"Gran Dio, gran Dio, qual vita!... io sorgo: tutti
Ecco riveggo i mali miei sì come
Ieri li vidi anzi il corcarmi... Oh giorni
Che mi levava io paga! andati giorni,
Oh lieti dì, memoria acerba!... Oh Dio
Il vuoi tu: sia: volenterosa il dico.
Ben me n'avveggo: a le sventure io forza
Bastevol non oppongo. In lamentanze
Troppe, spesse trascorro. Ah non a colpa
Appormelo vorrai. Resister bramo,
Cedere m'è forza e lagrimare. Oh sposo!
Quanto t'amava! ah mi t'han morto. Scure
Tronco t'ha il regio capo. Inique mani
Di tuoi sudditi mani hanti afferrato
Sul patibolo il crine... io gelo... oh faccia
Insaguinata, morta... "
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi in un ritratto di Luigi Lolli |
Ma torniamo al giovane Leopardi e alla sua idea nata dopo aver sognato Maria Antonietta e dopo aver letto, come lui stesso scrive nei suoi ricordi d'infanzia e d'adolescenza, il romanzo di Jean-Baptiste Regnault-Warin (1775-1844) "Il cimitero della Maddalena" che descrive la tragica fine di Luigi XVI e della sua famiglia: ""Tenerezza di alcuni miei sogni singolare movendomi affatto al pianto (quanto mai maissimo m'è successo vegliando) e vaghissimi concetti come quando sognai di Maria Antonietta e di una canzone da mettergli in bocca nella tragedia che allora ne concepii la qual canzone per esprimere quegli affetti ch'io aveva sentiti non si sarebbe potuto fare se non in musica senza parole, mio spasimo letto il Cimitero della Maddalena...".