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sabato 6 dicembre 2014

Il giorno di San Nicolò

Un delizioso gouache (guazzo, tipo d'acquarello) realizzato dall'arciduchessa Maria Cristina (in famiglia chiamata Mimi) che rappresenta il giorno di San Nicolò (6 dicembre) dell'anno 1762. In alcuni paesi nordici ancora oggi è usanza che i bambini ricevano doni per quel giorno. 


L'acquarello mostra la famiglia imperiale raccolta intorno alla tavola della prima colazione; l'imperatrice versa il caffè a suo marito seduto in vestaglia e pantofole con il berretto da notte. Maria Antonietta tiene in braccio la bambola ricevuta in dono, Massimiliano gioca in terra mangiando biscotti di zenzero. La ragazza, Maria Cristina in un autoritratto, chiede al fratellino Ferdinando di scegliere tra i biscotti e la punizione dei rametti di betulla all'interno della scarpa. Il foglio tenuto in mano dall'imperatore è infatti la lista delle marachelle compiute dal piccolo arciduca durante l'anno.


Per questo acquarello Maria Cristina si ispirò al lavoro di Cornelis Troost Het (1761), oggi all'Albertina. A sua volta il pittore si ispirò al dipinto di Jan Steen del 1665 rappresentante appunto il giorno di San Nicolò.

Cornelis Troost Het, Il giorno di San Nicolò (1761)
Jan Steen, Il giorno di San Nicolò (1665)

Qui uno stralcio interessante, dalle memorie di Madame Campan, sulle usanze a Versailles durante le festività natalizie:
"Volendo dare ai suoi figli un’ulteriore lezione di beneficenza, [la regina] mi ordinò di far portare da Parigi, come ogni anno alla vigilia di Capodanno, tutti i giocattoli alla moda e di farli esporre nel suo gabinetto. Tenendo per mano i suoi figli, fece loro ammirare le bambole, i giochi meccanici, e disse che avrebbe voluto offrire loro dei bei regali, ma il freddo rendeva tanto infelici i poveri, e tutto il suo denaro era stato speso in coperte e indumenti per difenderli dal freddo, e in pane per nutrirli; quell’anno, avrebbero dunque avuto soltanto la gioia di vedere tutte le novità di Parigi. Rientrata nei suoi appartamenti con i bambini, disse che bisognava tuttavia fare un’altra spesa indispensabile, dal momento che molte madri avrebbero fatto il suo stesso ragionamento e il venditore di giocattoli ci avrebbe rimesso: gli diede dunque cinquanta luigi per indennizzarlo delle spese del viaggio e confortarlo per non aver venduto nulla".

Pierre de Nolhac scrive:
"Il Re e la Regina vedevano Boizot meglio ancora, a Versailles, nel periodo dell'esposizione annuale dei prodotti di Sèvres. Essa si faceva nel periodo di Natale negli appartamenti del Re, che si liberavano a metà dicembre e che restavano fino all'Epifania a disposizione degli artisti della Manifattura. Per quindici giorni la famiglia reale e tutta la Corte vi facevano i loro acquisti ed era un'occasione per valorizzare le nuove opere degli atelier, tra i quali i bisquit avevano sempre un posto importante. Luigi XVI amava aiutare a togliere gli imballaggi e spesso rompeva, ridendo, dei pezzi preziosi; anche Maria Antoinetta si interessava a questa bella esposizione, dove Boizot (un famoso scultore che realizzò diversi busti della sovrana) poté studiare ogni anno il suo viso..."


Salle à manger des porcelaines, Versailles. In questa stanza avveniva, durante il periodo natalizio, l'esposizione annuale delle porcellane di Sèvres

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