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venerdì 2 ottobre 2015

Il viaggio della sposa

Maria Teresa consegna Maria Antonietta alla Francia - Allegoria
donata alla duchessa di Chartres
La mattina del 21 aprile 1770, un martedì, era una bella giornata di primavera. Quel giorno l'arciduchessa Maria Antonia che i francesi avevano ribattezzato con il nome più civettuolo e dégagé di Marie Antoinette, avrebbe dato il suo addio alla madre e alla sua famiglia. La partenza era fissata per le nove del mattino. L'ora così mattiniera non era casuale.

Per quanto brillante potesse essere il futuro della sposa, le separazioni non erano delle circostanze felici. Il conte Khevenhuller scrisse nel suo diario che si sperava di evitare il dolore patito in occasione degli addii delle arciduchesse Amalia e Carolina.

Maria Antonietta avrebbe viaggiato su due vaste berline, commissionate da Luigi XV al famoso sellaio Francien. La prima era rivestita di velluto cremisi, sul quale erano state ricamate le quattro stagioni; la seconda in velluto turchino, inalberava sulle fiancate i quattro elementi. Purtroppo nessuna delle due berline ci è pervenuta ma possiamo immaginare la loro magnificenza grazie ad alcune carrozze dell'epoca giunte fino a noi.



Il percorso del viaggio di Maria Antonietta da Vienna a Versailles
In quella giornata di primavera l'imperatrice strinse al petto più e più volte Maria Antonietta. "Addio, adorata bambina mia, ci separerà una grande distanza... Fa' tanto bene al popolo francese da indurlo a dire che gli abbiamo inviato un angelo". Poi si accasciò e scoppiò in lacrime. Joseph Weber, insieme alla madre, la balia da latte di Maria Antonietta, ebbe il permesso di assistere alla partenza del corteo. Egli scrisse nelle sue memorie che l'arciduchessa si era abbandonata sulla spalliera di velluto della sua carrozza, "coprendosi gli occhi, a volte con il fazzoletto, a volte con le mani; di tanto in tanto si affacciava al finestrino per dare un'ultima occhiata al palazzo dei suoi avi, in cui non avrebbe mai più messo piede... Nessuno tornava a casa se non dopo aver perso di vista l'ultima vettura del seguito, e si rincasava per gemere in famiglia di quella perdita comune".

Una scena tratta dal film "Marie Antoinette" di Sofia Coppola, 2006
Come tutti i suoi fratelli e le sue sorelle che si stabilirono in Italia per matrimonio, Maria Antonietta fu scortata da una "Obersthofmeisterin" della corte imperiale (tradotto sta per "castellana", quindi una donna addetta alla conduzione della "casa" della principessa), la contessa Windischgratz. Costei avrebbe avuto il compito di informare Maria Teresa, in tutta affidabilità, sulla vita della giovane Maria Antonietta in Francia. Attraverso le informazioni regolari della contessa, l'imperatrice poté farsi un'idea della nuova vita di sua figlia alla corte di Versailles.
Monastero di Melk in cui Maria Antonietta trascorse la notte
Il lungo corteo di 57 carrozze precedute da tre postiglioni soffianti nel corno, uscendo dal sobborgo di Mariahilf, passò davanti a Schoenbrunn, avviandosi per il Wienerwald e la valle del Danubio verso il monastero di Melk.
L'immenso corteo era preceduto da cinquanta guardie del corpo e comprendeva due enormi carri, contenenti ciascuno una camera completa perché Maria Antonietta trovasse ad ogni tappa di pernottamento una delle due camere, composta di poltrone, paraventi, seggiolini pieghevoli in damasco cremisi, "arricchiti di frange, passamani e voltanti ricamati in oro". I due letti erano entrambi coperti di raso scarlatto e da un trapuntino di raso bianco. Il tutto era sotto gli ordini del principe di Stahremeberg, commissario plenipotenziario, "incaricato della consegna". Tra il seguito si annoveravano 132 persone: dame d'onore, cameriere, parrucchieri, segretari, sarte, chirurghi, paggi, furieri, cappellani, farmacisti, lacchè, cucinieri e aiutanti di ogni genere, una scorta di guardie nobili e soprattutto un gran mastro delle poste, il principe di Paar, coadiuvato da 9 mastri e da 25 impiegati.
Senza contare i 376 cavalli necessari al corteo ai quali venne dato il cambio quattro o cinque volte al giorno. Lungo il percorso da Vienna a Strasburgo si dovettero scaglionare più di ventimila cavalli. Per tutta la lunghezza di quel tragitto, le campane squillarono e l'artiglieria sparò a salve.
***
Scortata dagli ambasciatori di Francia e d'Austria, Maria Antonietta giunse, dopo otto ore di viaggio, a Melk, accolta dal fratello Giuseppe II e trascorse la notte nel convento delle benedettine. Le allieve rappresentarono per lei un'opera, di cui i frati costituirono l'orchestra. Lo spettacolo, come era presumibile tediò da non dire Maria Antonietta che divenne lugubre, probabilmente anche per via della stanchezza ma soprattutto per la tristezza di aver abbandonato tutto ciò che amava.

