domenica 6 marzo 2016

La musica alla corte di Maria Antonietta

Maria Antonietta alla spinetta.
Dipinto di Franz Xaver Wagenschon, 1769
"La musica era la cosa che piaceva di più alla Regina. Non suonava bene nessuno strumento, ma era arrivata a decifrare gli spartiti come il miglior professore. Aveva acquisito un tale grado di perfezione in Francia, essendo stata la musica, come tutto il resto, trascurata a Vienna. Pochi giorni dopo il suo arrivo a Versailles le fu presentato il maestro di canto: era La Garde, autore dell'opera Eglé. La Regina gli diede appuntamento per molto tempo dopo, avendo bisogno, disse, di riposare dalle fatiche del viaggio e delle numerose feste che avevano avuto luogo a Versailles: in realtà il vero motivo era nascondere fino a che punto ignorasse i primi elementi della musica. Chiese al signor Campan se il figlio, buon musicista, potesse darle in segreto lezioni per tre mesi. "E' necessario", aggiunse sorridendo "che la Delfina abbia cura della reputazione dell'arciduchessa". Le lezioni furono impartite segretamente, e in capo a tre mesi di costante lavoro, la Regina fece chiamare La Garde e lo sbalordì con la sua bravura."

Un certo sciovinismo traspare tra le righe di questo breve passo tratto dalle memorie di Madame Campan. Quella di Maria Antonietta fu di sicuro un'educazione trascurata e piena di falle, ma a Vienna non le mancarono insegnanti di pregio e ore dedicate alla musica più che alle altre discipline. La pigrizia dell'arciduchessa era estrema e probabilmente in Austria Maria Antonietta non andò oltre lo strimpellare l'arpa e la spinetta, e la semplice lettura delle sette note sul pentagramma, ma è esagerato affermare che non conoscesse nemmeno le più elementari basi della musica.
Probabilmente la Campan si lasciò prendere la mano, esagerando sulla cattiva educazione che la Regina aveva ricevuto in Austria, esaltando, per contro, i miglioramenti ottenuti in Francia; e poi il figlio del signor Campan, quel "buon musicista" che dette alla sovrana tre mesi di lezioni, altri non era che suo marito.

Nella vita di Maria Antonietta, l'amore per la musica costituì un punto centrale fin dalla più tenera età. Sappiamo che nel 1759, poco prima del suo quarto compleanno, la piccola arciduchessa si esibì in una vaudeville in occasione dell'onomastico del padre, il giorno di San Francesco. Le sue sorelle cantarono arie italiane e suonarono l'arpicordo, il fratello più grande, Carlo, si esibì al violino e l'erede al trono, Giuseppe, al violoncello.

Particolare del dipinto di Martin Van Meytens che commemora il pranzo di nozze di Giuseppe II e Isabella di Parma. Sulla tribuna, accanto ai musicisti di corte, figura il piccolo Mozart. 
Tutti i figli di Maria Teresa si trovavano a loro agio con la musica e tutti suonavano almeno uno strumento andando a formare in alcune serate musicali, trii, quartetti e persino una piccola orchestra. La loro educazione musicale era molto più accurata dell'istruzione che veniva loro impartita nelle altre materie. L'austero ciambellano, conte Khevenhuller, era dell'opinione che a corte "si facevano troppo teatro e canto e ballo e travestimenti, che alla fine avrebbero potuto trasformare le loro Altezze Imperiali  in personcine frivole e vanitose". Ma queste frequenti esibizioni costituivano la delizia dei genitori e Maria Teresa in particolare incoraggiava i ragazzi a preparare serate musicali.


Maria Antonietta danza con i fratelli Ferdinando e Massimiliano nel balletto pantomima
Il Trionfo dell'Amore su libretto di Metastasio e musiche di Gluck
L'imperatrice stessa aveva una voce da contralto (la stessa tipologia vocale di Maria Antonietta) e cantava infatti piuttosto bene, anche se il suo gusto musicale non era affatto all'avanguardia. Quando si trattava di scegliere fra le opere, l'imperatrice preferiva invariabilmente ciò che era piacevole e convenzionale a ciò che era profondo e apriva nuove strade. "Gluck e gli altri sanno a volte comporre uno o due buoni brani, ma tutto sommato continuo a preferire gli italiani" scriveva l'imperatrice "nel campo della musica strumentale lavora anche un certo Haydn che ha delle idee straordinarie, pur essendo appena agli inizi." Maria Teresa non amava i "rivoluzionari"; era rimasta ancorata al vecchio stile e quello emergente non lo capiva.

