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venerdì 30 settembre 2016

Isabella di Parma

Isabella di Parma in un ritratto conservato alla Hofburg di Innsbruck
"Ha un aspetto molto accattivante, occhi e capelli stupendi, bocca da baciare ed un busto armonioso. La carnagione forse un po' scura rispetto alla figura davvero stupenda; le mani sono meno ben formate." Questo è il ritratto che l'arciduchessa Maria Cristina fa della cognata Isabella di Parma.

L'imperatrice Maria Teresa non avrebbe potuto trovare per il primogenito Giuseppe un partito migliore. Isabella, principessa di Borbone-Parma e Infanta di Spagna, era una Borbone al quadrato, essendo nipote del re di Spagna e del re di Francia. Anche sul piano umano la scelta si rivelò felice. Maria Teresa ebbe a dire, parlando della nuora che aveva il carattere "più piacevole, unito ad un aspetto affascinante e tanta dolcezza."

Allevata secondo le usanze spagnole, era scontato che Isabella si sarebbe piegata al volere del consorte e alla volontà della suocera. Insolito era però il livello culturale della ragazza che, ad appena 19 anni, suonava perfettamente il violino, s'intendeva di politica e aveva una buona preparazione letteraria e filosofica. Ciò fu considerato strano se non addirittura sconveniente in una corte, come quella asburgica, in cui il livello culturale delle arciduchesse era molto trascurato.

Isabella bambina in un ritratto di Nattier
Isabella così si presentò al fidanzato in una lettera: "Ho studiato un po' di filosofia, un po' di morale, ho letto romanzi leggeri e riflessioni profonde, conosco la logica, la fisica, la storia, la metafisica. E canti giocondi". 
Inquietante fu invece il biglietto inviato alla futura suocera: "Sono molto lusingata dell'onore che la regina mi ha fatto. Ma sono certa di non vivere abbastanza per soddisfare le sue speranze". Maria Teresa sottovalutò la frase considerandola una sciocchezza scritta da una giovinetta romantica.

domenica 25 settembre 2016

L'ultima favorita di Francia

Un ritratto della baronessa Albertine Elisabeth
de Nivenheim van Nieukerque in un ritratto
di Greuze, 1770
La baronessa Albertine Elisabeth de Nivenheim van Nieukerque, divorziata dal commerciante olandese Pater, sposò il marchese di Champcenetz nel 1779 dopo essere stata l'ultima favorita di Luigi XV.
Seriamente innamorato, il re amò questa bellissina dama in segreto, al punto che il duca d'Auguillon, alcuni mesi prima della morte improvvisa del sovrano, aveva assuefatto Albertine all'idea che presto essa avrebbe preso il posto di Madame Du Barry, la quale sarebbe stata allontanata. Il re le concesse una ricca pensione e le offrì l'uso di un appartamento nel castello di Meudon.
 Despréaux, futuro marito di Mlle Guimard, scrive:
 "Era la più bella donna che io avessi mai visto al mondo... Luigi XV le aveva dato un alloggio al pianterreno del castello di Meudon, perché aveva intenzione di sposarla. Dell'affare si occupava il marchese de Champcenetz, governatore del castello reale di Meudon".
Negli anni della rivoluzione la marchesa emigrò con la Polignac e si attivò per la causa dei reali. Morì a Fontainebleau del 1805.

Il "Pavillon frais"

Il "Pavillon frais", letteralmente "padiglione fresco" è un edificio che si trova nei giardini del Petit Trianon. Fu commissionato da Luigi XV all'architetto Gabriel per madame de Pompadour tra il 1751 e il 1753. Concepito come area di svago in cui potersi rilassare, fungeva da sala da pranzo o più propriamente come locale in cui degustare i prodotti del vicino orto.

Il Belvedere

Il Belvedere è una costruzione neoclassica fatta erigere da Maria Antonietta tra il 1778 e il 1781 dall'architetto Richard Mique. Di forma ottagonale, situato su una collinetta artificiale, il padiglione fu pensato come sala da concerti. Gli interni sono splendidamente decorati di arabeschi, opera di Jean-Jacques Lagrenée. Nel 1781 vi si tenne una festa notturna in onore dell'imperatore Giuseppe II.

Il Pavillon Française


Il Pavillon Française è una costruzione realizzata nel 1750 dall'architetto Gabriel su ordine di Luigi XV per Madame de Pompadour.