La mattina dopo l'aspettava un altro distacco, quello dal fratello Giuseppe cui era sinceramente legata considerandolo come un secondo padre; lo abbracciò e, sola nella carrozza con la principessa di Paar, si avviò per la strada di Enns, dove il principe d'Auesperg la ricette nel suo castello.
Il castello di Nynphenburg in un dipinto di Bernardo Bellotto, 1761
Il 23 aprile Maria Antonietta lasciò la valle del Danubio e pernottò a Lambach; il 24, dopo 6 ore di viaggio, raggiunse Altheim; il 25 attraversò l'Inn e passò la notte ad Alt-Cettingen; il 26 e il 27  soggiornò non lontano da Monaco, nel castello di Nynphenburg, dove c'era ad attenderla Massimiliano Giuseppe, elettore di Baviera. Alloggiata nel meraviglioso padiglione dell'Amalienburg, Maria Antonietta godette di due giorni di libertà. Nella piccola ma principesca dimora non vi era infatti etichetta e vi regnava invece di rigore 'il guazzabuglio' come ebbe a dire un cronista.


L'Amalienburg, il più sontuoso e raffinato padiglione di Nynphenburg, dove i Wittelsbach ospitarono Maria Antonietta.
Una palazzina di caccia costruita tra il 1734 e il 1739 da François de Cuvilliés, per l'imperatore Carlo VII e sua moglie Maria Amalia che include una sala degli specchi ed un canile per i cani da caccia. L'edificio con la sua decorazione, è un netto capolavoro all'apice del rococò europeo.
La sala degli specchi dell'Amalienburg


La camera da letto dell'Amalienburg
Il canile completamente rivestito di maioliche di Delft
Il 28 Maria Antonietta giunse ad Augusta e il giorno successivo un viaggio di 9 ore la portò a Gunsburg dove rimase due giorni in compagnia della zia paterna, la principessa Carlotta di Lorena, badessa di Remiremont. Con la zia Maria Antonietta si recò a pregare sulla tomba dei nonni paterni, nella cappella lorenese di Koniginbild, posta sulla via di Burgau. All'uscita 12 fanciulle donarono alla principessa fiori campestri legati graziosamente con un semplice nastro azzurro; una di esse recitò una poesia augurandole una vita lunga e felice.

Palazzo Schaezler ad Augusta, Baviera. Il palazzo, acquistato nel 1764 dal ricco banchiere Liebert fu ristrutturato proprio per potervi accogliere Maria Antonietta che vi fece una sosta. Nella sala da ballo del palazzo, Maria Antonietta vi ballò tre minuetti. Alla fine del ballo sfilarono davanti a lei le mogli e le figlie di facoltose famiglie di Augusta.


La sala da ballo di palazzo Schaezler in cui Maria Antonietta danzò tre minuetti
Maria Antonietta riceve le mogli e le figlie di facoltose famiglie di Augusta vestite nell'abito tradizionale
Carlotta di Lorena, zia paterna di Maria Antonietta in un dipinto conservato alla Hofburg di Innsbruck.

