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domenica 26 ottobre 2014

La Folie Boutin, I giardini di Tivoli

Poche ore prima della fuga di Varennes, Maria Antonietta aveva trascorso le ore pomeridiane assieme ai figli e alla cognata Elisabetta, in un parco di divertimenti.
Questo parco, ribattezzato sotto il direttorio "Giardini di Tivoli" (in onore della nostrana Tivoli), costruito con diversi stili, specie l'imperante stile all'inglese, era ricco di divertimenti per bambini e provvisto di una stazione termale.

I giardini di Tivoli in un dipinto di François Watteau, detto François de Lille (1758-1823)
All'epoca di Maria Antonietta il parco si chiamava "La Folie Boutin", dal nome del suo ideatore.
Il complesso aveva infatti visto la luce nel 1766 ad opera di Simon Gabriel Boutin. Questi aveva fatto costruire alcune case in un parco di otto ettari con finte rovine e rocce e splendidi giardini decorati con piante rare. Per oltre venti anni fu liberamente aperto al pubblico (solo il giovedì, la domenica e nei giorni vestivi i parigini dovevano pagare un biglietto per potervi accedere).

 Scrive Bachaumont nelle sue "Memorie segrete" in data 14 luglio 1771:
"Il signor Boutin, ricevitore generale delle finanze, fratello del sovrintendente delle finanze, famoso per la storia della Compagnia delle Indie Orientali, suscita molto interesse oggi, e in modo più glorioso di quello precedente. Egli è un virtuoso, rinomato per il suo gusto e per il suo amore per le arti. Iniziò a creare in un sobborgo di Parigi, un giardino unico nel suo genere, dove si occuperà di rassemblare tutto ciò che la natura selvaggia e coltivata può fornire in produzione e spettacolo, e in qualunque modo si voglia. Ha chiamato il luogo "Tivoli", e anche se l'impresa di quest'opera non è al suo compimento, se ne parla già enfaticamente e la curiosità la esalta; ci si appresta ad andare a vederlo ma non si può entrare che con il biglietto. Si dice che il signor Boutin abbia già speso un milione per questo stabilimento.

La baronessa d'Oberkirch scrive nel giungo del 1782: "Siamo andate (la baronessa e la contessa del Nord, Maria Feodorovna) prima di pranzo a visitare il giardino del signor Boutin, ricevitore generale delle finanze, consigliere di Stato e tesoriere della Marina Militare, fratello dell'intendente della finanza, così chiacchierato per la storia della Compagnia delle Indie Orientali. Ha chiamato il suo giardino "Tivoli", ma il nome popolare è "Follia Boutin", e follia e la parola esatta; ha speso, anzi seppellito lì, milioni. E' un bel luogo di delizie, ci sono sorprese ovunque; grotte, boschetti, statue, un padiglione arredato con gusto principesco. Si deve essere re o finanzieri per creare simili fantasie. In questo locale il signor Boutin spesso vi cena e i pasti non sono meno sontuosi del luogo in cui sono serviti."

Il luogo era meta soprattutto di turisti stranieri, vi si tenevano concerti all'aperto, balli in apposite sale e fiere notturne illuminate da lampade colorate. Gli spettatori vi rimanevano fin oltre la mezzanotte durante la bella stagione. Boschetti, getti d'acqua, piramidi, labirinti, persino un finto fienile, dove i bambini, vestiti da pastori, potevano divertirsi. Il luogo doveva sembrare il "paese dei balocchi".

Durante la Rivoluzione, Boutin fu decapitato proprio a causa dell'ostentata ricchezza.
Nel 1795 La Folie Boutin, confiscato dalla Convenzione, riaprì i battenti con il nuovo nome de "I giardini di Tivoli". Fu uno dei primi parchi pubblici alla moda, frequentato anche dal bel mondo.
Sotto Napoleone il parco subì un graduale declino fino a quando, nel 1821, parte del terreno fu venduto a privati.
Oggi il complesso è scomparso e al suo posto si trova la stazione capolinea di Saint-Lazare.

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