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venerdì 28 aprile 2017

Il ventaglio

Mademoiselle de Charolais con un ventaglio -
 1721 Charles Antoine Coypel
Il ventaglio può essere considerato l'accessorio simbolo del Settecento, uno strumento cui le dame di ogni età non rinunciavano. 

La sua origine è antichissima, già utilizzato in Cina, Mesopotamia ed Egitto, fu introdotto con particolare successo in Francia da Caterina de' Medici, anche se la forma era diversa da quella attuale e si presentava come il classico "flabello" allacciato alla cintura per mezzo di una catenella. 

La foggia che noi tutti conosciamo fu perfezionata alcuni anni dopo da un abate fiorentino, certo Flatori, che nel 1634 gli diede una forma mobile e ben più comoda, anche se tale invenzione parrebbe risalire addirittura al XII secolo in Giappone.

Parigi, sempre aperta alle arti provenienti dalla Firenze dei Medici, si appropriò da subito dell'invenzione di Flatori, aggiungendo al ventaglio degli abbellimenti che potevano stuzzicare in particolare la vanità femminile: "indorato, inargentato, incrostato, ed ora il legno di Santa Lucia, ora l'avorio furono adoperati per renderlo vieppiù elegante"

Il ventaglio divenne quindi un oggetto di lusso; poteva presentarsi in pizzo come quello adottato dalle veneziane, in pergamena traforata, in seta o in carta decorata con scene galanti, pastorali o mitologiche. Divenne quindi anche un oggetto d'arte in quanto a simili decorazioni provvedevano spesso grandi artisti come Watteau, Boucher e Fragonard.

Alexandre Roslin -  Dama vestita "à la bolognaise", 1768.
La modella di questo delizioso dipinto era Marie Suzanne Giroust, la moglie di Roslin, anch'essa pittrice.
Coprirsi il capo con un velo era tipico delle donne in molte città italiane, con qualche differenza di regione in regione.
Ancora oggi il velo è tipico di molti abiti tradizionali. A Bologna, nel Settecento, era di moda un velo nero di seta, piuttosto fitto, che andava a coprire non solo i capelli ma anche parte del viso, lasciando solo un occhio scoperto. Il velo avvolgeva le spalle e il busto, e si incrociava sul petto. Metà viso coperto, stuzzicava la curiosità degli uomini; il velo aveva quindi anche una funzione seduttiva.
Lorenzo Tiepolo - Un'elegante coppia di Madrid (1770)
Presto i ventagli subirono degli utili accorgimenti come quelli di incastonare nella parte interna uno specchio o delle lenti. Bello ed utile dunque, del ventaglio ci si serviva spesso non solo per la sua funzione di "zefiro": "maschera le persone che non vogliono farsi riconoscere; difende dai raggi del sole che abbruciano senza riguardi così come il grazioso visino di una principessa come il volto di una contadina; conserva gli occhi dinanzi al fuoco; nasconde i brutti denti, i sorrisi maligni, le bocche storte prodotte dal mal umore; impedisce di udire i piccoli segreti della fina maldicenza; esprime i capricci e qualche volta parla; ha in una parola mille buone qualità; è una delle migliori invenzioni dell'ingegno umano. Qual grazia non da il ventaglio nelle mani di una dama che sappia servirsene a proposito! ei serpeggia, si apre, si chiude, si spiega, si alza, si abbassa secondo le occasioni e le circostanze. Esso è leggiadro, comodo, atto a dar sussiego ad una giovane e a trarla d'impaccio quando si presenta in una conversazione o quando diventa rossa. Scommetterei che in tutto il corredo di una signora elegante ed in gala, non v'ha oggetto di cui ella cavi partito come del proprio ventaglio. Lo si vede errare sulle gote, sulle mani con un'eleganza che procaccia dappertutto ammiratori. Esso saluta gentilmente dal fondo di un cocchio, dall'alto di un balcone, dall'estremità di un viale; ed è ben sovente l'interprete dell'amicizia e dell'amore".

