Per più di tre secoli, dal primo '600 a metà '900, le cene contadine di mezza Europa (con la Germania in pole position) furono ricche di patate. Originaria dell'America, la patata arrivò in Europa con i conquistadores. La gente, però, l'accolse con sospetto, un po' perché cresceva sottoterra, "vicino all'inferno", un po' perché inizialmente veniva consumata dai detenuti, e poi la blanda tossicità delle patate mal conservate fu descritta come molto pericolosa. Ci fu persino chi era convinto che le patate trasmettessero la lebbra. Solo tra '600 e '700 i tuberi americani cominciarono a conquistare le tavole, specie quelle contadine, e in particolare nei paesi germanici.
Antoine Parmentier, qui a fianco in un dipinto di Dumont, chimico, agronomo e nutrizionista, con il pallino di risolvere il problema delle frequenti carestie che falcidiavano l'Europa, cercando un vegetale che potesse sostituire i cereali, si presentò ad un concorso indetto dalla città di Besançon nel 1771, esponendo un'ampia e particolareggiata tesi sui benefici della patata. Convinto estimatore, accanito mangiatore di patate e provetto cuoco, Parmentier ottenne l'approvazione e l'appoggio di Luigi XVI. I francesi diventarono col tempo grandi estimatori di patate, da consumare soprattutto fritte. Iniziava così l'era delle frites che nate francesi, dovevano poi essere ribattezzate chips e spopolare negli USA, fino a diventare dal 1940 un pilastro dei menu firmati McDonald's.
Tra storia e leggenda si racconta che Maria Antonietta amasse appuntare i fiorellini delle patate sia tra i capelli che nei vestiti (tantissime piante trovarono il loro habitat nei giardini di Versailles), e si narra che fu proprio l'odore delle "pommes frites", emanato dai carrettini dei venditori ambulanti per le vie di Parigi, l'ultimo profumo avvertito dalla Regina quel 16 ottobre 1793, quando venne giustiziata.