 Il piccolo e delizioso edificio di gusto prettamente Neoclassico fungeva come sala da musica, da gioco e da tè o, più propriamente, come salotto per intrattenere conversazioni brillanti. Quando Maria Antonietta divenne padrona del Petit Trianon nel 1774, non apportò alcuna modifica al Padiglione, utilizzandolo soprattutto per cenare con gli amici durante le calde sere estive; nel 1781 vi si tenne un concerto in onore del fratello Giuseppe II.

sabato 24 settembre 2016

Il Tempio d'Amore

Costruito tra il 1777 e il 1778 dall'architetto Richard Mique su un isolotto artificiale ubicato nel lato est del giardino inglese del Petit Trianon, il Tempio d'amore, di gusto prettamente neoclassico, fu voluto da Maria Antonietta che poteva contemplarlo dalle finestre delle sue stanze.
Decorato dallo scultore Deschamps, il piccolo tempio è composto da dodici colonne corinzie sormontate da una cupola decorata con i simboli dell'Amore.
Al centro è posta una statua di Cupido, replica di una statua di Edmé Bouchardon, realizzata da Louis-Philippe Mouchy tra il 1778 e il 1780, e intitolata "Amore intaglia un arco dalla clava di Ercole".
A differenza di quello che molti potrebbero pensare, il Tempio non fu costruito per celebrare l'amore della regina per il conte di Fersen ma piuttosto per rendere omaggio all'amore di Luigi XVI e della sua sposa, riferendosi alla consumazione fisica del loro matrimonio avvenuta proprio nel 1777.

venerdì 23 settembre 2016

Il castello di Svätý Anton

Il castello di Svätý Anton si trova in Slovacchia nei pressi della storica città di Banská Štiavnica.
Il maniero, costruito in stile barocco, è adibito a museo dal 1962. L'ultimo proprietario, Ferdinando I di Bulgaria, grande ammiratore di Maria Antonietta, acquistò nel 1930 ad un'asta parigina, dei pezzi d'arredamento appartenuti alla regina donati a suo tempo dall'imperatrice Maria Teresa alla figlia in occasione delle nozze con il futuro Luigi XVI.
Possiamo quindi ammirare nella sala d'oro del castello che il museo ha dedicato a Maria Antonietta, questi magnifici pezzi, tra cui una poltrona in stile Luigi XVI e mobili realizzati dal famoso George Jacob in legno di tiglio ricoperto d'oro a 24 carati; la tappezzeria di Lione fu invece realizzata da Philippe de la Salle. Nella sala si può ammirare anche un ritratto di Maria Antonietta di scuola tedesca.


Maria Antonietta in un ritratto di scuola Tedesca, 1768

giovedì 22 settembre 2016

Veste alla Caraco

Giovane donna sotto i portici del Palais Royale -
 Michel Garnier, 1787. La donna indossa un tipico caraco
molto in voga in quegli anni.
Nel 1789, anno della Rivoluzione Francese, era ormai diffuso il caraco, un tipo di abbigliamento che prevedeva l'utilizzo di una gonna lunga fino alla caviglia e di un corpetto aderentissimo con una baschina posteriore allungata o meno, appoggiata sulla tournure, un piccolo cuscinetto. E' questa la veste femminile tipica, assieme alla chemise e alla redingote, del periodo rivoluzionario.

Il caraco prese piede intorno alla seconda metà del settecento. Esso derivava dalla cacaraca provenzale, una giacchetta utilizzata dalle popolane e che ben presto fu adottata anche dalle signore per la sua praticità, in netto contrasto con le vesti in uso presso la nobiltà e l'alta borghesia.

I caraco si presentavano semplici sia per quanto riguardava le stoffe, generalmente a tinta unita e con piccoli ricami floreali o a toiles de Jouy, sia per quanto riguardava i tessuti che di solito erano leggeri. Le maniche si presentavano lunghe o a tre quarti, e aderenti al braccio; le fogge potevano essere le più svariate; in epoca rivoluzionaria, per esempio, erano molto in voga i caraco à la pierrot e i caraco à la Suzanne (in riferimento a Suzanne, la servetta delle Nozze di Figaro).

martedì 20 settembre 2016

Mariazell

Attraverso la lettura del Wiener Diarium, il giornale di Vienna fondato nel 1703, è possibile ricostruire l'infanzia di Maria Antonietta. Gli arciduchi e le arciduchesse vengono spesso citati insieme ad avvenimenti importanti come feste, matrimoni, gite fuori porta, escursioni, vacanze, messe e processioni. Il tutto accuratamente dettagliato. Ad esempio, da questo prezioso giornale, si evince che gli arciduchi e le arciduchesse più giovani non soggiornavano mai a Laxenburg ma al massimo vi passavano un'interna giornata. Essi soggiornavano esclusivamente alla Hofburg nei mesi invernali e a Schonbrunn nella bella stagione. Il nome di Maria Antonietta inizia ad essere citato soprattutto a partire dagli anni '60 del settecento, insieme a quello dell'arciduchessa Maria Teresa (la figlia di Giuseppe II). Le due bambine, rispettivamente zia e nipote, avevano pochi anni di differenza e crebbero insieme. Nel 1768 Maria Antonietta e la piccola Teresa furono lasciate alla Hofburg mentre il resto della famiglia si trasferì a Laxenburg. Questa strana scelta rientrava probabilmente nei piani pedagogici dell'epoca.
Il lago Goldegg


Il castello di Goldegg dove Maria Antonietta passò la notte assieme alla madre e alle sorelle.