Il 1° maggio il corteo imboccò la strada di Ulma e raggiunse Riedlingen. Il 2 maggio il corteo ritrovò il Danubio e, alla sera del nono giorno di viaggio, Maria Antonietta fece tappa notturna a Stockach.
Il 3 maggio il corteo arrivò a Donau-Echingen, e all'indomani, dopo aver fatto nove ore di cammino, trascorse la notte a Friburgo. Maria Antonietta vi riposò il 5, e il giorno successivo, dopo aver attraversato la Foresta Nera, arrivò finalmente all'abbazia di Schuttern, ultima tappa della consegna. Appena giunta ricevette la visita del conte di Noailles, ambasciatore straordinario incaricato di riceverla.

 Maria Antonietta, ci narrano i cronisti, era triste: piangeva e il suo pensiero in quell'ultima notte trascorsa sul suolo tedesco era tutto rivolto alla madre. Le dame la sentirono dire tra le lacrime: 'Non la rivedrò mai più'.

Il corteo nuziale di Maria Antonietta si fernò per una sosta nel parco della vecchia locanda di Hofgut Sternen, nella Valle dell'Inferno (Foresta Nera). Qui l'arciduchessa vi passò la notte e qui vi consumò il suo ultimo pasto austriaco.
Il ristorante "Maria Antonietta", la storica sala ristorante dell'albergo Adler a Hinterzaten dove Maria Antonietta pernottò e mangiò con il suo seguito due giorni prima di arrivare a Strasburgo. L'albergo appartiene alla stessa famiglia da 16 generazioni a partire dal 1446 ed è uno dei più antichi d'Europa. Fino al 1806 l'albergo si trovava in territorio austriaco e ancora oggi conserva l'insegna con la bicipite aquila d'Austria. L'edificio principale dell'albergo è stato ristrutturato in stile belle époque ai primi del Novecento. Nel ristorante si può gustare un menù "Maria Antonietta".

Una cartolina che mostra l'albergo come si presentava a fine Ottocento prima dei lavori di ristrutturazione: l'edificio a destra era il ristorante, quello a sinistra l'albergo vero e proprio dove Maria Antonietta dormì col suo seguito in una stanza al primo piano.
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La Kommissionsinsel, l'isoletta del Reno sulla quale Maria Antonietta fu
ufficialmente consegnata alla Francia
Il 7 maggio Maria Antonietta fu consegnata ufficialmente alla Francia su un'isoletta del Reno, in territorio neutrale (né francese e né austriaco), nei pressi di Kehl, la Kommissionsinsel.
Inizialmente Francia e Austria avevano pensato di utilizzare una casa che sorgeva sull'isoletta e che apparteneva ad un certo signor Gelb. Sarebbe però occorso abbattere i divisori, innestare sulla facciata una grande sala; colmare un padule che si
Alcuni cuscini che arredavano il padiglione -
Collezione privata
estendeva  davanti alla porta. Con grande sollievo del signor Gelb, il progetto era stato abbandonato e si era provveduto a costruire, non lontano, una casa con due entrate, una francese e l'altra austriaca, due anticamere, quattro salotti e una grande sala in cui si sarebbe svolta la cerimonia. Il locale era decorato di tappeti prestati dal principe di Lorena e di arazzi presi a prestito dal vecchio cardinale di Rohan, arcivescovo di Strasburgo.

Per un paio di monete d'oro i guardiani si mostrarono indulgenti, fu così che, pochi giorni prima dell'arrivo della principessa, alcuni studenti tedeschi entrarono nei locali del padiglione per appagare la loro curiosità.
Uno soprattutto, con l'aura del genio e lo sguardo appassionato non si stancava di rimirare i preziosi Gobelins eseguiti su cartoni di Raffaello....ma ad un tratto i suoi occhi si irritarono. Aveva improvvisamente messo a fuoco che cosa rappresentavano quegli arazzi. Davvero la leggenda più inopportuna per una festa nuziale: la storia di Giasone, Medea e Creusa, esempio massimo d'infauste nozze. "Ma come? è forse permesso porre sotto gli occhi di una giovane regina, al suo primo ingresso, l'esempio delle più orrende nozze che siano forse mai state concluse? Non vi tra gli architetti, i decoratori e i tappezzieri di Francia proprio nessuno in grado di capire come i quadri rappresentino qualcosa, abbiano un'efficacia sui sensi e i sentimenti, destino impressioni, suscitino presagi? Questo è come inviare fino al confine per accogliere la dama bella, e a quel che si dice, smaniosa di vita il più terrificante dei fantasmi".
Ignaro che poche ore prima l'occhio di un poeta quale era Goethe, giacché il giovane studente era proprio lui, abbia potuto scorgere in quei variegati arazzi il nero filo della fatalità, il fiabesco corteo nuziale giunse sommergendo nella sua festosa letizia l'ornatissimo padiglione.