Ragazza con ventaglio - Pietro Rotari
Questo estratto è tratto dal testo "Le livre de quatre couleurs" del marchese Louis-Antoine de Caraccioli, un nobile francese di origine italiana. Il libro del marchese, edito per la prima volta nel 1757, tratta della moda del tempo in maniera sottilmente satirica ed è importante perché per la prima volta si parla del "linguaggio del ventaglio", un linguaggio codificato nel secolo successivo per motivi commerciali ma che a quanto pare era già utilizzato con piccole differenze da paese a paese, nel Settecento. Nel testo si apprende che quando una dama era gelosa appoggiava il ventaglio chiuso alle labbra senza proferire parola. Se annoiata, sfiorava leggermente i lobi delle orecchie con il ventaglio, accompagnando questo gesto a piccoli sbadigli. Se non a proprio agio, lo agitava nervosamente qua e là. Quando una signora era arrabbiata teneva il ventaglio apertissimo e lo sventolava sulla fronte con molta forza. Quando nel mezzo di una conversazione una dama iniziava a raccontare una storia, il ventaglio si apriva e si chiudeva "come le ali di un piccione"; alla fine di ogni frase veniva ripiegato su se stesso.

Scena tratta dal film di Sofia Coppola "Marie Antoinette" del 2006
Il ventaglio divenne anche un mezzo per capire quale era lo spasimante più innamorato. Capitava infatti che le dame facessero cadere di proposito il ventaglio in presenza dei loro corteggiatori e colui che era il più lesto a raccoglierlo, tradiva i suoi sentimenti, il tutto seguito da un baciamano.
Era comune che una dama dimenticasse intenzionalmente il proprio ventaglio nella speranza che l'innamorato glielo riconsegnasse, di persona oppure attraverso un messaggero che, oltre al ventaglio, consegnava anche dei versi; versi che ovviamente aspettavano una risposta.

"L'amore si serve del ventaglio come i bambini si servono dei balocchi" scriveva Caraccioli. Tutto questo mondo fatto di gesti, sguardi e ammiccamenti, divenne obsoleto durante la Rivoluzione e con esso cadde anche l'uso così particolare del ventaglio. Fu grazie alla duchessa di Berry, nel marzo del 1829, che il ventaglio, con tutti i suoi rituali, subì un revival. La duchessa aveva infatti organizzato un ballo in cui si danzò la quadriglia "Mary Stuart"; le dame durante questa danza erano provviste di ventaglio e questo particolare fece si che si verificasse un rinnovato boom. 
Successivamente Duvelleroy, un fabbricante di ventagli parigino, codificò il "linguaggio del ventaglio" al fine di incrementare ancor di più le vendite di un prodotto già molto richiesto.

Maria Antonietta con un ventaglio - Castello di Chambord
Oggi l'uso del ventaglio è pressoché scomparso, e solo qualche anziana signora se ne serve in estate. Possiamo dire che in qualsiasi casa si può trovare un ventaglio ma utilizzarlo ci farebbe sentire quasi fuori dal tempo. Strano destino di un oggetto al quale un tempo le donne, di qualsiasi estrazione sociale, e di qualsiasi età, non avrebbero saputo rinunciare.


Qui in basso alcuni ventagli appartenuti a Maria Antonietta:

Ventaglio appartenuto a Maria Antonietta esposto al museo Carnavalet
Ventaglio che Maria Antonietta donò in segno di gratitudine al suo avvocato difensore Chauveau Lagarde
Ventaglio di Maria Antonietta che rappresenta il suo arrivo in Francia

Ventaglio in avorio appartenuto a Maria Antonietta
Ventaglio che Maria Antonietta donò a Madame de Polignac
Ventaglio che secondo la tradizione apparteneva a Maria Antonietta. Fu donato da Luisa del Belgio, figlia di Luigi Filippo, alla regina Vittoria in occasione delle sue nozze con il principe Alberto. Questa particolare foggia era caduta in disuso all'epoca di Maria Antonietta e gli esperti sostengono che non fu realizzato per la regina. Tuttavia non si può nemmeno escludere che il ventaglio sia comunque appartenuto a Maria Antonietta. Oggi questo pezzo è parte della collezione di Elisabetta II
Il retro del ventaglio donato alla regina Vittoria
Ventaglio della regina, esposto pochi anni fa in una mostra in Giappone - collezione privata

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