Il pubblico austriaco era in generale piuttosto conservatore, ciononostante Vienna era divenuta la capitale musicale d'Europa: i già citati Gluck e Haydn componevano per la corte e l'aristocrazia, Wagenseil era l'insegnante di musica ufficiale delle loro altezze, Mozart fanciullo andava a suonare a Schoenbrunn per la famiglia imperiale.
Tra i tanti insegnanti della prole imperiale figuravano oltre a Wagenseil per il pianoforte e Gluck per il canto, anche Joseph Stephan e Johann Adolph Hasse, che più tardi avrebbe dedicato un libro a Maria Antonietta, e le sorelle Marianne e Cecilia Davies, specializzate in clavicordo e glassarmonica; davano lezioni alle arciduchesse e vivevano nella stessa casa di Hasse.

Marianne Davies suona la glassarmonica. Definita da Paganini "strumento angelico", la glassarmonica
fu inventata da Benjamin Franklin. Per essa composero celebri musicisti tra cui Mozart, Beethoven e Donizetti.
Fu inoltre utilizzata come cura contro i nervi dal dottor Mesmer. 
In questo ambiente così musicalmente ricco e pieno di contrasti in cui si andava delineando la fine della musica barocca e l'inizio di quella classica (con lo stile galante come anello di congiunzione tra le due ere), crebbe Maria Antonietta che ebbe sempre una particolare predilezione per l'arpa.

Maria Antonietta suona l'arpa nel particolare del dipinto di Dagoty
Nel gennaio del 1773, ormai Delfina, Maria Antonietta scriveva alla madre: "Nonostante i piaceri del Carnevale, sono sempre fedele alla mia cara arpa e mi accorgo che sto facendo progressi". L'imperatrice, conoscendo la patologica pigrizia della figlia, la incoraggiava a distanza a proseguire gli studi musicali e il 3 marzo dello stesso anno le scriveva: "Vi mando un pezzo per arpa; ditemi se è possibile eseguirla o meno...".

Tra gli insegnanti di arpa di Maria Antonietta figura il tedesco Philippe Joseph Hinner (1).  con il quale la regina fece notevoli progressi; Hinner dette delle lezioni alla Regina dal 1774 al 1783 e fu poi sostituito da Christen Hochbrücker.

La regina ebbe come insegnanti di musica personalità di pregio: La Garde come maestro di canto, Simon come maestro di clavicembalo, Grétry, discepolo di Gluck, come assistente alle lezioni di clavicembalo, Louis-Armand Chardin come "maître de musique",  Balbastre e il cavaliere di Saint-George come professori di musica; Martini, autore della celebre "Plaisir d'amour", era sovrintendente della musica del Re, Antonio Sacchini, François Giroust, Julien Amable Mathieu, Armand-Louis Couperin e il violinista Viotti (2) erano invece molto attivi a corte. 

Una melodia attribuita a Maria Antonietta (o meglio, al suo maître de musique, Louis-Armand Chardin) su testo di Florian


Nel 1774, Maria Antonietta patrocinò il suo ex maestro di canto Gluck. A settant'anni il grande compositore aveva deciso di fare un secondo viaggio a Parigi (c'era già stato nel 1762), in un momento in cui la sua carriera in Austria, così a lungo fortunata, aveva iniziato a declinare. La presenza in Francia della sua ex allieva fu sicuramente un fattore determinante per questa scelta. Gluck venne ammesso alla toilette ufficiale di Maria Antonietta che aveva accolto con gioia il suo vecchio professore. Per la Delfina Gluck rappresentava la sua infanzia, quando non ancora decenne aveva ballato nel Trionfo dell'Amore su libretto del Metastasio e musiche di Gluck, nelle vesti di Flora.
Maria Antonietta prese a ricevere Gluck in qualsiasi momento, e il compositore poté certamente contare sulla protezione e sull'appoggio della Delfina dal momento che il nuovo stile di opera che sperava di introdurre, avrebbe sicuramente trovato pregiudizi nel mondo musicale francese.