Il piano del padiglione della remise

Nonostante in diverse biografie si legga ancora che la giovanissima arciduchessa, durante la cerimonia di consegna, fu denudata di tutto ciò che fosse austriaco, i fatti si svolsero diversamente. Scrive Castelot, uno dei migliori biografi della regina:

"Checché ne abbia detto Madame Campan, e dietro di lei tutti gli storici, il 7 mattina la Delfina non è affatto stata deposta nuda sull'isola del Reno, in modo che non potesse conservare un pezzetto di nastro della propria antica patria. Era una vecchia usanza già allora abbandonata quella. Maria Antonietta, e quanto testimoniano gli archivi, non ha fatto che rivestire, in uno dei salotti austriaci, una veste da cerimonia portata da Vienna... la grande maestra, la dama addetta al vestiario e la damigella al seguito, che l'accompagnavano, hanno fatto altrettanto nell'altro salotto, mentre le dame del seguito hanno provveduto a mutar vesti in casa Gelb. La sposina ha perfino potuto serbare i propri gioielli di fanciulla...".
Il destino del sontuoso abbigliamento da sposa austriaco fu altrettanto simbolico, e rivela il modo in cui si svolgevano le cose a Versailles. Le dames du Palais di Maria Antonietta se ne impossessarono come pertinenze accessorie del proprio ufficio. Qualche anno dopo, Carlo Emanuele III di Savoia, in occasione delle nozze della nipote Giuseppina con il conte di Provenza, rimase colpito quando venne a sapere del saccheggio commesso sul corredo austriaco di Maria Antonietta. 
Ma lasciamo ora la parola a Zweig:

"Il paraninfo, il conte Starhemberg, le porge la mano nel momento decisivo, e la fanciulla, già francese nella veste, accompagnata per l'ultima volta dal seguito austriaco, entra austriaca per due minuti ancora, nella grande sala di consegna, dove l'attende la delegazione borbonica in tutto il suo fasto. L'inviato di Luigi XV pronuncia una solenne allocuzione, viene letto il protocollo, e poi - tutti trattenono il respiro - si procede alla grande cerimonia. Essa è calcolata e preparata in ogni passo, come un minuetto, di cui si sono fatte e studiate le prove. La tavola al centro rappresenta simbolicamente il confine. Davanti ad essa stanno gli austriaci, dietro, i francesi. Dapprima il conte Starhemberg abbandona la mando di Maria Antonietta, che è presa da quella del paraninfo francese, il quale guida a passi lenti e solenni la fanciulla tremante attorno alla tavola. Durante questi minuti esattamente calcolati il seguito austriaco si ritrae pian piano, camminando all'indietro, nel ritmo stesso con cui si avanza dall'altra parte il seguito francese incontro alla sua futura regina, e tutto si svolge così a puntino che quando Maria Antonietta viene a trovarsi circondata dalla sua nuova corte, quella austriaca è già uscita tutta dalla sala. In silenzio, impeccabilmente, grandiosamente si compie questa orgia dell'etichetta: solo all'ultimo istante la bimba intimidita non sa più resistere a tanta gelida solennità e, invece di accogliere con freddezza impassibile l'inchino devoto della sua nuova dama di compagnia, la contessa di Noailles, si getta singhiozzando e quasi chiedendo aiuto tra le sue braccia: un gesto di commovente bellezza che i cerimonieri di qua e di là dal Reno hanno tutti dimenticato di suggerire". 

