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mercoledì 24 maggio 2017

La cerimonia del "Coucher du roi" sotto Luigi XVI

La cerimonia della messa a letto del re prevedeva una serie di riti e precedenze esattamente come al "lever".

Sotto Luigi XIV questi cerimoniali erano molto più articolati e la musica rivestiva in tali occasioni un ruolo importante in quanto sottolineava la "divinità" del sovrano.

Nacquero così composizioni come le Sinfonie per la cena del re di Delalande o i Trii per il coricarsi del re di Lully. Queste composizioni venivano eseguite frequentemente durante tali riti.

La cerimonia del coucher veniva svolta regolarmente anche da Luigi XVI, nonostante la sacralità della cerimonia avesse ormai perso il suo senso originario e, dalle memorie della Contessa de Boigne, si apprende il modo in cui essa veniva svolta:

“Il "coucher" aveva luogo tutte le sere alle nove e mezza e gli uomini della corte si riunivano nella camera di Luigi XIV (che non era quella dove dormiva Luigi XVI); penso che tutte le persone presentate vi avessero accesso. Il Re vi arrivava da uno stanzino interno seguito dal suo personale, aveva i capelli “pettinati” e aveva tolto le decorazioni degli ordini. Senza fare attenzione a nessuno, entrava nella balaustra del letto; l’elemosiniere del giorno riceveva dalle mani di un valletto di camera un libro di preghiere ed un grande candelabro a due candele; seguiva il Re all’interno della balaustra, gli dava il libro e teneva il candelabro durante la preghiera che era corta. Il Re rientrava nella parte della camera occupata dai cortigiani; l’elemosiniere rendeva il candelabro al primo valletto di camera; questi lo porgeva alla persona scelta dal Re che lo teneva per tutta la durata del coucher. Era una distinzione molto ricercata; così nei salotti della Corte, la prima domanda fatta alle persone al ritorno dal coucher era: “ chi ha avuto il candelabro?” e la scelta, come capita ovunque in ogni tempo, era raramente approvata. Veniva tolto l’abito al Re, poi la veste ed infine la camicia; rimaneva nudo fino la cintura grattandosi e sfregandosi come se fosse stato solo, in presenza di tutta la corte e spesso di molti stranieri di distinzione. Il primo valletto di camera dava la camicia alla prima persona qualificata, ai principi del sangue se ce n’erano di presenti, questo era un diritto e non un favore. Se aveva familiarità con la persona il Re faceva spesso delle finte per indossarla, la evitava, passava vicino, si faceva inseguire e accompagnava questi bei divertimenti con delle grandi risate che facevano soffrire le persone che gli erano sinceramente affezionate. Una volta messa la camicia, metteva la vestaglia di camera; tre valletti di camera slacciavano contemporaneamente la cintura e il cinturino alle ginocchia della culotte, che ricadeva fin sui piedi; ed era così combinato, non potendo camminare con degli ostacoli così ridicoli, che cominciava, trascinando i piedi, il giro dei cortigiani, la cui durata era tutt’altro che fissa; a volte si trattava di qualche minuto, altre volte anche un’ora, dipendeva dalle persone che vi si trovavano. Quando non c’erano dei releveurs, così venivano chiamati dai cortigiani coloro che sapevano far parlare il Re. Il tutto non durava più di dieci minuti. Tra i releveurs il più abile era il conte di Coigny: aveva sempre cura di sapere quale fosse la lettura attuale del Re e sapeva molto abilmente portare la conversazione su quello che prevedeva lo avrebbe messo in risalto. Così il candelabro gli arrivava frequentemente, e la sua presenza offuscava le persone che desideravano che il Coucher fosse corto. Quando il Re ne aveva abbastanza si trascinava indietreggiando verso una poltrona che gli avevano portato al centro della camera, ci si lasciava cadere pesantemente alzando le gambe; due paggi in ginocchio se ne impadronivano contemporaneamente, toglievano le scarpe al Re e le lasciavano cadere con un rumore previsto dall'etichetta. Nel momento in cui lo sentiva, l’usciere apriva la porta dicendo: “Andate Signori”. Tutti se ne andavano e la cerimonia era finita. Tuttavia la persona che teneva il candelabro poteva rimanere se aveva qualcosa di particolare da dire al Re e questo spiega il valore che si dava a questo strano favore…”.


