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venerdì 20 novembre 2015

Danze a corte

"La notte scorsa mi sono intrufolato al ballo mascherato e dal momento che ho una folla di veri amici, mi hanno messo al tavolo degli ambasciatori, appena dietro la famiglia Reale. Il ballo ha avuto luogo nella sala di spettacolo la più luminosa al mondo, dove il gusto vince ancora sulla ricchezza. Una parola  d'altronde sarà sufficiente per tutto quello che ho da dirvi: si aveva occhi solo per la Regina. Le Ebe e le Flora, le Elene e le Grazie sono solo delle passeggiatrici di strada al suo confronto. Quando è in piedi o seduta, è la statua della bellezza, quando si muove, è la grazia in persona. Aveva un abito d’argento ricoperto di oleandri, pochi diamanti e piume sul capo. Si dice che danzi fuori tempo ma allora è il tempo che ha torto! ....Vi furono otto minuetti e, oltre alla Regina e alle Principesse soltanto otto dame vi presero parte. A me quelle danze non hanno fatto una grande impressione, tranne un passo a due eseguito dal Marchese di Noailles e da Madame Holstein. In fatto di bellezze, non ne ho veduta alcuna, o forse la Regina le offuscava tutte. Dopo il minuetto, sono venute le contraddanze, piene di confusione per le lunghe code delle sottane, le trecce ancora più lunghe e i panieri. Poiché il caldo era soffocante, gli abiti erano di garza o di seta leggera e non mi sono sembrati di gusto mirabile. Negli intervalli della danza, alla Famiglia Reale e ai ballerini venivano presentate ceste di pesche, di aranci e mandarini fuori stagione, di biscotti, di gelati, e poi vino e acqua. Il ballo è durato due ore giuste. Il Sovrano non ha danzato, ma nei due primi giri del minuetto, la stessa Regina non deve volgergli il dorso; lei ha, del resto, fatto tutto questo divinamente..."

A parlare è l'autore del Castello di Otranto, lo scrittore inglese Horace Walpole, in visita a Versailles in occasione del matrimonio di Madame Clotilde, la sorella minore di Luigi XVI, con l'erede dei Savoia. Lo scrittore era indubbiamente abbagliato dall'avvenenza e dalla grazia della giovane regina, e lui, per solito così freddo e misurato, si lascia andare all'adulazione. E' comunque un fatto che Maria Antonietta avesse una grazia innata nei movimenti, esaltati per altro dalle lezioni che a Vienna ricevette da uno degli inventori del balletto classico, il maestro Noverre. 

Ma quali danze venivano eseguite nelle corti settecentesche e in particolare a Versailles? Quasi automaticamente la nostra mente pensa al minuetto.


Raramente una danza ha caratterizzato con tanta immediatezza una civiltà e un'epoca come il minuetto. E' naturale, ascoltando un brano da camera o sinfonico in questo cullante e vaporoso ritmo ternario, rievocare immagini legate al mondo della nobiltà del Settecento: grandi saloni, dame in abiti sontuosi e ingombranti, ballerini impomatati, parrucche, ciprie e belletti profusi a piene mani, in uno sfavillio di gioielli e preziosi candelabri. Era questa l'epoca di Luigi Boccherini, il musicista toscano che risiedeva da molti anni a Madrid come compositore da camera del fratello del re di Spagna. Autore di tanti minuetti, il più celebre dei quali appartiene al Quintetto n.5 op. 13 del 1771, Boccherini viveva in un certo senso al di fuori del suo tempo; anche il minuetto, al quale aveva dedicato tante pagine, era diventata una danza leziosa e fuori moda. Basti pensare che quando il compositore morì, Beethoven aveva già composto l'Eroica.
Il minuetto, come decine di altre danze, si pensi alla giga, all'allemanda, alla corrente, alla pavana, alla sarabanda, aveva origini popolari. Le sue prime tracce si trovano già nel XV secolo nella regione del Poitou. E' del 1445, infatti, un documento nel quale si parla di una certa Madame la Dauphine, che avrebbe danzato a corte facendo "tre piccoli passi indietro".

Maria Antonietta pur danzando molto bene il minuetto e le altre danze di corte, amava però altri generi, in particolare le "country dance". Queste danze erano molto apprezzate nella ricca società inglese, annoiata dalle difficili coreografie barocche. Utilizzando musica nata nell'ambiente raffinato dell'epoca elisabettiana e combinando danze rinascimentali italiane e danze popolari inglesi, nel settecento vide la luce il manuale di Playford, una raccolta di coreografie e musiche country. La regina, anglofila, le amava particolarmente e le ballò spesso a Versailles ma soprattutto al Petit Trianon e nella sala da ballo della sua casa presso le Hameau, assieme ad una stretta cerchia di amici inglesi, tra cui Lady Georgiana Spencer. Fra le molte critiche che le vennero mosse c'era anche quella di divertirsi e ballare reels scozzesi con il giovane Lord Strathavon, addetto all'ambasciata inglese.

Una "country dance" tratta dal film Emma, 1996

Quello che però in pochi sanno è che fu proprio Maria Antonietta ad introdurre a corte il Valzer. Si è portati a credere che questa danza sia tipicamente ottocentesca ma non è esatto. Il valzer è una derivazione, secondo gli studiosi, della volta, una danza sorta intorno al XII secolo, la cui caratteristica era quella di una coppia posta in posizione chiusa, che volteggiava uno di fronte all'altra, esattamente come nel valzer. “Volter” in francese voleva dire girare e la volta consisteva proprio in una serie di giri a destra e a sinistra. Ai giri si alternavano i salti dei cavalieri e delle dame con una tecnica particolare che prevedeva che i cavalieri, prima eseguissero dei salti molto accentuati e dopo sollevassero la dama per consentire alla stessa una specie di volo.
Attraverso una serie di varianti, il valzer si diffuse particolarmente in Austria dove sorse il "landler", una sorta di antesignano del valzer e poi il "walzen" che vuol dire "rigirarsi". Maria Antonietta ebbe modo da piccola di assimilare questo nuovo tipo di ballo in cui, per la prima volta, i ballerini danzavano abbracciati. Fu lei ad introdurlo a Versailles come retaggio della propria patria. Con lo scoppio della rivoluzione, qualsiasi cosa potesse ricordare l'odiata austriaca fu bandita, e quel delizioso "un, due, tre", in cui le coppie si avvinghiano e si strizzano, fu vietato. 
Il valzer dovette aspettare ancora diversi anni  e celebri compositori come gli Strauss, i Lanner, Chopin, Berlioz, Tchaikovsky, prima di ottenere l'enorme successo di cui gode ancora oggi, nonostante l'iniziale nomea di danza impudica e amorale.

Qui in basso un "carnet de bal" con il ritratto in miniatura della regina, opera di Louis-Marie Sicardi. (New York, The Metropolitan Museum of Art).
I Carnet de bals contenevano all'interno il programma dei balli; la dama apponeva accanto ad ogni ballo il nome del cavaliere al quale aveva promesso la danza.


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