria Antonietta, la prese sulle ginocchia, la baciò piangendo e le disse che non l'abbandonava per Napoli, ma per non rivederla mai più, che scendeva nella cripta dei suoi padri, ma che vi sarebbe tornata ben presto per rimanervi. Il suo presentimento si realizzò: la stessa malattia, il vaiolo, se la portò via in pochi giorni. La sorella minore (Maria Carolina) prese il suo posto sul trono di Napoli."

Un ritratto controverso
Questo famoso ritratto di Martin van Meytens, conservato a Schoenbrunn, da sempre accreditato come ritratto di Maria Antonietta, è stato solo da pochi anni accreditato come ritratto di Maria Josepha. Alla reggia di Caserta c'è un ritratto della povera Josepha, eseguito da Francesco Liani, e che rappresenta l'arciduchessa nella stessa posa e nello stesso abito del ritratto conservato a Schoenbrunn.
Il ritratto di Maria Josepha conservato a Schoenbrunn e che per
tanto tempo è stato accreditato come ritratto di Maria Antonietta, realizzato
dal Maestro delle arciduchesse
Il ritratto di Maria Josepha conservato alla Reggia di Caserta
opera di Francesco Liani. Come si può notare i due ritratti sono
praticamente identici, eccetto che per la fisionomia dei volti.
Particolare del ritratto di Liani

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