Stanza da letto di Luigi XIV in cui veniva svolta la cerimonia del "Coucher du roi". Luigi XV e Luigi XVI dormivano in un'altra stanza ma la cerimonia del coucher veniva svolta, come da etichetta, nella camera che fu di Luigi XIV.

Stanza da letto privata di Luigi XV e poi di Luig XVI

martedì 23 maggio 2017

Il Salone dei Nobili

Il Salone dei Nobili o Gran Gabinetto della regina, era la sala da ricevimento della consorte del re, e fa parte dell'ambiente denominato: 'Gran appartamento della regina'. In questa sontuosa sala, la regina seduta su una poltrona concedeva udienze ufficiali, riceveva gli ambasciatori e le loro mogli e le dame che venivano presentate al loro ingresso in società. Il soffitto del salone è rimasto uguale a quello del tempo della regina Maria Teresa d'Austria, consorte di Luigi XIV. Michel Corneille dipinse per lei, un'allegoria alla gloria di Mercurio; la divinità viene rappresentata nell'atto di estendere la sua protezione sulle arti e sulle scienze.
Gli specchi, le boiseries, la tappezzeria, il caminetto blu, l'angoliere a cassettoni di Reisener, con bronzi dorati di Gouthièr, furono commissionati dalla regina Maria Antonietta quando, nel 1785, dispose il restauro della sala. Il bellissimo caminetto in marmo turchino contrasta con la tappezzeria verde mela e con le sovrapporte, che rappresentano l'allegoria della pittura e della scultura. La stupenda tappezzeria di damasco color verde mela risale al 1785, realizzata su richiesta di Maria Antonietta che amava quel colore. I dipinti presenti nel salone sono:
-Aspasia in mezzo ai filosofi greci.
-Lala de Cyzique mentre impara la pittura.
-Penelope che tesse la tela.
-Saffo mentre canta e suona la lira.


I mobili, sistemati nel 1785, hanno ritrovato la loro sistemazione originale; i cassettoni e cantonali di Reisener, il dipinto di Luigi XV e i candelabri di Forestier. Si trovano anche copie di alari sul modello originale del 1786; il parafuoco del camino; il pendolo e i suoi candelabri (originariamente nell'appartamento del conte d'Artois); gli sgabelli (portati dal Quirinale da Napoleone e rivestiti in stile Luigi XVI) il fastoso lampadario di cristallo di Boemia costituiscono l'arredamento completo. Manca solo la poltrona sulla quale la regina concedeva udienza, che purtroppo non si è conservata.


Madame de la Tour du Pin, la vita di una dama d'onore alla corte di Maria Antonietta

Molti memorialisti, quando ormai le glorie di Versailles erano tramontate, rievocavano con nostalgia lo splendore di quella corte vanesia e spensierata: gli abiti di seta e il luccichio dei gioielli, la magnificenza dei palazzi illuminati da enormi lampadari di cristallo, gli splendidi saloni da ballo, il portamento incoparabile delle dame e la galanteria dei gentiluomini.
Tra i tanti fortunati scampati alla furia del Terrore e che poterono rievocare in seguito per iscritto cosa fosse la vita alla corte di Maria Antonietta, spicca il nome di Madame de La Tour du Pin. Il suo bel libro di memorie, "Journal d'une femme de 50 ans", è un'incredibile fonte di notizie sugli eventi e le personalità del suo tempo.

Nata Lucie Henriette Dillon, la contessa (divenuta marchesa nel 1825) fu una delle dame del seguito di Maria Antonietta nonché tra le più valide testimoni oculari dei sanguinosi fatti della rivoluzione.