La danza degli spiriti beati dall'Orfeo di Gluck, molto amata dalla Regina. Maria Antonietta adottò come colore ufficiale al Petit Trianon il bianco. Era questo un omaggio alla Danza degli spiriti.


A tal proposito leggiamo sempre nelle memorie della Campan: 

"Gluck è stato ammesso alla toilette della Regina, che ha parlato con lui tutto il tempo che questi rimase alla sua presenza. Maria Antonierra gli chiese un giorno se la sua grande opera "Armide" fosse stata portata a conclusione e se il compositore ne fosse soddisfatto. Gluck rispose molto freddamente, nel suo accento tedesco, "Madame, presto sarà ultimata, e sarà davvero superba." C'era una grande ostilità della corte nei riguardi della boria con cui il compositore aveva parlato di una delle sue opere. La Regina però lo ha difeso calorosamente. Lei ha insistito nel dire che non poteva essere ignorante del merito delle sue opere; che egli sapeva bene che erano generalmente ammirate, e che senza dubbio il suo pudore, semplicemente dettato dalla cortesia, era stato scambiato per affettazione ".


Gluck presenta a Maria Antonietta la sua opera Iphigénie en Tauride - Carl Hartmann Brzezinski
I francesi avevano una preferenza innata per compositori come Lulli, che apparteneva al secolo precedente, Rameau e Piccinni (3), protetto dalla Du Barry e dalla sua cerchia.

Quando però il 19 aprile 1774 ci fu la prima dell' Iphigénie en Aulide di Gluck, il successo dell'opera fu un trionfo sia per il compositore che per la Delfina. La musica tedesca, molto diversa da quella francese, così semplice e contenuta ma allo stesso tempo profonda, si impose in Francia grazie a Maria Antonietta e a personalità come Rousseau che di Gluck fu un profondo ammiratore.
Da allora in poi, sebbene la guerra fra gluckisti e piccinnisti continuasse in sordina, la posizione privilegiata di Gluck come protetto della futura regina era assicurata.

Maria Antonietta assieme alla Principessa di Lamballe
 riceve Gluck e Salieri - Charles Année, 1837
Divenuta Regina, Maria Antonietta rispolverò l'uso della musica come sottofondo durante i pasti e il Grand Couvert. Va a questo riguardo ricordato che durante le cerimonie importanti di Versailles o durante le ore destinate allo svago, fino a pochi anni prima dell'arrivo di Maria Antonietta in Francia, erano attivi i celebri "24 violini del Re", l'orchestra di corte riorganizzata da Lulli nel secolo precedente e che aveva fama di essere la migliore di Europa. I 24 violini del Re furono soppressi in seguito ad un editto nel 1761 ma la regina, memore di quel passato glorioso, volle in un certo senso ricreare l'antica atmosfera della leggendaria orchestra, con dei musicisti posti su una tribuna dell' anticamera del Grand Couvert diretti da François Giroust. Il conte d'Hézecques narra nelle sue memorie: "Il Grand Couvert non aveva luogo che nei giorni di cerimonia... una musica brillante si sentiva durante i pasti, serviti con il più bel vasellame della corona".

Con Maria Antonietta, la stagione dei grandi balli venne rispolverata. La Regina amava danzare e apprendere nuovi passi sotto la guida di Pierre Gardel, intendente dei balli di corte dal 1775 al 1778. I minuetti lasciarono presto il posto alle quadriglie e alla contraddanze. I balli avevano luogo nei periodi di Carnevale e dell'Epifania. Quando la Regina aveva voglia di danzare, poteva anticipare la stagione dei balli nel mese di dicembre. In queste serate i membri della corte potevano indossare eccentrici ornamenti di piume molto alla moda. La corte assisteva ai balli in diversi luoghi: nell'appartamento della Regina, nella piccola sala degli spettacoli, nel gran salone d'Ercole e nella "casa di legno" (smontabile) costruita nel 1785.
Quando venne costruito le Hameau, nel 1786, i balli rustici venivano organizzati nei fienili. Nelle sere d'estate, quando la corte prendeva il fresco nei giardini, un'orchestra era sempre attiva per volere della Regina.

