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domenica 15 aprile 2018

La fontana gemella

La "Fontana del Trianon"
come si presentava nel 1726
in una incisione tratta dalle "Delizie Farnesiane a Parma".
Tra il 1712 e il 1719, per ordine di Francesco Farnese, fu costruita una fontana per la reggia di Colorno con la precisa indicazione di far sembrare la poca acqua "abbondante". Fin da subito, nonostante il suo nome ufficiale fosse "Fontana della Parma", venne chiamata "Fontana del Trianon" in quanto nei giardini del Grand Trianon a Versailles, ce n'era una simile commissionata al celebre Mansart dal Re Sole. Rispetto alla Fontana della Parma, quella francese ha solo una decina di anni in più. Se la nostra si chiama Trianon, la sua ispiratrice ha l'evocativo soprannome di Buffet d'Eau pur essendo in origine "La Cascade". Quella francese ha statue in bronzo che in origine erano dorate secondo uno stile più transalpino, mentre la nostra è completamente in marmo. Per il resto la somiglianza è praticamente assoluta. In origine la fontana di Parma era ricca di statue; attualmente ne mancano ben dieci delle statue originarie che l'adornavano. Sono rimaste quelle rappresentanti il fiume Taro e la Parma, i due leoni dalle cui fauci escono zampilli d'acqua e anche i mascheroni alla base. Alla fine del XIX secolo le statue furono vendute dai Savoia, e pertanto possiamo praticamente essere certi che da qualche parte debbano esistere tutt'ora così come dovrebbero esserci i relativi atti di vendita dai quali forse si potrebbe risalire agli attuali proprietari.

La Fontana del Trianon
In seguito alla trasformazione della reggia di Colorno in manicomio (nell'Ottocento), la fontana subì diversi danni ad opera dei pazienti della struttura, e venne poi smontata e quasi dimenticata all'interno di un anonimo magazzino. Nel 1889 fu rimontata a Parma, in strada Garibaldi, vicino allo scomparso teatro Reynach ma trent'anni dopo, fortunatamente, lasciò quella zona (destinata al martirio dei bombardamenti). Su interessamento di Glauco Lombardi fu spostata sull'isolotto del Parco Ducale al riparo da qualsiasi minaccia, ed immersa in una cornice verde, simile a quella che aveva in origine a Colorno. Un luogo bellissimo e perfetto dunque che però non l'ha protetta dall'incuria e dal degrado che l'ha circondata per diversi anni.

La fontana del Buffet d'Eau nei giardini del Grand Trianon a Versailles,
Un dipinto di Charles Chatelain che rappresenta la fontana del Buffet d'Eau nei primi anni del '700


lunedì 2 aprile 2018

Plume de Laki

Il 22 giugno 1783 si sprigionò nel Nord Europa una nube tossica a causa dell'eruzione del vulcano Laki in Islanda. La fitta e spessa coltre di cenere grigia arrivò fino a Le Havre, in Francia, ricoprendo i campi e la città di un manto cinereo ed argentato. 

La contessa di Saint Laurent annoterà nel suo diario:

"Quell'abile mercantessa che è Rose Bertin ha sfruttato l'eruzione vulcanica per proporre una nuova tonalità di grigio che lei chiama 'plume de Laki.' Tutte le signore di Parigi sono in agitazione ed il loro unico desiderio è ordinare i loro abiti in color Laki. Io, invece, me ne guardo bene. La tonalità color cenere argentea appare orribile se posta a contrasto col colorito della mia pelle". 

Anche Maria Antonietta ordinerà più di un abito in questa nuance, ma se ne stancherà presto per inseguire nuovi trends e nuove cromie più adatte al suo incarnato di bionda.

In basso un ritratto dell'imperatrice Maria Aleksandrovna realizzato da Winterhalter. L'imperatrice indossa nel dipinto un abito che ancora conservava, sebbene fosse passato molto tempo, la denominazione bertiniana.