Era la figlia di un militare di carriera irlandese che comandava un reggimento nell'esercito francese, e di una francese molto bella di nome Lucie de Rothe, anch'essa dama d'onore della regina. Lucie era stata, per un certo periodo, amica inseparabile di Maria Antonietta. Purtroppo morì molto giovane, a soli 31 anni, dopo essersi ammalata di consunzione. In quel periodo la regina mandava sempre qualcuno ad informasi sullo stato di salute della sua amica e quando morì pianse lacrime sincere. Il giorno dopo, però, la regina espresse il desiderio di andare al Théatre Française e fu la duchessa di Duras, una dama di corte che aveva un certo potere sulla regina, a ricordarle con garbo che il giorno prima era morta Mrs Dillon. Maria Antonietta capì la gaffe e arrossì vistosamente. Questa indelicatezza fece il giro di Versailles in poco tempo, arrivando fino alle orecchie di Henriette, che non perdonò alla regina di aver pianto sua madre solo per un giorno.

Diversi parenti di Henriette ricoprivano a corte incarichi importanti e il matrimonio di Henriette con il conte de la Tour du Pin de Gouvernet fu in un certo senso agevolato dai legami della sua famiglia con la corte di Versailles. Il matrimonio fu celebrato nella cappella della reggia ed Henriette ottenne la nomina a dama d'onore. Prima però dovette essere formalmente presentata a corte e la cerimonia di presentazione ci è narrata da lei stessa con arguzia, nelle sue memorie; un passo incredibilmente ricco di dettagli su quella che era tra le cerimonie più frequenti di Versailles. Fu la principessa d'Hénin, sua zia, a condurre Henriette da Monsieur Huart, un maestro di ballo specializzato nel prepare le giovani dame alla presentazione ufficiale.

giovedì 18 maggio 2017

Il gabinetto della Méridienne

Jean-Michel Moreau le Jeune - incisione dal titolo
"Non abbiate timore mia cara amica" del 1775.
La scena che ha come location un'alcova di specchi in cui
un giovane donna incinta viene rassicurata dalle sue amiche
e dal suo confessore,  non può non farci pensare
alla regina e al suo entourage e soprattutto
alla sua Méridienne. (Getty Museum)
"Dopo desinare la regina preferisce recarsi nella nuova Méridienne, che il Mique porta a termine in questo mese di settembre 1781 e va a stendersi nell'alcova di specchi, dove in un determinato cantuccio si appare senza testa. Quante volte non ha ella lasciato errare l'azzurro suo sguardo sulle meravigliose orlature - gioielli cesellati dal Forestier - incornicianti gli specchi..." (André Castelot)


Quando Maria Antonietta arrivò a Versailles, trovò i Gabinetti interni dell'appartamento della Regina, nell'assetto voluto da Maria Leczinska. Per dare un'impronta personale a questi ambienti, la regina ordinò via via dei rifacimenti, prima all'architetto Gabriel e in seguito all'architetto Mique, Intendente e Controllore dei Palazzi della Regina, al quale Maria Antonietta fece assegnare il titolo di Primo Architetto del Re. Nel febbraio del 1781, in occasione della sua seconda gravidanza, Maria Antonietta ordinò la ristrutturazione del piccolo gabinetto privato. La stanza, di forma ottagonale, grande appena 14 metri quadri, fu ultimata nel mese di settembre dello stesso anno, appena un mese prima della nascita del sospirato erede. Il salottino che è posto dietro la stanza da letto di Maria Antonietta, si presenta ai nostri occhi come una bomboniera; la regina utilizzava questa stanza per riposarvi a mezzogiorno, dopo aver desinato, e da tale abitudine il salottino prese il nome di Méridienne. La nesessità di un ambiente simile nasceva soprattutto dalla voglia di star sola, senza disturbare il proprio personale e senza esserne disturbata. Era in questa stanza che Maria Antonietta chiacchierava con le sue amiche e discuteva di moda con Rose Bertin e Léonard, e sempre in questa stanza sceglieva quali abiti indossare. Negli anni '80 del Novecento, furono rinvenuti, incastrati nel pavimento (in seguito ad un restauro) alcuni spilli che la regina era solita appuntare sui campioni di stoffa degli abiti prescelti, contenuti nella "gazette des autours".