Una scena tratta dal film "Marie Antoinette" di Sofia Coppola. La regina è accanto al suo maestro di clavicembalo
il Cavaliere di Saint-George, definito dai contemporanei "il Mozart nero". Fu infatti il primo musicista di colore a dirigere
un'orchestra nell'Europa del XVIII secolo. Fu una delle figure più straordinarie del Settecento, a metà tra musicista, avventuriero e spadaccino.
Nel 1725 con il "Concert Spirituel", 30 anni prima che la Regina nascesse, aveva preso il via a Parigi la prima programmazione concertistica pubblica. Tale rassegna musicale, rimase attiva fino al 1791, divenendo lo specchio più esatto dei mutamenti di gusto musicale dei parigini. Amante dell'Opéra, della Comédie-Française e della Comédie-Italienne, Maria Antonietta organizzò eventi importanti a Versailles e la scelta degli spettacoli era influenzata per l'appunto dalle tendenze parigine.

La quarta delle sei sinfonie composte da Franz Joseph Haydn per la stagione concertistica 1787-1788 de 'La Loge Olympique' fu denominata 'La Reine de France' apparendo come tale sul frontespizio della partitura pubblicata da Imbault nel 1788. Col tempo la sinfonia assunse semplicemente il titolo di 'la Reine'. Si dice infatti che Maria Antonietta, presente ai concerti, avesse molto apprezzato la sinfonia, di qui l'omaggio del compositore


Cinque o sei volte all'anno, la grande Opera veniva rappresentata nel Teatro di Versailles. A titolo di esempio, nel 1777, ci furono novantasei spettacoli per la corte e i musicisti del re parteciparono a queste rappresentazioni. Il primo giugno 1780, il "Prologue pour l'ouverture du Théatre de Trianon" di Despréaux inaugurò il piccolo teatro di Richard Mique, costruito per la Regina. Maria Antonietta passava molto tempo nel suo piccolo teatro, invitandovi i suoi amici più cari. Les Menus-Plaisirs (il servizio della Casa del Re, responsabile dei suoi divertimenti), installò delle scene temporanee in più punti di Versailles: nel salone della pace, che serviva ugualmente come luogo di rappresentazioni e presso il Salone d'Ercole. Nel 1785 fu installata una sala da spettacolo persino nella tromba delle scale di Gabriel. Il martedì era consacrato alla tragedia, il giovedì alla commedia francese o italiana e il venerdì all'opera comica.

Zemire et Azore di Grétry, tra le opere comiche più amate di Maria Antonietta, ispirata alla
celebre fiaba de "La bella e la bestia". 
L'anno liturgico seguiva lo stesso programma dei tempi di Luigi XV: periodo di Natale, Capodanno, Epifania, Carnevale, Quaresima, periodo della Passione, Pasqua, Pentecoste. Ciascuno di questi periodi aveva la propria musica. Soprattutto nel periodo natalizio venivano regolarmente eseguiti i "Noels", pezzi musicali per organo che riprendevano i temi dei canti tradizionali natalizi, proponendo variazioni melodiche e ritmiche. Questi canti venivano, specie nel periodo dell'Avvento, cantati e suonati in privato, al clavicembalo.


Ogni mattina la famiglia reale si recava a messa. Il percorso che i sovrani attraversavano per arrivare alla cappella, era lo stesso da più di un secolo: la Galleria degli specchi, Grands Appartements e Salone d'Ercole.
Un visitatore inglese della corte di Versailles, Sir Samuel Romilly, scrisse le sue impressioni su una messa cui aveva assistito e cui erano presenti Luigi XVI e Maria Antonietta: "Nel momento in cui comparve sua maestà, i tamburi rullarono facendo tremare il tempio, come se il loro scopo fosse quello di annunciare l'avvicinarsi di un conquistatore. Per tutto il tempo della celebrazione della messa i coristi cantarono, in parte arie per coro. Sui posti anteriori della galleria sedevano le dame di corte, sfavillanti di cosmetici e sontuosamente abbigliate, quasi volessero godersi un vistoso spettacolo e anzi parteciparvi come protagoniste. Il re rideva e occhieggiava le dame; tutti gli occhi erano fissati sui personaggi della corte, tutte le orecchie ascoltavano con attenzione le note dei cantanti, mentre il sacerdote, che nel frattempo continuava a celebrare la messa, non veniva ascoltato da nessuno dei presenti. Al momento dell'elevazione, la piccola folla radunata nella cappella, non faceva attenzione a nulla se non al sovrano; tutti si azzardavano a lanciargli occhiate".