Un tocco di umana spontaneità in questa "orgia dell'etichetta" come la definì Zweig, ci fu  solo da parte del diciottenne figlio dei conti di Noailles, il principe di Poix, che non resistette alla tentazione di sbirciare dal buco della serratura dalla parte dei francesi per cercare di intravedere Maria Antonietta.

La contessa di Noailles, per la quale l'etichetta era un elemento fondamentale, provvide subito a presentare alla Delfina la sua nuova Casa: la duchessa di Villars, la dama addetta al vestiario; le seconde dame d'onore, la duchessa di Picquigny,  la marchesa di Duras, le contesse di Mailly e di Saulx-Tavannes. Queste sei dame erano un tempo al servizio della defunta regina Maria Leczinska, e il loro volto non più giovane non traspirava di certo allegria. Maria Antonietta dovette avere un sussulto al pensiero che i suoi anni più belli avrebbe dovuto passarli in compagnia di quelle attempate signore.

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L'ingresso di Maria Antonietta a Strasburgo
Lo stesso giorno Maria Antonietta giunse a Strasburgo accolta da bambini travestiti da pastorelli e pastorelle che le offrirono mazzi di fiori, mentre un nugolo di giovinette l'accolse gettando fiori al suo passaggio in carrozza.

Sempre Zweig scrive:
"L'ingresso di Maria Antonietta diviene una indimenticabile solennità festiva per il popolo francese da anni non più viziato da troppe feste. Da decenni Strasburgo non ha veduto una futura regina, e forse mai una affascinante come questa giovinetta. Con i suoi capelli biondo-cenere, svelta e gentile nel portamento, la bimba dagli occhi azzurri birichini ride e sorride dai vetri della lucente berlina alle incalcolabili schiere di popolane nel bel costume d'Alsazia accorse da tutti i villaggi e le città ad acclamare il magnifico corteo. Centinaia di fanciulli vestiti di bianco precedono la carrozza spargendo fiori; Strasburgo ha eretto un arco di trionfo, i portoni sono inghirlandati, sulla piazza, zampilla dalla fontana il vino....".

D'Autigny, "capo della magistratura", accolse Maria Antonietta con un discorso in tedesco ma la Delfina lo bloccò: "Non state a parlare in tedesco, signori! A partire da oggi non capisco altra lingua che quella francese".

Le fu poi presentato l'anziano cardinale di Rohan e dopo il pranzo interminabile iniziò la festa. Dopo di che Maria Antonietta assistette alle rappresentazioni di Dupuis e Desormais e de La serva padrona.
La Delfina alloggiò al palazzo vescovile e da lì poté ammirare i fuochi d'artificio e il fiume Ill, ricco di barche illuminate e infiorate.
"A giudicare dal suo esteriore, non credo sia il caso di inquietarsi dello stato di salute della signora Delfina", scrisse la contessa di Noailles a Choiseul.

Il giorno dopo, in assenza dell'anziano cardinale di Rohan, la Delfina fu ricevuta sotto il porticato della cattedrale di Strasburgo, da un giovane ed elegante prelato, nipote del cardinale, Luigi di Rohan, colui che un giorno sarà  protagonista dello Scandalo della Collana, coinvolgendo anche il nome e l'onore di Maria Antonietta.
"Voi sarete tra noi, Madame, la vivente immagine di quella diletta imperatrice che costituisce da gran tempo l'ammirazione dell'Europa come sarà l'ammirazione della posterità. E' lo spirito di Maria Teresa che sta per fondersi con lo spirito d ei Borboni."
Maria Antonietta si commuove e due grosse lacrime le imperniano le guance.

Lasciata Strasburgo, la Delfina trascorse la sera e la notte a Saverne: pranzo, ballo, luminarie, fuochi d'artificio. Il giorno dopo alla volta di Nancy, dove pranzò e visitò le tombe dei francescani; passata la notte a Bar, il giorno dopo arrivò a Luneville (la città in cui era cresciuto suo padre) e passò in rivista la gendarmeria del marchese di Casteries e del marchese d'Autichamp; a Commercy una bambina di dieci anni le recitò una poesia e le offrì dei fiori.

