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venerdì 13 marzo 2015

L'arciduchessa Maria Giovanna Gabriella

 
Maria Giovanna Gabriella in una miniatura - Hofburg di Vienna, Gabinetto delle miniature
Nata il 4 febbraio del 1750, Maria Giovanna Gabriella era una delle sorelle maggiori di Maria Antonietta.

"Dio ci ha tolto una cara figlia che ci prometteva molte consolazioni, ma ce ne ha procurata una molto grande con la sua morte nelle braccia del Signore. Oggi non posso dire di più".

Con queste parole, dove la fede non nasconde lo sfinimento, l'imperatrice Maria Teresa, annunciava a Maria Antonietta di Sassonia, figlia di sua cugina Maria Amalia, la morte della figlia Giovanna di appena 12 anni in seguito all'innesto del vaiolo, il 23 dicembre 1762.
Le braccia in cui la bambina si dibatteva disperata, perché non voleva morire, erano quelle della pietosa cognata Isabella, che aveva illuso la suocera raccontandole di aver sognato la sua guarigione.

Che Giovanna fosse stata promessa a Ferdinando di Napoli fu affermato ma non ci risulta da documenti. Legatissima alla sorella Josepha, di un anno più piccola e che, dopo la sua morte, prese il suo posto come fidanzata di Ferdinando, su Giovanna, affettuosamente chiamata "Hannerl" in famiglia, vi sono scarse notizie; esistono solo delle istruzioni per la sua governante, la contessa Lerchenfeld, scritte da Maria Teresa per Giovanna e Josepha, in cui si evince che la bambina aveva un carattere difficile e detestava il pesce.
Maria Giovanna Gabriella nelle vesti di Flora (sinistra) e Maria Josepha nelle vesti di Cerere (destra).
Dipinto di Pierre Benevaux (1759) - Castello di Schoenbrunn
Maria Giovanna Gabriella in un dipinto conservato alla Hofburg di Innsbruck, Sala dei Giganti
"Le bambine sono nate per obbedire, e devono impararlo presto. Inoltre, esigo che mangino tutto, senza trovare difetti e senza fare le schizzinose. Non dev'essere loro permesso di criticare ciò che mangiano. Il venerdì, il sabato e tutti gli altri giorni di magro, si nutriranno di pesce. Anche se Giovanna, lo detesta, non dev'essere accontentata. Prima perde l'abitudine, meglio è. Tutti i miei figli hanno avuto la stessa avversione, e tutti hanno dovuto superarla. Non mi piace vederli mangiare molto zucchero, fate in modo che ne mangino il meno possibile. [...] L'igiene deve essere osservata col massimo rigore. Devono essere lavate e ben pettinate, ogni giorno senza eccezioni. [...] Non deve essere loro permesso di parlare coi portinai e i fuochisti, o di dare loro ordini: sono nate per obbedire. Temo che Giovanna abbia una testolina dura, per quanto abbia però delle capacità. Se così è, bisogna rompergliela a tempo; ma l'esperienza credo la cambierà.
Josepha sembra che sia davvero una buona bambina, ma non così capace. Non deve essere permesso loro di aver paura dei temporali, del fuoco, dei fantasmi, delle streghe e di altre stupidaggini. I servitori non devono parlare di queste cose né raccontare storie raccapriccianti. Non dovete permettere che abbiano paura delle malattie, quindi parlerete con perfetta naturalezza di tutte queste cose, anche del vaiolo e della morte: è bene abituarle per tempo a questi pensieri. Non dev'essere loro permesso di mostrare avversione per qualcosa, e soprattutto per qualcuno; niente familiarità con i servitori, cortesia con tutti, in particolare con gli estranei [...]".

Pare che Giovanna si convinse a mangiare il pesce dopo che il medico di corte Van Swieten la portò con sé a vedere un allevamento di trote, e nelle cucine imperiali per assistere al modo in cui venivano cucinate.

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