Il magnifico organo della Cappella di Versailles
Il gusto pronunciato di Maria Antonietta per l’opéra-comique fornì l’occasione a Grétry di farsi benvolere a corte, divenendo rapidamente insegnante di clavicembalo della regina e suo intimo, tanto che la figlia del compositore fu tenuta a battesimo da Maria Antonietta. 
André Castelot riporta nella sua biografia un aneddoto riguardante il compositore e la sovrana:

Maria Antonietta al clavicembalo in una miniatura di Dumont
"Grétry un giorno si reca a presentare a Maria Antonietta il futuro genero, Bouilly, autore del libretto di "Pietro il Grande", opera del Grétry, rappresentata da non molto.
Il giovane autore drammatico porta del resto annodato alla spada un nastro ricamato dalla sua cara Antoinette Grétry, figlioccia della regina.... Ma lasciamo parlare l'attraente e ingenuo Jean Nicolas Bouilly:
"Fummo introdotti verso mezzogiorno e mezzo negli appartamenti della Regina. Ella aveva allora allora ascoltato la messa nella cappella e liberandosi, mentre entrava nella sala di musica, da un pouf di velluto nero che portava in testa e subito spogliandosi d'un ampia mantiglia di pizzo nero, che le copriva il busto quanto mai maestoso e il petto stupendo, ci invita ad avvicinarla.
Grétry non aveva ancora finito di presentarmi, che Maria Antonietta, cercando di spiegarsi circa la sorpresa che le cagionava il mio aspetto, esclama vivamente:
"Oh, non m'inganno di sicuro, non è la prima volta che mi comparite innanzi!"
"Vostra maestà" le risposi, "si degna di ricordarsi, mi avvedo, di quello stordito giovanotto, che, sulla terrazza dell'Aranceto, osò occupare un posto...."
"Ah, si, si, su una panchina di marmo sulla quale ero seduta io! Vi riconosco perfettamente... Grétry", soggiunse nel modo più grazioso, "potete vantarvi di avere nel vostro collaboratore un fido cavaliere delle dame".
"A queste parole, ella ci felicita per l'esito che abbiamo ottenuto: poi, guardandomi fissamente, si degna di rivolgermi qualche ringraziamento per la devozione da me dimostrata per la causa del Re.
"La cosa mi lusingò tanto maggiormente", ella mi disse con un sorriso piuttosto malizioso, "in quanto si dice che voi, signore, siate figlio d'un deputato del Terzo Stato."
"Passando a quella gaiezza che incantava, a quella predilezione protettrice che aveva per le lettere e le arti, mi rivolse parecchie domande piene di grazia e di interesse sulle dolci illusioni di un primo successo. Risposi che non bastava ottenerlo, ma bisognava anche saperlo espiare. Mi esaminò poi di nuovo con attenzione scrupolosa; e l'udii molto distintamente dire a Grétry, che stava presso la sua ottomana:
"E' molto in gamba il vostro collaboratore; moltissimo in gamba!".
Ero inebriato: scuotevo le catene, già pronto a slanciarmi. Maria Antonietta produsse sui miei sensi un'impressione tanto più viva in quanto parlò di Antoinette Grétry con tutto il tenero interesse d'una madrina. Oh, come penetravano a fondo, nel mio cuore, le benevole parole che le sfuggivano dalla bocca! Fino a quel momento mi aveva abbagliato con la sua bellezza, entusiasmato con la sua grazia: quanto mi commosse con quella bontà penetrante, con quella incoraggiante e maestosa familiarità che soggiogavano quanti potevano udirla!
"Che età ha la mia figlioccia, adesso?", domandò al padre in tono veramente materno.
"Diciassette anni" rispose Grétry, "e in tutto questo tempo non s'è vestita, non s'è ornata mai altro che di doni di Vostra Maestà".
"Voglio sperare" ribattè la regina, "che non ne perderà l'abitudine, mai. Ella assomma in sé tutto ciò che deve far di lei, un giorno, una signora distinta, perfetta: così mi incarico di scegliere un marito".
"Credo" rispose Grétry, con quel fine sorriso che gli era abituale, "che faremo meglio a lasciarla scegliere da sé".
"Approvo moltissimo codesto sistema", conviene Maria Antonietta.
Pronunciando queste parole, ella porge la bella mano all'illustre compositore, che si affretta a imprimervi il più rispettoso dei baci. Involontariamente mi sfuggono queste parole, pronunciate con entusiasmo:
"Ah! chi non invidierebbe le prerogative della celebrità?".
"Voi, signore, incominciate la vostra sotto troppo favorevoli auspici, perché io non mi affretti a incoraggiarla".
"Così parlando, Maria Antonietta porge anche a me la regale sua mano; sorpreso, smarrito, metto un ginocchio a terra, e sfioro con labbra tremanti quell'augusta manina.
"Vostra maestà voglia scusarlo", dice Grétry stringendomi il braccio e facendomi cenno di ricompormi; "è la prima volta che beve l'ambrosia".
Questa squisita battuta mi fa recuperare del tutto il sangue freddo".