La reggia di Lunevville
Il viaggio continua: l'11 Maria Antonietta arrivò a Chalons alloggiando presso il palazzo dell'Intendente. Sei fanciulle, che avevano ricevuto dal municipio la dote in occasione del matrimonio del Delfino, le recitano dei versi. Attori venuti da Parigi rappresentano per lei "La partie de chasse de Henry IV" e "Lucile". Il pranzo fu preceduto da fuochi d'artificio e dall'accensione di un'enorme macchina che rappresentava il tempio di Imene.
 
L'arrivo di Maria Antonietta a Reims e la festa data in suo onore
 Il giorno dopo di nuovo in partenza: Bar-le-Duc, Saint-Dizier, Reims, Soissons (dove trascorse la notte), Périgueux, Pont-Saint-Esprit, Angouleme e. infine Compiègne dove verrà accolta da Luigi XV e dal Delfino..."Vi preme molto di vedere il Delfino?" aveva domandato una dama a Maria Antonietta, prima di arrivare a destinazione. "Signora, fra cinque giorni sarà a Versailles; il sesto giorno vi potrò rispondere più facilmente"...

***
Qui di seguito tutte le tappe del lungo viaggio di Maria Antonietta:

21 aprile:
Hofburg di Vienna
Purkersdorf
Sichrtsskirchen
Abstetten
Perschling
St. Polten
Melk, dove trascorre la notte

22 aprile:
Melk
Kemmelbach
Amstetten
Strenberg
Enns - dove trascorre la notte nell'omonimo castello

23 aprile
Enns
Kleinmunchen
Renbau
Wels
Lambach - dove trascorre la notte
24 aprile
Lambach
Haag
Ried
Braunau am Inn- dove trascorre la notte

25 aprile
Martkl
Altenoettling - dove trascorre la notte
26 aprile
Ampfing
Haag
Anzingen
Monaco - dove trascorre due giorni a Nymphenbourg
repos 2 jours
28 aprile
Augusta - dove trascorre la notte

29 aprile
Gunzbourg - dove trascorre la notte

30 aprile
pellegrinaggio a Koniginbild con la zia paterna / 5 km da Gunzbourg , vicino Lindau

1 maggio
Ulma
Ehingen
Obremarchtal - dove trascorre la notte

2 maggio
soggiorno a  Marchtal
Riedlingen 
Mengen 
Meskirch
Stoccarda - dove vi trascorre la notte

3 maggio
Eigeltingen
Aach 
Engen
Geisingen
Donaueschingen - dove trascorre la notte
4 maggio
Ttitisee- Neustadt 
Hinterartzen
Hollentall
Friburgo - dove vi passa due giorni di riposo

6 maggio
Emmendignen
Kenzingen 
Ettenheim
Schuttern -dove vi trascorre la notte

7 maggio 
Strasburgo
Willgottsheim

8 maggio
Saverne - dove trascorre la notte

9 maggio
Luneville dove assiste ad una parata militare in suo onore
Toul
Commercy
Nancy dove trascorre la notte presso l'Hôtel de Reine
10 maggio
 Bar le Duc - dove vi trascorre la notte

11 maggio

Chalons sur Marne - dove vi trascorre la notte

12-13 maggio
Saint-Dizier
Reims
soggiorno a  Soissons
14 maggio
 Périgueux
 Pont-Saint-Esprit
 Angouleme
 Compiegne
15 maggio
 La Muette
16 maggio
 Versailles


2 commenti:

  1. Era da tanto che volevo avere precisazioni sulle tappe del viaggio di Maria Antonietta verso Versailles. Ho letto questo interessante resoconto e devo fare i miei complimenti.
    Ho notato un errore però: Maria Antonietta, il giorno 2 maggio 1770 non trascorre la notte a Stoccarda ma bensì a Stockach.

    Complimenti ancora,
    Alessandro

    RispondiElimina
  2. Ciao Alessandro, ti ringrazio per avermi segnalato questo errore, ho controllato le tappe dell'intero viaggio utilizzando il resocondo che ne da Castelot che segna appunto come tappa, il 2 maggio, il comune di Stockach. Probabilmente sono stata indotta in errore dalla piccola cartina postata nell'articolo, in cui si legge Stuttgart anche se non la da come tappa. Un errore prodotto dalle assonanze insomma... Grazie ancora!

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