Gli intrighi matrimoniali di Maria Carolina

Ferdinando III, Granduca di Toscana
Quando morì l'imperatore Giuseppe II, il trono imperiale passò al fratello Leopoldo che per molti anni era stato Granduca di Toscana. Prima di partire per Vienna il neo imperatore volle che il figlio Ferdinando, che avrebbe preso il suo posto come granduca (al primogenito Francesco era destinato il trono imperiale) si sposasse. A tal riguardo Leopoldo si rivolse, per la scelta della sposa, alla sorella Maria Carolina madre di molte figlie in età da marito. A tutta prima la scelta cadde sulla primogenita di Carolina, la bella Maria Teresa. Ma quando sembrava ormai tutto pronto per la richiesta ufficiale, Elisabetta di Wurttemberg, moglie dell'arciduca Francesco, morì per i postumi di un parto. Francesco rimasto vedovo giovanissimo e con una bambina, ne fu sinceramente addolorato. Fu a quel punto che Leopoldo, nel tentativo di lenire il dolore del figlio, si rivolse nuovamente alla sorella per chiederle la mano di un'altra principessa, questa volta da destinarsi al figlio Francesco. La scelta cadde su Luisa Amalia che a detta della corte di Napoli era "un po' difettosa della persona, benché graziosissima come la sorella maggiore". In realtà Carolina ne fu allarmata; nel ritratto eseguito dal magico pennello della Le Brun, Luisa appare indubbiamente molto graziosa ma in realtà era tutto fuorché una bellezza. La pittrice nelle sue memorie scrisse che ritrarla fu penoso perché la principessa durante le sedute faceva smorfie continue: "... quest'ultima era molto brutta, e faceva così tante smorfie che non avevo voglia di finire il suo ritratto".

sabato 17 settembre 2016

Francesco I imperatore d'Austria

Francesco in un ritratto giovanile.
Uno sbaglio che fanno in molti è quello di parlare di
 "imperatore d'Austria" prima del 1806.
Poiché l’abolizione del titolo di Imperatore dei Romani ebbe
luogo formalmente nel 1806, Francesco fu il primo
 Imperatore “doppio” della storia, essendo stato
 Francesco II come imperatore dei Romani e
 Francesco I come imperatore d’Austria.
"Mi sono chiesto se si conveniva alla dignità dell'imperatore, al suo stesso interesse, assistere alla sorte da cui è minacciata la sua augusta zia senza nulla tentare per sottrarvela o per strapparvela ... L'imperatore non ha forse in questa particolare circostanza doveri da adempiere? Non conviene perdere di vista che la condotta che il nostro governo presceglierà verrà un giorno giudicata dai posteri; ma come non temere la severità di tali giudizi, se fosse provato che, essendo la regina di Francia a tal punto minacciata, S.M. l'imperatore non ha fatto tentativo né sacrificio alcuno per salvarla?"
Questa, lettera abbastanza audace per la penna di un diplomatico, fu inviata dal conte Mercy all'imperatore Francesco II, nipote di Maria Antonietta. Ma, come scrive sagacemente Stefan Zweig, "nel ventiquattrenne, gelido, insensibile, meschino Kaiser Franz, che non ha nell'anima neppure più una scintilla dello spirito di Maria Teresa, Maria Antonietta non trova né comprensione né volontà di aiuto."

L'imperatore Francesco fu in effetti un personaggio ambiguo e di non facile lettura e nei confronti della zia che non aveva mai conosciuto, mostrò indifferenza arrivando a dire, al cavaliere di Rougeville che ne sollecitava l'aiuto:
"mia zia saprà ben morire".

Sul carattere dell'imperatore esistevano opinioni discordanti già all'epoca. Secondo alcuni, egli era uno stoico che affrontava sereno e compassato ogni vicenda, irritandosi solo quando si trattava di pagare in contanti. Secondo altri era un Quinto Fabio, capace solo di temporeggiare ed esitare, con velleità di sovrano assoluto ma privo della forza di volontà necessarie ad agire. La sorte di una regina deposta era assolutamente ininfluente ai fini politici e Francesco non pensò neanche lontanamente di scendere a patti con la Francia, nemmeno quando la zia fu trasferita alla Conciergerie.
Mercy lasciò scritto disgustato da tale condotta: "Non l'avrebbero salvata neppure se l'avessero vista con i propri occhi salire la ghigliottina". Ma il giudizio più duro è quello di Madame Royale che liberata su interessamento dell'imperatore in cambio di prigionieri politici, visse per qualche tempo a Vienna. La principessa lasciò scritto: "Non potevo immaginare l'indegna condotta dell'imperatore che ha lasciato perire mia madre, sua zia, senza muovere un passo per salvarla".
Qualche anno dopo Napoleone poté osservare: "Era massima stabilita nella casa d'Austria mantenere il silenzio sulla la regina di Francia. Al nome di Maria Antonietta abbassano gli occhi e mutano costantemente discorso, quasi per sfuggire a un argomento spiacevole e imbarazzante. E' una regola adottata da tutta la famiglia e raccomandata ai rappresentanti all'estero."