Il minuetto tratto dall'opera di Grétry "Cephale et Procris".
Questo minuetto era tra i più amati di Maria Antonietta che ne fece fare
un arrangiamento da Grétry per poterlo danzare a Versailles


L'aria di Colette "J’ai perdu tout mon bonheur" da "Le Devin du Village" di Rousseau. Maria Antonietta si esibì più volte nel suo teatro privato al Petit Trianon nel ruole di Colette.


Ma per capire appieno l'animo musicale della regina, lasciamo l'ultima parola ad un suo grande biografo, Pierre de Nolhac, che nel suo libro "La reine Marie Antoinette" così descrive gli ambienti privati di Maria Antonietta:

Scena tratta dal film Marie Antoinette di Sofia Coppola
"Mobili graziosi, fragili e fini, ornano questo rifugio, dove Maria Antonietta trascorre la più gran parte del suo tempo. Un'arpa, un leggio carico di musica, un clavicembalo di Taskin sempre aperto dimostrano i suoi gusti favoriti. La sua poltrona è circondata da sedie basse, che ricevono le sue ceste di lavoro e i suoi sacchi di lana da ricamo. Le credenze, il camino di marmo rosso e una grande tavola da intarsi, sono pieni di ricordi, di cineserie, di piccoli oggetti artistici. Le miniature sono di Sicardi, di Dumont o di Campana; la regina vi ha riunito i ritratti della sua famiglia, i fratelli, le sorelle e le sue compagne d'infanzia, le principesse di Hesse-Darmstadt; vi è anche un angolo riservato alle sue amiche francesi. In mezzo a questo museo femminile, un grande vaso di Cina e molti piccoli vasi di cristallo di Sevrès o di Venezia, sono colmi di fiori sempre freschi. Maria Antonietta ama tanto i fiori, che una delle sue cameriere ha per unica funzione di curare quelli del suo appartamento. Mette fiori dappertutto, la regina, e sopratutto nel Grande Gabinetto... Il clavicembalo indica la sua passione per la sola arte ch'ella abbia veramente amato. Sopra di esso cantava con una voce malsicura ma piacevole e suonava le sue musiche preferite: Mozart, il cui solo nome le rievoca Schoenbrunn e la sua infanzia; Gréty, la di cui figlia era sua figlioccia, e sopratutto Gluck, l'innovatore del suo tempo, che lei aveva, da Delfina, fatto accettare in Francia. In quel Gabinetto, Gluck medesimo, altero e brusco, si faceva umile e docile, per accompagnare al clavicembalo la sua reale allieva."


Il Gabinetto dorato negli appartamenti privati della Regina a Versailles

L'arpa detta di Maria Antonietta firmata Jean Henri Naderman. Esistono diverse arpe attribuite a Maria Antonietta (una si trova per esempio a Bologna, presso il museo della Musica, firmata Cousineau e figli, liutai della regina). L'arpa della foto si trova al Musée instrumental du Conservatoire national supérieur de Musique a Parigi e ha una storia particolare.
Fu trafugata nei giorni successivi al 5 ottobre e venduta per pochi denari ad un contadino. Nell'ottocento fu ritrovata in un granaio a Nancy. La città decise di indire una lotteria il cui ricavato sarebbe andato ai poveri della citta'. Il biglietto costava 5 franchi. La baronessa di Donier vinse la lotteria e dono' subito l'arpa al museo di Parigi. Gustave Chouquet nel catalogo del museo scrisse: "Arpa francese. E’ una delle due magnifiche arpe che Naderman padre eseguì nel 1780 per Maria Antonietta.  E’ a ganci, sistema al quale il nome di Naderman è rimasto legato. La tavola di questo strumento è ornata da dipinti notevoli. La colonna passa, a ragione, per essere un capolavoro di scultura.Le chiavi sono decorate con ciotoli-diamanti. (Dono di Mme la baronessa Dornier)”


