domenica 17 aprile 2016

Il matrimonio per procura

L'interno della chiesa degli Agostiniani come si presentava
all'epoca delle nozze per procura di Maria Antonietta.
Il dipinto, realizzato da Martin van Meytens
 commemora le nozze di Giuseppe II con Isabella
di Parma.
Giovedì 19 aprile 1770, alle sei pomeridiane, allo squillare delle trombe e al suono dei timpani, tutta la corte di Maria Teresa, si recò alla chiesa degli Agostiniani, dove avrebbe avuto luogo il matrimonio per procura di Maria Antonietta. 

L'arciduchessa, tutta sorridente, indossava una veste intessuta d'argento. L'arciduca Ferdinando che aveva diciassette mesi di più di Maria Antonietta, vestito di seta marezzata bianca, con una fascia blu drappeggiata sul petto, sostituiva il Delfino.

La chiesa degli Agostiniani era una chiesa parrocchiale, una vasta struttura collegata all'ala Leopoldina della Hofburg (gli appartamenti privati della famiglia reale) da un lungo corridoio.

Giuseppe II guidava il corteo, seguito dall'imperatrice Maria Teresa; dietro l'imperatrice l'arciduca Ferdinando che dava la mano a Maria Antonietta; a seguire la contessa Trautmannsdorf (la governante di Maria Antonietta) che reggeva il lungo strascico della sua pupilla. 

All'arrivo del corteo, la chiesa risuonò della musica dell'organo, composta per l'occasione da Gluck. 

Maria Antonietta nel celebre pastello di
Ducreux, inviato al re di Francia (1769)
L'arciduca Ferdinando


















L'interno della chiesa degli Agostiniani come si presenta oggi. Restaurata in stile gotico
sotto Giuseppe II, la chiesa ha comunque conservato degli elementi barocchi.
In questa stessa chiesa fu battezzata Maria Antonietta. Vi furono inoltre celebrati diversi
matrimoni: quello tra Maria Teresa e Francesco Stefano, quello di Francesco Giuseppe con Sissi e quello
per procura tra Maria Luisa e Napoleone. L'attrattiva della chiesa è il monumento funebre a Maria Cristina
commissionato al Canova dal marito di lei, Alberto di Sassonia Teschen. 

La messa fu ufficiata dal Nunzio papale, monsignor Visconti, assistito dal curato della corte che portava il nome guerriero di Briselance. Gli inginocchiatoi degli "sposi" erano ricoperti di velluto rosso ricamato d'oro; quando i due fratelli si inginocchiarono, risposero alla domanda del Nunzio con una formula latina: "Volo et ita promitto" (così voglio e prometto). 

Gli anelli, uno dei quali sarebbe stato consegnato da Maria Antonietta al Delfino, furono benedetti; l'arciduca Ferdinando pose al dito della sorella l'anello di rubini del Delfino e poi la fece alzare per baciarla sulle guance; dopo di che Briselance si accinse a verbalizzare l'atto nuziale, Kaunitz lo autenticò e Durfort lo legalizzò (in realtà questo ultimo atto sarebbe spettato al cognato di Maria Antonietta, Alberto di Sassonia Teschen, ma Versailles fece sapere al principe di non cagionare imbarazzi e di lasciare il posto all'ambasciatore). Alberto non obiettò ma per la cena di nozze non volle sentir ragioni, così Durfort, non presenziò al banchetto ma rimase a casa sua. 

Festa a Vienna in occasione delle nozze per procura di Maria Antonietta con il Delfino di Francia.
Il conte di San Giuliano, gran maestro delle cucine imperiali, quella sera compì meraviglie. Centocinquanta invitati furono ammessi, non a cenare, ma ad ammirare i nove commensali principeschi, che mangiavano in vasellame d'oro.


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