Puccini in un ritratto di Arturo Riettis, 1906 Museo del Teatro alla Scala |
La storia di Maria Antonietta era un tema che Puccini aveva studiato a lungo ma alla fine, dopo circa dieci anni, dal novembre 1897 all'estate del 1907, il compositore vi aveva rinunciato. Era stato l'impresario Schürmann a proporre al maestro il tema della regina martire. Puccini ne informò subito il suo librettista ed amico Illica; questi in un primo momento concepì un grande affresco storico, dal fidanzamento di Maria Antonietta fino alla sua morte sul patibolo, ma era piuttosto difficile organizzare un'opera come questa. Così Puccini accantonò il progetto senza però dimenticarlo del tutto. Nel frattempo l'editore Giulio Ricordi propose l'opera a Pietro Mascagni ma anche lui lasciò cadere il discorso dopo aver atteso invano il libretto di Illica. Dopo la Madama Butterfly, Puccini riesaminò il progetto e pensò di trasformalo riducendolo ad un dramma più intimistico. Come nelle sue opere precedenti, il maestro dava per scontata la collaborazione di Giuseppe Giacosa ma lo scrittore piemontese morì improvvisamente nel 1906. Nel 1907 Puccini cambiò drasticamente il soggetto riducendolo all'ultimo periodo tragico della vita della regina. L'opera avrebbe dovuto chiamarsi L'Austriaca e sarebbe stata solo di tre atti: La Prigione, il Giudizio, il Supplizio (reclusione, processo e condanna) e Maria Antonietta sarebbe stata l'unica protagonista. Durante l'estate del 1907, insoddisfatto del lavoro di Illica che aveva scritto solo il primo atto e appena iniziato ad organizzare le scene del secondo e terzo atto, Puccini si dedicò entusiasta alla Fanciulla del West abbandonando per sempre il progetto decennale della Maria Antonietta.
Il libretto incompiuto di Illica è oggi conservato a Piacenza presso la Biblioteca Comunale Passerini Landi, interessante per le numerose annotazioni fatte a margine, la maggior parte delle quali sono suggerimenti dello stesso Puccini.
Puccini a Illica – Cassano d’Adda
Bruxelles, 20 ottobre 1900
Frontespizio dell'opera incompiuta, Biblioteca Comunale Passerini Landi, Piacenza |
Caro Illica,
non è possibile contrapporre al regale tipo, una rivoluzionaria popolana come grande contrasto? Ne farei un contralto: sarebbe un buon elemento diversivo, tanto per una parte drammatica che per la musicale. La scena della testa della Principessa di Lamballe sulla picca, portata dal popolo sotto le prigioni per farla vedere alla regina?
T’ho spedito un opuscolo su Maria Antonietta. Ciao, e a rivederci presto. Andremo in scena sabato.
In una sua lettera senza data, ma collocabile in quel periodo, Puccini scriveva all’Illica: «Il Figaro annuncia Maria Antonietta in cinque atti – opera con ‘mise en scène’ enorme – libretto di Illica e Schürmann. Dice che i contratti sono già firmati con Ricordi. E in un’altra lettera, da Roma, in data 29 novembre 1897, aggiunge: «L’idea di Maria Antonietta mi svaga e ci penso e ci penseremo…»
Puccini a Illica – Cassano d’Adda
Milano, 2 gennaio 1901
Caro Illica,
ho avuto la tua lettera, Ti ringrazio. Mi rimproveri che lavoro poco e dici che è anche il pubblico che mi fa questo appunto, ed è una delle ragioni dell’affare scaligero…
Ma dimmi chi ha dato alle scene in pochi anni tre opere che si agitano e si muovono su per i teatri!! E’ solo odio dei giornalisti per uno che lavora e sovrappiù guadagna senza versare nemmeno un baiocco nelle loro tasche… A voce poi altre confutazioni.
In quanto poi a Maria Antonietta, non sono d’accordo che con me per non farla. Le ragioni le sai, te le ho dette… Quando vieni a Milano? Avvisami, cartolinami il giorno prima o telegrafami. Ho bisogno di star con te.
P.S. Cosa ti salta in mente di Colautti? Levati dall’idea queste cose « impossibili ». Niente c’è, niente ci sarà. Ciao.
Il progetto venne accantanotato soprattutto perché Puccini aveva il timore che la sua opera potesse sembrare una risposta all'Andrea Chenier di Giordano ambientato proprio durante la rivoluzione.
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