Una spinetta appartenuta a Maria Antonietta


Note:

(1) Philippe Joseph Hinner fu, oltre che insegnante di arpa della regina anche membro della sua orchestra. La sua vedova, Louise Marguerite Emilie Henriette Quetpée de Laborde, fu una delle prime cameriere di Maria Antonietta, molto cara alla sovrana. Sposò in seconde nozze François Augustin Reynier, cavaliere e conte de Jarjayes che dopo la morte del Re, tentò di far fuggire la sovrana dal Tempio. 

(2) L'inno francese pare sia stato composto da Viotti, uno tra i maggiori esponenti della moderna scuola violinistica, considerato tra i predecessori di Paganini. A Parigi, negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione, divenne uno dei musicisti più celebri. Le sue serate al Concert Spirituel registravano sempre il tutto esaurito. Aveva raggiunto una posizione tale che spesso si permetteva di abbandonare il palco senza tanti complimenti mentre stava suonando a Versailles alla presenza della regina. Poi improvvisamente smise di esibirsi probabilmente perché non guadagnava quanto avrebbe voluto e meritato. L'anno prima della Rivoluzione fondò una compagnia dell' opera in società con Léonard, il parrucchiere di Maria Antonietta. La compagnia inizialmente era protetta dal conte di Provenza e si esibiva alle Tuileries. Poi quando la famiglia reale da Versailles dovette trasferirsi alle Tuileries, la compagnia smise di esibirsi. Con il precipitare della Rivoluzione la carriera di Viotti ne risentì; il musicista fu abbastanza accorto da lasciare la Francia ritenendo di essere in pericolo dopo aver visto molti suoi amici salire la ghigliottina. Lui non si poteva certo dire un giacobino eppure in Inghilterra fu arrestato con l'accusa di esserlo. Non si conoscono i motivi, forse aveva fatto conoscenze pericolose, fatto sta che questo elemento è importante per comprendere il motivo per cui Viotti abbia taciuto sul fatto che una sua opera fosse stata usata come Chant de guerre de l'armée du Rhin divenuto poi la Marsigliese. Semplicemente gli conveniva star zitto per non essere associato ad un canto così odiato nell'ambiente realista. La sua carriera ne avrebbe risentito. Uno come lui, abituato ad essere un musicista protetto dalle corti (era stato anche musicista presso la zarina Caterina II) non si sarebbe trovato bene nella nuova concezione del musicista libero ed indipendente dell'epoca romantica, aveva bisogno della protezione dell'aristocrazia. Insomma lasciò correre il fatto che Rouget de Lisle (che del resto non firmò mai la partitura come invece era solito fare) si fosse preso il merito di aver composto le note della Marsigliese.

(3) Il povero Piccinni, suo malgrado protagonista della disputa tra gluckisti e piccinnisti, fu protagonista indiretto, ancora una volta, di un aneddoto molto famoso riguardante la Regina, che ad onta di ciò che si può credere apprezzava molto le opere del compositore italiano. Secondo alcune voci, la Regina aveva cantato l'aria di Didone di Piccinni rivolgendo lo sguardo e le parole al conte di Fersen. Emile Baumann scrive nel suo libro "Marie Antoinette et Axel de Fersen", circa l'episodio dell'aria di Didone: "Qualcuno raccontò che Maria Antonietta si metteva al piano cantando l'aria di Didone: Ah! que je fus bien inspirée quando Je vous reçus dans ma cour! Ma la scrittrice fa osservare un anacronismo di date. La "Didone" di Piccinni non andò in scena all'Opera che nel 1783 quando invece l'episodio succitato viene collocato qualche anno prima.

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